Effetto sirene

Guardate che faccia fa ‘sto cane (Oscar) quando sente le sirene.

 
Comincio a credere che Iker (il mio) sia un incrocio tra un Labrador e un Boxer, intanto perché sto notando che hanno le orecchie uguali e poi perché quando passa l’ambulanza la saluta come Oscar.
Ri-ri-ripremo play e ricomincio a ridere come uno scemo, scusate!

The last, giuro!

Non proseguo mai una catena alla prima nomination per due motivi. Primo perché sono sempre un po’ riluttante quando si tratta di catene e allora temporeggio coltivando la vana speranza che chi mi ha nominato si dimentichi di me (quasi mai accade, perché l’incatenatore per definizione è avido e bramoso di leggere la sua catena nei blog incatenati) e poi perché tanto prima o poi mi nomina qualcun altro e allora ne accumulo due o tre prima di eseguire. Ringrazio Coltemposai e Luka Gi per aver pensato a me e vi avverto che questa è l’ultima e dico (l’ho già detto, ma è bene sottolinearlo) l’ultimissima catena che vedrete nella Stanza, quindi da ora in poi evitate proprio di fare il mio nome perché l’indifferenza regnerà sovrana, promessa del Matto. Sarò anche breve stavolta, proprio a dimostrare la svogliatezza più pura. E allora, senza tergiversare ulteriormente, ecco le regole:
Indicare il blog che ti ha nominato.
E l’ho fatto.
Elencare tre (o più) precauzioni che state prendendo per superare i prossimi cinque anni.
Beh intanto sto mangiando, bevendo e cagando (se no scoppio) e poi… Uh ma già sono tre, a posto così quindi.
Scrivere il numero esatto dei giorni che mancano alla fine.  
No, scusate alla fine di che? Della mia vita? Ma che è una catena cimiteriale questa?! Comunque visto che io sono il Matto mica un cuccuruccù qualunque ho telefonato al mio agente che guarda caso è anche veggente, che s’è messo in contatto con quella buonanima carissima di Raffaella Carrà che dall’Aldilà gl’ha fatto sapere che mi restano ancora ben 33604 giorni da vivere. (Come non è morta la Carrà?!)
Indicare almeno altri cinque (fortunati) blogger.
Nomino: Beppe Grillo, Daria Bignardi, Flavia Vento, Daniele Luttazzi e Pulsatilla.
A Grillo Bignardi e Pulsa gliel’ho detto, dalla Vento andateci voi perché non ce la faccio, e Luttazzi… non lo conosco, e mamma mi ha insegnato a non parlare con gli sconosciuti che poi ti danno le caramelle avvelenate per vendere al mercato i tuoi organi.

Tu conosci il mondo, io voglio conoscere te

Era da notti e tempi che non facevo le cinque. Ieri ho fatto le cinque. È stata una serata strana, intanto perché non era previsto iniziasse. Non pensavo di uscire, mi son lasciato trascinare da una zona intermedia lontano da casa, fino in centro, così mi son ritrovato a girare con maniche corte e smanicato, per la serie: Agosto sotto e Gennaio sopra, con quel venticello stronzo quanto freddo a soffiarmi sui peletti delle braccia. Mi sono sentito coccolato dalle persone. Un po’ qua e un po’ là, voluto e abbracciato. Ho avvertito il calore di mani che desideravo sentire, senza fini secondari, solo qualche minuto tra le mie. Mi sono lasciato stringere da un affetto così naturale, spontaneo, come dovrebbe essere l’affetto. Ho bevuto un pesca-lemon, una birra piccola e un’altra birra piccola, più grande della precedente. Ho riso tantissimo, con la sottile tentazione di alterare ulteriormente il mio stato, portandolo oltre. Mi è parso un ottimo rimedio e avevo tutte le prove del mondo che lo fosse. Non so perché sono rimasto in me, probabilmente per la solita responsabile logica che mi fa dire basta! quando secondo parametri suoi, non miei, è il momento di fermarsi. Un po’ me ne pento, perché son due giorni che sono tornate le insicurezze. Così, prima un fastidio, poi un senso di nervoso solo apparentemente dovuto ad una certa cosa alla luce dei fatti poco importante, poi si riapre la scatola nera delle emozioni e quello è da anni il momento di dimostrare che contro tutto questo io perdo sempre. Anche se stavolta un accenno di resistenza c’è stato. Mi sorprende l’immagine di me che spingo forte, oltre ogni limite, oltre l’acqua che non ha più voglia di restare rinchiusa, e io spingo. È pieno di falle il presente, e l’acqua sta uscendo, piano piano, tutta. Però io tengo ancora. Forse sono un po’ più forte di ieri, o forse è solo un modo per rimandare. Fatto sta che ieri notte ad un certo punto ero felice. Un punto è tanto.
Ah, mi ha scritto un PVT (se la De Filippi può dire RVM io posso dire PVT) un certo Antonio invitandomi ad iscrivere la Stanza ad una classifica che si chiama Miglior blog, e io ho accettato. Ho messo il bottoncino verde per votarla in alto, nel bugiardino. Credo non si vinca niente, è una cosa così, tanto per. Non c’è bisogno di registrarsi, e si può votare pure millemila volte al giorno, quindi quando non avete niente da fare, tra un caffè e una veloce pipì, cliccateci sopra. E, se vi va, iscrivete i vostri blog, non mi sembra una brutta cosa.

Ho ucciso un uccello

Ieri sera tornavo a gran velocità a casa e ho investito un uccello. Sto cercando di convincermi che si sia suicidato lanciandosi sulla mia twin tower Matiz convinto di essere un aereo dell’American Airlines, comandato di provocare il terribile attentato al sottoscritto nientepopodimenoché dalla terrorista Ape Maia, ma temo non sia questa la verità. Probabilmente era solo in cerca di qualche insettino da mangiucchiare, o ancor peggio era una mamma uccello che cacciava per i suoi piccolini. Va be’, comunque l’ho centrato in pieno, s’è spiaccicato al vetro, sono scappato (omissione di soccorso), e poi non ricordo più (o faccio finta di non ricordare).
Il Matto versa tuttora in un gravissimo stato di shock, non osiamo immaginare in che stato versi l’uccello.  Spero solo non si sia trattato di un amico di questi:

Signorina maestra, restare nella scuola ad aspettare che i perfidi pennuti levassero il loro culo piumato per raggiungere altri lidi, pareva brutto?

Non farmi male diventa un meme

La mente malata di Godeliano ha trasformato Non farmi male in un meme (catena). Sono tanti i motivi che rendono questo meme diverso dagli altri, ma uno mi pare più rilevante ed è il seguente: per portarlo a compimento è prevista una quota in denaro.
Allora, Gody caro, io capisco che Non farmi male ti è piaciuto e che ti sei affezionato alla Stanza e a me (pure io eh!), e capisco pure che facendo uso di sostanze stupefacenti ti ritrovi con qualche rotellina fusa, però riflettiamo un attimo assieme. È evidente che la gente ha le palle piene di ‘sta robaccia, ormai la cancella, fa finta di non aver letto il proprio nome tra i nominati (come faccio io, tra l’altro) e va avanti, e tu che fai? Ne crei una in cui tra le regole figura il dover acquistare il mio libro? Immagino che frotte di lettori si stiano precipitando in libreria ansiosi di sborsare dieci euro pur di portare a termine il proprio dovere di bloggers incatenati. Immagino male, vero?
A parte gli scherzi, Godeliano sei stato carinissimo, veramente. Intanto perché hai speso i tuoi soldi per il mio libro e questo è il più grande attestato di stima nei miei confronti, e poi perché ti sei inventato un modo simpatico per parlarne, che è forse ancor più importante. Quando non hai dietro Mondadori, Feltrinelli e i soliti nomi, devi cavartela da solo, ed è grazie a piccole iniziative come la tua che Non farmi male ha venduto tanto arrivando alla ristampa. Che poi ho capito che non è tanto il grande nome che conta quanto tutte le persone che in un modo o nell’altro vengono a contatto con te e il tuo libro e decidono di restare: sono capaci di fare miracoli.
Quindi grazie con tutto il cuore anche per lo splendido acrostico che hai creato e che ovviamente qui posto:
 
Libro
Affascinante
Con
Realtà,
Ingiustizie.
Matteo
Eccezionale.
 
Visto che il meme, ahinoi, ormai esiste, e date le regole che sono:
 
0-Linkare la pagina dove avete letto la catena. (E io l’ho linkata lassù!)
1-Comprare il libro e vi suggerisco di ordinarlo da questo link. (Io il libro ce l’ho. Ora, che sia comprato o no, poco conta!)
2-Leggere il libro. (E direi che anche qua ci sono dentro!)
3-Lasciare un commento su
IBS. (Beh, capirete che autocommentarsi non è carino.)
4-Eventualmente diffondere, come ho fatto io, la lettura di questo testo. (Come l’ho diffuso io nessuno mai! Grazie, sono l’autore!)
 
direi che ho piena facoltà di proseguirlo, però mi concederà Godeliano di trasformarlo un attimo per alleggerire un po’ i lettori dall’obbligo di sborsare i money. Il link che ha inserito Godeliano è il modo migliore per averlo a casa nel più breve tempo possibile, però non siete obbligati, ecco. Non vi accadrà nulla di malefico se non doveste farlo (no perché se no qua arriva Striscia che come niente apre un caso e mi denuncia per estorsione). Però, se deciderete di acquistarlo, avrete il merito di far parte di quel grande puzzle che mi sta permettendo pezzo dopo pezzo di veder comporsi il mio sogno, e quindi tutta la mia gratitudine (solita birra offerta, nel solito pub peggiore che conosciate). Parlarne nel vostro blog è un ulteriore immenso regalo. Quindi mettiamola così: chi l’ha letto, se ne ha voglia, ne parli nel suo blog sempre sotto forma di catena, perché ricordiamoci che questa è una catena, e magari lasci un commento su IBS. Chi non l’ha letto, sempre se ne ha voglia, lo legga, e poi a seguire come sopra. Gli altri… va bene uguale eh!
E pure ‘sto meme è andato!

Sì amore, no amore, amore amore amore

Ieri in aula studio sono stato costretto a salutare due mummie a cui avevo tolto il saluto immemore tempo fa. Costretto perché ci sono andato a sbattere. Tolto il saluto è un’espressione forte, diciamo: evitato le loro rotte per non sprecare parole. Loro non mi hanno mai fatto niente, sono tanto bravi per carità, però questo non basta perché io trasformi ogni volta il mio viso in una maschera di gioia mentre sorrido e dico: “Ciao!” (va be’, come salutate voi?), perché io ho a disposizione un quantitativo limitato di energie e oltre quello non si va, e allora devo gestirle con accuratezza. Poi, man mano che il tempo passa (signori, ventisette (quasi) non son pochetti eh!) le energie si affievoliscono e allora saluto solo chi dico io, quindi loro no. Perché? Beh, per un po’ di motivi dei quali uno è paradossalmente proprio che non m’hanno mai fatto niente. Come posso salutare individui che scivolano nella mia vita senza lasciare un segno, un cazzotto, una vomitata sulla giacca, o uno sputo in faccia, che ne so. Niente. Sono ventimila anni che procedono mano nella mano con quelle facce cretine e sorridono tutti ninninininini a tutto il mondo. Fidanzatini, modello: Che palle! (è il nome del modello, pertanto vuole la maiuscola) noiosi, banali, ripetitivi, stancanti, indifferenti, amorino, tesorino, sì piccola mia, sì amore, no amore, amore amore amore. Lui digita al PC ultima generazione, e io ridotto a scrivere i post su un block notes a quadretti grandi con la penna nera dieci pezzi a un euro e cinquantanove (di cui sei nere tre rosse e una verde, perfetta per scrivere le centinaia alle elementari) e lei che evidenzia con i suoi trentasei colori diversi e scrive la g e la o e la l con i tondini e gli arzigogolini, sui suoi appunti che per copiare una pagina in quel modo ci vuole un pomeriggio. Io l’avevo individuati nella stanza, mica no. Stavano all’estremo del mio tavolo, figuriamoci. Però con garbo, raffinatezza e il talento eccelso che mi contraddistingue, mai e poi mai avevo permesso ai miei occhi di incrociare i loro, così da evitare il patetico moment. Solo che, di ritorno dalla pausa studio (una delle tante), nel raggiungere il mio posto, non mi son reso conto che la traiettoria che andavo a percorrere avrebbe cozzato alla metà esatta della sua evoluzione contro il corpo della mummia femmina. “Ahia!” fa lei. “Ma ahia tu!” faccio io. (Sarà stato per via di una naturale forma di difesa inconsapevole, tipo quando dici a uno “Fanculo!” e lui ti risponde: “Ma fanculo tu!”; lo so che ahia non è come fanculo!)
“Ah, ciao!” fa la mummia maschio. “Ah, ciao!” faccio io. “Oh, ciao!” fa la mummia femmina. “Oh ciao!” rifaccio io.
Ecco, e ora chi me la ridà la linfa vitale buttata in quei due inutili ciao?

Scarica D’Alessio gratis nel tuo cess (altro che cell)!

Mi sveglio con una strana sensazione di ovattamento generale, come se avessi la faccia intrappolata dentro una busta di plastica insonorizzata (lo so che è difficile immaginare la plastica insonorizzata, però provate a fare un piccolo sforzo, e andiamo!). È ciò che accade da qualche giorno a questa parte. Si tratta di una specie di anteprima ad un’esplosione cosmica che ormai riesco a prevedere con facilità. Faccio colazione con la consapevolezza che ho ancora a disposizione qualche minuto di pace prima della detonazione multipla. Riesco ad andare in bagno, faccio quello che devo fare (anche qua non è che occorra troppa fantasia ad intuire), raggiungo la mia stanza, apro le persiane in legno e saluto il mondo: “Bonjour a tout le monde!” ed è in questo preciso istante che s’innesca il meccanismo esplosivo, quasi impossibile da arrestare. Una sequenza incontrollabile di starnuti potentissimi che mi tolgono il respiro. Vi giuro che ad un certo punto ho temuto di lasciarci le penne come un gallo asfissiato dalla mano di un uomo sadico. Che poi sono anche pericoloso, perché mentre starnutisco, è tanta la violenza dell’atto che il rinculo (oh, c’è poco da scandalizzarsi!) dello starnuto mi spara contro ogni cosa; sbatto agli spigoli dei tavoli, al vetro della finestra, contro le porcellane di mia madre (CRASH!), e se passa un bambino lo travolgo tipo Taz provocandogli conseguenze psicofisiche credo non trascurabili. (È chiaro che risulta abbastanza improbabile che un bambino si trovi a passeggiare in casa mia, però impossibile is nothing (cos’era, lo spot dell’Adidas?) e quindi uno si deve anche preoccupare.)
Appena riesco a recuperare lucidità e controllo sui movimenti, procedo verso l’armadietto dei medicinali. Scolo trenta gocce di Tinset in un mezzo bicchiere d’acqua e, tempo di far effetto, mi sento meglio.
Torno al PC e, quando ormai sono certo di aver dominato e annientato la crisi, almeno per oggi, in alto, a caratteri cubitali, tra l’altro in un orrido giallo senape andata a male, leggo: scarica Gigi D’Alessio gratis sul tuo cell!
Mentre un conato di vomito prende vita nel profondo e inizia a salire piano piano piano (ci manca che uno debba pure pagare per inquinare il proprio cellulare!), la miccia si riaccende, e vai col valzer degli sparamuco impazziti! Neanche Tinset può nulla contro il quarantunenne fidanzatino de A Ciambellara de Sora. Maledetto Gigggi!

Tutti insieme per Niccolò!

Niccolò è uno dei miei amici più cari, ha quasi ventidue anni e vuole un gatto. Che sia: cucciolo, a pelo lungo o semilungo, colorazione non banale, possibilmente sul panna o al massimo nero, da escludersi assolutamente il rosso e lo sputtanatissimo  tigrato, con gli occhi belli (magari blu) poi, se di razza, ancora meglio, segni particolari: stupendo; e lo vuole subito. Ma non subito fra un mese, o subito domani. Subito = adesso.
Quindi, chiunque avesse sentore di cucciolate recenti o in arrivo, è pregato di farsi vivo al più presto. Niccolò sta impazzendo, ha bisogno di spazzolare qualcosa o qualcuno. Lo stiamo tenendo a bada con il pupazzo di Rex a grandezza naturale, ma lui già ha cominciato a borbottare perché intanto Rex è un cane e lui vuole un gatto, e poi impiegherà pochissimo a capire che è solo un ammasso di stoffe e peli sintetici (tempo di strapparglieli tutti con la spazzolina con le punte in acciaio). Quello che vi garantisco è che Niccolò è molto affettuoso e saprà prendersi cura del gattino al meglio, e poi qualche coccola gliela vado a fare pure io.
Non ho molto tempo, altrimenti giuro che mi sarei messo in viaggio in direzione delle vostre casette sparse per l’Italia per prendere visione dei felini da voi proposti, ma non posso, così ho pensato ad un modo economico, sicuro, e soprattutto velocissimo.
Prendete il vostro gatto, compattatelo con WinZip, e inviatemelo via e-mail a matteo1077@gmail.com; non abbiate paura, ché Gmail è nata proprio per trasferire roba pesante. Lo valuteremo e, se non dovesse andar bene il casting, ve lo rimandiamo indietro immediatamente, non prima di avergli dato tre o quattro crocchette di Eurospin. Allora, se volete fare del bene una volta tanto nella vita, non perdete tempo. Niccolò ha bisogno di voi.
Ah, visto che oggi è la festa della mamma, stavo pensando ad un modo efficace per farle la festa definitivamente, così, sempre pour parler (se no m’arrestano!). Ebbene ho dedotto che l’unica possibilità sarebbe cremarla a vivo, ingabbiare le sue ceneri in un blocco di cemento, e gettarlo nel Triangolo delle Bermude, ma temo risorgerebbe anche da lì, quindi tocca tenersela. Auguri mamma.

Silvio, rimembri ancor quel tempo…

Che poi a me di Beppe Grillo frega un cazzo. Quello che dice mi scivola addosso, sarò entrato nel suo blog tre o quattro volte in tutto, e neanche mi fa ridere. Lo trovo un gran parachiul e così mi son messo qua a spettegolare, come si fa nei baretti di periferia in compagnia di cinque o sei amici alle sette della sera. Un discorso innocente e senza pretesa alcuna, se non quella di esprimere un’opinione che, sia chiaro, non vuole avere valore di nessun tipo. Una sparata come un’altra di uno come un altro perché, grazie a Dio, non ho potere di fomentare le masse, non sono pericoloso. Un pour parler, tanto per capirci. Bene, chiarito questo, visto che  sparare sulla Croce Rossa mi dà gusto, voglio presentarvi ufficialmente i nostri nuovi ministri:

Ministri con portafoglio

Esteri: Franco Frattini (FI)
Interno: Roberto Maroni (Lega)
Giustizia: Angelino Alfano (FI)
Economia: Giulio Tremonti (FI)
Difesa: Ignazio La Russa (AN)
Sviluppo economico: Claudio Scajola (FI)
Pubblica istruzione: Maria Stella Gelmini (FI)
Politiche agricole: Luca Zaia (Lega)
Ambiente: Stefania Prestigiacomo (FI)
Infrastrutture: Altero Matteoli (AN)
Welfare: Maurizio Sacconi (FI)
Beni culturali: Sandro Bondi (FI)

Ministri senza portafoglio (per la serie: se volete vi presto il mio!)

Riforme: Umberto Bossi (Lega)
Semplificazione: Roberto Calderoli (Lega)
Attuazione Programma: Gianfranco Rotondi (DC)
Politiche Comunitarie: Andrea Ronchi (AN)
Pari Opportunità: Mara Carfagna (FI)
Affari regionali: Raffaele Fitto (FI)
Politiche giovanili: Giorgia Meloni (AN)
Rapporti con parlamento: Elio Vito (FI)
Innovazione: Renato Brunetta (FI)
 
Quando mia madre ha sentito del Ministero della Semplificazione: “Devono pagare Calderoli per semplificare le leggi, non le possono scrivere già semplici?”.
Complimenti alla neo ministra Mara Carfagna (sì, va be’, laureata in legge. Se no mi si rivoltano tutti gli amici della ex valletta di Piazza Italia) che si occuperà delle Pari Opportunità. Mai scelta di ministero fu più azzeccata. Tutti possono fare politica, a tutti viene data una opportunità, infatti lei ora è ministro. Se anche voi volete diventare ministri due sono le strade che potete percorrere: o arrivate tra la prime sei a Miss Italia, oppure fate come Bondi, e dedicate una poesia (?) al Cavaliere.