Trash week end (8) (Giusy Ferreri pornostar?!)

Visto che la stellina rompiballe, nonostante il trucchetto di Mafalduzza, continua a dirmi che il mio Office non è originale, e temo che presto farà qualcosa per impedirmi di utilizzarlo, ho deciso di seguire il consiglio di Amelia e spazzare via l’Office di Windows e sostituirlo con OpenOffice, uguale, gratuito, free, come piace a noi. Quindi questo potrebbe essere l’ultimo post che scrivo con Word, o l’ultimo che scrivo nella mia vita, se il cambio non dovesse andare a buon fine. In quel caso voi abbiate tanta ma tanta pazienza, e provate a non dimenticarmi.

Mentre scarica (127MB, mica cazzi!), ho tempo per redigere il nuovo Trash week end che dovrebbe essere l’8 se non ho perso il conto (dopo il 3 comincio ad accusare non poche difficoltà nell’enumerazione degli interi senza segno).

Partiamo come di consueto dalle vostre trash chicche. Cominciamo da Miki che in uno dei momenti più drammatici che stiamo vivendo ci dà una ventata d’ottimismo con la notizia dello splendido riconoscimento che la nostra italianità ha ricevuto all’estero. Infatti la rivista americana Esquire ha stilato la graduatoria 2008 dei 10 uomini con più stile nel mondo dello spettacolo, della moda, dello sport e della politica. Ebbene, noi ne abbiamo ben due in top ten: Lapo Elkan e Fabio Capello. Passi Capello che comunque non è che sia proprio un lord, ma Lapo Elkan icona italiana di stile?! Gli altri candidati chi erano Pappalardo, Er Patata, e Simona Ventura?

Miki continua la sua carrellata trash nel patinato mondo aristocratico intrufolandosi addirittura in casa dei reali d’Inghilterra. Camilla, la dolce metà del principe Carlo, aveva un problema. Ogni volta che usciva a far la spesa a bordo della Rolls di famiglia il suo fastoso, delizioso cappellino, urtando contro il tettuccio rigido, si spiegazzava rovinandogli l’umore (vi pare cosa da poco?). Carlo, che ama Camilla alla follia (certamente più di quanto amava Diana di cui s’è facilmente sbarazzato), ha dimostrato di essere un vero principe azzurro decidendo di far sostituire il tettuccio rigido con uno di stoffa alla modica cifra di 12600 euro. Riempie il cuore sapere che una povera e comunissima donna (?), che tanto soffriva drammi psicologici inespressi (che, sapete, sono molto più gravi di qualunque fisica tortura) ora sta meglio e può vivere serenamente insieme ai suoi cappellini. Miki chiude il suo intervento con una nuova drammatica vicenda capitata alla nostra sfortunata Elisabetta Canalis impegnata in America nelle riprese di un film con Natalia Bush, il cui nonno, nonostante risponda al nome di George, non è presidente di un’emerita ceppa. Ebbene, pare che in America si stiano cagando solo la Bush e di Eli nelle foto dagli States, neanche l’ombra. Eppure ‘sta Natalia Bush non è che sia proprio Julia Roberts. Il top della sua popolarità l’avrebbe raggiunto (uso il condizionale perché io non sapevo neanche della sua esistenza) nel programma Distraction con Enrico Papi, cioè l’edizione più sfigata. Siamo d’accordo che la Canalis non recita al Royal Theatre, però dai, ha un curriculum di tutto rispetto: ha fatto Carabinieri3, Carabinieri4, poi è morta nel 5, è resuscitata col 6 e poi ha interpretato pure il ruolo della sedia muta a Controcampo. Insomma, una fotina gliela potevate fare, almeno non si metteva a piangere, mannaggia!

Sempre dall’estero Godeliano torna su Bush, stavolta il Presidente, quello vero, perché se le 12mila firme raccolte dal Presidential Memorial Committee saranno riconosciute valide, in novembre gli abitanti di San Francisco voteranno per decidere se intitolare a Bush una discarica. “È un luogo che lo rappresenta” dicono i promotori, “ci vorranno anni per rimediare ai danni che ha fatto, proprio come per le discariche”. Ecco, perché non prendere esempio dagli americani e dedicare una bella discarica ipertecnologica nel napoletano ad Antonio Bassolino?

Come di consueto le chicche del nostro vicedirettore Miyazawa che comincia a sentire la sedia tremargli sotto il culo. Continuate così ragazzi, fategli vedere che voi sapete essere più trash di lui. Cominciamo con Brigitte Nielsen che, abbandonata l’Italia dopo La Talpa decide che è il momento di correre ai ripari al tempo che passa. Così partecipa al reality teutonico per soli vip Celebrity Clinic dove viene sottoposta ad alcuni interventi chirurgici: lifting facciale e agli occhi, liposuzione e mastopessi (rimodellamento e risospensione del seno, una sorta di sfida alla gravità), per andare in onda in uno speciale in tre episodi sulla TV commerciale Rtl, dal prossimo 13 luglio. La valchiria danese ha deciso di parteciparvi soprattutto perché il prossimo autunno Playboy le regalerà nuovamente la copertina (regalerà un par de ciufoli, si parla di circa 250mila dollari). Non contenta delle polemiche che si sono scatenate ancor prima della messa in onda, la pimpante 45enne ha deciso di fare a meno dell’anestesia totale perché vuole assistere, in allegra compagnia di milioni di spettatori, alla rinascita del suo corpo. “È davvero come se una truppa di artigiani rimettesse a posto una vecchia casa”. Brigitte, più che una vecchia casa tu sei un maniero diroccato!
Londra non ha più sonni tranquilli, con il libero scorazzare di personaggi come Amy Winehouse, Pete Doherty e Kate Moss. La dolce e graziosa Amy si è recata nel carcere dove è rinchiuso il suo tranquillo maritino, trovatasi costretta a colloquiare separata da un vetro, ha dato vita ad una lunga scenata isterica conclusasi con uno spogliarello, per poi sbattere le tette sul vetro separatore come una falena contro la luce dei lampioni. La news di Miya è arricchita da un dettaglio fotografico proposto da MrPixel in cui si vede Amy salire a bordo della sua macchinina neanche fosse Starsky e Hutch insieme. Guardate! amywhy

MrPixel poi ha scoperto che Tom Jones è  superdotato (a qualcuno potrebbe interessare!). L’attrice horror Cassandra Peterson ha dichiarato a Blender Magazine di aver perso la verginità proprio con lui. La ragazza, dopo aver ammesso il fatto, commenta: “Tom sembrava un gentiluomo quindi, quando ho visto che mi voleva saltare addosso, ho pensato che tanto che la dovevo perdere, la verginità tanto valeva farlo con una star. Non sapevo che sarebbe stato orribile e doloroso.” al punto che è dovuta ricorrere a svariati punti di sutura tante erano le doti di Mr. Jones. Vergini di tutto il mondo, statevi accuort!

Ancora Miya con I Rolling Stones che sono e saranno sempre eterni ragazzini, si sa. In particolar modo il chitarrista Ronnie Wood, che ha festeggiato i suoi 61 anni lasciando la 53enne moglie Jo per trasferirsi nella sua tenuta irlandese con la cameriera russa Ekaterina Ivanova, giusto giusto 18enne. Ronnie ha conosciuto la baby cameriera alla premiere del documentario di Martin Scorsese Shine a light. Ekaterina avrebbe confidato agli amici su Facebook di avere una seria relazione con il chitarrista, e che la moglie è a conoscenza della situazione. Ma in tutto questo, invece, la moglie Jo dichiara che i due sono partiti per una vacanza all’insegna della pittura. Per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande! (Se vi fa ridere è mia, se non vi fa ridere è di Miya.)

Ed ora per la serie Medicina 33: inutili consigli della mummia pervertita Onder Luciano, parliamo di caldo. Con il caldo, due sono i pensieri frequenti: come rinfrescarsi e come appagare quell’insensata voglia di fare sesso. La soluzione ci arriva da uno studio della Texas A&M University, che attribuisce a 6 fette di cocomero lo stesso effetto di una pillola di Viagra. Sembra che l’anguria abbia sostanze capaci di risvegliare l’eros. Il principio base e’ la citrullina, un amminoacido presente anche nella carne rossa e nel guscio delle noci, che una volta nell’organismo si trasforma in arginina. L’azione non e’ specifica come il Viagra, ma ha gli stessi effetti della pillola blu, senza controindicazioni tranne la diuresi. Quindi per evitare figuracce a letto, maschietti in ascolto, ingurgitate 6 fette di cocomero un quarto d’ora prima di zompare sopra alla vostra preda (date il tempo alla citrullina di agire), e andrete alla grandissima.

Kate Moss, di ritorno da una serata mondana, per sfuggire ai fotografi, la notte del 12 giugno, dinanzi all’Hotel Avalon, ha perso le sue extension. Oddio, e mo?! Le mini-mega-fashion ciocche sono state prontamente raccolte dal fotografo John Farr e vendute al prezzo di 805 euro. A rivelarlo è il quotidiano Bild, che ci informa sull’identità dell’acquirente: la TV Sat1 per una delle sue trasmissioni. Io ieri fuori al tabaccaio (no che non fumo, ero solo andato a farmi una ricarica Wind, sono un bravo ragazzo io!) ho trovato le labbra di Alba Parietti. Base d’asta 25 euro, chi offre di più?

Miya conclude con un invito a fare del bene. Sì, possiamo fare molto acquistando uno dei capi che Britney Spears ha indossato nei suoi video cult che saranno messi appunto all’asta dall’impresa Gotta have it e il ricavato andrà in beneficenza. Potreste ad esempio acquistare la t-shirt indossata da Britney ai tempi del Mickey Mouse Club, impreziosita dalle firme di Justin Timberlake e Christina Aguilera, anche loro ex bambini prodigio del famoso programma TV per soli 20mila dollari, oppure il vestito da sexy-Babbo Natale indossato dalla popstar nel 2000 per lo spot della Pepsi o per finire un paio di pantaloni indossato niente di meno che da Marilyn Monroe nel film River of no return (1954) che la cantante ha ricevuto in regalo da Tommy Hilfiger, che potreste ritrovarvi fra le mani per 80mila dollari. È un piccolo gesto che può fare molto, mi raccomando!

Prima della mia bombissima (dio che bomba ragazzi!), quella di Olsen che dà suggerimenti a tutte le gnocche e gnocchette d’Italia alla ricerca di guadagni facili e una sedia qualunque in Parlamento. Fatevi vedere dal Berlusca, come ha fatto ‘sta tale Virginia Sanjust che, dopo averlo annunciato in un servizio TV, ha cominciato a ricevere prima fiori, poi inviti a cene intime col Cavaliere, poi un bracciale Damiani e, dopo evidentemente aver accettato tutto, una bella e remunerativa nomina a palazzo Chigi. E voi che aspettate?

Ed ora la mia bomba trash. Giusy Ferreri, la vincitrice morale di X-Factor nonché tormentone dell’estate con la di Tiziano Ferro canzone Non ti scordar mai di me, ne ha fatta di gavetta. Prima cassiera dell’Oviesse, ora pupilla della Sony e trionfatrice delle classifiche davanti a Coldplay e Ligabue, ma in mezzo che ci sta? In mezzo ci stanno le foto hard scovate dal sito gay.it in cui la nostra Giusy posa stretta in succinti abitini leopardati con tanto di frusta e stivali fetish. La notizia è di Repubblica (sono uno che legge i quotidiani io!); le immagini, rimosse recentemente dalla sua pagina di MySpace, le trovate qua. In una (lo dico per i guardoni) è totalmente nuda con la cosina all’aria. Ci piace questa svolta hard porno e io, se fossi in te, farei immediatamente un calendario. Pare esista in rete anche un video che la Amy Winehouse de noartri avrebbe girato in tempi di ristrettezze economiche. Se lo scovo lo posto. Giusy, alla luce di tutto questo dicci, come potremmo mai scordarci di te (e di quel tuo culone)?

Ce l’abbiamo fatta pure ‘sta settimana; grazie mille a tutti coloro che hanno partecipato con le loro segnalazioni. Il trash-staff ne aspetta tante e tante e tante altre e vi dà appuntamento a fra 7 giorni. Vai col gingle! (Qualcuno inventa un gingle per il Trash week end? Se le carte di Maria De Filippi ce l’hanno non ho capito perché non dovrebbe avercelo la rubrica cult della Stanza!) 

Ma che bel sogno!

Mi sveglio intorno alle 9 tanto contento perché ho fatto un incredibile sogno dai mille eccitanti risvolti e colpi di scena, e voglio raccontarvelo. E allora resto giusto quei due o tre o trecento minuti (non so ben quantificare, visto che il tempo nel sonno o veglia o sonno-veglia è solo una vaga grandezza senza confini) a ripercorrere le strade del mio sogno, e credo di averlo anche ripetuto ad alta voce come si conviene ad esempio prima di un’interrogazione di Storia. Memorizzato, bravo Matteo. Richiudo gli occhi appena sei o settecento (dilatati, vaghi, incalcolabili) minuti e quando alle 10.30 la luce torna a rompere i maroni ai miei occhietti marroni penso: Ora scrivo il nuovo post che parlerà dell’incredibile sogno di stanotte. Mi metto al PC e quando il file provablog di Word, dove scrivo tutti i miei post, si apre in una candida pagina bianca penso: Sì, ma che cazzo mi sono sognato? Tutto rimosso, vi giuro nessuna traccia. Solo la certezza che fosse davvero un bel sogno, divertente credo, altrimenti non mi sarebbe passato per la mente di riversare l’ansia nella Stanza. Un’ansia tra l’altro non vissuta, ma solo sognata (non questa notte, però). Che non è poi così vero che se una cosa la sogni e basta vuol dire che non la vivi. Sto divagando.
Poi ci si mette anche la premurosa voce di Word che si manifesta in una finestra dove gentilmente mi segnala che il mio Office non è originale, con tanto di link ad una pagina piena di quanti vantaggi potrei beneficiare istallando la versione a pagamento. Intuitivo Windows, devo dire. Sono anni che leggo, scrivo, ascolto, leggo, scrivo, ascolto, disegno pure, e scrivo soprattutto, abusando di programmi rigorosamente istallati da CD piratissimi e tu ora, dear Mr Windows, ti accorgi che sono tarocchi e ti trasformi in un quanto mai generoso amico del cuore che si prodiga perché io possa vivere gli scintillanti mondi di un Office originale, succhiandomi via euro ed euro ed euro? Davvero divertente. L’unico inconveniente, che spero di poter risolvere al più presto, è la stramaledettissima stellina azzurra con quell’agghiacciante punta rossa (che non dev’essere un buon segno) sotto alla barra, accanto all’iconcina dell’antivirus, vicino all’orologio e ai due computerini della connessione (avete capito o ve lo devo disegnare?) che ogni tanto si trasforma in una finestra che mi ricorda che il mio Office andrebbe, come dire, pagato, e io a quel punto clicco su ripeti in seguito. Un pulsante del tipo ignora, oppure non ripeterlo mai più, non è previsto, e allora devo trovare il modo di strapparla via dal PC, come quando non sopporti quel suono martellante e ripetitivo che va avanti all’infinito almeno finché, per stavolta, non decidi di dargli retta e metti la cintura, e intanto pensi a come sbarazzartene propendendo per il tranciare i cavetti elettrici nel bagagliaio della macchina.
Insomma, m’ero ripromesso di parlarvi del sogno e l’ho fatto. Se dovesse tornarmi in mente anche un solo dettaglio dedicherò post e post alle rimembranze finché non saranno mille e mille e, con una quasi banale operazione di collage, potrete scoprire l’intero sogno. Però una cosa me la ricordo, c’era dentro la mia ex prof del liceo che è tornata a disturbare le mie notti. Non era poi così divertente allora, a meno che non sia morta, o non le sia capitata una catastrofe, una tegola sul suo caschetto nero, o sia finita in un tombino. Chiaramente in sogno.
Ah, siamo quasi al week end (come passa il tempo!) e quindi ormai lo sapete. Aspetto le vostre trash news sui VIP della settimana nei modi e forme che più preferite (e-mail, commento, o PVT). Già ne è arrivata qualcuna, forza eh! E fate bei sogni anche voi!

Un tuffo nella merda

Sono giorni che mi sveglio con un mal di schiena che mi toglie il fiato. Il primo respiro della giornata, avete presente? Quando inali l’aria mattutina e sospirando con un mezzo sorriso dici: “Good morning world!”? Ecco, io resto bloccato con gli occhi sbarrati senza poter esprimere quello che penso e cioè: “Fanculo, cazzo!”. Sarà che le due settimane di dolce fancazzeggio mi hanno disabituato a lavorare, e la delivery (scarico camion) di ieri è stata devastante, non perché sia arrivata tanta roba, quanto nel particolare e cioè: ho dovuto spostare in avanti tre file di scatoloni di latte Sundae e Shake per fare la rotazione delle scadenze. Non credo di aver mai sollevato da terra qualcosa che pesi più di uno scatolone di latte del Mc Donald’s. E pensate che ho sollevato cose che nessun umano può neanche immaginare, tipo mia madre, eppure sono quasi sicuro di poter affermare che uno scatolone di latte di quelli pesa di più. Glielo dirò, svoltando il senso della sua giornata sul + di positivo. Io ci provo ad usare le gambe, eseguendo alla lettera le istruzioni che Jill Cooper di Media Shopping continua a dispensare attraverso i suoi corsi in videocassetta, però pesano per pesare, cazzo! E quindi c’è questo osso posteriore poco sopra al culo, che spinge e spinge. Secondo me vuole venire alla luce, e dopo la donna che mentre diventa uomo mette al mondo un bambino, che secondo Niccolò nessun assistente sociale mai potrà toglierle/gli, perché lei è una mamma con le palle, arriva lo scrittore che mette al mondo un osso da dietro la schiena. Sto per avere un figlio e lo amerò con tutto me stesso, anche se è diverso, anche se è un osso, io farò di tutto perché non si senta escluso e giochi a palla insieme a tutti gli altri bambini in allegria. Oltre all’evidente romanticismo che cotale immagine evoca nel cuore di tutti noi c’è dell’altro (bisogna sempre andare oltre) e cioè che io al lavoro non posso andarci in queste condizioni. E allora mi prendo un Efferalgan che intorpidisce la zona giusto per quelle tre orette clou.
A proposito (di che?) ieri mi sono preso un’incazzatura cosmica, no perché a me certe cose fanno uscire dai gangheri, per dirla delicatamente. Turno in sala. Verso le due mi viene in mente di andare a svuotare i secchi fuori che ormai s’erano riempiti della merda che la gente vomita sui vassoietti. Vado armato di bustone nero e cosa scopro? No, guarda non mi ci fate ripensare che se no esplodo e strappo ad una certa persona tutti i suoi orribili capelli marroni (beata lei che ce l’ha) uno ad uno. Mancavano le buste. Cioè la sera prima l’ha tolte, ha pulito per benino, e non ha rimesso quelle pulite, so (come direbbe la mia ormai defunta credo professoressa d’inglese Vespa) mi sono dovuto tuffare nella merda della gente e travasare tutti quegli incarti sporchi di salse, patatine incollate a pezzi di gelato alle mandorle, bacon sciolto, appiccicumi vari ed eventuali e indecifrabili, la merda insomma (l’ho già detto, ma è bene ripeterlo), nel sacco pulito. Una signora mi fissava con un ghigno godereccio. Allora, visto che non è che mi stessi proprio divertendo, ho resistito circa 28 secondi prima di guardarla e dirle, riproducendo un simil ghigno: “Vuole venire a farlo lei?”.
Comunque è bene che la stronza che doveva mettere i sacchi e toh, non l’ha messi, sappia che io so chi è, quindi sappia pure che appena la becco al lavoro la sfondo di parolacce (perché mi è anche abbastanza antipatica di suo) il tutto condito con un’immersione forzata nella spazzatura, così, giusto per farle provare la poco carina (credetemi) sensazione di nuotare in una discarica (un po’ quello che stanno vivendo a Napoli da troppi mesi a questa parte, ma ora ci pensa Super Berlusca che in due settimane farà tornare la vostra cittadina splendida splendente (mentre si tromba la Carfagna), non temete!).
Il tutto a meno che. Sì, perché c’è sempre un a meno che. Vedere la faccia di chi ti aveva detto di lasciar perdere non ha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. E, perché la mia ira funesta possa trasformarsi in un sorriso sentito con tanto di carezza sul tuo oleoso viso, basterebbe un piccolo, insignificante, appena percepibile favoruccio: cambiare il tuo turno di domani col mio. Accetti o preferisci morire? Che splendido mondo democratico è questo!

Domenica vs Gerardina

Stamattina apro gli occhi con mia madre che urla al telefono, resto sul letto ad ascoltarla in dormiveglia.
“Domenica, non ne ha scritto un altro di libro… No, è sempre Non farmi male… A Gerardina (nome inventato per l’occasione, così come Domenica) ho regalato una raccolta dove ci sono tre cose sue… Non è un libro quello… Cioè sì è un libro, ma non è tutto suo, è un premio letterario che ha vinto… Sì è bravo, ma lasciamo perdere… Nel senso che non è uno scrittore affermato… Sì, va be’, intanto che si afferma che si mangia, pane e cipolla?… Sì ha guadagnato un pochetto, ma finché non ne pubblica un altro… Ma non è vero che a Gerardina le ha fatto la dedica… Sì le dediche ci stanno, ma sono quelle che ha messo sul libro… Stampate, pubblicate… Ma può aver pubblicato il libro con la dedica a Gerardina che neanche conosce, dio mio Domenica… Sì, Non farmi male… No a quell’altro le dediche non ci stanno, non è un libro tutto suo… Domenica, Gerardina se l’è inventato che Matteo le ha dedicato il libro, per farti incazzare, visto che state litigate, perché non è vero… Senti, domani ti porto una copia di Oltre… con la dedica di Matteo così gliela sbatti in faccia, va bene?… Ok, ora fammi andare che è tardi! Ciao Domenica… Ma sì che sono sicura che non ha pubblicato un altro libro… Ma come non me l’ha detto, Domenica… Ci vediamo domani, ciao.”
Mi alzo e, a passo molto lento, procedo verso la cucina cercando di continuare a dormire.
“Matte’, m’ha chiamato Domenica, dice che hai fatto una dedica speciale a Gerardina, l’altra collega mia.”
“Ma chi la conosce!”
“Eh, ora le ho detto che domani le porto Oltre… con una tua dedica.”
“…”
“Però sii lineare, limpido, semplice, senza doppi sensi o significati sottili ché quella è pazza e capisce una cosa per un’altra. Pensa che, dopo aver letto Passione da cani, aveva capito che tu avevi la passione per Iker!”
Scoppio a ridere, lei continua.
“Io gliel’ho detto che era una metafora per significare che tu amavi la scrittura, ma lei mi urlava contro: <<Ma che stai a dire? Il protagonista ama il suo cane e ha la passione per lui. Che parole per descrivere il suo amore, che stile, che poesia!>> e io cercavo di trattenermi dal ridere, ché non lo puoi mai sapere come reagisce.”
“Va be’ ma’, ognuno da una storia trae quello che sente, l’importante è che le sia piaciuto.”
“Hai mai pensato di promuovere i tuoi libri nei manicomi? Secondo me diventeresti milionario.”
“Ciao mamma, buon lavoro!”
“Ciao, e… studia!”
A Domenica, con affetto. Matteo può andar bene, o potrebbe insinuarle l’interrogativo di scavare nell’entità e forma di tale affetto, fino a portarla alla conclusione che mi sono innamorato di lei?

Domenica in trash

Sono di ritorno dal compleanno della zia di mio padre che ha deciso di festeggiare i suoi 80 tondi tondi nel ristorante più lussuoso della provincia. Io non la rivedevo da almeno 10 anni, come non rivedevo da 10 anni il 90% dei presenti che per l’80% non ho riconosciuto subito. Di quell’80% il 93% non ho tuttora capito chi sia, cosa faccia nella vita, e quale tipo di parentela lo leghi a me. Quindi, prima di iniziare la Domenica in trash, fatemi fare gli auguri a zia Augusta, che ha detto una cosa bellissima rivolta alle amiche: “Voi mi volete bene anche se non sono nessuno, e io voglio dirvi che non riuscirei ad amare così una persona diversa da voi”. E voglio dedicare questa frase ai miei di amici. Siamo in una fase un po’ delicata delle nostre vite in cui si respira aria di grossi cambiamenti; quello che non può cambiare è il filo d’acciaio che ci tiene uniti. E faccio e rifaccio tantissimi auguri a Luca ché oggi (6) è il suo compleanno e noi l’abbiamo festeggiato come più ci piace e come più ci appartiene.
Sono arrivate tantissimissime trash news, allora vi state appassionando! Spero di non dimenticarne qualcuna per strada. Partiamo con StellaGemella che in un commento al precedente post mi ha fatto giustamente notare che la sua news non è stata calcolata di pezza, ma io l’avevo riservata alla Domenica in trash, e quindi eccola (e dai tempo alla gente pure tu, no?!).
Shiseido (una casa produttrice di prodotti estetici mi sembra (Stella devi informarti però, comunque sì, mi sono informato io, ma tu guarda oh!)) e la casa di moda St. John hanno scaricato Angelina Jolie. Dovrebbe andarle meglio sul fronte film: pare la vogliano sul set di Sin City2. Noi ovviamente siamo con lei sperando che possa trovare lavoro, e la invitiamo nella Stanza per regalarle quella visibilità che le manca perché le si spalanchino le porte del patinato mondo dello spettacolo. Storie di disoccupazione come quella di Angiolina spezzano il cuore. Dopo la straziante notizia di StellaGemella a risollevarci il morale ci pensa… StellaGemella (ancooora?) con una trash news che non potevamo proprio ignorare. Pare che Anna Tatangelo (Gigggi ti amo! Buuuuuuu!) oltre al vescovo di Sora ne abbia fatto arrabbiare un altro. Monsignor Giuseppe Rocco Favale di Vallo della Lucania (Salerno) non è infatti per nulla contento che sia lei la star (?) del concerto per la Festa della Madonna delle Grazie (neanche fossero gli European Music Awords). “Costa troppo, decine di migliaia di euro” trentamila per la precisione “ma, soprattutto, il suo status di convivente con un uomo di 25 anni maggiore di lei e già nonno è uno schiaffo alla morale cattolica”. Ma infatti quello che non capisco è perché ancora nessuno ce la prenda, a schiaffi. Ex moglie di Gigggi, pensaci tu!
Ora le trash-news di Gogan e Miki, che pubblico al solo scopo didattico, per insegnare agli amici all’ascolto quello che non devono segnalarmi. Gogan ci fa sapere che in Italia stanno pensando ad una serie TV stile Sex and the city. Eh, mbè? Miki ci fa sapere che presto uscirà il nuovo album di Carla Bruni. Ragazzi, noi le news le vogliamo trash e stratrash! Eddai su!
Passiamo a m che, come StellaGemella, affronta il delicato tema della povertà, raccontandoci la storia di Totti e Ilary Blasi che secondo la Gazzetta dello sport sarebbero solo quinti nella classifica dei più pagati del calcio mondiale. Il loro conto in banca infatti ammonterebbe a 13 milioni di euro (e noi che ieri sera in macchina esultavamo in modo vergognoso, urlando tra convulsioni incontrollabili, e facendo rigirare i clienti dell’Amiternum, per aver vinto 5 euro con un Gratta e Vinci da 5 euro). Ci auguriamo che Ilary e Francesco possano salire almeno al quarto posto, nel frattempo potete chiamare il 48458 e donare 2 euro alla famiglia Totti. Fatelo, anche per il bene dei piccoli Christian e Chanel.
E ora l’amore, l’amore, l’amore. Procedono a gonfie vele le storie parallele tra Jennifer Aniston e John Mayer da un lato, e Cameron Diaz e Paul Sculfor dall’altro. Le due dive nelle scorse settimane si sono praticamente scambiate i fidanzati. Prima Jennifer si è innamorata dell’ex flirt della Diaz, poi Cameron si è fatta fotografare mentre sbaciucchiava per strada Sculfor. Tra un po’ toccherà a me scambiarmi con uno dei due. Ma che bel giochino!
L’ultima trash news di m vede protagonista il maghetto demente della plurimilionaria saga che ha trasformato J. K. Rowling da sfigatissima insegnante d’Inglese precaria, alla donna più ricca d’Inghilterra. Parliamo ovviamente di Harry Potter, più precisamente dell’attore che lo interpreta, Daniel Radcliffe, che è cresciuto a tal punto che il prossimo episodio del principe mezzosangue assomiglierà più a Trainspotting che a una favola per bambini. “Mai avrei pensato di citare un film su alcuni eroinomani a Edimburgo per parlare del mio personaggio” ha detto Radcliffe “ma in Harry Potter e il Principe Mezzosangue ci saranno molti richiami all’energia sessuale e agli stupefacenti.” Tutti al cinema, evvai! Ed ora è giunto il momento delle trash news del nostro vicedirettore Miyazawa.
Le aste on-line sono il Male, dopo l’adsl e la coca-cola. Infatti, sempre più persone ne approfittano e mettono all’asta tutto, ma proprio tutto, quello che hanno. Una 42enne americana, single e con due figlie, ha deciso di mettere all’asta la casa in cui risiede. Chiede 340mila dollari e con altri 500mila l’acquirente, unitamente all’acquisto della casa, può avere in sposa la proprietaria. La follia dilaga e Walter Scott, 24enne neozelandese, ha messo all’asta la sua anima, descritta in condizioni piuttosto buone, ha ricevuto centinaia di offerte. L’asta è stata vinta dalla catena Hell Inferno, conosciuta per le sue pubblicità provocatorie, aggiudicandosi l’anima alla modica cifra di 3800 dollari. C’è un precedente. Nel 2001 uno studente universitario americano aveva tentato invano di vendere l’anima all’asta, e le offerte erano arrivate a 400 dollari, ma il sito ha rimosso la sua offerta perché non vi era nulla di tangibile da trasferire (sì invece, lui alla Neuro Deliri). Il mese scorso un australiano ha venduto la sua intera vita, compresa la casa e il suo posto di lavoro, dopo la rottura di un matrimonio durato 5 anni, per l’equivalente di circa 240mila euro. Chi è che vuol comprarmi (anima e corpo)? Si parte da una base d’asta di 1,5 euro (oh, so aumentate pure le Zigulì!).
Chris Martin da ragazzo credeva di essere gay. "Ho avuto una rigida educazione cristiana. Credevo che il sesso fosse tabù. Pensare alle tette significava andare all’Inferno. Ma poi ho capito che sono fantastiche!" Il cantante dei Coldplay, poco tempo fa aveva anche rivelato di non aver fatto sesso fino ai 21 anni. Praticamente una rigidissima educazione cristiana capace di produrre una dose massiccia di turbe adolescenziali al punto da convincerlo di essere gay. Io avevo paura del buio, lui delle tette. Please, qualcuno in ascolto può spiegargli un po’ come funziona il mondo?
Questa settimana non poteva mancare la regina dei nostri sogni post-trip allucinogeno, la docile Amy Winehouse che, nonostante i problemi coniugali (marito/carcere) e quelli di salute (dalla droga all’enfisema polmonare), trova il tempo di partecipare ad eventi benefici e svariati festival. In quello di Glastonbury, in preda ad uno smarrimento mentale, s’è divertita prima a sputare una gomma sulla folla e poi, afferrata da un fan, gli ha sfasciato la faccia a pugni. Il suo agente, prontamente, ha giustificato il tutto così: "Quel ragazzo ha provato a tirarle i capelli!". E non si fa, e non si fa, e non si fa. Comunque per la nostra amata Amy si prospetta un roseo e consolidato futuro infatti Edward Fuller (chi?) il direttore del Madame Tussauds di Londra, ha dichiarato che, nonostante si sia parlato tanto in questi giorni del malessere fisico, degli abusi e dei guai della cantante: “È  una vera icona della musica britannica moderna e una star internazionalmente riconosciuta. Sono stati i visitatori stessi a chiedere insistentemente una statua di Amy qui e noi li abbiamo accontentati” (quanti orribili avverbi!). Consolidato sì! E chi la smuove più da là dentro?
Ad Amy si aggiunge la nostra nuova eroina: Pamela Anderson. Pamela bombastic Anderson questa settimana s’è data da fare. Ha prima venduto all’asta una sua macchina Viper, battuta a 65000 dollari, per raccogliere fondi da devolvere ad un’associazione che protegge i suoi animali domestici preferiti: i serpenti. Poi, ci ha resi partecipi del fatto che sua madre aveva aspettative per lei un tantino… come dire… ecco, diverse. La di lei madre le disse: “Spero tanto di vederti un giorno felice e lesbica”. Frase scaturita dal fatto che la madre non sopportava le frequentazioni maschili della figlia, decisamente troppo libertine. Dopo ha esternato il suo odio per Jessica Simpson, rea di aver indossato la maglietta con la scritta: Le Vere Ragazze Mangiano Carne appellandola con sole tre parole: “Bitch and whore!”.
Chiudiamo con una notizia non troppo trash, ma simpatica. Per restare in tema di salvaguardia degli animali, anche quest’anno la PETA (che non è la moglie del peto, ma sta per People for Ethical Treatment of Animals) ha indetto il sondaggio per eleggere il re e la reginetta del ballo dei verduriani. Hanno vinto la 23enne Leona Lewis nella categoria femminile e il 45enne Anthony Kiedis, voce dei Red Hot Chili Peppers, in quella maschile. La star di Bleeding Love, vegetariana dall’età di dodici anni, ha dichiarato: “Sono vegetariana e non ho vestiti, scarpe o borse (oddio, pora stella!) costruite con pelli o prodotti animali (ah, meno male! Quasi indicevo una nuova raccolta fondi per Leona). Per me essere vegetariana é una missione”. Invito le missionarie e i missionari in Bolivia a dire la loro, grazie.
Miyazawa ci lascia con un interrogativo molto esistenziale, drammatico, psicologico direi. Non so voi ma io stanotte non chiuderò occhio: “Il McDonald’s avrà mai il menù vegetariano?”.
Chi sa, risponda! Domenica in trash finisce qui. In extremis, ma ce l’abbiamo fatta. Come al solito per le vostre segnalazioni, o anche per insultarmi, segnatevi la gmail che sta sotto alla TAG. Io vado a letto (qualcuno mi fa un massaggio alla schiena?), buonanotte!

Sabato in trash

Di trash notizie questa settimana ce ne sono una valanga, e allora facciamo che questo Trash week end si sdoppia in Sabato in trash e Domenica in trash (io lo dico, poi magari domani non scrivo niente e bonanotte sonatore! L’importante in fondo è essere animati da buone intenzioni). Beh non posso non esordire col resoconto del concerto che Paola Turci ha tenuto ieri sera alla Festa Democratica (che lei ha chiamato Festa dell’Unità, ma va be’). Intanto apre un tipo che si presenta come Marco Fabi. Io: “Che sfigato questo a chiamarsi Fabi come il ben noto Niccolò, poteva cambiare cognome!” poi cerco su internet e trovo: …cresciuto in una famiglia musicale, nipote di Renzo Arbore e cugino di Niccolò Fabi… Come non detto. Se non avesse implorato i pochi presenti di acquistare il suo CD forse me lo sarei almeno scaricato. “Paola, Paola, Paola!”. Sale sul palco e tutti continuano a chiamarla: “Vogliamo Paola Turci, bastaaa!” “Ma io sono Paola Turci!” Effettivamente riconoscerla è un po’ arduo. Dall’ultima volta s’è ignappettata mica poco, poi ‘sta faccia che sembra un manichino della Standa, boh. Prima aveva dei lineamenti definiti ora è impersonale. Forse non è lei, l’avranno clonata. Beh, riflettendoci avrebbero dovuto clonare milioni di persone prima di arrivare al suo nome nella lista. Inizia a cantare e un po’ di gente arriva, finché blackout. Finisce il gasolio del generatore a criceti che L’Aquila era riuscito a rimediare per l’artista e ciao concerto!? Magari! No, lei s’improvvisa ballerina e si scatena sul palco (fortunatamente) al buio, armata di una pila elettrica da minatore che agita convulsamente producendo improbabili effetti visivi degni del nuovo film di Dario Argento. Mentre un simpatico buontempone le punta un laser addosso ed ecco comparire una lucina saltellante proprio lì sulla… come potrei definire quella ben precisa zona del corpo femminile, lasciatemi pensare… ma sì come dice Luca, sulla patonza. Continua a ballare pregando Dio che qualcuno riesca a riaccendere tutto, poi si rompe le palle, saluta la piazza con le manine e sparisce. Peccato che la corrente torni, qualcuno le ricordi che ha un contratto e quindi torna pure lei, canta mezza canzone sua e mezza di Loredana Berté, non fa neanche Questione di sguardi (è incazzata nera) risaluta tutti e se ne va, stavolta definitivamente. Sale sul macchinone blindato, bacia il vetro del finestrino come per baciare i sette fan che sono corsi dietro nella speranza di collezionare il loro ventiquattresimo autografo della Turca, e si volatilizza tra le strade cupe e pericolose della metropoli aquilana. Detto questo, s’è capito che io l’adoro (come il cotechino a Capodanno o le frappe a Carnevale)? Mi sa de magnà!
No, cioè, oddio, e mo come ve la do la seconda trash news? Dopo ben due anni dall’ultimo e altri due dal penultimo (è uscito il nuovo libro?) (no!) ho fatto un esame. Ebbene sì, stamattina ho verbalizzato il mio sudatissimo 18 (il più bello della mia vita. Non potete capire quanto ho studiato! Sembra una battuta invece ho studiato veramente) e sono uscito con le lacrime agli occhi dalla contentezza. “Lei è l’unico che ha sbagliato quasi tutte le risposte multiple e ha fatto abbastanza bene gli esercizi. Di solito succede il contrario.” Rido, così, tanto per. “Lo vuole riprovare il 23 Luglio?” “Cheee? No no!” Verbalizziamo e poche chiacchiere! Prende in mano il mio libretto che, fuori dalla custodia di plastica blu, si scompone in rettangoli di carta semidecomposti. “Cos’è, una reliquia? Mi dica lei dove devo scrivere perché qua non ci si capisce niente.” “Ah, lo chiede a me? Non apro questo libretto da due anni!” “Beh, quello ancora prima nel 2004… almeno è costante nel dare gli esami!” Cos’è, sta facendo dell’ironia spicciola? “Quanti gliene mancano?” “Adesso uno!” “Allora nel 2010 festeggia la laurea?” “Arrivederci!” “Ciao in bocca al lupo. E… cambi mestiere!” “Non vedo l’ora di cambiarlo, mestiere!”
Concludiamo il post con un paio di trash chicche vostre. Cominciamo da Ariel che ha scoperto che il vibratore rimasto incastrato a lungo nel didietro di Karina Cascella, costringendola a recarsi al pronto soccorso, non sarebbe suo, ma del fidanzato Salvatore Angelucci detto Sasà. Infatti pare che durante la delicata operazione di estrazione Karina si sia lasciata scappare un: “Accidenti a te e al tuo vibratore!”. Secondo me tra un po’ si scoprirà che non si trattava di un vibratore, ma del mattarello che Maria usa per ammassare la pasta a Maury Costanz e che Kari e Sasi, travolti dall’impeto di un improvviso e incontrollabile desiderio fetish, hanno sottratto senza permesso dalla cucina della regina platinata di Canale5, e adoperato come sappiamo tutti. Concludo con un assaggino del Trash week di Miyazawa, che evidentemente tiene molto al suo posto di vicedirettore e allora me n’ha mandate un’altra camionata via e-mail. Parliamo di Will Smith (è l’unica che non è collegata alle altre, quindi estrapolabile, diciamo) che si dice stremato dagli ultimi due anni perennemente a lavoro. (Certe volte mi chiedo se ‘sti VIP del cazzo si rendono conto dei termini che usano. Stremato. E chi rimette i sampietrini a martellate sotto il sole come si dovrebbe sentire?) Saltellando da un set a un altro, è giunto alla conclusione che è tempo di una vacanza, non troppo lunga, perché il suo mestiere non glielo permette, giusto CINQUE mesi. E cosa pensa di fare in questi cinque mesi? Coinvolgere la moglie, l’attrice Jada Pinkett, in una maratona di sesso sfrenato. Peccato che la moglie sarà impegnata a promuovere il suo primo film da regista The human contract prodotto dallo stesso Principe di Bel-Air. Will, ti scavi la fossa con le tue mani? L’attore ha già dimostrato in passato di credere molto nel valore salvifico del sesso, infatti, durante le interviste per la promozione di I am Legend (qualcuno l’ha visto?) dichiarò che se è scampato alle insidie della droga, è solo grazie al sesso. Le donne, infatti, l’avrebbero tenuto lontano dalla droga soddisfacendo i suoi ormoni d’adolescente ingrifato. In un’intervista all’inglese Sun ha detto di essere molto fiero delle sue prestazioni sessuali, tanto da pensare di meritare un premio con tanto di consenso della moglie che confermava le sue esternazioni. E se lo dice lei…
Sabato in trash vi saluta (che sudata!). Per tutte le altre bombe vi do appuntamento (spero) a domani con Domenica in trash. Buona serata, noi si festeggia!

Ma sì, ostentiamo pure!

Visto che, come sapete, l’umiltà mi appartiene come la grazia ad un elefante indiano o l’intelligenza a Flavia Vento, o, che so, la simpatia a Boldi, la femminilità alla De Filippa e potrei continuare per molto, è il momento di ostentare.
Yasmina martedì scorso ha inserito la Stanza tra i premiati del suo Brillante WeBlog, io ringrazio, gongolo, ed eseguo. È previsto che qualcuno spieghi al mondo cos’è ‘sta roba; visto che ora lo so, lo faccio io (e non venite a dirmi che non fornisco un servizio utile alla società).
Il Brillante WeBlog è un premio che viene assegnato a siti e Blog che risaltano per la loro brillantezza, sia nel contenuto che nel design; lo scopo è promuoverli nella blogosfera mondiale. È ovvio che prima o poi la Stanza ne avrebbe vinto uno. Al ricevimento del premio bisogna scrivere il solito post pavone e autocelebrativo mostrando il premiobrilwblog (che poi sostanzialmente è un’immagine, anche parecchio orrida eh!), il nome, e il link del premiante al mondo. E poi bisogna scegliere 7 (minimo) blog o siti ritenuti brillanti per i temi trattati o il design, o tutti e due, o nessuno dei due (magari brillano perché il loro autore ha istallato una qualche forma di luce propria all’interno del template), e regalare loro l’estatica emozione di aver vinto, avvisandoli, se non è troppa fatica.
Quindi… che l’ho vinto l’ho detto, chi me l’ha assegnato pure, l’immaginetta l’ho esposta, mi resta solo (e dici cazzi!) da scegliere i minimo sette fortunati.
 
 
grimaldiSono andato molto a braccio, e l’elenco non è ordinato secondo alcun criterio. Diciamo che sono tutti blog che leggo volentieri. Ne leggo tantissimi altri, non è quello. Va be’, hanno vinto loro, punto. Si vede che brilleranno o saranno raccomandati, che ne so. Ah, sono tutti link, è solo che non mi si colorano di blu, sempre perchè Splinder fa cagare. Quindi ora, carissimi, tocca a voi sceglierne altri sette almeno. Ma voltiamo pagina e sempre per la serie: Ma sì, ostentiamo pure! a grande richiesta, per caso in realtà, ho trovato sul sito del mio editore il piccolo trafiletto di Vero già bello che pronto e impaginato e allora la mia pigrizia nel dover fare scansioni, sistemarlo, aggiustarlo (oddio che fatica!) non aveva più scuse, e quindi su Vero di un paio di settimane fa c’era lui (mi piace personificare ciò che vita non ha). Chiudo ricordandovi che oggi è venerdì, quindi sono ipergraditissime le vostre trash segnalazioni per il Trash week end di domani/domenica che, ve lo dico, vive sull’orlo dell’ansia più estrema, sul filo tra la spumeggiante gioia e la rabbia omicida. Per ora vi basti.

Mi spiace, deve ripassare! E io ripasso eh!

Quello che non sapete è che io all’Ufficio per l’Impiego poi ci sono tornato altre tre volte, per la bellezza di quattro in totale: tre ieri e l’ultima stamattina. Ieri pomeriggio, dopo le due ore e mezza di attesa vana della mattina perché non avevo con me il CUD (saperlo prima, no eh?!), arrivo col CUD e tutte le mie buste paga e toh, mi ricapita lo stesso simpatico (issimo, proprio!) signore della mattina. Tutto sudato esclamo: “Sono tornato!” (evvivaaa, bentornato Topo Gigio…) Il vecchino digita Grimaldi Massimo, gli compare la scheda di Grimaldi Massimo. “Guardi che…” “Un attimo, sto facendo!” e clicca su iscrizione. “No, ma mi sa che…” “Un po’ di pazienza ché il computer è mezzo scassato!” “Sì, ho capito, ma lei sta iscrivendo Grimaldi Massimo!” “Sì!” “Ecco, io non sono Grimaldi Massimo, sono Grimaldi Matteo.” Sul monitor appare: Iscrizione effettuata. “Che palle, ora dobbiamo rifare tutto da capo. Poteva dirmelo lei, però!” “Eh, io c’ho provato, ma lei…” “Sì, va be’!” Ma tu guarda ‘sta carcassa di uomo, rimbambita e pure cafona!
Mi mette in mano un mezzo foglietto stropicciato, tipo quello che ti danno dopo aver pagato il campo da tennis, e mi fa: “Questa è la sua ricevuta, arrivederci.” “Basta questo? No, perché a me occorre sapere se ho mantenuto i 24 mesi di disoccupazione per quelle leggi là…” “Sì, l’ha mantenuti, arrivederci!”. Arrivo al Mc, c’era la capoccia in persona, le favorisco il pezzetto di carta stropicciato con su scritto: Si certifica che Matteo Grimaldi è venuto ad iscriversi alle liste del collocamento, ciao. Una cosa del genere. “Vado a chiamare il commercialista.” Torna con gli occhi perplessi, si ferma e mi fa: “Dice che con questo ti ci puoi pulire il culo!” “Ah?!” (Ed io che ero rimasto alla carta igienica, pregevole sottomarca, ovviamente, quindi non tanto morbida e non tanto delicata. Che stupido!) “Ci devi tornare, devi farti dare una carta che attesti che hai mantenuto integri i tuoi ventiquattro mesi di disoccupazione, per gli sgravi fiscali.” “Sì, ha detto che l’ho mantenuti!” (Lo so che lo deve scrivere, però ci provo lo stesso, magari si fidano, no?!) “Sì, ma lo deve scrivere!” Ecco, appunto. “A che ora chiude?” “Mi pare alle 17.30, ci vado doman…” “Corri, che ce la fai!” Sono le 16.54, corro che ce la faccio. Incastro la mia serra a motore in un vicoletto non troppo distante, ma neanche troppo vicino. Sono le 17.13 ce la faccio, sì. Attivo una corsa alimentata da un’aliena forza chiamata desperation, arrivo alla porta che scolo tiepida acqua salata da tutti i pori, spingo, chiuso. Sul vetro il foglietto con gli orari. Aperto al pubblico fino alle 17.00. Ecco, mi pareva male allora. Che palle. Tre volte per non concludere niente. Tanto che stavo in giro mi sono detto: Ora passo alla libreria che m’ha chiamato perché sono finite le copie almeno raggranello qualche spicciolo. Sputaci sopra a cinquanta euro! Arrivo, non c’è il tipo di sempre. C’è un altro che, alla mia richiesta di sborsare i money, si arma di telefono e dà il via a una mitragliata di chiamate, stando tra l’altro molto attento alle parole da usare, perché io sono lì e sento, e il suo tono non è proprio carino, neanche fossi andato là con un taglierino in mano, intimandogli di mettermi in un sacco tutte le copie del nuovo libro di Orietta Berti. Finché: “Il titolare dice che devi ripassare quando c’è Massimiliano, è lui che si occupa di ‘ste cose.” e tu di che ti occupi, di telefonare?! Va be’, ripassare. Insomma, ieri è stata la giornata più inconcludente della (mia) Storia. Se avessi deciso di dormire fino alle 20.30 avrei ottenuto gli stessi risultati e cioè una ceppa leppa. Stamattina sono ripartito alla carica. Al Collocamento lo stesso vecchio. “Senta, facciamo che mi stampa tutto quello che mi riguarda per piacere, ché è la quarta volta che vengo, grazie!?” “Sì, ma non s’arrabbi, non è colpa mia!” “Non sto dicendo che è colpa sua, però capisce bene che mi sono anche un po’ rotto di passare le mie giornate qua dentro.” Porto le carte al Mc Donald’s, pare vadano bene. Ricomincio a lavorare lunedì.
Aria positiva, sai che faccio? Rivado in libreria. C’è Massimiliano, mi paga le copie e mi chiede se posso portargliene altre. Io l’ho finite, gli chiedo il favore di ordinarle all’editore, mi aspetto una risata inarrestabile, invece mi risponde: “Ok, allora le prendo da loro!”, wow e strawow!
No, tutto questo solo per dire al signor Grimaldi Massimo che non serve che vada al Collocamento a riscriversi, c’ho già pensato io per lui.

Vita impallata

Avevo pensato di lasciare il post compleannoso fino al 29 Giugno prossimo per accumulare un esagerato anno di auguri; avrei dimostrato non poca megalomania, non trovate? No, la verità è che questi giorni sono impallati, come quando ti s’impalla il PC. Quando le finestre non si chiudono più e appaiono clessidre multiple che ti pregano di attendere finché viene fuori la scritta: Il sistema non risponde, e pure ctrl+alt+canc dichiara impotenza, e allora non ti resta che tener premuto il pulsantone generale che tutto ammutolisce. Esatto. In questi giorni ci sono almeno cinque o sei finestre aperte con cinque o sei impegni e scadenze, in cinque o sei luoghi diversi, e nessuna per ora risponde. Metteteci pure il caldo che è davvero insopportabile. In momenti come stamattina, quando sei in fila al Centro per l’Impiego (hanno cambiato nome all’Ufficio di Collocamento, ma la sostanza, ahimè, non cambia mai) per due ore e mezza, col biglietto del supermercato numero 126, e nessun monitor che ti dice a che numero sono arrivati, con la gente che urla: “85… no 93… io c’avevo il 79 e mi siete passati avanti tutti…”, seduto sulla mensola davanti alla porta del cesso, pregando che regga, perché non è proprio una panchina quella, ma non c’è posto e di soffocare in piedi in mezzo a quella baraonda di anime perse non se ne parla neanche, a fianco a un cactus che non è proprio di compagnia, non puoi non chiederti se tutto quello abbia veramente un senso, o tutto questo. Quello che c’è fuori. La vita in generale, insomma. La tua, in particolare (che poi è un modo per dire: la mia).
E ti sale l’amarezza, perché si riaccendono le luci su tutti gli errori. Sulle scelte che pesano. Ma allo stesso tempo, lì, a fianco a quel cactus, maturi una voglia di rivincita che non ti aspetti da te, perché è vero che il tempo stringe, però, diciamocelo, prima che potrà dirsi scaduto ne dovrà passare ancora. Forse non c’è più spazio per gli errori, ma chi l’ha detto che tu debba sbagliare nuovamente? E allora aspetto il mio turno, e dopo due ore e mezza mi siedo.
“Sono Matteo Grimaldi, mi è scaduto il contratto ieri, dovrei riscrivermi.” “Mi serve il CUD e l’ultima busta paga.” “Non ce l’ho ora.” “Neanche la penultima?” “No.” “E allora deve tornare.” “Ma ho fatto due ore e mezza di fila!” “Mi dispiace, ma io la devo allegare.” “Siete aperti oggi pomeriggio?” “Sì, dalle 15.30.” “Ci vediamo dopo.”
Mattinata persa. Che palle. Devo riprendere la macchina che alle tre avrà sviluppato al suo interno l’habitat perfetto per i temibili scorpioni giganti del deserto. Tornare al Collocamento, e poi portare le carte al Mc Donald’s che ha deciso di farmi il contratto a tempo indeterminato almeno, finché non deciderò di emigrare in un punto qualunque dell’Oceania, avrò una mezza specie di lavoro. Intanto devo laurearmi e le solite cose.
Ecco, ora che ho rimesso a posto le idee mi sento meglio. Stamattina era tutto confuso. Lo è diventanto mentre ascoltavo ammirato la storia di una mia ex compagna di classe che ora insegna alle elementari, e quando mi ha chiesto: “Tu che fai?” ho avuto la netta tentazione di risponderle: “Non comprendo, non sono italiano! perché dire lo scrittore fa un po’ ridere tutti quelli che mi conoscono, e poi non lo dico mai. Non mi piace nascondere tutti i miei numerosissimi flop dietro un libro, e un altro che uscirà presto, e altri cento che forse usciranno. Ora ho di nuovo una linea guida. Ora una finestra pare rispondere ai miei movimenti di mouse. Provo a chiuderla. Una almeno la devo chiudere.
Tanto che ci sto aggiungo pure che Splinder fa cagare. Motivazione: pubblichi un post e appare 22 minuti dopo. (Riga partorita in quei famosi 22 minuti.)