Ferzan, amico mio, come butta?

L’incontro col professore (vedi post precedente) è andato molto meglio del previsto (vi ricordo che il previsto era che io scoppiassi in lacrime per poi buttarmi dal primo ponte più alto di 2 metri (questo l’ho aggiunto ora) e, se sono qui ad aggiornarvi, almeno non mi sono buttato, e non è poco). Il professore non mi regala l’esame (scherzavo quando dicevo che era quello il mio obiettivo, lo dico per chi ha interpretato la mia ironia come reale intenzione di implorarlo affinché mi facesse verbalizzare all’istante) però ha deciso di aiutarmi a superarlo, di prendersi me come accollo per il prossimo periodo, sostanzialmente. Io andrò da lui a seconda della disponibilità mia e sua, anche fuori dagli orari di ricevimento, lui mi assegnerà una parte del programma da studiare e mi interrogherà su quello che avrò studiato fino a quel momento, mi rispiegherà quello che non avrò capito e via dicendo, finché forse un giorno arriverà il momento in cui l’esame potrà dirsi superato. È stato molto gentile scegliendo di fare per me qualcosa che non era obbligato a fare; avrebbe potuto benissimo rispondermi: “Guardi, l’appello è il giorno X, il programma sta sul sito, le dispense idem, in bocca al lupo!” e invece ha deciso di accogliere la mia richiesta di aiuto. Per non sentire storie avrebbe potuto anche farmi verbalizzare seduta stante, come fanno in molti (in cambio di soldi…), tanto un esame in più chissà cosa cambiava, e sarebbe stato più semplice anche per lui che invece ha scelto la via più complicata per entrambi, ma la più ammirevole. Ora c’è da mettersi sotto sul serio e l’idea non mi dispiace.

Intanto la giornata di oggi non è proprio iniziata nel migliore dei modi. La sveglia presto è come una bastonata sui preziosi gingilli infra gambe. Vado in bagno e ritrovo nell’immagine del mio dolce pancino nello specchio, una bolla di zanzara che io ho sentito, non pizzicarmi (anche se sicuramente è stata lei), attenzione, io ho sentito la sua voce nella notte che mi sibilava nelle orecchie (che fastidio). E allora la ritroverò fra centinaia e, come insegna la giusta legge del contrappasso, la obbligherò ad autopizzicarsi. Sbadigliando, accendo la lampada alle tartarughe. Ricordate la lampadina che ho comprato l’altro ieri perché quella che avevo comprato in previsione che quella che avevano già si fulminasse, era già fulminata; sì proprio quella, sapete che fine ha fatto quando stamattina ho premuto l’interruttore? Per effetto di una fusione si stacca e crolla nell’acqua della vasca. Loro stanno bene, io no, visto che è la terza lampadina da 10 e passa euro (perché quelle per i rettili costano) che compro in una settimana. Almeno ho scoperto la causa: se sulla lampada, vicino all’attacco, c’è scritto: massimo 40 watt, un motivo ci sarà, 60 è più grande di 40 quindi non andava bene, ecco (a leggerle prima certe etichette no, eh?). Dopo 5 ore di lavoro riprendo a girare per i negozi alla ricerca di una lampada per rettili da 40 watt. Qua a L’Aquila, se vuoi una lampada per rettili, devi ipotecare la casa a garanzia che quella lampada poi la pagherai. Una addirittura m’ha detto: “Io le prendo solo su ordinazione ché non si vendono” e io: “Signora, pure se ne prende due o tre e le tiene qua, mica scadono. Ha un negozio che si chiama L’acquario mica Pizzeria da Gino!”.

Stasera cinema. Vado a vedere Un giorno perfetto, il nuovo film di Ozpetek, tratto dall’omonimo libro di Melania G. Mazzucco che all’uscita non s’era cagato nessuno e che adesso è nella top ten dei più venduti. Ferzan, che ne dici di aggiudicarti fin da subito (sono molte le richieste, ma io ho pensato a te) i diritti del mio nuovo libro Supermarket24? Se vuoi, anche a pochi spiccioli, non sono avido io. Se non disponi di denaro contante, vanno bene anche due caciotte + il pupazzo della tigre di Kung Fu Panda, ma pure regalati, guarda! Che ne dici simpatico (mica tanto) Ferzan, eh?