Violetta Bellocchio si vende per un pugno di libri

Mentre aspettavo Niccolò ho comprato Sono io che me ne vado di Violetta Bellocchio. La prima volta l’ho visto alla Martelli. Mi ha colpito per la copertina cattiva. L’ho sfogliato e ho pensato a quanto belle fossero le edizioni della collana Strade Blu di Mondadori. L’ho rimesso al suo posto. Poi è tornato alla mia attenzione per l’idea bizzarra dell’autrice di promuoverlo promettendo in cambio momenti di vita vissuta con lei. Le condizioni sono le seguenti e vi giuro che non è uno scherzo. 
– Se ne comprate una copia lei vi offrirà un cornetto e un cappuccino al bar.
– Se di copie ne acquistate tre, lei vi fa compagnia in un contesto sociale: ad una festa, al cinema, a passeggio, a teatro, allo zoo.
– Acquistatene dalle cinque alle dieci copie e lei vi porterà a pranzo dai genitori, vi farà vedere le foto di famiglia e il tutto si concluderà con lo scambio dei numeri di cellulare.
– Se toccate le undici copie sarete protagonisti di un tour in sua compagnia per i luoghi che hanno ispirato il romanzo, vi offrirà arrosticini sotto le stelle ed è previsto anche un pernottamento. Vitto e alloggio ovviamente a carico della signorina Bellocchio.
– Oltre le venti copie vale tutto. Lei non scende nei dettagli per una questione di sede e pudore, ma pare che chi porterà la prova provata dell’acquisto non avrà di che lamentarsi.
I servizi li trovate meglio specificati nel suo blog. Ho letto una trentina di pagine, prima sotto l’ombra in piedi, appoggiato al muro della Edison, poi sotto il sole seduto su una panchina in Piazza della Repubblica, poi di nuovo sotto l’ombra in piedi. Una panchina all’ombra era così architettonicamente difficile immaginarla? Nell’attesa ho conosciuto un ragazzo del Senegal che potrei dirvi si chiamasse Abdullah, ma mentirei. Non ricordo il suo nome nonostante me l’abbia detto. Mi ha detto che lui di mestiere fa il venditore di libri e lì mi è venuto da rispondergli qualcosa del tipo: “Beato te!” poi l’ho guardato con quella manciata di libri di cattiva qualità fra le mani, i denti gialli e la tunica vinaccio e non l’ho invidiato per niente. Mi ha chiesto di dare un’occhiata, l’ho fatto. Si trattava di pubblicazioni a senso unico. Africa, problemi, vite straordinarie e bambini che non hanno da mangiare e cercano fra la terra nutrimento.
“Sei di Firenze tu?” Ho pensato che raccontargli tutta la mia storia sarebbe stato lungo, così gli ho detto di sì. “Studi?” “Ci provo, Informatica!” “Ah, informatica!” ha esclamato. “Io sono dovuto scappare dal Senegal.”
Non ho capito se il suo fosse un tono sorpreso oppure rassegnato. Mi ha detto che lui sta sempre sotto i portici a fare concorrenza alla Edison e ha sorriso. Gli ho detto che la prossima volta, invece che comprarlo dentro, un libro, lo prendo da lui.

Il palazzo delle rivincite in corso

Appena due settimane fa, con una circolare firmata dal vice capo del dipartimento ministeriale, Bernardo De Bernardinis, era stata abolita, nelle tendopoli, la somministrazione di caffé, cioccolata e vino. Poco prima, anche le manifestazioni interne ai campi, promosse dalla popolazione, erano state bandite. “Occorre non turbare la quiete degli ospiti” era stato spiegato dagli uffici della Dicomac (il centro operativo della Protezione Civile). Ora anche il volantinaggio è severamente vietato. L’aria che si respira è quella da pieno conflitto mondiale. Le forze dell’ordine sono diventate i veri padroni della città e alla gente non è concesso neanche chiacchierare in pace che d’improvviso arriva uno stronzo qualunque in divisa che deve perlustrare la tenda, perché non si sa mai che una cellula terroristica di Al Qaeda stia covando sotto la brandina in attesa di sferrare l’attacco a Obama l’8 luglio direttamente all’atterraggio.
In questi giorni sono a Firenze, domani o dopo domani torno a L’Aquila. È un momento che oscillo fra le due città come un pendolo che saprebbe quale estremo scegliere, ma per ora è costretto a tornare indietro e poi di nuovo avanti, in quel movimento che distrugge per l’allontanamento e un attimo dopo consola per il ritrovato cielo. Vorrei fare qualche telefonata e discutere per ore, ma tutte le novità della vita degli altri si scontrano con le risposte che aspetto dalla mia e annullano l’urgenza facendomi sentire eternamente sospeso, in attesa, per quanto altro tempo ancora non è dato sapere. Per questo non chiamo. Non saprei che raccontare e chiedere del nuovo altrui fa piacere, mica no, ma ha su di me un effetto seppur leggero comunque distruttivo, quindi da evitare. Quella del pendolo è una condizione a cui mi sto abituando e che non mi dispiace. La proteggo, la mia vita precaria, e mi spaventano le certezze come non mai, ora. Fuggo alla parola futuro. Si ferma il respiro e un blocco d’aria si condensa sulla bocca dello stomaco e mi paralizza. Sono molto cambiato. La stabilità era un sogno da piccolo. Piccolo nell’età si può esserlo anche a vent’anni. Non che desideri restare vittima di una vita precaria, però, se mi fermo, scende la nebbia.
Ieri avevo un mal di testa che mi ha ricordato per tutto il giorno che bere così è deleterio e la sera prima c’avevo dato giù di brutto, a partire dal Rum e Cola fatto in casa che di Coca Cola ce n’era giusto un’ombra. Eppure mi sono spremuto il cervello a tal punto che ho rischiato che venisse fuori davvero qualche strano liquame tipo fontanella. Io lo vedrei sul verdino. Ho scritto un articolo importante – se lo pubblicano ve lo dico che lo trovate in tutte le edicole – e pure due interviste. Ieri sera poi ho riso tantissimo. Sono spuntate fotografie di qualche anno fa. Siamo stati fino a tarda ora a commentarle, io Luca e Niccolò. A riderci sopra. A ricordare i miei bei capelli andati. La puzza di patatine fritte che mi portavo dietro alla laurea di Luca, perché avevo fatto una corsa pazzesca dal Mc Donald’s dove lavoravo, per non perdermi neanche un secondo di un momento tanto importante. La maglia nera con la scritta USA bianca, che ancora metto per uscire. Ho riso così tanto che d’un tratto un sollievo inatteso mi ha avvolto. Il sollievo di essermi sempre sbagliato nella vita, tranne che in una cosa, che fa da fondamenta al mio palazzo delle rivincite in corso. L’amicizia.
Dio che bella che è l’amicizia!
Il computer brucia le gambe e fuori ci sono 35 gradi che si appiccicano sui vestiti. Stasera festa. A mezzanotte Niccolò compirà 23 anni e noi festeggiamo dal Re della goduria, Pizzaman.
Telefonate al vostro migliore amico oggi. Ditegli che gli volete bene.
Saluti amicosi.

E non ditemi che non vi avevo avvertiti!

Se qualcuno si azzarda a spegnere il ventilatore, giuro che gli faccio una macumba che lo porterà alla morte nelle 24 ore successive. E se mi impegno ci riesco. Ho già dato prova delle mie sensazioni medianiche fatali quando paragonai i miracolati dell’AirBus ai protagonisti di Final Destination, ricordate? [“Io son contento per loro, per carità, però sconsiglierei a ciascuno dei suddetti miracolati la visione di Final Destination che comincia esattamente così. Fossi in loro avrei il culo serrato all’idea che la Morte si fosse già messa sulle mie tracce.] Ebbene Kurt e Johanna Ganthaler hanno mancato per pochi minuti il volo Air France che si è inabissato nell’oceano Atlantico e bla bla bla. Sull’autostrada che dall’aeroporto di Monaco di Baviera porta al Brennero, la coppia di pensionati meranesi, di ritorno dalla vacanza in Brasile, è uscita di strada con l’auto. Kurt e Johanna, una volta arrivati in Baviera, volevano rientrare velocemente a Merano concedendosi solo una breve sosta per la cena. A Kufstein in Austria, però, l’auto è volata fuori strada e per la donna non c’è stato nulla da fare. Non vorrei portare sfiga agli altri miracolati, ma insomma… fate attenzione agli ascensori che precipitano nel vuoto, alle falci appese ai muri dei musei sulla pastorizia, alle scale mobili della Standa che vi si aprono squarci sotto ai piedi e venite risucchiati e stritolati dagli ingranaggi, e alle valvole del gas in cucina. Mi raccomando, quando togliete il caffè dal fuoco, controllate sempre che il gas sia spento prima di sorseggiarlo comodamente sul divano.
Poi.
“Gheddafi a L’Aquila ci sarà” dice orgoglioso (di che?) il Premier. Siete contenti?
Poi.
Grillo, che i lettori della Stanza sanno non ispirarmi grande simpatia, stavolta m’è piaciuto perché almeno m’ha fatto ridere tornando a quello che meglio sa fare e cioè il comico. Al Parlamento Europeo, nel bel mezzo del suo discorso si lascia andare ad un: “Questo parlamento di amici, avvocati e zoccole…”
Come dargli torto. Irene Aderenti, senatrice della Lega, comunque non deve averla presa benissimo se ha deciso di ergersi a portavoce della rappresentanza femminile al Senato e ha annunciato: ”Altro che zoccole… quereliamo per diffamazione Beppe Grillo”. Senatrici, dovreste essere contente. Dopo i carabinieri, materia per innumerevoli barzellette ispirate alle loro non proprio geniali trovate, è arrivato il vostro momento. La categoria delle senatrici italiane che diventerà nota al mondo per la produzione di tipiche calzature lignee, soffiando il monopolio all’Olanda. È a questo che si riferiva Grillo, no? (Faccio l’ingenuo finto tonto se no querelano pure me.)
Poi.
Saltellando qua e là sotto e sopra me n’ero (quasi) dimenticato, ma c’ha pensato Rachele a ricordarmelo. Oggi nuovo numero di 4 chiacchiere contate con una scrittrice d’eccezione: Giulia Alberico che ci racconta il suo Cuanta Pasion! uscito qualche mese fa per Mondadori. Dico una scrittrice d’eccezione intanto per la disponibilità, la gentilezza, i modi, e poi per la generosità che ha dimostrato nei miei confronti. Ormai è un’amica, mia e di Solo Libri e le auguro un grandissimo successo perché se lo merita. Regia, vai pure con l’intervista!
Ora si va (è così che devi parlare qua, se no ti guardano come io guardo i cinesi e non mi va di essere guardato così).
Saluti gheddafiani.

Staccano il telefono a un terremotato: me

Non sono morto, non io almeno. Forse la signorina della Telecom che, se avesse potuto scegliere, probabilmente avrebbe preferito prendere l’AirBus e finire a quattromila metri di profondità, piuttosto che rispondere alla mia telefonata. Dopo aver riletto un importante articolo per la sedicesima volta e averlo trovato giusto, sul punto di inviarlo mi accorgo che internet non carica più le pagine. No problem! Con le solite manovre vedrai che tornerà tutto ok e tu potrai inviare il tuo articolo. Accendo e rispendo il modem. Stacco e riattacco le spine. Niente. Soffio dentro ai cavi (funziona quasi sempre soffiare, perché modifica lo stato atomico della materia attorno ai fili e genera campi elettrici favorevoli al ripristino). Niente. Che cos’è quella lucina rossa fissa sul modem sotto la scritta internet? Non l’ho mai vista prima d’ora. Al massimo ho visto lampeggiare quella verde, quando la linea balla, ma rossa mi preoccupa. Mi pongo come limite un paio d’ore. Sarà per via dei lavori che stanno facendo non a casa mia, ma in tutta la città. Avranno staccato internet per un po’. Passano due ore e io mi sento un po’ meno calmo del diavolo della Tasmania chiuso in una gabbia. Chiamo il 187 scoprendo che è l’unico numero che mi fa comporre dal telefono fisso oltre a quello della polizia e a quello del pronto intervento e la cosa mi rassicura, almeno se sto per morire un’ambulanza me la fanno chiamare. Mi risponde prima un ragazzo che dopo aver verificato se avessi attacco le spine e acceso il modem si convince ogni minuto di più che la mia linea non funziona perché non ho messo il filtro ad una delle prese telefoniche e a suo dire le interferenze ostacolerebbero il segnale. Quando gli ho domandato come mai in 6 anni non lo avevano mai ostacolato lui mi ha chiesto: “Ha provato a collegarsi tramite il cavo di rete?”. Quando gli ho spiegato che il portatile prendeva perfettamente la connessione dal modem, ma che segnalava l’assenza della linea mi ha detto: “Provaci comunque ché non si sa mai”. Io c’ho provato e s’è saputo che ovviamente il cavo di rete non c’azzeccava una mezza minchia. Quando gli ho fatto notare che il modem stesso mi agghiacciava con quella lucetta rossa a me estranea mi ha risposto: “Io la linea presso la sua abitazione la vedo presente e funzionante”. “Mi sta dicendo che non mi crede?” “No, per carità!” “Mi sta dicendo che le sto mentendo così per il gusto di fare quattro chiacchiere con un operatore della Telecom e passare una mezz’oretta in compagnia?” Oddio, vista la travolgente vita del momento in città, non sarebbe un’ipotesi tanto improbabile. “Ha provato a cambiare il modem? Potrebbe essersi danneggiato.” Se è questo il livello dei suggerimenti, sento di avere tutte le caratteristiche e le conoscenze tecniche indispensabili per diventare un operatore della Telecom. “Ok, proverò certamente a cambiare il modem!” E pure operatore. Richiamo, stavolta digitando il numero corrispondente ai problemi tecnici riferiti alla telefonia fissa. Mi risponde un ragazzo un po’ più sveglio. “Le hanno staccato la linea, telefono e internet.” Ha il tono di chi si rivolge a un malfattore. “E per quale motivo?” “Perché non ha pagato la bolletta, ovvio.” “Allora. Mi stia bene a sentire. Io sono aquilano, ha presente la città dei terremoti? Voi giustamente la bolletta non me l’avete inviata perché così dice il decreto. Cosa avrei dovuto pagare?” “Ah. La metto in contatto con l’ufficio Altre questioni, se ne occupano loro.” Ed è la signorina dell’ufficio Altre questioni la destinata alla mia cascata di improperi nutrita dalla rabbia che i due operatori hanno generato, sommata alla privazione di internet e ai motivi paradossali che l’hanno provocata. “Guardi, ci dev’essere stato un errore.” “Sì, lo credo anch’io.” “La sua abitazione dev’essere finita in una specie di buco nero, visto che la bolletta non gliel’abbiamo inviata, e quindi abbiamo fatto bene, ma le abbiamo staccato la linea come se non avessimo considerato il terremoto.” “Va bene, visto che abbiamo chiarito l’inghippo, e cioè che i buchi neri esistono, con la stessa velocità con cui l’avete staccata, la riattaccate!” “Sì in due o tre giorni…” “Non ha capito. La riattaccate adesso! Io con internet ci lavoro, ha capito?” (La stanza del Matto, Facebook, le interviste su Solo libri e potrei elencarvi altre innumerevoli fonti di guadagno.) “Non dipende da me, è un problema di comunicazione tra i vari reparti.” “Dipende forse da me, signorina? Toglieteci pure il telefono e qua ci accordiamo per un suicidio di massa!”
Agli inizi di questo post avevo anche intenzione di complimentarmi con loro per aver risolto il disguido in meno di due giorni, ma mi tocca rimangiarmi tutto, visto che la spia che, quando è ok è verde, quando non c’è linea è rossa, ora non è né verde né rossa, semplicemente spenta, e ha di nuovo smesso di collegarsi. Io aspetto il pranzo e alle tre, se la situazione di stallo persiste, chiamo prima la Telecom e poi Striscia la notizia. Anzi la chiamo subito, altro che le tre. Oddio, non mi fa neanche chiamare il 187. E il 118? Neppure! E se mi sento male? Che l’hanno reciso con le cesoie il filo, stavolta? Ho improvvisamente deciso di fornire a Faletti, materiale a palate per il nuovo romanzo. Comunque ha perso smalto il Re del thriller. Ieri a Matrix mi ha fatto un po’ pena. Tentava battute alle quali rideva solo lui o faceva finta. Si barcamenava tra teorie sui serial killer vaghe ed elementari attirando su di sé gli sguardi schifati del criminologo ospite. Comunque reggetemi, ché se no faccio uno stillicidio.
La giornata è proseguita serena. Io sono uscito mandando affanculo modem, telefono, la categoria degli operatori e pure mia madre che appena tornata dal lavoro mi saluta con un: “Tu tutto fai tranne quello che devi fare (studiare, laurearti e derivati) che sono quelle frasi che puntano a stravolgere il mio umore gratuitamente. Ho fatto i biglietti di autobus e treno. Domani si torna a Firenze per un tempo piccolo. Tornando a casa scorgo un omino puzzolente armeggiare nel suo camioncino con la scritta Telecom sulla fiancata, a pochi metri dall’abitazione del mio vicino di casa. È un’occasione che non posso farmi sfuggire. Lo adesco in casa con una scusa. “È una cosa veloce veloce, mi creda!” Chiudo a chiave e non lo faccio uscire fino alle 20.15 che mi finisce di sistemare internet. Per quanto riguarda il telefono pare che il terremoto abbia stressato, oltre che la gente, anche alcuni cavi che in questi due mesi hanno ceduto, e adesso tutta Preturo, che è dove abito io, e i paesi limitrofi sono senza linea telefonica. Domani mi sparo le mie sei ore di viaggio endovena.
Un saluto prevaligia e predoccia.

Devo chiedere a Nereus di diventare mio amico

Su Facebook non mollano. In 100 mila si sono iscritti al gruppo: Berlusconi, rispondi! (che io suggerirei di trasformare anche in una fantastica suoneria tipo quella del lemure che fa: “Rispondi, ti prego, non ce la faccio più, ti prego rispondi…” che non riesco a trovare su You Tube) aperto subito dopo la pubblicazione da parte di Repubblica delle 10 domande al Premier, che chiedono chiarezza sulle vicende legate al caso Noemi. Nonostante la cifra ragguardevole Berlusconi non risponde. Ragazzi, Silvio è un uomo importante, è il Presidente del Consiglio. Ve lo immaginate in cameretta sua a fare i test di Facebook?
Silvio Berlusconi ha completato il test Quanto conosci Noemi Letizia? e il risultato è Conosci Noemi Letizia al 101 per cento. Siete in simbiosi, sei in lei e dentro di lei.
Poi.
Hanno ripescato il timone di coda dell’A-330 intero, divelto dalla base che lo assicurava alla fusoliera, ma senza tracce di bruciature né segni tipici di una esplosione sulla struttura dove è ancora ben visibile il logo della compagnia francese. Quindi l’aereo, che fino a ieri era esploso in volo, oggi non è esploso più. Si rafforza così la tesi della distruzione progressiva dell’aereo a causa di problemi strutturali e dei guasti segnalati dai messaggi. Le indagini si stanno concentrando sul cattivo funzionamento dei sensori che misurano la velocità e che potrebbero essersi ghiacciati. “Ci sono state situazioni sugli Airbus in cui questi tubi non hanno più misurato la velocità in un’area umida di bassa pressione, di turbolenza” ha detto il sottosegretario ai Trasporti francese Bussereau. L’Air France ha annunciato di aver accelerato la sostituzione di questi sensori sui suoi Airbus impiegati per i voli a lungo raggio. Questa decisione arriva dopo che, domenica scorsa, il sindacato piloti aveva chiesto al personale tecnico di “rifiutare tutti i voli non dotati di nuovi modelli di sonde”. Visti i precedenti, pensarci prima pareva brutto? Deviry, portavoce del sindacato nazionale dei piloti di linea francesi, ha aggiunto comunque che ad ora “non esistono collegamenti certi tra il malfunzionamento delle sonde e l’incidente”. Collegamenti? Qualcuno ha pronunciato la parola collegamenti? La tragedia è solo una coincidenza. L’Air France sta sostituendo tutte le sonde di rilevazione della velocità con altre nuove perché aveva voglia di fare shopping. Lo shopping, si sa, è una mano santa per l’umore, e l’Air France in questi giorni era un po’ giù di morale e così nuove sonde per tutti!
Poi.
Oggi esce il nuovo libro di Saviano, l’autore di Gomorra, dal titolo La bellezza e l’inferno, partorito in questi anni di vita segregata. Saviano racconta di aver scritto in una decina di case diverse tutte piccolissime e buie, perché quelle spaziose e luminose non gliele affittavano, in camere d’albergo senza finestre da poter aprire e senz’aria. Spesso ha scritto in caserma, mentre fuori splendeva il sole. Dedica il suo nuovo libro a chi ogni giorno fa resistenza, perché scrivere è fare resistenza (non sono parole mie). A chi ha amato Gomorra e ha permesso che diventasse un testo pericoloso, mentre consiglia ai vili, a chi si accontenta di vivere una vita rimediata e a metà, di tenersene lontani. Ora son proprio curioso di scoprire cosa succederà ai piani alti della classifica col ritorno di Saviano e il nuovo di Camilleri che ha già superato Faletti e le sue 500 mila copie della prima tiratura, che a questo punto rischiano di diventare un problemino. Comunque è bene che si sappia che Io sono Dio è un validissimo schiaccia noci e zanzare e tafani e vale anche come strumento di liberazione per gli indemoniati. Basta avanzare con una copia in mano, con passo fermo e costante verso il posseduto da esorcizzare e intimare: “Ti ordino, Satana, esci da questo corpo!” per poi apporre le 400 pagine della nuova Bibbia della letteratura italiana sulla fronte del posseduto che in pochi istanti, dopo aver frigolato un po’ a contatto con la beata copertina, lascerà fuoriuscire la demoniaca presenza sotto forma di fumo grigio da tutti i buchi di cui madre natura ha dotato il corpo umano, per rinascere a nuova vita.
Poi.
Per la terza volta da che è iniziata l’esplorazione degli oceani, l’uomo è riuscito a raggiungere il luogo più profondo di tutti i mari della Terra: la Fossa delle Marianne, a 10.902 metri sotto il livello del mare tra il Giappone e le Filippine. Ci è arrivato un robot-sottomarino di nuova concezione chiamato Nereus, oggi l’unico sommergibile in attività in grado di raggiungere quelle profondità. Nereus può esplorare i fondali in maniera del tutto autonoma, oppure essere guidato da un sottilissimo cavo di fibre ottiche che permette ai ricercatori che lo seguono di chiedergli non solo di riprendere con una telecamera e di inviare in diretta le immagini di ciò che lo circonda, ma anche di compiere una serie di importanti operazioni: come, ad esempio, raccogliere campioni di rocce in più punti o avvicinarsi ad organismi viventi per studiarli sul posto. Nereus può fermarsi e stabilizzarsi a qualunque profondità. È lungo 4,25 metri e largo quasi 2 metri e mezzo, viene mosso da motori alimentati da 4.000 batterie al litio, simili a quelle che si usano nei cellulari. È stato costruito con una forma che gli permette di volare in acqua, anziché semplicemente precipitare sul fondo, una caratteristica del tutto innovativa. Nereus è anche in grado di studiare la morfologia del suolo attraverso un sonar di bordo. Chissà se pulisce pure i tappeti e le federe dei cuscini. Altro che Kirby!

“Un ladro in casa!” “No, è l’amante di tua moglie!”

Le Europee sono andate. Il Pdl frena anche rispetto alle Politiche. Cala pure il Pd. Cresce la Lega che toccherà il 100 per cento non appena Bossi passerà a miglior (?) vita. In Abruzzo il Pdl, che alle scorse Politiche aveva ottenuto il 41.6 %, ha guadagnato 5 punti superando il 46 %, questo evidentemente per la settimana di vacanza che il Premier si è concesso nelle tendopoli, stando molto attento a non sporcarsi il tait nero. Altri 5 punti e si approprierà della corona di Re degli Abruzzi, che poi è quella di Miss Italia riciclata per l’occasione. La raccolta differenziata è fondamentale, soprattutto in un momento in cui mezza Italia affoga nella spazzatura. In Sicilia e in Sardegna la gente ha preferito passare il week end in spiaggia a prendere il sole piuttosto che scolare litri di sudore in fila per mettere una X con una matitina che se te la freghi e ti beccano paghi 300 euro di multa. Qualcuno ha avvertito le nostre care isole che era tempo di voto? Forse col mare a dividere le terre non è arrivata la notizia. Certo che le cabine elettorali potevate istallargliele sul bagnasciuga, oppure indire il gioco aperitivo e, in cambio di un voto, offrire Aperol a volontà. Bisogna pur attrezzarsi per riportare la gente alle urne. Quello che emerge è che Berlusca piace, e comincio a credere che sia anche per tutte le sue note scelleratezze. Immaginate quella grossa fetta di pervertiti e pedofili che si domandano e si rispondono: “E mo’ chi voto? Che sbadato, Berlusconi ovviamente!”.
Poi.
Per la tanto chiacchierata Noemi è stata la prima volta che ricorderà per sempre. La prima volta al voto, che avete capito maliziosoni che non siete altro? Quell’altra prima volta ancora deve arrivare (EEEEEEEEEEEHHHH!), è indecisa se farlo col principe azzurro che è ricco sì, ma non così avvenente, col suo metro e 61 dichiarato e i capelli trapiantati, oppure col bianco cavallo dalle doti fisiche ben più prestanti. Intanto è andata a votare (chissà per chi!). È arrivata al seggio 62 di Portici a bordo di una Mercedes e poi, scortata, ha raggiunto la cabina. Infrangendo la procedura, il presidente del seggio chiude la porta per farla votare da sola e il padre l’accompagna fino all’urna. Protestano i cittadini contro i vigili urbani che scortano Noemi alla macchina: “Vergognatevi! Scortate un semplice cittadino. È una privilegiata”. Una privilegiata Noemi? E perché mai?!
Poi.
Euna Lee and Laura Ling sono due giornaliste americane che mentre tentavano di fare un reportage sui rifugiati nordcoreani in Cina per la serie Vanguard, in onda anche in Italia sul canale 130 di Sky, sono state fermate il 17 marzo al confine tra la Cina e la Corea del Nord e condannate a 12 anni di lavori forzati per ingresso illegale nel paese. L’accusa precisa è quella di essere entrate nel Paese con intenti ostili. Il tribunale centrale nordcoreano ha confermato il loro non meglio specificato grave crimine contro la nazione e l’aver attraversato illegalmente la frontiera condannando entrambe le giornaliste a 12 anni di correzione attraverso il lavoro. Il governo americano si è detto molto preoccupato. Allora, caro Barack, che fra un mesetto sarai mio ospite a cena, perché non li bombardate e li sterminate tutti questi asiatici che hanno arrestato il loro percorso di civilizzazione ai tempi della giustizia barbarica? Almeno avranno un reale motivo per definire gli intenti degli americani ostili.
Poi.
Daria è una ragazza ucraina che sta per diplomarsi. Parla 6 lingue e a scuola è bravissima in tutte le materie e, nel suo paese, ha già il suo titolo di studio che in Italia non è valido, per questo ha dovuto rifare il liceo. Ma ora, giunta all’ultimo anno, l’ennesimo ostacolo. Daria è clandestina, non ha documenti e tantomeno il codice fiscale. Senza quel tesserino di plastica non può fare l’esame di Stato. Il ministero dell’Istruzione, per compilare l’anagrafe dello studente, deve rilevare i dati relativi a ogni singolo candidato, compreso il codice fiscale. Un’operazione che deve essere fatta entro dopo domani. Siccome la circolare del 22 maggio 2009 del ministro Maria Stella Gelmini (we love you!) vuole che senza codice fiscale non si possa sostenere l’esame, per lei il sogno di diplomarsi rischia di infrangersi per sempre. Daria a Napoli vive insieme ai genitori: la madre fa le pulizie ad ore, il padre il saldatore. A scuola, intanto, è scattata una vera e propria gara di solidarietà per aiutarla mentre i suoi compagni pensano di inoltrare una petizione. Con la massa di pecoroni che ogni anno passa l’esame di Stato, se non la fanno diplomare, giuro che vado a vivere in Corea Del Nord.
Poi.
Un docente dell’università di Pavia esce di casa come tutte le mattine alle 8. Sua moglie resta a letto perché, anche lei professoressa, quel giorno non ha lezioni da tenere. L’uomo, dopo qualche centinaia di metri, si accorge di aver dimenticato in casa le chiavi del suo ufficio. Non è neppure passata mezz’ora e, convinto che la moglie stia ancora dormendo, rientra silenziosamente. Nel buio vede un’ombra furtiva nel corridoio. La sagoma cerca una via di fuga, ma l’accesso verso la porta di casa è sbarrato dal docente. Allora si infila in una stanza e si chiude a chiave. Con il cellulare in mano digitando il 113, il professore corre preoccupato in camera da letto, ma la moglie sembra tranquillamente addormentata. Nel frattempo arriva la volante. I poliziotti salgono in casa, intimano all’intruso di uscire dalla stanza in cui si è rifugiato. Ed ecco la sorpresa: il ladro è l’assistente universitario della moglie (seminudo) che il docente conosce benissimo. “Vi prego di scusarmi”, ha detto il docente ai poliziotti. Spero che l’uomo abbia apprezzato la dedizione alla professione dimostrata dal ragazzo che, per 2 lire – si guadagna di più a fare il dog sitter che l’assistente universitario – assiste la sua docente in ogni bisogno e necessità anche fuori dall’università.

I due corpi nell’oceano non sono morti, fanno finta

Hanno ritrovato 2 corpi, una valigetta e un sedile blu con un numero di serie compatibile con l’Airbus sparito, uno zaino con dentro una scheda di vaccinazioni e un biglietto Air France, che ballonzolavano nell’oceano. Ora ci diranno che no, non è come pensiamo. Quei 2 non erano sul volo fatale, ma l’hanno provato a inseguire remando a bordo di un sedile, che avevano staccato precedentemente dall’aereo per via della rabbia provata nel sentirsi dire che non potevano imbarcarsi, perché troppo brutti e col loro truce aspetto avrebbero potuto spaventare gli altri passeggeri. Allora hanno nascosto il sedile nello zainetto sotto a due panini con la frittata di zucchine, avvolti nella carta stagnola, al biglietto dell’aereo e al libretto delle vaccinazioni del gatto brasiliano che, dall’oblò, li salutava con la zampetta pelosa – lui l’hanno fatto salire perché di razza pura – e hanno deciso di fare il viaggio in sedile. L’ipotesi che apparirebbe la più verosimile è che abbiano perso la vita per via delle perturbazioni e delle onde, degli squali e del fatto che l’oceano è un po’ più impervio di un laghetto con le paperelle, ma non è così che sono andate le cose. Quei 2 sono ancora vivi e stanno fingendo da oltre 6 ore (facendo il morto a galla) per non dover ammettere il furto del sedile e quindi dover pagare una multa più salata dell’acqua del mare con cui si sono dissetati per più di una settimana. Le autorità a bordo di canotti stanno provando a convincerli con le buone, ad ammettere di essere vivi, ma loro non mollano. Un agente ha anche sparato un paio di colpi all’uomo galleggiante che, grazie al gran talento recitativo in suo possesso, è riuscito a trattenere il dolore senza lasciarsi andare al benché minimo movimento.  Nel frattempo attendiamo notizie dalla dimensione Z in cui pare che l’aereo sia finito, perché, se non lo sapete, i forti temporali con fulmini ravvicinati aprono squarci dimensionali ad alta quota, sostiene una signora di bell’aspetto mentre annaffia le gardenie nella serra dell’ospedale psichiatrico dove sta benissimo – dice lei – e guai a chiamarla reclusione, ex pilota della Marina Militare che, in tempo di guerra, si è ritrovata, in una notte tempestosa, al cospetto di un buco nel cielo che la tirava a sé e lei, con una manovra che non riesce ancora oggi a spiegarsi, l’ha evitato salvandosi la vita. Signora, porti i miei saluti alle sue amiche gardenie.
Poi.
Ieri mi sono messo a elencare tutti i percorsi possibili della mia vita, dipendenti da variabili non del tutto casuali, ma quasi, distinguibili e vicinissime, che orienteranno il mio futuro, non dico in modo definitivo, ma determinante quello sì, e tutto questo nei prossimi diciamo 14 giorni ad esser generosi. È venuto fuori un grafo orientato con tanti pallini e archi con la freccetta ad entrambi gli estremi, in cui ogni nodo ha almeno 4 strade possibili. Chissà a quale dei 120mila nodi foglia approderò. Quindi aspettatevi imminenti rivoluzioni.
Poi.
A proposito di imminenti rivoluzioni, ho parlato con una signora, probabilmente amica della suddetta pilota, ma più anzianotta, che dice di avere contatti soprannaturali con la nonna morta che le appare in sogno con l’avvicinarsi di grosse e pericolose sciagure. Le sarebbe apparsa prima che lei scoprisse di avere un cancro da cui poi ne è uscita alla grande, e le è apparsa 10 giorni prima del terremoto. (Pensate che felicità appena la vede in sogno!) Nell’ultima occasione pare che le abbia detto qualcosa del tipo: “Nipotina mia, a breve ci sarà una catastrofe con tanti morti, ma tu non preoccuparti che ti salverai. Però stai attenta e il primo dicembre resta fuori da casa!”. Io, con tutto il rispetto per la nonna, non ci credo, ma ho deciso che il primo dicembre me ne vado a fare una bella scampagnata in Guatemala. Voi, però, non denunciatemi per procurato allarme.
Poi.
Mancano 50 pagine alla fine di Anna Karénina che dopo giorni di psicosi e sdoppiamenti di personalità, turbe ossessive su ipotetici tradimenti del conte Vronsky,  suo compagno, la quasi sicurezza che il suo ex marito non le concederà il divorzio e che suo figlio Seriogia la sta dimenticando inesorabilmente, raggiunge la stazione e si avvicina a un binario. Pensa agli sguardi penosi della gente che la fissa, ora che la voce della sua vita abbandonata ha fatto il giro della città, su quello che ha da perdere che è molto poco rispetto alla vendetta ai danni di Vronsky che la sua morte significherebbe, che si lascerebbe logorare dal senso di colpa per non averla compresa e amata abbastanza, così decide che vale la pena buttarsi sotto a un treno.
Buona domenica, allegriaaa!

Perché amo L’Aquila?

Non abbiamo fatto in tempo a dirlo che Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi, ha denunciato El Pais per la pubblicazione delle foto. E in serata è Berlusconi che annuncia un’azione legale anche contro La Repubblica che “ha utilizzato il trucchetto di pubblicare le foto” del giornale spagnolo (quello che sostanzialmente ho fatto io nella Stanza). “Ma vadano tutti a quel pais: sono davvero molto scocciato”, ha detto il Presidente del Consiglio durante la registrazione di Matrix che non perde mai la sua strabiliante e travolgente ironia (alzi la mano chi ha riso alla battuta del Premier! Ehi, c’è nessuno? Ecco, lo sapevo. Ok, mi sento meglio).
Poi.
A Città del Messico un incendio in un asilo ha provocato la morte di 29 bambini di età compresa tra i pochi mesi e i 3 anni. Il presidente messicano Calderon ha ordinato l’apertura di un’inchiesta. I bambini stavano facendo il sonnellino pomeridiano e molti non si sono più svegliati, asfissiati dal fumo che si è propagato nella struttura, che solitamente ospita più di 200 bambini, per via di un incendio scoppiato in un garage attiguo e alimentato dai molteplici depositi di combustibile e materiali infiammabili presenti. I vigili del fuoco hanno lottato un’ora e mezza per domare le fiamme, alla presenza dei genitori disperati che non avevano la possibilità di raggiungere i piccoli. L’asilo ABC, che ospitava figli di madri lavoratrici o con scarsi mezzi, non aveva uscite d’emergenza. Inoltre porte e finestre erano chiuse dall’interno e i soccorritori hanno dovuto sfondare le pareti con camion e auto. Capisco la sicurezza e capisco che si debba impedire ad estranei l’ingresso, però uscire si deve poterlo in fretta in casi di emergenza. Signore maestre, tanto che c’eravate potevate farlo rivestire di uno strato di 40 cm di piombo il vostro asilo. Neanche fosse il caveau di una banca.
Poi.
Oggi è sabato e questa settimana ho intervistato un altro scrittore di successo per le nostre 4 chiacchiere contate. Gianluca Morozzi, 14 romanzi pubblicati dal suo esordio Despero uscito nel 2001 per Fernandel fino all’ultimissimo Colui che gli dei vogliono distruggere uscito all’inizio di quest’anno per Guanda, passando per il grandissimo successo del 2004 di Blackout tradotto per il mercato inglese e americano, di cui è stato anche girato un film per la regia di Rigoberto Castaneda. Buona intervista!
Poi.
Francesco Paolucci, il giovane giornalista aquilano che illo tempore mi ha intervistato per una radio, come direbbe la mia ex professoressa di latino del biennio – chissà se campa ancora quella vecchia strega che mi adorava e definiva tutti i miei 4 ai compiti in classe degli inspiegabili incidenti di percorso – sta portando avanti un progetto insieme ad alcuni bambini e ragazzi che vivono da 2 mesi nelle tendopoli, dal titolo Riprendiamoci. Vi lascio il video della seconda puntata, loro sono fantastici. L’Aquila in molti la temono, loro la amano. Guardatelo fino alla fine ché c’è la divertentissima chicca dei bagni chimici Sebach. 


Grazie a Francesco per le emozioni. La prima puntata la trovate qua.

“L’informazione che fai te fa ridere!”

Si è suicidato David Carradine, la star di Kill Bill, alla veneranda età di 73 anni, con il cordone della tenda di un hotel extralusso di Bangkok. Sono stati alcuni membri della troupe a scoprire quanto accaduto quando sono andati a cercare l’attore nella sua stanza dopo che non si era presentato a cena. Io non sono mai stato un grande estimatore di Kill Bill che mi ha segnato, in un infinito pomeriggio a sorbirmi Black Mamba la pazza, che si risveglia dal coma e decide di vendicarsi della strage che questi ceffi guidati da Bill avevano fatto 4 anni prima al suo matrimonio, sterminando parenti, amici e pure il marito. Non dev’essere stato un bel momento per una novella sposa. So che sembrerò impopolare, ma 6 ore di film e 2 palle così. Tornando a noi mi domando che senso possa avere suicidarsi a 73 anni. Leggo in giro che ha avuto coraggio, che ha fatto un gesto eroico, che ha dimostrato di essere un grande uomo… un grande attore forse, che chiude il film della vita col colpo di scena finale, ma perché un grande uomo?
Non credevo che il suicidio fosse meritevole di lodi.
Poi.
I resti recuperati nell’oceano non sono dell’Airbus A330 di Air France (e di quale altro aereo sono?), quindi mettiamoci l’anima in pace, è sparito, non nel senso che non si ritrova, ma nel senso di proprio sparito nel nulla. Paffete, puffete (glu glu glu)! Chissà se a chiamare Molder e Scully questi signori delle ricerche ci hanno già pensato. Magari lo ritrovano in un’altra dimensione, o è stato rapito dagli alieni che l’avranno scambiato per un gigantesco piccione viaggiatore atrofizzato. Fatto sta che un aereo parte con 228 persone a bordo, non arriva, e a distanza di una settimana quasi nessuno sa dare risposta alla domanda: Che minchia è accaduto? L’ultima che ho sentito è che si sarebbe disintegrato in volo a causa della velocità superiore a quella dovuta (perché giustamente progettano e costruiscono un aereo (non uno di quelli telecomandati che si trovano al reparto giocattoli della Standa) che, se acceleri troppo, si disintegra nel cielo, wow e strawow!) e a tutta una serie di altre non ben note catastrofiche concatenazioni che probabilmente non conosceremo mai. Stanno lavorando per recuperare le scatole nere custodi della verità (ignorano la posizione dell’aereo, chissà come pensano di ritrovare le scatole nere). Intanto, dopo il disastro, Airbus ha lanciato un appello agli equipaggi delle compagnie aeree affinché si attengano alle procedure standard, se sospettano che gli indicatori di velocità siano in avaria, suggerendo che un guasto tecnico potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nel disastro.
Io una cosa la so, che se a Preturo (a 40 metri da casa mia) dopo l’adeguamento della pista per permettere agli 8 capi di stato di calpestare il suolo aquilano per il G8, ci faranno un aeroporto di linea, come si dice in giro e a cui non voglio credere, ho chiesto ad Air France se mi prestano un Airbus che gli avanza che ce lo vorrei far precipitare sopra. Mi han detto che non ci sono problemi, appena ne avranno riempito uno me lo manderanno.
Poi.
Il giornale spagnolo El Pais pubblica le foto di una festa in Sardegna a cui il nostro Premier ha partecipato e lui a Radio Anch’io (anch’io voglio rilasciare una dichiarazione a Radio Anch’io!) le commenta dicendo che è la solita violazione della sua privacy e che quelle sono foto assolutamente innocenti. Se sono innocenti immagini di superfighe nude e uomini coi pesci all’aria tutti intorno al Premier, mi dispiace, ma aveva ragione il mortazza Prodi col culo sulla sella ad aprire i cancelli delle carceri. Il legale di Silvio annuncia anche un’azione in sede civile per chiunque ripubblichi in Italia le fotografie apparse su El Pais. Quindi, se non leggerete più aggiornamenti, significherà che mi avranno fatto sparire. Voi cercatemi nell’oceano.
Poi.
Gianna Nannini, ospite da Emilio Fede gli dice, in faccia, che il suo modo di fare informazione almeno fa ridere. Lui produce un ghigno che evidenzia l’imminente esplosione del fegato, ma si contiene e prosegue con le domande.


GiannaBest.

Ricordiamo il massacro che la Cina vuole insabbiare

Un uomo in seguito a un tumore al cervello piomba in uno stato di coma irreversibile. Sua moglie, una donna originaria dei paesi dell’Est Europa, vuole a tutti i costi un figlio da lui e chiede di poter ricorrere alla fecondazione assistita. I tribunali glielo impediscono perché non appare possibile ricostruire le sue volontà prima del coma, che la donna e il padre dell’uomo dichiarano di conoscere bene. “Anche lui voleva un figlio”, dice la moglie, ma questo figlio per ora non vedrà la luce. Gli avvocati della famiglia sono pronti a ricorrere in appello impugnando il provvedimento dei giudici civili. Chissà se al fatto che quel bambino sarà costretto a crescere senza padre, c’hanno pensato, non dico l’avvocato, ma la moglie e la famiglia di lui. Ognuno lascia a chi resta innumerevoli ricordi di sé. Fotografie, giornate intere, lacrime, istanti d’ebbrezza. Non c’è bisogno di crearne di nuovi in carne ed ossa, bambini ricordini giocattolo, che impediscano l’oblio.
Poi.
I Ros hanno arrestato 5 maghrebini che architettavano attentati a Milano e a Bologna. Costoro, facenti parte di un’organizzazione terroristica che starebbe pianificando attentati anche in Spagna, Francia e Danimarca, avevano deciso di far esplodere bombe sotto la metropolitana. Ora, considerato il risaputo problema delle carceri piene, che aveva portato il mortazza Prodi a liberare tutti con l’indulto, provvedimento che ha moltiplicato i crimini nei mesi immediatamente successivi – lo capisce pure il mio attaccapanni in camera, col cappotto invernale ancora appeso, che se tu liberi 500 criminali 473 tornano a delinquere (YAAAHUUU!) – e riflettendo anche sul motivo spinta del gesto che è: Sono pronto a morire per Allah! mi chiedevo: perché quei 5 e tutti quelli che hanno finora catturato e che cattureranno non li facciamo esplodere in un punto qualsiasi del Sahara?
Poi.
Il terribile maestro Martelletta di Academy, il nuovo reality di danza dell’estate di RAI2, se la prende con una delle ballerine rivolgendosi a lei così: “Vergognati cicciona, c’hai pure la cellulite!”. Rimprovera alla povera e sensibile Leslie di non essere riuscita a perdere neanche un etto dall’inizio del programma. Ci si affanna tanto a promuovere campagne contro l’anoressia, a favore dell’alimentazione giusta, e poi uno se ne esce con un’esternazione del genere rivolta ad una ragazza già di per sé magra? Io chiuderei il programma, tanto se lo guardava soltanto Paganini e la mamma della Agosti.
Poi.
Barack Obama tende la mano agli islamici. Nell’attesissimo discorso, limato costantemente nelle ultime settimane dal presidente (immagino cosa poteva essere la versione originale), pronunciato all’Università del Cairo davanti ad una folta platea, che più volte lo ha applaudito, Obama pone l’accento su ciò che unisce Stati Uniti e musulmani, dopo anni di paura e diffidenza. “È il momento di cooperare per un nuovo inizio!” Non sembra molto d’accordo il buon (?) vecchio Bin Laden che risponde con un video della durata di 25 minuti trasmesso da al Jazeera in cui sostanzialmente mette in guardia i musulmani dall’allearsi con cristiani ed ebrei, un’alleanza che annulla la fede musulmana. Bin Laden ha fatto appello ai musulmani perché combattano gli alleati degli infedeli. Secondo me, se Barack non sta attento, la mano tesa se la ritrova mozzata.
Poi.
La Cina ha espresso forte insoddisfazione per l’appello del segretario di Stato Usa Hillary Clinton che ha invitato Pechino a pubblicare i nomi delle vittime e dei dispersi della repressione di Piazza Tienanmen, di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario. Centinaia, forse migliaia, di manifestanti, studenti e cittadini solidali con la protesta furono uccisi nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 dopo che i carri armati erano stati dispiegati nelle strade della capitale per reprimere le rivendicazioni di democratizzazione che da 7 settimane venivano avanzate in modo pacifico dai ragazzi dell’Università di Pechino. Le autorità cinesi tentano di impedire ogni forma di commemorazione delle vittime e ostacolano il tentativo di far chiarezza sul numero dei manifestanti uccisi quella notte, le stime più alte parlano di 7000/12000 morti.
Vi lascio con un momento di quei giorni. 

Il rivoltoso sconosciuto, un ragazzo che ha fermato quattro carri armati semplicemente rimanendo in piedi, immobile, davanti a loro.