Perché Isabella Ferrari non va a Zelig?

Un giorno perfetto mi è piaciuto e non mi è piaciuto. I film di Ozpetek, si sa, sono un po’ così, però hanno quasi sempre la particolarità di destabilizzarti e confonderti, lasciarti dentro degli interrogativi; questo mi pare il tentativo meno riuscito. Sarà che già trasformare un capolavoro della letteratura in un film è complicato, e alla fine il film ci perde sempre, figuriamoci se il romanzo da cui è tratto è un libro così così (non venite a dirmi che Melania Mazzucco sa scrivere perché se no vi consiglio di ricominciare a leggere letteratura di qualità a partire da Topolino e Paperoga). È una giornata in cui si decidono i destini di alcune vite, ironicamente definita perfetta nella sua tragicità. Tipico inizio ozpetekiano (neologismo neoconiato da me) in cui ti spiattella tutta una serie di personaggi che gradualmente legano i loro destini, e che tu all’inizio non capisci chi è questo e chi è quello. Il fatto è che stavolta, anche dopo averlo guardato tutto, ti viene da domandarti il perché di tanti personaggi, cosa c’entra la storia di questo con la storia di quello e di quell’altro. I legami appaiono un po’ troppo leggeri, quasi forzati, e quella capacità che ha Ozpetek di far quadrare tutto nell’ultima scena, stavolta puffete! film finito e tu aspetti che smettano di scorrere i titoli di coda perché sei certo che ci sarà la scena che chiarisce tutto, e invece la scena che chiarisce tutto non c’è. Quindi, un consiglio per chi andrà a vederlo, appena partono i titoli di coda tornate pure a casa ché tanto non succede più niente. Isabella Ferrari continua a farmi ridere. A me quell’attrice provoca un’ilarità spontanea che si manifesta nei momenti e nelle scene più inopportune. Lei vorrebbe risultare drammatica con quella sua camminata sbilenca, stanca, quegli sguardi, il sangue che le cola dalle labbra, a me fa ridere. Sarà un problema mio, ma io la Ferrari la vedrei bene a vendere le pentole di rame in piazza, oppure, che so, a Zelig (sarebbe la prima comica di quella trasmissione a divertirmi davvero). Va detto anche che il bambino protagonista all’inizio l’ho odiato, con quella sua faccia da schiaffi, poi invece mi è stato simpatico e mi è dispiaciuto quando il padre ha caricato la pistola e… Oddio, che sbadato. Stavo quasi per svelarvi il finale (l’ha ucciso, non l’ha ucciso, l’ha ucciso e s’è ucciso, chissa!) un po’ banale, sì. E questa donna che lascia che i propri figli passino un week end con l’ex marito che s’era abbondantemente dimostrato fuori di testa avendola malmenata (anch’io la Ferrari la malmenerei, per svegliarla da quel suo patetico torpore, per il suo bene insomma) prima di tentare di violentarla. Il film finisce che non si capisce chi è vivo, chi è morto, chi parte, chi resta. E poi un’altra cosa. Nei titoli di coda, dopo i nomi degli attori appare la scritta: con la partecipazione di Stefania Sandrelli; perché il suo nome non è mischiato agli altri? Ma l’hanno pagata, sì? Comincio a preoccuparmi. Stefania hai bisogno di contante? Chiedi pure, noi siam sempre pronti ad aiutarti.
Ieri hanno scelto le veline. Quando ho visto le 4 coppie ho pensato che la mora (che poi ha vinto) era stata un po’ sfortunata ad essere accoppiata alla bionda (che poi ha vinto, visto che vincevano in coppia) che mia madre ha definito vagamente simile alla bambina dell’Esorcista, e se lo dice mia madre ci crediamo. Lei è un’esperta di Veline, non s’è persa una sola puntata; strano che Greggio non l’abbia chiamata in giuria per la finalissima. La coppia seconda classificata sembrava presa dal vicolaccio delle bruttone grezze. Spero che la riccia stia bene perché durante le selezioni continuava a piangere e a esultare smodatamente. Mi auguro non si sia suicidata dopo la trasmissione per essere diventata quasi velina.  

“Mamma, su La7 stanno intervistando De Gregori.”
“Togli ‘ste cazzate! Metti a Canale5 che c’è Veline!”
“Mamma, c’è la partita dell’Italia!”
“No, io devo vedermi Veline!”

Lei deve, capite?