Spegnere tutto, per una volta

Ho comprato una camicia a maniche lunghe e una a maniche corte all’Oviesse. Abbiamo pranzato a casa di Linda, la sorella di Luca, con tutta la famiglia di Luca. Faccio finta di stare su, ma proprio non ci riesco. Mi sento un peso. E lo sono, lo so. Per gli altri e per me stesso. Mi guardo da fuori e mi faccio pena e, se fossi chiunque, mi eviterei. Non riesco a star bene nelle vite a metà. Non riesco a farmi una ragione di quello che è accaduto e della spinta che mi ha dato a buttarmi nell’ignoto. Gli entusiasmi si trasformano in paura, difficoltà di non sapere a chi rivolgersi, a chi domandare. Devo ringraziare chi si sta preoccupando per me, chi alza la testa e prova a guardare dove io non arrivo, per me che sono uno sconosciuto in fondo.
Oggi è pur sempre sabato, e il sabato vi ho abituati alle mie interviste agli scrittori. Questa settimana io e Rachele di Sololibri abbiamo deciso di prenderci una pausa. Ci è sembrato un gesto di rispetto, un silenzio giusto in mezzo a tante polemiche e parole. L’altra sera ho seguito in modo scostante la trasmissione di Santoro. L’amarezza si è mischiata ad una rabbia… vi giuro gli avrei tirato una coltellata. Ecco, credo che quello sia il modo più sbagliato di informare. Impostare 2 ore di puntata sulle polemiche, sugli aiuti che secondo qualcuno sarebbero arrivati in ritardo (quel qualcuno dovrebbe ricordarsi che si è trattato di una catastrofe che ha colpito l’intera città, non soltanto casa sua) o sulle case e l’ospedale costruiti non a norma e tutte queste inutili cazzate che, paragonate all’assenza di tutto, che regna nel cuore della gente in questo momento, non valgono niente, se non rabbia. Io vorrei sottolineare che i ragazzi della Protezione Civile e i pompieri hanno tirato fuori dalle macerie 150 persone vive. Che i ragazzi della Protezione Civile e i pompieri e i medici-clown e gli scout, e gli psicologi, i frati, sono sul campo, nelle tendopoli ad allietare le sofferenze, a provare a rendere un po’ meno silenziosa l’attesa di chi spera di rialzarsi e si chiede come. E sono lì da quasi una settimana, senza dormire, senza potersi lavare, senza cambi né riposo. Chissà se Santoro questo lo sa. Chissà se quella sua testa ricolma di arroganza può arrivare anche solo a figurarsi quanto sia difficile, quanto. Sono anni che Santoro dovrebbe vergognarsi, aveva fatto bene qualcuno a tappargli la bocca.
Mi son venuti i brividi e mi ha commosso la partecipazione di tutta l’Italia. Grazie a chi ha chiuso per un’ora la sua attività. A chi abbassando quella saracinesca ci ha detto: “Vi siamo vicini”, a chi continua a donare i suoi soldi, fatelo più che potete. Ai bambini delle scuole elementari che hanno inviato lettere per i nostri bambini. Ho scritto un breve articolo in cui cerco di spiegare le sensazioni che provo io e che ci hanno spinto a spegnere tutto, per una volta. Questo.

Più che potete

Prima ho incontrato Fabio Canino, me l’ha detto Niccolò che era lui, e c’ho impiegato anche un po’ a capire chi fosse Fabio Canino. Saluti. Poi mi han fatto un gelato che saran stati 3 chili e qualche cosa.
Assolutamente da ritornarci. Nei prossimi giorni sarò un po’ qua e un po’ là. Se non ci risentiamo prima di Pasqua vi auguro di passarla al meglio, così come Pasquetta. Divertitevi, ragazzi. Siate allegri più che potete, e rivolgete un pensiero a chi sta lottando con una vera maledetta catastrofe che ti rovina un pochetto la vita. Quelle persone non hanno la possibilità di essere felici, ora. Questo non vuol dire che non dobbiate esserlo voi, però un pensiero è doveroso, una preghiera anche. Ci sentiamo presto.

Funerali di Stato

In questo momento nel piazzale della Guardia di Finanza a Coppito si stanno tenendo i funerali di Stato per le vittime del terremoto. Il nostro arcivescovo Molinari sta consegnando le loro anime a Dio. Sta chiedendo consolazione a Dio, per chi invece è rimasto quaggiù. È uno spettacolo devastante. Tutte quelle bare. E quei fiori. Mi dispiace tanto e mi lascia inerme. I continui crolli corrispondono a imprevedibili crolli psicologici. Quello che mi domando è come si fa a dire parole così banali a volte. Prive dell’esperienza. A offrire consigli come se la vita fosse un giochino a cui poter competere in ogni luogo, come se bastasse spostare il tabellone con le casette e i soldi finti e le carte degli imprevisti e probabilità da un tavolo all’altro, in un’altra città, di un’altra regione.
“Appena avrò tempo farò visita alle popolazioni colpite dal sisma.”
Il Papa ha troppo da fare e allora ha donato degli oli e il calice che usa per dire messa.

Ho bisogno di voi, aiutatemi!

Le scosse continuano. Ieri notte ne ha fatta una pazzesca oltre ad altre minori, sempre se possono essere definite minori scosse del quarto grado. Il fronte del sisma si starebbe spostando a nord. L’epicentro dell’ultima è stato localizzato intorno a Pizzoli, quindi dove abitavo io. Non ho idea di quali siano le condizioni di casa mia. Io ora sono a Firenze e ho bisogno dell’aiuto di chiunque possa darmelo. Sto seriamente valutando la possibilità di non tornare, restare a vivere qua, cercare un lavoro e provare a ricostruire una vita vicino ai miei amici che amo. Oggi pomeriggio lascerò qualche curriculum per le librerie della città. Se qualcuno ha modo di aiutarmi a trovare un lavoro qualunque a Firenze mi contatti a matteo1077@gmail.com, devo far presto. Voi siete tanti e siete fantastici, l’avete dimostrato standomi vicino. Siete la mia possibilità.

Ore 3 e 32, a 5 km di profondità

Pensate solo che durante ogni scossa io son sempre stato in casa, e di scosse in questi mesi a L’Aquila ne han fatte davvero tante. Ho sempre aspettato che finissero, che tornasse tutto fermo e normale. Quella delle 3 e mezza era tutt’altro. Preceduta intanto da 2 stranissime scosse che non parevano per niente le solite. Una alle 23 l’altra all’una, troppo intense e ravvicinate per non preoccupare. Quella dell’una mi ha fatto decidere di non dormire, perché avevo una strana sensazione oltre che una paura cane, paura di chiudere gli occhi e riaprirli troppo tardi. Mia madre è venuta in camera: “Ti sei riaggrappato al computer come l’altra volta?” e io mi son fatto una risata. Lei pure ha riso, però s’è messa a dormire sul divano in salotto, a mezzo metro dalla porta, e ha acceso la lampada alta. Io son rimasto sul letto, vestito, a chattare con Luca su Facebook fino alle 2 e mezza. “Se non ci risentiamo più, sappi che ti ho voluto bene” mi ha detto un secondo prima di staccare, e io mi son fatto un’altra risata. Alle 3 e mezza circa è finito il mondo. Un tremore totale, un boato come il verso di un mostro. Io son schizzato dal letto e sono caduto e mi sono rialzato. Sono arrivato alla porta e uscito dalla mia stanza; il pavimento si muoveva sotto i piedi che andar dritti era impossibile. La credenza, i vasi cadevano e si frantumavano;  tutto tremava. Sembrava di stare su una giostra, a giocare una partita che se perdi muori. Ho strattonato mia madre che gridava ma non si muoveva. “Andiamo fuori, andiamo fuori!” urlavo, io che non urlo quasi mai. Mia madre è caduta dal divano e ha preso a camminare carponi verso il portoncino blindato. Io mi sono aggrappato alla maniglia, l’ho aperto e siamo scesi per le scale esterne fino al giardino. Poi è uscito mio padre. Mia sorella dal piano di sopra non riusciva a scendere le scale e noi da fuori che urlavamo: “Esci, Roberta esci!”
Poi ha smesso e ci siamo abbracciati. Non so quando ci siamo abbracciati l’ultima volta. Tutto intorno si sentivano solo grida disperate che chiamavano nomi. Un’atmosfera da film di fantascienza. Io piangevo e telefonavo e piangevo. Non riesco a descrivervi quello che ho sentito in quegli istanti interminabili se non con: una fottuta paura di morire. Paura che non avevo mai realmente provato in 27 anni di vita. Sentirete molte polemiche in TV. Se poteva essere previsto, come io scherzosamente avevo fatto con la teoria del Big Sasso e come qualcuno molto più accreditato di me aveva fatto beccandosi una denuncia per procurata allerta. Se le strutture, soprattutto recenti, erano state realizzate a norma, considerato anche che l’ala nuova del giovane ospedale San Salvatore è caduta giù come un biscotto tra dita arrabbiate. Io ho una mia idea su tutto, ma la tengo per me, perché ora voglio soltanto dire grazie a tutte le forze che stanno lavorando ininterrottamente da 2 giorni, inseguendo la speranza di ritrovare ancora qualcuno in vita. Ho visto piangere mia sorella per la notizia della morte di un suo amico, e in quell’attimo avrei fatto di tutto per riportarlo in vita, e non sono riuscito a dirle niente. Un abbraccio virtuale a Serena, la ragazza ritrovata stasera che ha miracolosamente resistito sotto le macerie di un palazzo di 5 piani per un’infinità di ore. Io ora sono a Firenze da Luca e Niccolò; oddio che bello rivederli. Dopo 2 notti insonni in macchina e oltre 150 scosse avvertite tutte, mi son detto basta. Ho bisogno di star tranquillo, di dormire un po’ e di non dover sentire la terra tremare ogni 20 minuti. Il mio consiglio è quello di lasciare la città. Le scosse non si son fermate e neanche i crolli, e se qualcuno chiama scosse del quarto grado, scosse di assestamento, beh, per culo ci prende qualcun altro. Nessuno sa cosa stia accadendo nel sottosuolo aquilano. Non fatevi prendere dalla tentazione di provare a raggiungere la città per aiutare. L’Aquila ora deve svuotarsi, non riempirsi. È importante che capiate la pericolosità, che a mio avviso le televisioni non rendono a pieno. Io a Berlusconi non ho quasi mai creduto, stavolta spero di ricredermi, perché le promesse che ha fatto davanti alle telecamere son promesse che hanno un peso. Vorrei ringraziare tutta l’Italia che si sta mobilitando per la mia piccola città. Mediaset e tutti coloro che invieranno un sms al 48580 per donare un euro. Fatelo anche voi. È veramente cosa ridicola un euro sottratto al vostro credito, rispetto a quanto prezioso possa diventare se sommato a tanti altri. Grazie a nome di tutti coloro che ora stanno vivendo la loro terza gelida notte in macchina o in tenda, che si chiedono cosa faranno, e da dove ricominceranno, e quando. E pure se ha senso ricominciare per una madre che ha perso i suoi 2 figli, o per un padre che ha perso la moglie e il figlioletto perché è crollata la casa dei nonni dove entrambi erano andati a passare la notte. E poi grazie da parte mia: il povero Matto che sarà anche terremotato o sfollato, come ci chiamano, ma ha una Stanza piena di voci che fanno compagnia. Le vostre parole sono un abbraccio immenso, che riempie. Vi voglio bene.