Beppe Grillo è uno sparacazzate (parere mio eh!)

Beppe Grillo ha fatto un tonfo che forse non si rende conto neanche lui. Tutte le sue ammirevoli campagne contro le ingiustizie, a favore dei poveri, del popolo, della chiarezza e della limpidezza ad ogni costo. Questa mania di voler pubblicare sul suo blog questo mondo e quell’altro, ci manca la ripresa video delle volte che va a cagare in una media giornata d’Autunno, e avrà completato lo scibile umano. È arrivato a costruirsi un blog che per contatti è al primo posto in Italia e credo nono nel mondo; solo che, prima si oppone alla proposta di rendere pubbliche le dichiarazione dei redditi (ma come, smascheri le ingiustizie, e i redditi li vuoi tenere segreti?) e poi, quando la cosa va in porto (perché non è che, se Beppe dice No, allora è legge, anche se ci manca poco eh) si viene a scoprire che il nostro Grillo parlante nazionale, nel 2005, ha dichiarato la bellezza di quattro milioni di euro. I suoi lettori che non sono due, tre, o cento, ma milioni, si sono giusto un tantinello imbizzarriti, sentendosi probabilmente traditi da quel comico ometto dall’angelica missione di salvare l’Italia e gli italiani e, con toni anche poco carini, gl’hanno rivolto una comune domanda che recita più o meno così: Come cazzo l’hai accumulati quattro milioni? Con le tue chiacchiere, brutto stronzo, grasso nullafacente? Lui ha risposto: “Con le vendite dei libri”. Ho riso come non mai ritenendolo il suo sketch più riuscito, poi, quando ho capito che diceva sul serio, mi è sorto naturale un ulteriore piccolo piccolo interrogativo: No, dimmi, ma vuoi prendere per il culo all over the world?
Per chi non sa come funzionano i diritti d’autore diciamo che un autore, che sia Baricco o Poggicazzutti (nome inventato per l’occasione. Caro Poggi, se esisti, non denunciarmi, perché non era di te che parlavo) prende in media il 10% delle vendite del proprio libro. Il resto va all’editore. Facciamo insieme un rapido calcolo. Grillo ha scritto due o tre libretti di cui uno soltanto ha venduto cifre considerevoli che è Tutto il Grillo che conta, una specie di sintesi della sua carriera artistica, costo: 13 euro. Diciamo uno virgola cinque euro a copia a lui, avrebbe avuto bisogno di vendere, oddio non ho una calcolatrice a portata di mano, va be’ due milioni e mezzo di copie? E invece quel libro ne ha vendute scarse trecentomila. E allora, i quattro milioni di euro? La verità è un’altra. Il blog di Grillo vanta duecentomila contatti al giorno. (Porco cazzo!) E sapete che vuol dire? Che quel blog è un mezzo di comunicazione molto più potente della TV e di Benedect XVI (il nuovo terrificante e indistruttibile Pokemon del terzo millennio) che si affaccia dalla sua bella finestra e spara l’Angelus domenicale. E questo significa tanti danari che, direttamente o per riflesso, il blog gli porta. Così mi sono messo a fare una ricerca neanche tanto complicata e ho trovato le stime esatte.
Aldo Marangoni è il manager dell’agenzia che lo segue da trent’anni e dice: “Da quando è partito il blog è stato un successo crescente. Una media di cinquemila spettatori per ottanta date a tournèe, quasi mezzo milione di persone pronte a pagare dai venti ai trenta euro per ascoltarlo nei palasport.” E questo signore nel 2005 ha versato a Grillo 3.942.038 euro. (Eccoli i quattro milioni, caro Grillo!) E nella dichiarazione del 2006 512.132 provengono dalla Siae; 69.784 dalla Casaleggio associati, l’agenzia che gestisce il suo blog (quell’anno all’esordio); 45.000 dalla Feltrinelli (con cui ha pubblicato Tutto il Grillo che conta, appunto); 15.500 dal settimanale Internazionale, per cui scrive.
Quindi, signor Grillo, non è esatto dichiarare che i quattro milioni di euro l’ha maturati grazie ai suoi libri, no no. I quattro milioni di euro glieli hanno versati i suoi (non so se così) amati lettori rendendola una celebre macchina da soldi, però lei questo non può dichiararlo perché sa bene che il meccanismo è reversibile, e ci vuol poco ad invertire la rotta, fino al crollo.
Io vorrei dire un sacco di cose sui personaggi arcinoti di cui sono riuscito (non è che ci volesse poi molto) a trovare le rispettive dichiarazioni dei redditi, solo che non so se posso farlo. Considerato che vanto, grazie a Dio, lettori intelligenti, chiedo a voi. Secondo voi, ho facoltà di dire, che so, che Maria De Filippi ha dichiarato quasi quattro milioni, la Ventura uno e mezzo e Costanzo cinque e passa, e cose così? O rischio una denuncia?
No, perché avverto l’urgenza di rivelare (soprattutto alla Finanza) quanto ha dichiarato Moccia Federico. Non ce la faccio più, è peggio di quando trattieni la pipì da quattordici ore. Aiutatemi!

Il prete benedice casa Matto

Già che il prete si sia degnato finalmente di suonare al nostro campanello è un miracolo. Sono sei anni che ci siamo trasferiti qua avesse mosso il culo una volta. Eppure la chiesa sta a cinquanta metri, ho capito che è in salita, però che cazzo, tu sei pagato pure per benedire le case, o no? Accogliamo la sua venuta tutti un po’ spaesati.
“Mamma, è il prete!” “Oddio, il prete? Che qualcuno gli apra mentre io mi pettino!” “Papà, gli apri tu?” “A chi?” “Al prete!” “Veramente?” “Va be’ gli apro io!” prima che se ne va.
Si blocca in salotto, come scosso dalla presenza di una forza a lui nemica, tira fuori la sua arma e inizia a spruzzare acqua benedetta qua e là cogliendomi tra l’altro in un occhio: “Cazzo!” esclamo, mentre col dito cerco di riacquistare la vista. Lo so che non è bello, però non è bello neanche se ti sparano l’acqua negli occhi. Il paradisiaco fluido, al contatto con la pelle di mia madre, evapora all’istante, producendo piccole e costanti nuvolette, che svaniscono nell’aria. I due seguaci del prete, nanerottoli appena usciti dal catechismo con tanto di quadernone Monocromo, si danno la mano, che a me poi i quadernoni servono non poco, e allora provo la sottile tentazione di sottrarglieli; mi induce a desistere il pensiero che così facendo tradirei il settimo comandamento (non rubare) proprio davanti ai suoi occhi.
“Recitiamo insieme il Padre Nostro.” “Padre Nostro che sei nei cieli…” In camera di mia sorella, al piano di sopra, riecheggia Marilyn Manson a palla.
Col procedere della preghiera, avverto la voce di mio padre, a fianco a me, farsi gradualmente più soffusa fino a trasformarsi in una specie di bisbiglio. Tendo l’orecchio e riesco a distinguere poche parole in mezzo a quei versi. Sta facendo finta di recitare il Padre Nostro? Avete presente quelle risate che nascono da dentro e tutto puoi in una situazione del genere tranne che scoppiare a ridere, però sono talmente spontanee, improvvise, sentite, viscerali che proprio non ce la fai? Ebbene, riesco a controllarla riducendola ad una specie di anomalo colpo di tosse accompagnato dal labbro superiore in leggera tensione (e piccola pera da dietro) e gli occhi con due lacrime che scendono fino alle guance e rimangono là. Mia madre, che ci tiene a ‘ste cose, mi fulmina con lo sguardo e le mani giunte. Il prete avrà pensato che mi sono commosso, che sono proprio un’anima candida, magari tornerà a chiedermi se voglio entrare in seminario.
Prima di salutarci: “Dovreste venire più spesso in parrocchia.” Più spesso è un po’ più di mai? Nessuno c’ha mai messo piede tanto che il prete chiede a mio padre se è mio fratello, così per fargli un complimento, senza sapere che io intanto lo sto maledicendo. “Beh, sì padre, il tempo per le cose importanti va sempre trovato.” Tipo cominciare ad imparare il Padre Nostro ad esempio? La sagra dell’apparenza. Tre minuti di silenzio, nessuno dice più niente, io mi chiedo: Perché non se ne va? mia madre s’illumina e va in cucina, torna e gli fa: “Padre questi sono per lei!” e gl’ammolla venti euro. (‘Ngulo!) “Non per me, per la parrocchia!” Sì, va be’, vai va!
Pure io voglio fare il prete e intascare venti euro a benedizione. Per la parrocchia, certo!

Mia madre e la musica

Ieri, quando mia madre ha visto questi

 
che si chiamano Dari, dopo essere rimasta per discreti e lunghi minuti in silenzio tombale, come a dimostrare la solidarietà per la definitiva morte della musica italiana, ha rivangato e raccontato per l’ennesima volta di quanto ai suoi tempi amasse il bambino prodigio Gianni Morandi, che poi, alla luce di due o tre elementari calcoli, secondo me era già vecchio. Comunque la mia povera genitrice faceva i salti mortali per mettersi da parte poche lire al giorno, sottraendole a mia nonna e alla spesa, per arrivare a potersi comprare un vinile del Gianni.
Ma i prezzi dei vinili aumentavano in modo vertiginoso (un po’ come la benzina adesso. Io ho optato per non uscire più di casa, mi nutro con un sondino collegato all’alimentari all’angolo) e lei non riusciva a stargli dietro e allora, un giorno, decise di trovare il coraggio per scrivere al suo idolo. Gli raccontò della sua triste situazione economica, nei toni tagliavene di cui solo lei è capace, della totale devozione nei suoi confronti. Gli disse che lo amava; amava le sue canzoni, amava la sua voce, amava il suo corpo e persino quelle oggettivamente orrende mani deformi (magari questo no) per arrivare a supplicarlo di inviargli una copia del suo ultimo disco. In fondo cos’era una copia per uno che ne vendeva milioni e milioni e miliardi (come dice lei)?
Ebbene, Gianni fu molto cordiale e rispose qualcosa del genere:
“Cara, il mio disco è in vendita in tutti i negozi di dischi. Continua a seguirmi. Con affetto. Gianni.”
Da quel momento mia madre sviluppa un odio incontenibile per il Banane e Lamponi boy, e lo shock di non aver più una rockstar da venerare è lacerante (psicofarmaci a manetta). Io ho provato a spiegarle che magari non era stato lui a risponderle, che non era giusto disprezzarlo per questo, che, se si fosse messo a regalare dischi a chiunque, a questo punto si ritroverebbe a dover passare il suo tempo sotto il ponte di casa sua a canticchiare fatti mandare dalla mamma, a prendere il latte… ma lei non ce la faceva ad uscirne. Si comincia a riprendere da otto anni a questa parte, da quando cioè ritrova i suoi punti di riferimento nel talento sconfinato degli Amici di Maria, ché come loro nessuno mai. Non vi dico la sua reazione quando Maria ebbe la malsana idea di invitare il Morandi in studio. Non ha più parlato per tutta la settimana. In casa si respirava una tensione raccapricciante. Poi Gianni Morandi è dovuto partire per il suo tour e mia madre s’è ripresa, e ha ricominciato a cucinare la carbonara.
Vorrei lanciare un appello a chi, forse appartenente alle nuove generazioni, può aiutarmi ad afferrare che cazzo dicono ‘sti Dari. A prescindere dal fatto che sia o no musica di qualità, che lingua parlano? No perché, vi giuro, che non c’ho capito niente. Ma è Italiano? Confortatemi con un sicuro, deciso, cinico, violento e incazzato NO, vi prego!

Nuova intervista in radio

Radio Studio A (che spero non stia per: Studio Aperto) mi ha intervistato. Il pezzo è andato in onda in diretta ieri sera sulle loro frequenze, e sarà trasmesso per tutta la prossima settimana da molte FM locali in tutta Italia. Quindi potete fare due cose: o vi piazzate sulla vostra radio locale preferita e pregate che sia una di quelle, oppure cliccate su questo link e seguite attentamente le istruzioni che sto per darvi.
Al centro della pagina c’è una tendina sul rosa con una faccetta arancione con le cuffie e gli occhiali da sole, che vi permette di scegliere un programma da riascoltare, cliccate su Via col Vento e parte la puntata. (Grazie a Hector Belial, che non è un cuccuruccù qualunque, ma è uno dei finalisti del Campiello Giovani oltre che giovanissimo scrittore della scuderia di Las Vegas Edizioni, per avermi suggerito un link più umano di quello che avevo messo io, e naturalmente gli faccio millemila in bocca al lupo per tutto!)
Ad un certo punto stavo per dire a tutti come finisce Cemento, il primo dei sette racconti, poi mi sono reso conto. Leggete il libro per scoprirlo. E poi orecchie tese, ché nell’intervista c’è un’anticipazione mica male.
Il primo tentativo di registrazione non è andato proprio benissimo. La chiamata era un po’ disturbata e più parlavano e meno sentivo, finché non ho sentito più niente e allora ho detto: “Scusate, ma io non sento niente.” poi qualcosa l’ho sentito, una specie di urlo da lontano: “Stiamo registrandooo!”. “Eh, ho capito, ma se non sento niente cosa devo dire?” Una delle due: “Matteo, se dovesse riaccadere, tu parla del libro per tutto il tempo, poi la montiamo noi, ok?”. Ho vissuto con terrore l’eventualità di dover parlare a vanvera per un quarto d’ora, fortuna che poi è andata liscia.
Io e Non farmi male ringraziamo di cuore le due tipette e radio Studio A per essersi interessate a noi. Quella sera poi sono andato a giocare a pallavolo, a dire di qualcuno sembravo dopato.

Anime di cristallo

(ANSA) – NAPOLI, 2 MAG – Un ragazzino di 12 anni si e’ lanciato dal quinto piano di un’abitazione di via Tagliamento nel pieno centro ad Avellino ed e’ morto. Secondo una prima ricostruzione della polizia, il tragico gesto sarebbe avvenuto dopo un rimprovero che il 12enne avrebbe avuto dai genitori. Il fatto e’ accaduto a pochi passi dal Tribunale di Avellino.
 
Sembra che l’andare avanti dei tempi accentui l’insicurezza nelle persone. Se ci pensate è un paradosso. Con lo scorrere degli anni dovremmo acquisire sempre nuove certezze dateci dal conoscere un po’ di più la realtà, l’ecosistema in cui viviamo, il nostro pianeta, le possibilità del corpo e della mente, e invece ad un’apparente crescita scientifico/tecnologica corrisponde una terrificante involuzione interiore. Nasciamo deboli, come tutti gli esseri che trovano la vita, soltanto che adesso la crescita naturale dell’individuo è sempre più soltanto apparente, riguarda aspetti superficiali e visibili; pare contare solo quello: l’esteriorità. Manca l’educazione dell’Io, il nutrimento all’anima e al carattere, aspetti che non si palesano agli occhi, ma custodiscono un’importanza fondamentale: sono l’essenza della persona, saranno giudici nel percorso della vita. Siamo d’accordo che la vita non è sempre semplice, che esistono ingiustizie tali da abbattere chiunque, anche dotato di una forza interiore straordinaria, però insomma, io mi ricordo di quando mia madre e mio padre me le davano di santa ragione. Mi ricordo le urla, mi ricordo gli schiaffi, mi ricordo che mia madre usava la paletta di legno per girare la pasta, o il battipanni, e faceva veramente male. Non si limitavano a sgridarmi, ecco. Piangevo, sì, però quelle lacrime avevano già in sé uno spirito di ribellione, di rivincita. Quelle lacrime arrabbiate erano vita. Questo per dirvi che non mi è mai saltato in mente di buttarmi dal balcone dopo una sgridata.
Allora mi chiedo: stiamo davvero diventando così fragili?

Le avventure di BB

Il mondo è pieno di giovani e talentuosi che lottano giorno dopo giorno per lasciare un segno nella speranza che qualcuno prima o poi si accorga di loro e io, che mi diverto a fare il talent scout, sto per proporvi quella che considero la rivelazione della fumettistica per ora italiana, ma sono sicuro, presto internazionale. L’ho scoperta per caso in un pub a bere birra; aveva in borsa tre o quattro bozzetti sporchi di bevute passate che, in un primo momento, ho trovato utilissimi per pulire il mio mio tavolo dai resti di noccioline tostate, sputacchiati da qualche cliente prima di me, poi, ad un attento sguardo, sono rimasto folgorato dalla genialità e dall’originalità e soprattutto dal talento artistico di questa nuova disegnatrice di fumetti, che ho deciso di produrre nella Stanza, dal nome di Baronessa Birra, con le sue Avventure di BB.
Nella prima (e per ora unica) avventura, BB si reca alla presentazione del mio libro. Sì, perché io sono uno dei personaggi del nuovo fumetto del secolo. Non so bene se Baronessa Birra abbia deciso di ambientare la prima puntata alla mia presentazione per indurmi a produrla, o perché davvero considerava divertente la cosa, o tutte e due (penso più la prima), ma al Matto piacciono i tipetti furbetti e paraculi (lui è il primo della lista) e allora eccovi la prima puntata delle Avventure di BB dal titolo: BB alla presentazione di.
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Notare "ER MATTO" sul tavolino.
 
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Io sempre egocentrico a farmi le foto.
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Spero di laurearmi anch’io a ‘sto punto!
Brava no? Va be’, bravina almeno. Eh?
Non sappiamo bene quanti saranno gli episodi, non sappiamo neanche se ce ne saranno degli altri, e se continuerò a produrla. Naturalmente tutto dipende dal successo di vendita di questo primo numero. Pare che la misteriosa disegnatrice sia già al lavoro, ma non saprei dirvi quale lavoro. Se volete incontrare l’artista fatevi un giro per i peggiori pub di Cassino, lei disegna solo in stato di totale ubriachezza. Allora vi do appuntamento alla prossima avventura di BB e vi segnalo il blog ufficiale della serie, dove Baronessa raccoglierà tutte le sue storielle. Se anche voi avete del talento inespresso, se siete dei giovani scrittori, disegnatori, cantanti, artisti di strada, prestigiatori che sanno far sparire conigli bianchi nei cappelli (l’ho sempre amati quelli) inseminatori di bulbi di dalie selvatiche, non esitate a contattarmi, perché io posso dare vita ai vostri sogni di gloria.
[BB, ora è il momento di saldare. Puoi versare gli altri ventitremila euro sul mio conto, grazie!]