Troviamo una famiglia alla piccola Diletta

micina_005C’è un appello urgente da fare (mi sento un po’ la Sciarelli di Chi l’ha visto, ma fate attenzione perché questa è una cosa seria, non che Chi l’ha visto non lo sia, per carità) e allora, visto che siete tanti a entrare ogni giorno nella Stanza, se per una volta, invece di parlare di stronzate, come ci piace tanto, possiamo aiutare qualcuno, ben venga. Mi ha scritto Elena, una ragazza aquilana che ha trovato per strada una micina sotto la pioggia, infreddolita e un po’ terrorizzata, che per ora si chiama Diletta. È dolcissima, dovrebbe avere sui 3 mesi, è stata sverminata, mangia da sola, e usa la lettiera. Elena non può tenerla perché ne ha già 3 in casa e un figlio allergico. Mi sono impegnato ad aiutarla a trovare una famiglia che le voglia bene. Sto spargendo la voce a L’Aquila, stasera lo dirò al lavoro e lascerò questo post in vista per un paio di giorni, nella speranza che qualcuno che mi legge e che non ha proprio la residenza islandese, decida di dare un’occhiata a Diletta e magari adottarla.

Intanto quella che vedete è una sua foto.

Chi volesse avere qualunque informazione o vederla live, può contattarmi nei modi che preferisce: commentando il post, oppure scrivendomi a matteo1077@gmail.com oppure può chiedere direttamente a Elena tramite PVT, che vi saprà dire certamente di più. Anche se non siete aquilani voi chiedete, dite, fate, diffondete, mi raccomando. Io lo so che posso contare su di voi, perché i lettori della Stanza sanno essere grandi, e Moccia se li sogna lettori così. È vero o no?!

Suor ElisaTetta Canalis, che attrice!

Quando il week end uno non sa che fare va al cinema, tanto per dire di aver passato una serata diversa (diversa da che poi, che è quanto di più banale si possa pensare; ma dico io: fatti una bella trombata, quella sì che è una serata diversa, eccheccavolo!) e allora permettetemi di salvarvi con qualche dritta in merito ai film in programmazione visto che, intanto, non è che ci spalanchino proprio gratis le porte delle sale, e visto anche che dopo lo straziante Un giorno perfetto di cui ho già parlato qua, ne ho beccato un altro da farsi strappare le palle a morsi. Stavolta della nefasta scelta è abbondantemente responsabile Luca, perché io non è che fossi proprio convintissimo di Decameron Pie, anzi. Trasportato dal desiderio nostalgico di rivedere all’opera Mulder e Scully, tentavo di spingere verso X-Files, per rivivere l’eccitazione del mistero e dell’inspiegabile, poi abbiamo pensato che non era stato proprio un gran successo, che Mulder e Scully non erano più quelli di una volta, invecchiati e anche un po’ ridicoli, debilitati dall’Alzheimer, ancora appresso agli alieni, e che quella sera avevamo voglia di qualcosa di leggero, la demenza di un film comico senza pretese e così, tra il poco accreditato Kung Fu Panda (scusate se ho la nausea di tutti quei ributtanti animaletti di plastica in regalo con gli Happy Meal) e Decameron Pie, trionfa il (molto) liberamente tratto dal Decamerone di Boccaccio che, all’apparire di quella scritta sul megaschermo della sala 12, si sarà rivoltato nella tomba come un involtino primavera. Era tanto che non andavo al cinese e, per chi non sa mai che scegliere e continua imperterrito a ordinare il pollo alle mandorle, consiglio la squisita variante: gatto in salsa piccante, oddio scusate, volevo dire pollo. È che quella carne è così tenera che non riesco a convincermi che sia pollo, sembra più coniglio, e quindi gatto. Dicevamo… La trama non è di certo delle più articolate. A Firenze a metà del ‘300 c’è la peste, e c’è un tipo che fa lo stronzetto coi potenti a cavallo di un caval, finché qualcuno non si incazza e decide di farlo fuori. Lui, durante l’ennesimo inseguimento alla Zorro, incappa in un convento di suore ninfomani che lo accolgono solo perché fa finta di essere sordomuto e quindi non può raccontare al mondo ciò che accade tra quelle mura. E indovinate un po’ chi vestiva i panni (pochi) di una di cotali suore puttane, recitando ben 2 battute per un totale di circa 12 parole (di cui 4 erano articoli e 3 preposizioni semplici)? Il nostro orgoglio italiano Elisabetta Canalis che, a dire della neoeletta velina Costanza (non chiedetemi qual è delle due) sarebbe stata una delle poche a dimostrare di avere stoffa e quindi suo esempio da seguire (a me non sembrava ne avesse molta di stoffa, addosso almeno). Era lì a pretendere di essere trombata perché aveva beccato l’aitante sordomuto impostore intrattenersi amorevolmente con un’altra suora dietro una fratta selvatica. Comunque la parte l’ha interpretata bene, aveva una tetta (l’altra non s’è vista) e un culo molto espressivi. All’inizio del secondo tempo ero così trasportato che mi sono addormentato e, quando ho riaperto gli occhi, era la fine del film e si baciavano tutti (ma va?!).

Veramente un filmetto che neanche fa ridere, mannaggia. 600 e passa pagine di Decamerone ridotte a porno-pellicola da seconda serata di Rete4. Io, se fossi il povero Giovanni Boccaccio, vi giuro mi reincarnerei nel letale morbo (che non è fatto di carne, lo so) per far morire di peste chi ha prodotto Decameron Pie e, tanto che ci sono, anche la Canalis.

Caro editore… tiè!

Gentilissimo Matteo Grimaldi,
qualche tempo fa Le abbiamo inviato una lettera relativa alla sua opera "Supermarket 24", con una nostra proposta per l’eventuale pubblicazione in volume.
In queste settimane stiamo approntando i progetti editoriali per i prossimi mesi e avremmo piacere di poter avere un suo parere in merito a quella nostra proposta, che resta tuttora valida, oppure informazione se l’opera ha già trovato altra collocazione e quindi è già stata pubblicata.
Restiamo pertanto a disposizione, ai recapiti sotto indicati, per avere informazioni in merito. In attesa di riscontro, porgo i migliori saluti.
 
Questa e-mail mi è stata inviata qualche giorno fa da una buonissima casa editrice che mi rispose che era disponibile a pubblicare Supermarket24 a costo che io acquistassi un centinaio di copie a prezzo leggermente ridotto. Visto che io ritengo che lo scrittore non solo non debba pagare per essere pubblicato, ma debba essere pagato, a proposte di questo tipo, anche se da ottimi editori, non ho neanche risposto. Ma loro ci tengono a sapere che ne penso e allora, con educazione, glielo dico.
 
Gentile XXX,
mi scuso per non aver risposto alla vostra proposta editoriale e la ringrazio intanto per la decisione di pubblicare Supermarket24. Inviai il manoscritto a molte case editrici contemporaneamente. Fin dalla prima poesia, racconto e poi il primo libro Non farmi male, ho sempre scelto di non pagare per le mie pubblicazioni, che si tratti di soldi o copie da dover acquistare. Purtroppo o per fortuna, direi, una casa editrice con un distributore nazionale mi ha offerto di pubblicare Supermarket24 senza spesa alcuna e senza dover acquistare copie del libro, anzi parecchie me le regalano, e quindi ho accettato. Ora stiamo lavorando all’editing e Supermarket24 uscirà a marzo
(per la serie: tiè!).
Io comunque la ringrazio ancora per la proposta e le faccio un grosso in bocca al lupo per i futuri progetti editoriali.
 
Di solito sono loro che non rispondono e, se lo fanno, è tramite anonime lettere di rifiuto che sanno di prestampato. Si prova una certa goduria ad essere tu a rifiutare un editore, come quando affondi i denti in una fetta di pane e tanta nutella sopra, come quando sei a letto con una bella donna (o un bell’uomo), quello che vi pare, e fuori piove, e la mattina dopo non ci sarà sveglia a costringerti ad alzarti, e ti piace tanto, ma così tanto che non riesci proprio a staccargli braccia e occhi di dosso, come un polipo col suo scoglio (le similitudini sono sempre state il mio forte).

Per una volta feedatevi del Matto

Visto che c’ho impiegato anche un tempo piuttosto rilevante (un’intera giornata, incluse le 5 ore di lavoro in cui continuavo a incarognirmi cerebralmente sul perché non funzionava niente, giungendo più volte alla nefasta e definitiva conclusione, per fortuna mai portata a termine, di distruggere il blog, cancellare quel maledetto codice del template riga dopo riga, parola dopo parola, carattere dopo carattere, virgoletta dopo virgoletta), scusate se mi permetto di segnalarvi la novità della Stanza. Il feed.

Notate il pulsantone nella sezione del bugiardino con tanto di faretti stile camerino tronista di Maria De Filippi, fatti istallare dal sottoscritto perché possiate vederlo anche nella notte? Gli espertoni blogger da una vita sapranno di cosa sto parlando; mi sembra comunque opportuno spiegare a tutti a che serve, per chi come me di ‘ste robe non ci capisce una mezza sega. Capita che voi, oh lettori, vi affezioniate a un blog. Capita che non vi va di perdere neanche una soltanto delle avventure del suo scapestrato autore. Capita che però vi rompa anche parecchio le pallucce il fatto di entrare e rientrare sperando sempre che lo stronzo abbia scritto qualcosa di nuovo e magari, voi non lo sapete, ma lo stronzo, colpito da una colite fulminante giace (momentaneamente) esanime su un cesso, impossibilitato ad aggiornare, e voi, nel corso della giornata, continuate a maledirlo perché non si muove a creare. Ebbene amici, se il mio blog vi fa quest’effetto (non fatemi preoccupare ché poi mi sento in colpa), il feed è quello che fa per voi. È un meccanismo semplicissimo che vi segnala quali tra i blog a cui vi siete feedati ha aggiornato, così voi andate lì e trovate il nuovo post evitando inutili perdite di tempo e di improperi, e anche di post stessi, perché potete così seguirlo post dopo post senza che nessuno si perda per strada. Feedarvi alla Stanza è semplicissimo, basta cliccare su quel discreto, quasi invisibile pulsantone farettato, e il gioco è fatto. Per i più tradizionalisti vale ancora il vecchio metodo dei preferiti o, per chi pensa che il PC sia un’alternativa al WC, non mi offendo se tiene incollato sul monitor un post-it con appuntato l’URL della Stanza e ogni volta lo digita da capo. E poi c’è sempre l’intramontabile Google per i dispersi e confusi, che vi riporta sulla retta via.

Per una volta provate a feedarvi. Non dico di farlo per voi, ma almeno per me che mi volete bene, e vi faccio pena, e mi fate contento, e poi feedarvi alla Stanza porta soldi, molto più delle lenticchie a Capodanno. Infatti, solo per oggi, chi si feeda, avrà in omaggio un terno da giocare su Bari e tutte (che ovviamente uscirà sabato).

Il Matto animale

Dopo la punturina del vaccino, a cui Iker miracolosamente non si è in alcun modo opposto, spinto da uno spirito (un po’ troppo) ottimistico, ho chiesto alla veterinaria di dargli un’occhiata alle orecchie, perché ho notato che negli ultimi giorni scuote la testa in modo strano. Lei (idem per l’ottimismo) ha provato a infilargli nell’orecchio uno strumento oblungo (non ripensate a male perché non vibrava) dotato di lente, lui l’ha guardata come per dire: mi fai pena baby! e ha girato la testa dall’altra parte, lei c’ha riprovato, lui ha rigirato la testa, lei mi ha chiesto di tenergli la testa ferma, io le ho risposto che, se Iker viene forzato a fare qualcosa, poi si arrabbia, lei mi ha chiesto se era un cane buono, io le ho risposto che non mordeva, lei ha detto che per sicurezza era opportuno mettergli una museruola, io le ho detto che Iker non aveva mai visto una museruola in vita sua, lei mi ha risposto che era una questione di sicurezza, se non l’avevo capito, io la parola sicurezza l’avevo sentita, ma le ho ribadito che tanto non mordeva e lei mi ha risposto che se si fosse innervosito avrebbe potuto mordere, io le ho detto che secondo me invece si sarebbe innervosito proprio per la museruola, lei ha fatto un gesto di noncuranza e le ha messo la museruola. Iker non ha potuto staccarle un braccio a morsi, ma le ha dato una zampata in faccia che a momenti l’ammazzava, e non aveva tutti i torti.

Comunque ha una leggera otite; la veterinaria ha usato le sue ultime energie per farmi la ricetta. Devo mettergli delle gocce nelle orecchie due volte al giorno. Stamattina ci sono riuscito e Iker, dopo aver guaito per il dolore, ha avuto pietà di me. Morale della favola:

– richiamo del vaccino+visita+ricetta euro 25.

– gocce magiche euro 13.

– tot 38 euro (potevate arrivarci anche da soli visto che è una somma elementare). Stamattina ho ritirato un libro alle poste 16 euro e 50. Oggi pomeriggio devo mettere 10 euro per la cena di compleanno di una ragazza che non abbiamo neanche capito se ‘sta pizza la offre oppure no, e non è un dettaglio da niente, se siete d’accordo. Domani arriva l’ennesima lampada per le tartarughe altre 10 e passa euro. E va bene che, come dice Franco, i soldi per gli animali sono sempre ben spesi, però, santo cazzo, sono un animale anch’io in fondo, no?!

Il Matto intervistato su Titolando

Exeunt mi ha intervistato a proposito di Non farmi male, e non solo. È stato divertente e inusuale. Non è stata la solita intervista di quelle che ti inviano le domande in uno scarno file Word, tu quando hai tempo rispondi, e a posto così. No, lui mi ha intervistato a suon di PVT botta e risposta. Il tutto è nato e si è concluso nella serata di sabato, accompagnato dalle dolci note dei lamenti dei poveri disgraziati piagnucolosi della De Filippi che, devo dire, non aiutano.

Potete leggere l’intervista sul suo blog Titolando, cioè QUA.

Io ringrazio Exeunt, che seguo da tempo, per aver pensato a me.
Oggi altra lunga giornata.
Dopo le 5 ore di lavoro, che inizieranno alle 12.30, devo portare Iker al veterinario per il richiamo annuale del vaccino. È un cagnone un po’ (troppo) esuberante lui, e in queste circostanze gli sale l’agitazione per la punturina. Mi auguro solo che stavolta non faccia crollare tutto l’espositore di bocconcini e ossi e biscotti a terra, come un anno fa.

Maria De Filippi sbrana la cagnolina Ether in diretta

Ieri, subito dopo aver detto ad uno, al telefono, che portavo fortuna e che quindi, se fossi stato in lui, mi sarei recato immediatamente nella più vicina tabaccheria (per non permettere al positivo fluido emesso dalla mia voce di disperdersi nell’aria a causa della troppa distanza) a comprarmi un Gratta e Vinci, ebbene, lui ha riagganciato, è andato a comprarsi un Gratta e Vinci e ha vinto 5 euro. Io sono anni che gratto gratto e non vinco mai, tranne qualche mese fa che con Luca e Niccolò abbiamo vinto 5 euro con un Miliardario da 5 euro, che poi abbiamo cambiato in un altro Miliardario e abbiamo perso tutto, e non venite a dirmi che in quell’occasione siamo stati ingordi perché, se avessimo deciso di incassare i 5 euro sarebbero stati equivalenti ai 5 spesi e quindi comunque vincita zero. Fossi in voi, dopo aver letto questo post, correrei in tabaccheria, non si sa mai (e qualunque cifra vinciate, ricordatevi di me (basta anche la solita caciotta casereccia) che vi ho portato fortuna). Stanotte ho sognato che arrivavo al lavoro con un’ora di ritardo e tutti mi sorridevano, anche i manager, e lì ho capito che era il sogno più cazzaro della mia vita, mi è venuto da ridere e credo di averlo anche fatto, pensando a che razza di sogno stessi facendo. Ma parliamo un po’ di devastanti trashate televisive. Ieri c’era Paris Hilton a Verissimo. Non sono sicuro che fosse l’originale, secondo me era una bambola gonfiabile platinata. Mi piace la Toffanin e, anche se le è concesso presentare Verissimo solo perché compagna del Berlusca junior, ben venga! Nelle interviste sembra sempre che prenda per il culo a ogni domanda, e mai come ieri ho apprezzato quel suo modo di fare con l’ereditiera più famosa del mondo che, se dovesse avere la fortuna di ereditare anche solo un grammo di cervello, sarebbe almeno paragonabile a una gallina, per ora ci limitiamo a considerarla il vuoto, una sorta di buco nero, anzi biondo. Quando poi le ha chiesto se conosceva Debora Caprioglio e se sapeva che s’era sposata, e Paris ha manifestato un’espressione schifata neanche le avesse proposto di ingurgitare feci di cavallo, è stato il top.

Ieri è tornata Maria con C’è posta per te in una prima puntata densa di luoghi comuni e storie pietose di quelle che piacciono tanto alla gente. Non mi ha stupito Totti che, poveretto, più di tanto non ce la fa, ma Raoul Bova che osa dire a una giovane donna a cui è appena morto il marito perché gli hanno sparato, che non esce più di casa e vive a lutto, che non ne vuole sapere di altri uomini o altre storie, che continua a vedere negli occhi del figlioletto l’immagine del suo sposo: “Su, dai, la vita continua!”. Chi è che domani spara alla moglie di Raoul Bova? Sono curioso di vedere se, dopo, la penserà ancora allo stesso modo.

Conclusione a sorpresa con la cagnolina Ether che Maria fa finta di saper addomesticare con le sue crocchette tirate fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni, dove stanno pure le caramelle alla menta che succhia di tanto in tanto. E invece Ether se ne sbatte degli ordini e più volte tenta di aggredirla per impadronirsi delle crocchette. Maria fa la voce grossa, inizia a latrare e a sbavare, e la povera Ether, intimorita, fa due inchini e una giravolta. Ad un certo punto ho temuto che potesse sbranarla davanti ai quasi 6 milioni di spettatori che all’1.00 di notte erano sintonizzati su Canale5; Maria a Ether, chiaramente.

Zero pizza, e risate non come allora

Che sarà, che sarà, che sarà-à-à, che sarà del mio giorno libero chi lo sa-a-a so far tutto, o forse niente, da oggi si vedrà, e sarà, sarà quel che sarà!

 

(Matte’, studia!)

Poi, se fosse stato un sabato di qualche mese fa, sarei andato a cena fuori e sarebbe stato pieno di risate. Stasera non penso che andrò a cena fuori e non so se riderò, certo non come allora. Ieri qualcuno mi ha detto che invidiava la mia vita sempre allegra. Io ho risposto che non è detto che vi sia allegria dietro un sorriso. Lui ha detto che allora invidiava la mia capacità di mostrarmi sempre allegro. Io ho risposto che sì, era vero. Effettivamente ho questa tendenza a ridere sempre, a evidenziare l’ironia nelle cose, per non pensare troppo, e ingigantire col pensiero (che è come elio in un palloncino) la tristezza, o anche solo per vedere qualcuno ridere. Quando un sorriso ti entra negli occhi, scava fino a toccare il cuore, quando il canale possono essere solo le orecchie, ti fa piacere sì, ma poi diventa malinconia, di non poterlo vedere quel sorriso. Non credevo di soffrire così tanto la distanza. Me la caverò, ci mancherebbe, però quel vuoto, seppur provvisorio, è  immenso, e far finta di non vederlo è solo un palliativo per poter continuare in silenzio a costruire la mia chance.

Perché Isabella Ferrari non va a Zelig?

Un giorno perfetto mi è piaciuto e non mi è piaciuto. I film di Ozpetek, si sa, sono un po’ così, però hanno quasi sempre la particolarità di destabilizzarti e confonderti, lasciarti dentro degli interrogativi; questo mi pare il tentativo meno riuscito. Sarà che già trasformare un capolavoro della letteratura in un film è complicato, e alla fine il film ci perde sempre, figuriamoci se il romanzo da cui è tratto è un libro così così (non venite a dirmi che Melania Mazzucco sa scrivere perché se no vi consiglio di ricominciare a leggere letteratura di qualità a partire da Topolino e Paperoga). È una giornata in cui si decidono i destini di alcune vite, ironicamente definita perfetta nella sua tragicità. Tipico inizio ozpetekiano (neologismo neoconiato da me) in cui ti spiattella tutta una serie di personaggi che gradualmente legano i loro destini, e che tu all’inizio non capisci chi è questo e chi è quello. Il fatto è che stavolta, anche dopo averlo guardato tutto, ti viene da domandarti il perché di tanti personaggi, cosa c’entra la storia di questo con la storia di quello e di quell’altro. I legami appaiono un po’ troppo leggeri, quasi forzati, e quella capacità che ha Ozpetek di far quadrare tutto nell’ultima scena, stavolta puffete! film finito e tu aspetti che smettano di scorrere i titoli di coda perché sei certo che ci sarà la scena che chiarisce tutto, e invece la scena che chiarisce tutto non c’è. Quindi, un consiglio per chi andrà a vederlo, appena partono i titoli di coda tornate pure a casa ché tanto non succede più niente. Isabella Ferrari continua a farmi ridere. A me quell’attrice provoca un’ilarità spontanea che si manifesta nei momenti e nelle scene più inopportune. Lei vorrebbe risultare drammatica con quella sua camminata sbilenca, stanca, quegli sguardi, il sangue che le cola dalle labbra, a me fa ridere. Sarà un problema mio, ma io la Ferrari la vedrei bene a vendere le pentole di rame in piazza, oppure, che so, a Zelig (sarebbe la prima comica di quella trasmissione a divertirmi davvero). Va detto anche che il bambino protagonista all’inizio l’ho odiato, con quella sua faccia da schiaffi, poi invece mi è stato simpatico e mi è dispiaciuto quando il padre ha caricato la pistola e… Oddio, che sbadato. Stavo quasi per svelarvi il finale (l’ha ucciso, non l’ha ucciso, l’ha ucciso e s’è ucciso, chissa!) un po’ banale, sì. E questa donna che lascia che i propri figli passino un week end con l’ex marito che s’era abbondantemente dimostrato fuori di testa avendola malmenata (anch’io la Ferrari la malmenerei, per svegliarla da quel suo patetico torpore, per il suo bene insomma) prima di tentare di violentarla. Il film finisce che non si capisce chi è vivo, chi è morto, chi parte, chi resta. E poi un’altra cosa. Nei titoli di coda, dopo i nomi degli attori appare la scritta: con la partecipazione di Stefania Sandrelli; perché il suo nome non è mischiato agli altri? Ma l’hanno pagata, sì? Comincio a preoccuparmi. Stefania hai bisogno di contante? Chiedi pure, noi siam sempre pronti ad aiutarti.
Ieri hanno scelto le veline. Quando ho visto le 4 coppie ho pensato che la mora (che poi ha vinto) era stata un po’ sfortunata ad essere accoppiata alla bionda (che poi ha vinto, visto che vincevano in coppia) che mia madre ha definito vagamente simile alla bambina dell’Esorcista, e se lo dice mia madre ci crediamo. Lei è un’esperta di Veline, non s’è persa una sola puntata; strano che Greggio non l’abbia chiamata in giuria per la finalissima. La coppia seconda classificata sembrava presa dal vicolaccio delle bruttone grezze. Spero che la riccia stia bene perché durante le selezioni continuava a piangere e a esultare smodatamente. Mi auguro non si sia suicidata dopo la trasmissione per essere diventata quasi velina.  

“Mamma, su La7 stanno intervistando De Gregori.”
“Togli ‘ste cazzate! Metti a Canale5 che c’è Veline!”
“Mamma, c’è la partita dell’Italia!”
“No, io devo vedermi Veline!”

Lei deve, capite?

Ferzan, amico mio, come butta?

L’incontro col professore (vedi post precedente) è andato molto meglio del previsto (vi ricordo che il previsto era che io scoppiassi in lacrime per poi buttarmi dal primo ponte più alto di 2 metri (questo l’ho aggiunto ora) e, se sono qui ad aggiornarvi, almeno non mi sono buttato, e non è poco). Il professore non mi regala l’esame (scherzavo quando dicevo che era quello il mio obiettivo, lo dico per chi ha interpretato la mia ironia come reale intenzione di implorarlo affinché mi facesse verbalizzare all’istante) però ha deciso di aiutarmi a superarlo, di prendersi me come accollo per il prossimo periodo, sostanzialmente. Io andrò da lui a seconda della disponibilità mia e sua, anche fuori dagli orari di ricevimento, lui mi assegnerà una parte del programma da studiare e mi interrogherà su quello che avrò studiato fino a quel momento, mi rispiegherà quello che non avrò capito e via dicendo, finché forse un giorno arriverà il momento in cui l’esame potrà dirsi superato. È stato molto gentile scegliendo di fare per me qualcosa che non era obbligato a fare; avrebbe potuto benissimo rispondermi: “Guardi, l’appello è il giorno X, il programma sta sul sito, le dispense idem, in bocca al lupo!” e invece ha deciso di accogliere la mia richiesta di aiuto. Per non sentire storie avrebbe potuto anche farmi verbalizzare seduta stante, come fanno in molti (in cambio di soldi…), tanto un esame in più chissà cosa cambiava, e sarebbe stato più semplice anche per lui che invece ha scelto la via più complicata per entrambi, ma la più ammirevole. Ora c’è da mettersi sotto sul serio e l’idea non mi dispiace.

Intanto la giornata di oggi non è proprio iniziata nel migliore dei modi. La sveglia presto è come una bastonata sui preziosi gingilli infra gambe. Vado in bagno e ritrovo nell’immagine del mio dolce pancino nello specchio, una bolla di zanzara che io ho sentito, non pizzicarmi (anche se sicuramente è stata lei), attenzione, io ho sentito la sua voce nella notte che mi sibilava nelle orecchie (che fastidio). E allora la ritroverò fra centinaia e, come insegna la giusta legge del contrappasso, la obbligherò ad autopizzicarsi. Sbadigliando, accendo la lampada alle tartarughe. Ricordate la lampadina che ho comprato l’altro ieri perché quella che avevo comprato in previsione che quella che avevano già si fulminasse, era già fulminata; sì proprio quella, sapete che fine ha fatto quando stamattina ho premuto l’interruttore? Per effetto di una fusione si stacca e crolla nell’acqua della vasca. Loro stanno bene, io no, visto che è la terza lampadina da 10 e passa euro (perché quelle per i rettili costano) che compro in una settimana. Almeno ho scoperto la causa: se sulla lampada, vicino all’attacco, c’è scritto: massimo 40 watt, un motivo ci sarà, 60 è più grande di 40 quindi non andava bene, ecco (a leggerle prima certe etichette no, eh?). Dopo 5 ore di lavoro riprendo a girare per i negozi alla ricerca di una lampada per rettili da 40 watt. Qua a L’Aquila, se vuoi una lampada per rettili, devi ipotecare la casa a garanzia che quella lampada poi la pagherai. Una addirittura m’ha detto: “Io le prendo solo su ordinazione ché non si vendono” e io: “Signora, pure se ne prende due o tre e le tiene qua, mica scadono. Ha un negozio che si chiama L’acquario mica Pizzeria da Gino!”.

Stasera cinema. Vado a vedere Un giorno perfetto, il nuovo film di Ozpetek, tratto dall’omonimo libro di Melania G. Mazzucco che all’uscita non s’era cagato nessuno e che adesso è nella top ten dei più venduti. Ferzan, che ne dici di aggiudicarti fin da subito (sono molte le richieste, ma io ho pensato a te) i diritti del mio nuovo libro Supermarket24? Se vuoi, anche a pochi spiccioli, non sono avido io. Se non disponi di denaro contante, vanno bene anche due caciotte + il pupazzo della tigre di Kung Fu Panda, ma pure regalati, guarda! Che ne dici simpatico (mica tanto) Ferzan, eh?