Perdonatemi, vi prego!

Ieri avrei voluto aggiornare, e lo desideravo con tutto me stesso, più d’ogni altra cosa al mondo (persino più della fine di tutte le guerre), aggiornare. Però non ce l’ho fatta, fisicamente intendo. Il mio corpo giaceva morto sulla sedia mentre l’anima aggiornava il blog coi pensieri, che però non riuscivano a raggiungere il pannello di controllo di Splinder, perché quelli da soli non vanno da nessuna parte, o meglio, possono andare molto lontano, ma senza le mani a digitare, sul blog no. È stata una mattinata tanto stancante da trasformare la mia giornata in un trascinarmi nei luoghi che dovevo, e poi in casa, dalla sedia al letto, poi alla sedia (perché volevo aggiornare, cavolo!) e poi di nuovo al letto (la resa finale). In due ore ho scaricato e messo a posto 5 bancali di roba (formaggi, salse (e sono tante eh!), pomodori, insalate, coca cola zero, coca cola light (non lasciatevi fregare e controllate gli ingredienti, sono identiche) mozzarelle, smarties, latte sundae, latte shake (e quanto pesano già l’ho detto da qualche altra parte) cartoni d’acqua liscia e frizzante, prosciutto cotto, feta, carni, patate (qualcosa come 40 cartoni), gamberetti, polli, polletti, alette di pollo, dolcetti congelati, file e file di pane congelato, tutto congelato e poi il magazzino con tutti gli incarti, i bicchieri le coppette, i cartoni d’olio, le salsette, i cetrioli, la cipolla disidratata, gli Happy Meal con tutti i giochini, i cucchiaini, il cioccolato per i Flurry nuovi, il sale, lo zucchero, i fustoni di birra che la schiena tira ad ogni sollevamento, finché, secondo me, prima o poi si spezzerà, per non parlare dei bicchieri, quei maledettissimi bicchieri colorati che diamo in omaggio con ogni menù grande, ai quali la gente si sta attaccando come a un’ossessione. È solo un pezzo di vetro a forma di lattina e con scritto Coca Cola, cazzo!). Quando ho finito, all’una e dieci, sono andato in sala a pulire tavoli, vassoietti, svuotare i secchi, pulire i cessi con lo scarico dei maschi che è difettoso e se non sai come prenderlo non fa il suo dovere, che è quello di scaricare appunto, neanche se lo prendi a calci, e allora ogni pisciata resta lì a ristagnare, e io a pulirla. Poi è arrivata dall’Inferno, suppongo, un’indefinita quantità di gente tutta insieme. Il manager mi ha pregato gentilmente di tornare in cucina ad aiutare un ragazzo che da solo non riusciva a stare al passo coi panini della sua postazione. Arrivo e trovo 4 pani bacon che all’aria si stanno raffreddando con nessuna carne in cottura. Suona il toaster ed escono altri 8 pani hamburger e nessuna carne, mi giro al tipo, che per la privacy chiameremo Mangu, e gli faccio: “Ma che cazzo stai facendo?!”. Mi faccio un culo tanto per mettere a posto la situazione dei panini e poi torno in sala che, abbandonata a se stessa, grondava di spazzatura, vassoietti gocciolanti, roba appiccicata per terra. Pulisco tutto e torno in cucina. E avanti così fino alla fine dell’inferno. Quando ho staccato, alle 15.00, il manager e il direttore mi hanno detto grazie. Io non ho avuto la forza di rispondere, ma, considerato quello che avrei voluto esternare, meglio così. A casa ho persino messo la sveglia per non rischiare di appisolarmi a tempo indeterminato, solo che, quando dormi tre quarti d’ora aprendo gli occhi ogni 7 minuti per vedere che ora è, tutto è tranne che riposarsi.
Comunque, visto che qualcuno mi ha rimproverato di non aver aggiornato, chiedo scusa a chi dovesse aver provato risentimento nei miei confronti, a chi afflitto dalla disperazione è scoppiato a piangere quando la pagina ha nuovamente caricato lo stesso medesimo e tale e quale post del giorno prima. A chi ha dovuto per forza di cose rivolgersi ad uno psichiatra che provasse a seguire e reindirizzare il suo improbabile, ma tutto è possibile, percorso di recupero e disintossicazione dalla Stanza. A chi ieri mi cercava per la città per chiedermi in anteprima anticipazioni sul nuovo post, che tardava ad arrivare. A chi costringe amici, genitori, parenti e persino i propri animali domestici, ogni santissimo giorno, davanti al PC e gli legge ad alta voce i miei altissimi prodotti letterari di cazzate quotidiane, e si sente meglio, e la giornata è diversa, e la felicità è di nuovo nell’aria e l’atmosfera è fresca brezza mattutina che aggiusta tutto.
Scusatemi, se potete. Io mi sono molto pentito per ciò che ho fatto. Ho provveduto anche ad impartirmi punizioni corporali degne del tradimento che ho osato perpetrare nei vostri confronti. Un giorno di silenzio. Oh mio Dio, come ho potuto?
Sulla schiena porto i segni delle scudisciate che ho deciso di farmi assestare dal mio cane per dimostrarvi quanto io ci stia male per questa cosa e lui ci godeva, ululava e un filo di bava calava incollato alle sue gengive giganti e mollicce. Basta tutto ciò perché voi possiate donarmi la vostra inestimabile carezza del perdono, e decidere di non tradirmi col blog di Melissa P o Federico Moccia?

Sex on the beach

Oggi voglio rendervi partecipi degli strabilianti risultati ottenuti in mesi e mesi di sperimentazioni scientifiche sul mio organismo. Io, cavia a servizio dell’umanità. In realtà è solo una breve e non difficile constatazione. Se bevi ti vengono le parole. È questa la conclusione a tutti i miei studi (capite bene quanto abbia potuto studiare io nella mia vita). E non c’entra niente la storia del vino veritas; qua non è di verità che si parla, ma di un paio di bicchieri di vino o di un cocktail alla frutta alcolico, che è la nuova fissa delle mie (poche a dire il vero) recenti uscite notturne. Avete presente la sgradevole sensazione che si prova quando 2, 10, 40, 300 persone vi seguono, con gli occhi puntati nei vostri, catturate dal discorso che portate avanti con saggezza e ottime argomentazioni da più di 6 minuti senza tentennare, finché poi, all’improvviso, TAC, vi manca la parola? Fareste di tutto perché quella parola giunga a collegare come un anello il prima e il dopo della vostra catena, ma il silenzio, che vi augurate possa convincerla a tornare, non serve, e voi rimanete muti finché non decidete di sostituirla con cosa. Se prima di quella malaugurata discussione aveste ingollato un bel bicchiere, nulla avrebbe potuto fermare il vostro notevole favellare, statene certi. Ammutolitevi, oh voi che state già saltando dalla sedia per etichettarmi come cattivo dispensatore di messaggi diseducativi, capace addirittura di incitare all’ubriachezza. Già vi sento con la storia degli incidenti del sabato sera e compagnia bella. No, no e no.
È chiaro che se vi ubriacate le parole vi vengono sì, ma di certo non quelle che cercate, altre di cui fareste volentieri a meno e che non riuscite a tenere dentro per via dell’umore alticcio che vi fa fare brutte figure (oltre che convincervi che quel palo luminoso a pochi passi sia una bella gnocca, e voi, bramosi di raggiungerla, decidete di zomparci sopra, a bordo o no della vostra o di qualcun altro automobile). Il mio messaggio è più sottile. Un bicchiere. Un cocktail. Uno soltanto e vi sentirete oratori professionisti, non avvertirete più l’ansia da prestazione (orale. E meno male che la parentesi mi serviva a fugare facili doppisensi) e immagino che la pompetta dell’alcol test vi risparmierà il ritiro della patente per 6 mesi e, se non dovesse essere così, riuscireste comunque ad annebbiare la mente dell’agente con i vostri inarrestabili discorsi fumosi al punto da lasciarvi andar via, prima di fare lui stesso l’alcol test.
Ora che l’ho scoperto, prima delle presentazioni un bicchierino non me lo toglie nessuno. Voi, provate. (Sex on the beach, ecco come si chiama il cocktail alcolico alla frutta, che non ho bevuto prima di scrivere questo post, altrimenti il nome mi sarebbe rivenuto una trentina di righe fa.) (Il titolo l’ho scritto alla fine.)

Trash week end (10) (Convertini vacci piANO!)

Fuori diluvia, tuona, lampa, e quando tuona e lampa l’ADSL c’ha paura, la lucina del modem trema, e internet non va. Office stamattina mi ha accolto dicendomi che tra 14 giorni sarò etichettato definitivamente come non originale (maledetti razzisti!). Ho provato a fregarli con la patch, che non riesce, però, a cancellare i file spia mandati dalla Microsoft, che si sono insinuati dentro la cartella System32 travestiti da aggiornamenti, forse perché il mio PC è stato addestrato a non permettermi di eliminare file importanti. L’ho implorato, ho provato persino a tentarlo promettendogli un’espansione di memoria. Nulla da fare, è irremovibile. Non mi resta che aspettare la fine del count down. Fra 14 giorni vi saprò dire cosa sarà accaduto, intanto… Trash week end (10)! Jingle!
Miki ci fa sapere che Lenny Kravitz è puro e casto da oltre 3 anni. È stato proprio lui a rivelarlo in un’intervista di qualche giorno fa (spero che qualcuno gliel’abbia chiesto, almeno). In questi giorni passeggia e fotografa Firenze insieme ad un amico e alle sue due figlie. "Non sono un playboy, seguo la volontà di Dio e non la mia" quindi sarebbe Dio a volere che adesso Lenny Kravitz non trombi?! It is time for a love revolution, il suo ultimo album, è stato un mezzo (per non dire totale) flop mondiale. Lenny, penso che per te it is time to play trumpet (tromba)!
Prima che Amy Winehouse metta al mondo una popolazione di bambini qualcuno le regali (o le venda) due gemelli identici. Secondo la cantante è arrivato il momento di creare una famiglia numerosa, accanto ad un meraviglioso compagno. "Blake sarebbe un papà fantastico" ha dichiarato Amy. "Ci piacerebbe avere una coppia di gemelli identici. Blake ha sognato che avevamo una femminuccia con i capelli neri come i miei. Io invece ho sognato un maschietto di 18 mesi, scuro come me, e due gemelli uguali. Voglio dei gemelli e ci proverò finché non li avrò". Amy credo che dovresti smetterla di assumere sostanze allucinogene, ché poi fai gli incubi.
Dopo una settimana di assenza (ingiustificata) torna il TWE di Miya. Cominciamo con Lapo Elkann che è stato sorpreso a Capri a rubare un taxi. A raccontarlo è un tassista dell’isola azzurra, Luigi De Martino: "Ho visto un gruppetto di ragazzi che spingeva un taxi a motore spento. Volevo salvaguardare quel taxi di proprietà di un mio collega e sono rimasto assolutamente sbalordito quando mi sono accorto che il giovane al volante era Lapo Elkann". Alla richiesta di lasciare il veicolo nelle sue mani, De Martino riferisce di aver subito la violenta reazione di Elkann che ha cominciato a inveire contro di lui e tutti i capresi, dicendo che mai più sarebbe ritornato sull’isola e rifiutandosi di abbandonare il volante, sostenendo che l’auto era di sua proprietà dato che si trattava di una Fiat. Appurato che tutte le Fiat del mondo sono di Lapo Elkann, e che i 13mila euro che cinque anni fa mia madre ha speso per la Bravo le valgono a questo punto solo l’usufrutto, io e la mia famiglia tutta abbiamo optato per nascondere l’automobile in taverna. Fate qualcosa anche voi prima che giunga Lapo a riprendersi la non vostra (ma sua) Fiat.
Naomi Campbell di nuovo protagonista del nostro Trash week con l’ennesimo inconveniente avvenuto in un lussuoso albergo di Mosca. Sembra che la venere nera si sia rifiutata di pagare un supplemento di 260 euro per delle lenzuola di seta trovate bruciacchiate nella suite presidenziale dove ha alloggiato. Nei giorni scorsi infatti, la regina delle passerelle ha fatto visita al suo nuovo partner, l’oligarca russo Vladislav Doronin (patrimonio stimato intorno ai 2 miliardi di euro). Secondo il tabloid Daily Mail la bizzosa supermodella inglese ha detto allo staff dell’hotel Ritz Carlton che lei non ha rovinato nessun lenzuolo e che eventuali danni andavano comunque considerati coperti dall’esorbitante prezzo della stanza (13mila euro a notte. Non ha tutti i torti però!). La sua portavoce ha negato: ”Naomi non va a letto con le candele”. E chi ha parlato di candele?!
Beppe Convertini sciupafemmine col vizio del flirt? Macché! Le tante fan dovranno arrendersi all’evidenza: il moraccione è fidanzato da circa cinque anni con un altro uomo, il tenore Giovanni Cavarretta. A svelarlo è proprio il compagno che, trovandosi su Excite un servizio fotografico che ritrae Beppe vicino vicino a Sabina Vento, sorella della più nota Flavia, si sente colpito nel profondo e, infuriato, decide di scrivere alla redazione e svelare l’arcano: "Sono offeso dalla pubblicazione delle foto, la mia relazione con Beppe dura da quasi cinque anni. Fino a questa sera (23/07/2008) il Convertini mi si dichiara innamorato". Cavarretta, per confermare la relazione gay, ha pure inviato alcuni scatti privati che la testimoniano. Facciamo tanti auguri a Beppe, che sarà certamente al settimo cielo, ora. Beppe non ti arrabbiare, e vacci piANO con Giovanni!
Ed ora le trash news di Franco, mio collega e ormai affezionatissimo fan del TWE (queste me l’ha date mentre confezionavo dei gustosi (?) nuggets da 6). All’aeroporto di Atene l’allarme è durato pochissimo: non era una cintura esplosiva, ma di castità, quella indossata da un’inappuntabile signora inglese di 40 anni. Al suo passaggio è scattato il metal detector e, quando gli agenti della sicurezza hanno controllato più approfonditamente con il rilevatore manuale, e hanno scoperto la cintura, alla domanda: “Signora, ma perché?” lei ha risposto che il marito l’aveva costretta ad indossarla perché temeva l’impeto sessuale del popolo greco, e che l’avrebbe riaperta e quindi liberata al suo ritorno, prima di tirar fuori dalla tasca il duplicato della chiave ed esclamare: “Mica so scema io!”.
Un giorno qualsiasi di scuola, a Taiwan, classe prima superiore. La professoressa a fine lezione assegna i compiti a casa: "Per la prossima settimana dovete portarmi il disegno della vostra vagina". L’insolita richiesta fa scatenare i genitori delle alunne. La professoressa si difende: “Era un modo come un altro per far conoscere il corpo umano alle mie studentesse”. Sì, più che altro era un modo come un altro per far conoscere il corpo delle tue studentesse a te!
Ed ora chiudiamo con la mia trash news. Un calciatore appena 17enne del Limite e Capraia, club dell’empolese,  è stato squalificato per quattro mesi perché dopo che la sua squadra era uscita sconfitta dalla finale del VI Memorial Trapassi per Allievi A, uno dei tornei giovanili di calcio più importanti della provincia, ha ben pensato di fare pipì nella coppa che spettava ai vincitori. Sì, ma se gli scappava, poverino, dove doveva farla se non proprio lì? Lui è il mio mito della settimana e poi dai, basta una sciacquatina e la coppa è come nuova, quante storie!
Trash week end (10) finisce qua. Buona domenica a tutti, ci risentiamo prossima settimana e, se vi scappa la pipì, mi raccomando, fatela nel luogo più idoneo e giusto, che non è quasi mai il cesso.

Che so fesso, io che (il quale) penso?

Oggi la Stanza si fa luogo di pensiero, e già questo dovrebbe preoccuparvi. Comunque, dove altro, meglio che in un vero luogo di pensiero, (perché io valgo, e anche voi! (molto più di Raz Degan. La Barale la penserà diversamente, oppure no, chissà, ma a noi di cosa pensa la Barale poco ce ne sbatte)) possiamo trovar risposta all’interrogativo: tutti pensano? Tutti sanno, possono, sono in grado di (mettetela come volete) pensare?
Ignoro il motivo che ha spinto i miei piccoli e stremati neuroni (ieri notte un’altra chiusura e stasera idem con patate) a porsi cotale domanda. Forse perché vivo ogni giorno, un po’ come tutti (quelli che vivono, chiaramente) a contatto con persone e realtà multicolori, multiformi, tipologie di essere umano variegate (basso e grasso va per la maggiore, ma non è dell’aspetto fisico che parliamo) tra le quali, sempre più spesso, osservo spiccare vite avvezze a comportamenti insensati, risposte insensate, manifestazioni quasi animalesche, e non manifestazioni di emozioni e problemi personali da condividere, eccezion fatta per impellenti bisogni quotidiani necessari, come sfamarsi o andare a cagare. Visto e considerato che esistono individui così: che non piangono mai, non tentennano mai, che non sono neanche forti di carattere, quella sarebbe una spiegazione, almeno. Che esistono individui che non raggiungono neanche un obbiettivo e questo non li preoccupa. Che gravano su chiunque, a partire dal microcosmo più vicino fino all’idea più generale di società, senza riuscire a ricambiare una sola di quelle donazioni non troppo spontanee, finalizzate unicamente alla loro sopravvivenza parassitaria.  Sembra quasi che procedano la vita come se al di là dell’esistere non vi sia altro, o altre persone da ringraziare in qualche modo, dubbi da valutare, ipotesi di fallimento da metabolizzare. Mi chiedo allora se questi individui soffrano, non dico spesso, qualche volta almeno: una lacrima, un dolore interiore, una riflessione, un senso di mancanza, di tristezza, di malinconia. Mi chiedo se questi individui pensino.
Mi viene spontaneo accostare il pensare al soffrire. Il pensare, inteso come porsi delle domande, percorrere strade mentali, valutare problemi personali, ascoltare il rumore dei dubbi e delle paure, ti induce ad andare oltre, a guardare dentro la tua anima, a leggerla e, se non ti piace, a provare a ripulirla, cambiarla, o a disprezzarla per sempre, disperarsi sul letto o davanti allo specchio.  Accosto il pensare al soffrire perché sono convinto che chi non pensa, o chi riesce a non pensare (che poi è l’elevazione necessaria alla probabile tesi dell’impossibilità dell’esistenza di esseri umani non pensanti, che va comunque considerata), e a vivere e basta, respirare, nutrirsi, dormire abbastanza, e basta, non soffra. Tranne che se si punge con un ago o si morde la lingua.
Quindi, da un certo punto di vista, è anche una condizione privilegiata, e non poco, quella dell’essere non pensante. Sì, perché a lui (o esso, come ci si rivolge parlando di un oggetto, o di un vegetale, al massimo) nulla può essere rimproverato, perché nulla di male ha fatto ragionandoci, decidendolo, per scelta. Va compatito, o evitato. Il rovescio della medaglia è la solitudine.
Io ho come l’impressione che vi sia molta astuzia dietro una quasi perfetta finzione di demenza. La pietà non mi appartiene, l’indifferenza sì, così mi allontano senza mai essermi avvicinato troppo, e dimentico. Però, camminando nella direzione opposta, mi chiedo: possibile che non si renda conto? Possibile che non sia in grado di pensare?
Domani Trash week end. Aspetto le vostre trash segnalazioni sui VIP, che siano copiose come neri schifosi semi d’anguria sfatta.

L’importante è che sia un titolo da boom

Mi chiama la mia casa editrice e mi dice che il nuovo romanzo non potrà chiamarsi Supermarket24 (che è come l’ho chiamato io), ma Agenzia matrimoniale. Io chiedo perché (Agenzia matrimoniale cos’è, il nuovo libro di Marta Flavi?  Dai, dev’essere uno scherzo!), loro mi rispondono che è così che dovrà chiamarsi perché funziona di più, perché un colosso ha deciso di distribuirlo soltanto a certe condizioni e il titolo è una di quelle e, comunque, o ‘sta minestra o ‘sta finestra. Se dico di no, non mi pubblicano. Respiro rubando qualche istante di silenzio, e continuo a domandarmi come possa essere possibile che qualcuno ritenga il nuovo titolo migliore del mio, quando invece a me sembra di una banalità sconcertante e poi… ma che c’entra con la storia che racconta?!

“C’entra che non serve che un titolo c’entri più di tanto, l’importante è che sia un titolo da boom.” “Allora chiamiamolo Strappami le mutande adesso! sicuramente attira di più.” “Dai Matteo, non scherzare!” “Non scherzo.” “Quindi sei d’accordo o no?” “No che non sono d’accordo!” “Matteo pensaci, perché c’è in ballo una cosa grossa!”

Mi viene da piangere. Comincio a sentire caldo, comincio a sentirmi pazzo con lei che, così calma, mi spiega le dinamiche senza tentennare un istante, mentre io sto imbufalendo. Sì, perché le sue dinamiche si basano su presupposti assurdi ed io non ho più parole per fargli capire che stanno sbagliando tutto. “Allora mi dispiace, non possiamo pubblicarti.” “Ma abbiamo firmato un contratto!” “Sul contratto c’è scritto che possiamo riservarci il dirtto di cambiare il titolo, pena l’annullamento.” “Sì, è scritto in tutti i contratti, poi però non lo cambia mai nessuno!” “Quasi mai…” “Va be’, mai però con uno più brutto!” “Matteo mi dispiace.” “No, senti, cioè, è del mio libro che si sta parlando. Il libro che per trovare un editore c’ho impiegato due anni. E voi siete fantastici, e che significa questa cosa?” “Significa quello che significa. Il mercato ha le sue condizioni e questo mondo, lo sai, non è un bel mondo, quindi ti facciamo avere presto la copia dell’annullamento, e in bocca al lupo!”

Scaglio il cellulare contro la parete, ma la voce della tipa resta immutata nell’aria. Non possiamo pubblicarti se non lo chiami Agenzia matrimoniale, sarà la quarta o quinta volta che lo ripete ed io scoppio a piangere. Vorrei strapparmi i capelli, lo faccio, ma non sento dolore. Ho sete e non riesco a parlare per via della bocca impastata. Gli occhi chiusi, quasi sigillati che trovano la luce del giorno. Una notte di merda. Oddio ragazzi che incubo, e che sollievo al risveglio! Perché il mio romanzo uscirà a fine anno e si chiamerà Supermarket24, come piace a me e alla mia CE (Casa Editrice).

Il Matto opinionista

Siccome che sarei anche uno scrittore io (sono uno e molteplice, sono tante cose, sono tutto quello che vuoi che sia. Non so cos’è, né come m’è venuta, né se esiste già, comunque è mia. Un’altra rima, ma questa è poesia. Fermatemi!) e aggiungeteci anche il fatto che ormai i miei Trash Week End stanno facendo parlare di sé e di me (e pure di voi che partecipate, chiaramente) in ogniddove, terre vicine e lontane (e pure lontanissime) al punto che Splinder ha deciso di tradurli e postarli in 40 paesi. Signorini trema già, perché io incarno il prototipo dell’opinionista dell’Isola dei Famosi perfetto, del direttore di Chi perfetto, e qualcuno finalmente si è degnato di chiedermela, un’opinione. In questo caso il sito Libri e scrittori che nella loro rubrica (Le opinioni degli scrittori italiani del XXI secolo) ha lanciato cotale interrogativo: Abbiamo chiesto ai nostri amici scrittori se avessero letto Gomorra di Roberto Saviano, se avessero visto il film, cosa pensassero di questo fenomeno, editoriale prima e mediatico poi. Quando ho letto l’e-mail, e quindi l’argomento del sondaggio, visto che non avevo (e non ho) letto Gomorra, né avevo (e ho e avrò mai) voglia di vedere il film, ho pensato: “Che culo, e mo che dico?!”.
Ecco che ho detto:
 
Non ho letto Gomorra e non credo che lo leggerò, né che andrò a vedere il film. Si parla di Saviano come della prima e unica voce tanto coraggiosa da decidere di denunciare pubblicamente la realtà terribile della Camorra. Il leggendario scrittore costretto a vivere sotto scorta, nel terrore. Credo che il fenomeno Saviano vada ridimensionato non poco. Prima della sua opera, rientrata addirittura tra i cento libri migliori del 2007 secondo il New York Times, sono stati centinaia i coraggiosi articoli dei cronisti di nera e di giudiziaria del nostro territorio. Saviano per avere le informazioni utili ha dovuto attingere ai giornali locali. Sono fatti di cui i giornalisti della nostra terra scrivono da anni. Beh, forse è questo il coraggio. Farsi vedere nei processi e scrivere di Zagaria, abitando a pochi passi, senza per questo diventare multimilionari. E poi mi pare che all’uscita Gomorra non avesse avuto questo grande riscontro di vendite prima che la Mondadori comunicasse tramite tutte le agenzie di stampa che Saviano aveva subito esplicite minacce, chissà fino a che punto reali.

Tutte le opinioni degli altri le trovate qua.
 
E la vostra? Assodato che l’hanno acquistato un’infinità di persone, visto che staziona ai primi posti della classifica da due anni, perché quando arriva un compleanno, e non sai che regalare, regali Gomorra, e di compleanni ce ne sono migliaia di migliaia al giorno, e di gente che non sa che regalare non ne parliamo (per farvi una vaga idea numerica moltiplicate il migliaia di migliaia di prima almeno per 100). Ma, mi chiedo, c’è qualcuno che l’ha letto? E cosa pensa questo qualcuno (sempre se pensa, chiaramente)?

Trash Week End (9) (Jingle!)

Ieri sera siamo stati alla Festa del Blues a Poggio Picenze. C’era un uomo grasso in salopette (non vedevo una salopette indosso a qualcuno dal giorno degli esami di quinta elementare, che la portavo io) di questi tipici personaggi di colore da blues americano che diceva solo thank you very much!, yeah! e variegate e talvolta incomprensibili composizioni delle precedenti, ma che, secondo me, era di Poggio Picenze. Suonava con la sua band su un bel palco con tanto di stargate d’acciaio che luccicava dietro le spalle. Abbiamo resistito fino alla fine, che è stata dilaniante, con lui seduto ad un organetto sfiatato che pronunciava una parola ogni dieci minuti e muoveva convulsamente la testa trascinato dalla sua musica spenta, una lagna, una ninna nanna, non s’è capito cos’era, tanto che nessuno s’è accorto che dopo un po’ sul palco non c’era più, e mai più è ricomparso. “Più che blues, questa è un’agonia!” Saggia Francesca…
Poi ci siamo spostati alla Sagra delle Sagnette a Bazzano. Il talentuoso gruppo Aria di Romagna (a cui consiglierei di tornarci al più presto, in Romagna) intratteneva la folla tra un liscio e un latino americano. Nel continente nero… Al solo udir tali parole ho acchiappato Fra ed Elly e le ho trascinate in pista, perché io, se non lo sapete, sono il Re dell’Hully Galli (è l’unico ballo di cui in 27 anni sia riuscito a memorizzare i passi. Poi, che in quella orrida piazzetta ballassero una versione diversa e noi ancora quella medievale coi saltelli e gli sbattimenti di mano, è un altro discorso). L’immagine di me che ballo l’Hully Galli mi pareva il modo migliore per dare inizio al Trash week end (9). Pronti, via!
Miki ne ha beccata una che qualche giorno dopo ho letto ovunque, quindi diamole l’anteprima. Ad una partita di baseball puoi incontrare chiunque, lei si è imbattuta in Sara Jessica Parker (la brillante Carrie Bradshaw di Sex and the City) che aveva però qualcosa di diverso. Taglio nuovo dei capelli? No. Trucco più azzurro? No. Più rosa allora. No. È dimagrita? Ma se è sempre stata uno stuzzicadenti! Allora è ingrassata! Ma sei scemo? E allora cosa, maledizione! “Il neo, il neo!” ha preso ad urlare Miki in preda al tipico panico da fan tradita. Tutto lo stadio ha smesso di fissare l’incontro per puntare gli occhi sulla Parker, persino gli stessi giocatori. Qualcuno ha tentato di graffiarle via il trucco dal viso. Senza neo, la star, può essere paragonata ad un vestito non griffato, e questo Carrie non l’avrebbe mai permesso, così è fuggita scortata dalle sue guardie del corpo. È proprio al trucco che il suo ufficio stampa si appella. Pare infatti che il neo sia ancora al suo posto, sotto quintali di stucco Maybelline New York. Ma certo che è ancora lì! Si sa che i VIP fanno di tutto pur di passare inosservati e poter vivere qualche giornata da comuni mortali, ogni tanto. Indossano parrucche, sciarpe che gli coprono il volto fino agli occhi, occhiali da sole grandi come padelle, Sara ha pensato di coprire il suo segno distintivo, il neo, per non essere riconosciuta. Due sono le cose: o di lei ricordano solo il neo, oppure è una tipa molto, ma molto, furba! Miki, dopo la partita, visibilmente shockata, è andata a riversare la sua disperazione in un pub fuorimano, e chi ti incontra? Paris Hilton che, ubriaca come al solito, in un abitino color pesca che striminzito è dire poco, ha improvvisato un breve show hot stringendosi le tette tra le mani proprio sotto il naso dell’ambita stella del calcio portoghese Cristiano Ronaldo che, impassibile, si è girato dall’altra parte costringendo la povera Paris a lasciare il locale umiliata. Il portavoce ha smentito la notizia, ma ci sono numerosi testimoni che invece confermano l’accaduto. Anche MrPixel, che aggiunge che Paris è fidanzata con Benji Madden che non è l’amico di Holly nonché portiere della New Team, ma il chitarrista dei Good Charlotte e fratello gemello del cantante, che sarebbe invece l’ex di Hilary Duff che l’ha lasciato e lui s’è rifugiato tra le braccia di Nicole Richie che ha condotto insieme a Paris Simple life. Come dice MrPixel: Sembrano cazzate, ma alla fine torna tutto (a Paris). Prima di continuare con le News di MrPixel, un’altra incredibile chicca su Paris, che mi ha segnalato Franco mentre incartavo i toast. Infatti pare che nel bel mezzo di una traghettata in elicottero o, se vi piace di più, un’elicotterata, l’ereditiera senza cervello abbia sentito l’impellente urgenza di fare un bisognino. Sopra l’elicottero non poteva, dal finestrino pareva brutto, così non ha potuto che pretendere che l’elicottero facesse un atterraggio d’emergenza per permetterle di cacciar fuori tutte le sue paure, e ripartire un po’ più tranquilla. Paris, se l’elicottero ti fa cagare addosso, la prossima volta prendi un treno!
Chiudiamo le trash news di MrPixel con una vera e propria denuncia di plagio che mi sento di appoggiare in pieno. Haiden Panettiere, che non è la fornaia sotto casa, ma una delle protagoniste di Heroes (di cui tra l’altro ho visto mezza puntata in cui, credo proprio lei, esce illesa da un incendio, quindi suppongo goda del superpotere di possedere una pelle ignifuga. Devo segnalarla al Mc Donald’s per farla assumere fissa ai filtraggi) parallelamente al cinema (pare faccia la bigliettaia part time) sta tentando anche la carriera da cantante, e come primo singolo ha tirato fuori Wake up call che è giusto un attimino simile a Stars are blind della regina di questo Trash Week, Paris Hilton. Ascoltatele, le basi sono identiche, e a questo punto, mi sento di dire alla panettiera: “Bella, lascia proprio perdere ché Paris è Paris!”.
Ed ora le segnalazioni di StellaGemella. Partiamo con Jennifer Lopez che pare soffrire lo stress post-parto e non si sente per niente a suo agio nei nuovi panni di neomamma, infatti ad una fonte di Closer, ha dichiarato: “Non credo di essere una buona madre. Appena i miei figli piangono mi convinco di non essere adeguata ad accudirli al meglio”. Jennifer vorrebbe essere una mamma perfetta e quindi s’innervosisce appena qualcosa non va come lei aveva preventivato. E vista la situazione, sembra che il marito, Marc Anthony, sia stato costretto a convincere la Lopez a trascorrere del tempo lontana dai suoi due figli e lei, senza farselo ripetere due volte, è partita per un nuovo tour di spettacoli dei suoi, in Russia. Brava Jennifer, un po’ di sana vacanza dai tuoi figli non può che farti bene.
Jamie Lee Curtis ammette: “Non mi sono mai piaciuta!”, effettivamente ‘sta povera (?) donna ha tutte le ragioni per pensarlo, così, quando ancora nutriva speranze di miglioramenti possibili, ha scelto di sottoporsi a numerosi interventi chirurgici che, hailei, a nulla son serviti, e per sfuggire allo specchio e ai cattivi pensieri che le alitavano bramosi sul collo, si è rifugiata nell’uso e abuso di psicofarmaci e antidolorifici (spero almeno avesse un qualche dolore da placare), ma: “Ora sono pulita!”. Sì, però sei sempre brutta!
Ora una notizia che piacerà molto ad Ariel che sogna due cose: fare politica e farsi Rocco Siffredi. L’ex pornodivo (ora pare faccia lo stilista e il regista), in un’intervista a Chi, ha dichiarato di subire pesantemente il fascino delle giovani rappresentati dell’attuale politica italiana, e ha stilato la sua personale classifica. Al primo posto ci sarebbe la rossa Brambilla che definisce una gatta che se ne fa fare di tutti i colori. A proposito di rosse ecco comparire Lilli Gruber che ha sempre fatto parte dei suoi sogni erotici e che secondo lui sarebbe molto fetish. Poi Irene Pivetti, che sono anni che lo avvince. Il massimo l’ha raggiunto quando si è rasata la testa, sembrava una disposta a tutto. Ma la persona con cui proprio gli piacerebbe fare sesso senza tanti complimenti è Daniela Santanché. Infine sui suoi rapporti con gli esponenti della politica italiana rivela: “Ho pranzato e cenato con sindaci di grandi citta’ e con loro si è parlato sempre e solo di sesso e perversioni. Ma non lo si è mai fatto”. Sì, e io sono Maria De Filippi, ma va là!
Prima di salutarvi… l’avete sentita la musichetta nel blog? Ebbene qualcuno ha deciso di sostenere la mia folle richiesta, più precisamente Godeliano, che ha rivisto e reinterpretato al pianoforte Oggi le comiche (che mi sembra titolo e stile appropriatissimo) di Remo Vinciguerra. Da oggi in poi anche il Trash Week End avrà il suo jingle. Naturalmente la musichetta sparirà il lunedì per tornare col nuovo Trash Week. Quando entrerete e sentirete suonare, sarà perché nella Stanza c’è puzza di trash. Grazie di cuore a Godeliano per l’aiuto, alla prossima! Vai col jingle (che trovate su su, sopra al bugiardino, cliccate sul play per risentirlo tutte le volte che volete, o anche no)!

Aiuto, brucio!

In due giorni mi sono bruciato, o ho bruciato, o mi sono bruciato bruciando, o ho bruciato bruciandomi, le seguenti volte. Ieri a chiusura quando, alla solita domanda: c’è qualche vasca d’olio da cambiare? che prevede solitamente (che ahimè non vuol dire sempre) come risposta: no. oppure se sei un po’ sfortunato: sì, una. e se proprio ti dice male male: sì due. mi è stato risposto: sì tutte tranne i nuggets e le alette, che vuol dire un totale di 8-2=6 (giusto?) vasche d’olio da pulire, trasportare l’olio vecchio fino alla casetta di legno fuori, e svuotarlo negli appositi contenitori, e riempirle con olio nuovo. Alla notizia ho avuto giusto una ventina di minuti di mancamenti convulsi, nei quali ero arrivato quasi a convincermi di licenziarmi, poi mi sono messo al lavoro. Dopo la prima vasca già avevo i conati di vomito. Immaginatevi il fritto strafritto e rifritto delle patatine, ad esempio. Quella (non troppo) gradevole panatura ristagnante che intasa il filtro, e nel corso dei giorni forma uno strato spesso 5 centimetri, finché a qualcuno tocca cambiarlo (che culo!). Dio quanto puzza! Anzi, come dice Franco che lavora con me: non puzza, è qualcosa di più! Faccio calare l’olio vecchio in un secchio che, usato ormai da immemore tempo, si sta deformando pericolosamente, e prego che non decida di arrendersi proprio mentre sono io che lo tengo, considerato anche che il contenuto è qualcosa come 20 litri d’olio a 90 gradi. Poi è il momento di pulire le vasche; armato di guanti ignifughi (‘sto cazzo!) e palettina d’acciaio, raschio la superficie quasi incandescente, al punto che basta un lieve sfioramento per ritrovarsi un tribale marchiato a fuoco sull’avambraccio. Il mio rappresenta una margherita stilizzata. E poi l’olio pulito, 15 cartoni (sì, l’olio arriva in cartoni, all’inizio faceva specie anche a me) per 6 vasche. Tutto questo in una mezzoretta, al massimo. Quindi, riassumendo, contiamo almeno cinque bruciature. Poi oggi a pranzo ho fatto bruciare la parmigiana nel forno. La poverina doveva solo scaldarsi per dilettare il mio esigente palato, e forte fu la distrazione che mi vedeva chattare su MSN (non mi chiedete il contatto ché non ve lo do, non per cattiveria, ma per due motivi: uno non ci sto mai, due quando ci sto mi arriva un assalto di inquantificabili conversazioni contemporaneamente, tanto numeroso da costringermi a rispondere a caso finché reggo, e a bloccarne la maggior parte quando non reggo più) da accendermi il ricordo del gustoso primo piatto troppo tardi perché gustoso rimanesse. E quindi, come direbbe Dalida: ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao! Quando ancora una flebile speranza di salvarla nuotava nel mio cuore disperato, afferro, animato da intenzioni propositive, la prima cosa che capita, e cioè un panno da cucina appeso alla parete, solo che il maledetto mi scivola nel forno e s’incastra a contatto con la resistenza, e comincia a produrre una sparata di fumo che neanche quando scelgono un nuovo Papa. Così infilo la mano nel tentativo di recuperare il panno quasi incenerito ormai, e mi brucio esclamando: “Cazzo!” che ci sta sempre bene.
Per farvela breve, poi c’ho tirato l’acqua e il forno ora non s’accende più. Se la vedrà mia madre quando tornerà.
“Io? Ma se io neanche l’ho usato, il forno!”
Vi ricordo che domani inizia ufficialmente il Trash week end (9), quindi forza con le segnalazioni ché con l’Estate i nostri VIP si scatenano. Stasera di nuovo chiusura. Se mi ricapitano i filtraggi trasformo il Mc Donald’s nel set del Gladiatore. Voi fate i bravi bambini e… lontani dalle fonti di calore, please!

Se non mi linki giuro che m’ammazzo!

Per un blogger (uguale: autore di blog) è fondamentale essere linkato (uguale: qualcuno ha inserito il link del blog nel proprio sito) in più posti possibili. E mi pare anche giusto. Un link corrisponde ad una possibilità concreta, che è quella che qualcuno cliccandoci, volente o per sbaglio, finisca nel blog linkato. Ma non finisce qua, perché non da molto, anche se questa cosa sarà sicuramente preistorica, ho scoperto l’esistenza di Technorati che non è altro che un rilevatore di link (almeno è quanto ho capito io). Ti dice quante volte il link al tuo blog è presente nella rete, e ti dice pure dove; e questo numeretto magico contribuisce in modo rilevante a fare classifica. Sì, perché esistono delle vere e proprie classifiche più o meno attendibili dei migliori blog (vedi BlogItalia). Il criterio per salire o scendere è legato a diversi fattori. C’è il fattore visite giornaliere, il fattore ricerche nei vari Google e fratelli e, fondamentale, il fattore link, quindi Technorati.
Io dei link me ne frego. Non nel senso che non mi faccia piacere scoprire che qualcuno ha deciso di linkarmi, certo che mi fa piacere; nel senso che io non ne faccio uso alcuno. Sì, perché uno può anche pensare di linkare solo i blog che legge, così ci arriva facilmente dalla propria pagina web, e questo è comprensibile, sensato. Però nel momento in cui essere linkati diventa un’ossessione, allora mi dissocio. In molti si sono risentiti perché il loro blog non era presente tra i miei link. Ma se non me lo chiedi perché avrei dovuto pensare a mettercelo? Capisco la visione diffusa tra i blogger: io linko te, tu linki me, e si va avanti anche se io non ti leggerò mai e tu non ricorderai neanche della mia esistenza, l’importante è che vi sia quel link. Invece per me l’importante è leggerti. Capito? Ecco che mi capita di finire in blog che hanno una lista di link che gli copre l’intera colonna di destra e, per seguirli tutti, un mese giorno e notte al PC, non sarebbe sufficiente. Quindi è presumibile che di quei blog, il proprietario della pagina, non ne legga neanche la metà. Io ho una lista di link breve e che non leggo. Cioè, che non leggo da lì, perché io i link non li uso. Accedo ai blog che mi piace seguire direttamente dalla finestra degli amici nella community di Splinder e, se non sono splinderiani, ho comunque il loro sito salvato nei Preferiti del PC. Quindi capite bene che essere o non essere presenti nella mia lista dei link poco cambia. E allora perché quelli ci sono? Domanda legittima e di semplicissima risposta. Ci sono perché o mi sono ritrovato a metterceli in passato perché li seguivo, o perché m’andava di vedere il loro nome sul mio blog, o per altre inspiegabili logiche (illogiche e legate al caso più che altro), oppure ci sono perché mi hanno chiesto di esserci. Non preferisco quei nomi ad altri, anzi. Gran parte dei miei blog preferiti non sono tra quei link. Visto che so come raggiungerli non ho mai reputato fondamentale linkarli, se il significato che do al link è una strada per arrivare a loro. Esempio. Tanto per rispondere a Gogan che mi faceva notare che nella mia lista c’è il link del forum della playstation e non il suo (prima che io ce lo mettessi, chiaramente) questo è perché quelli del forum della playstation, che non conoscevo e tuttora non conosco, mi hanno chiesto di essere linkati e, per quanto me ne può fregare (non ho mai posseduto una playstation né ho mai aperto quella pagina), l’ho linkati. Se fa piacere a loro… Il tuo non c’era perché non mi avevi chiesto mai di linkarlo, ma ci faccio un saltino sempre e lo sai. Ora c’è perché, se ti fa piacere, figuriamoci se non linko te.  
Spero di essermi spiegato. Se qualcuno vuole essere linkato me lo dica. Quando diventeranno un’infinità e occuperanno troppo spazio, cancellerò direttamente l’intera sezione. È una provocazione questa, non facciamo che ora mi arriva una valanga di richieste: mi linki? se no la cancello veramente. Lasciamo che Parole nella rete stia lì tranquilla e segua le illogiche evoluzioni del caso e del tempo. Perché io dei link me ne sbatto altamente.
(Un periodo scrivevo l’URL del blog sui banchi dell’università, sui muri della città, nei cessi pubblici, persino nella sabbia piovuta e polverosa sul vetro delle automobili, poi mi sono rotto.)

Ennesima eclissi

È proprio vero che quando la malasorte ci si mette sa essere proprio stronza. È anche vero che c’è sempre nella vita di tutti noi, almeno un momento (magari fosse uno soltanto) in cui arriviamo talmente giù che non abbiamo neanche più la forza e la voglia di piangere. È vero che sembra quasi che capitino tutte a te in quel preciso momento, che poi spesso non è così breve, e allora ci provi, ma non riesci proprio vederne la fine. Però è vero pure che esiste un’alternativa, non sempre, stavolta grazie a Dio sì, ed è quella di ricominciare a costruire. È l’unico modo per riprendersi in generale, e in particolare la propria vita. È una bruttissima giornata questa, però finirà, forse non stanotte, neanche domani, ma presto finirà. Scaccia via tutte le paure ché quelle non ti portano da nessuna parte, t’indeboliscono soltanto. Invece tu presto sarai più forte. La vita purtroppo è anche questo, è crollare. Poi è chiaro che passa, ed è chiaro che tornerai a ridere, e che torneremo a ridere tutti insieme. Perché tu sei tu, e perché la vita nostra è cominciata quando ci siamo conosciuti, di questo ormai ne sono sicuro da tempo. Il nostro è un microcosmo che nessuno può capire. Un mondo dentro una bolla che né il vento, né la pioggia, né un uragano, né una cannonata, né una mitragliata spietata, potranno distruggere. Ed è là che dobbiamo rifugiarci in momenti come questo, per ritrovare le forze, la voglia anche, perché in giorni così vorresti solo addormentarti e sperare che il sonno duri parecchio. È là, dentro la nostra bolla, che dobbiamo ispirare aria pulita, mangiare una gustosa fetta di millefoglie, e tornare fuori a vivere.
Guarda a fra qualche mese. Guarda quanto sole c’è. Mai come stavolta è azzeccato dire che cambierai pagina, cambierai proprio libro tu. Una storia nuova, in una città nuova, dove hai sempre desiderato vivere. Una città bellissima. E poi c’è un impegno che abbiamo preso, ognuno con se stesso, di provare a riunirci e, sono certo, nessuno di noi desidera altro in modo così intenso. Forse perché sappiamo che la felicità è là, insieme. E quando sai dov’è la felicità non puoi smettere un attimo di fissare quel punto e camminare in quella direzione.
Ho conosciuto tante persone in 27 anni. E se mi chiedessero di puntare tutti i miei soldi su qualcuno, su chi vincerà alla fine dei giochi, li punterei su di te. Forza eh! Io sono qua e metto a tua disposizione tutta la mia, di forza. È l’ennesima brutta caduta. A cui bisogna reagire con l’ennesimo calcio in culo a questo destino di merda. Che vada a rompere i coglioni a qualcun altro.