Zero pizza, e risate non come allora

Che sarà, che sarà, che sarà-à-à, che sarà del mio giorno libero chi lo sa-a-a so far tutto, o forse niente, da oggi si vedrà, e sarà, sarà quel che sarà!

 

(Matte’, studia!)

Poi, se fosse stato un sabato di qualche mese fa, sarei andato a cena fuori e sarebbe stato pieno di risate. Stasera non penso che andrò a cena fuori e non so se riderò, certo non come allora. Ieri qualcuno mi ha detto che invidiava la mia vita sempre allegra. Io ho risposto che non è detto che vi sia allegria dietro un sorriso. Lui ha detto che allora invidiava la mia capacità di mostrarmi sempre allegro. Io ho risposto che sì, era vero. Effettivamente ho questa tendenza a ridere sempre, a evidenziare l’ironia nelle cose, per non pensare troppo, e ingigantire col pensiero (che è come elio in un palloncino) la tristezza, o anche solo per vedere qualcuno ridere. Quando un sorriso ti entra negli occhi, scava fino a toccare il cuore, quando il canale possono essere solo le orecchie, ti fa piacere sì, ma poi diventa malinconia, di non poterlo vedere quel sorriso. Non credevo di soffrire così tanto la distanza. Me la caverò, ci mancherebbe, però quel vuoto, seppur provvisorio, è  immenso, e far finta di non vederlo è solo un palliativo per poter continuare in silenzio a costruire la mia chance.