• Stamattina mi sono svegliato convinto di essermi reincarnato nell’ingranaggio di un qualche motore cafone, una rondella o un pistone o qualcos’altro che sta nel motore – io non lo so come sono fatti i motori, però c’era talmente tanto frastuono costante nelle mie orecchie che mi sono immedesimato. Non è una bella sensazione sentirsi parte di un motore che poteva essere quello di un Boeing 747. In realtà era quello che mia madre mi ha presentato come Bob Card, che io ho pensato fosse una sorta di promozione estiva che si fosse inventata Bob, questo magnate della telefonia che ti permette di inviare sms gratis e chiamare tutto il mondo a spese sue perché gli fai pena, tu poveraccio che non arrivi a fine mese. Tipo Summer Card che non è proprio così, ma ci siamo capiti. Invece il mezzo si chiama bobcat (quello dell’immagine è radiocomandato, quello nel mio piazzale no. Quello dell’immagine sarà 40 centimetri, quello nel mio piazzale 40 metri) ed è un giallo veicolo gigantesco che sta occupando il 90 per cento del mio piazzale (nel restante 10 c’è la casetta di Iker con Iker dentro). Ha un carrellino elevatore in cui stanno degli omini che salgono sui tetti senza entrarti in casa. Questo mia madre lo trova geniale, lei che in casa ha tutti i suoi segreti. Stanno cambiando il comignolo che dopo il terremoto ha cominciato a sgretolarsi e nessuno se n’è accorto finché il processo non è giunto a compimento. Devo ringraziare Bob perché, se non fosse stato per lui e per la sua discreta utilitaria, io non mi sarei svegliato per niente al mondo e con tutte le cose che devo fare, all’apertura naturale degli occhi, avrei potuto tentare il suicidio. Quindi grazie Bob, sappi che hai salvato una vita irrompendo nella sua proprietà senza entrare in casa, e quella vita ti deve la vita, appunto. Ti ringrazio perché arrivi sempre al momento più opportuno, con un tempismo straordinario, come quando, poco fa, ho avviato una canzone e tu sei partito fuori BBBBRRRRRUUUUMMM! e neanche le cuffie e il volume a palla mi hanno permesso di coglierne poche parole almeno.
    Le mie vacanze vere devono ancora arrivare. A di là di Finale Ligure e la fiera di Vento Letterario, non ho smosso il culo da L’Aquila. Sabato si parte per Firenze e domenica (da Firenze) per Berlino, se ho ben capito. Anche quest’anno io Luca e Niccolò siamo riusciti a organizzarci la nostra vacanza. (L’hanno organizzata loro. Io ho solo detto sì e fatto tanti saltelli sul posto all’idea.)
    Prima di partire vi lascio i saluti e i compitini per le vacanze così da poter provare a riempire il vuoto incolmabile lasciato dalla mia assenza. Intanto qualcuno sta leggendo Supermarket24 e arrivano di tanto in tanto piccole recensioni e commenti. Ecco quello che ha scritto Mary sul suo blog, che ringrazio tantissimo. Il parere dei lettori è per me l’unico modo per capire se sto procedendo nella giusta direzione. Sono curioso di come arriva Supermarket24 a chi lo legge, cosa arriva prima e cosa per niente di quello che faceva parte dei miei intenti mentre lo scrivevo.

    Luca Sognatore, da cameriere a commesso del reparto ortofrutta di SpesaPiù, è un attento osservatore della più varia umanità. Ha difficoltà a distinguere i vari tipi di verdura ma riesce bene a capire (da poche parole e particolari fisici) una persona. Le sue critiche, la sua ironia, il suo sarcasmo bersagliano clienti e colleghi eppure, in certe situazioni, il giovane si mostra dotato anche di empatia e compassione. La prima giornata di Luca al supermarket, quindi, è scandita da vari episodi, incontri e divagazioni mentali tra pesche e meloni,  il tutto condito da una spruzzata di trasporto amoroso verso una collega.Matteo Grimaldi, già apprezzato per Non farmi male, una raccolta di racconti edita da Kimerik, con Supermarket24, Camelopardus editore, conferma la sua bravura e si fa apprezzare per una cresciuta sensibilità.
    Alcuni brani ci fanno sorridere, altri temere per le sorti di Luca e altri ancora ci commuovono a sorpresa. Basti pensare a Lory, la macellaia tradita.

    “Eri sicura di te.(…) Il giorno dopo da sola. (…) Dopo diciannove anni di matrimonio, da sola. Hai sempre creduto ad ogni favola. Hai sempre creduto. Perché quell’amore era tutta la tua vita. Nessun maledetto particolare. Poi scopri qualcosa che non deve esistere, che distrugge il sorriso, e che lo fa per sempre”.

    Il finale non è scontato e la “Postfazione ringraziamentosa” chiude degnamente un bel romanzo da leggere sotto l’ombrellone o un bel plaid!

    MaryZed

    Se vi va, vi invito a scrivere la vostra personalissima recensione e a inviarmela a matteo1077@gmail.com sarò felice di pubblicarla. Saluto Bob e torno a scrivere.
    Alla prossima!

    Scrivi un commento →: Ehi Bob, che ne pensi di Supermarket24?
  • Ringrazio Alessandra Circi per il tempo che mi ha dedicato e per la bella intervista per il quindicinale Vola. Qui c’è un po’ della mia storia e di quella di Supermarket24. Noi a volare adesso ci proviamo.

    Scrivi un commento →: La parola e il silenzio – intervista su Vola
  • Era difficile. Non che le altre presentazioni non lo fossero, però questa per come l’avevo pensata, era davvero una sfida, più con me stesso che con la gente. Ho deciso fin da subito di liberarmi del moderatore: quell’omino che si fregia del titolo di giornalista o critico o scrittore o tutti e tre e qualcun altro ancora, abbastanza noto nel circondario cittadino, pagato o non pagato per ricoprire l’autore e la sua opera di complimenti a prescindere, sottolineando il valore immenso di una voce giovane e brillante, magari proprio quella che la letteratura italiana aspettava da tempo.
    “Chi ti presenta?” mi domandava qualcuno un paio di giorni prima. “Nessuno!” rispondevo con gli occhioni luccicanti di lacrime del Gatto con gli Stivali di Shrek. Non sono uno scrittore orfano che nessuno vuol presentare, la verità è che li avevo fatti fuori tutti perché volevo presentarmi da me. Il mio unico obiettivo era quello di raccontarmi e far conoscere il mio nuovo libro, non quello di sentirmi lo scrittore del millennio. E allora, con la complicità di Giampaolo, il cantante degli Intrigo, abbiamo dato vita alla serata con un piccolo sketch comico. Al microfono, nascosti dietro una tendina di canne, invisibili al pubblico: “Giampa’?!” “Oh!” “Ma hai visto quanta gente?” “Sì, ho visto!” “E mo’?!” “Eh, mo’ vai e fai la presentazione!” “Ma che dico?” “Non lo so, avrai preparato qualcosa.” “No, perché io pensavo che saremmo stati io, te, mia madre e il padrone del locale. Va be’, qualcosa m’inventerò, andiamo!”
    Siamo entrati, anzi usciti su questo meraviglioso terrazzo con vista su L’Aquila, pieno di tavolini e di persone, ed è partito l’applauso giusto per cominciare alla grande. I due Jagermeister più quello che doveva essere un amaro alla liquirizia, e invece era una roba all’amarena che io ho comunque bevuto – tutto fa brodo! – , hanno fatto l’effetto sperato; procedevo come un treno alternando il mio gaudente parlare con il live degli Intrigo. Ad un certo punto ho totalmente perso la concezione del tempo perché dell’esistenza del tempo me ne sono dimenticato finché non mi sono accorto che erano le 8 e mezza e che avevo parlato per 2 ore di Luca Sognatore, dei suoi incontri, dei clienti e dei colleghi paranormali, del suo cinismo, della tenerezza che affiora all’improvviso. Ho deciso di chiudere nonostante avessi ancora un sacco di cose da dire. I festeggiamenti sono durati a lungo finché noi ultimi 4 verso le 11 siamo andati a mangiare al Cinese.
    Dalle foto della serata che potete ammirare su Facebook (in queste due che ho postato o sembro magro o non compaio) mi sovviene una considerazione spontanea: sto ingrassando pure se il mio fidato specchio continua a mostrarmi un’immagine gradevole di me. 2 son le cose: o il mio è come lo specchio della strega di Biancaneve che non smette di adularmi (sotto minaccia) nonostante l’inesorabile passare degli anni, oppure sono molto specchiogenico e poco fotogenico. Oltre al mio specchio dovrei ripetere i ringraziamenti che ho fatto giovedì sera, ma ve li risparmio. Però qualche parola su mia madre e mio padre la devo dire. Chi mi segue dall’inizio, da quando un sacco di anni fa ho manifestato la mia passione e ho cominciato a coltivarla sul serio, sa bene che mio padre, ma soprattutto mia madre l’ha sempre considerata una perdita di tempo. La testa pazza di un figlio che non riusciva a dar loro alcuna soddisfazione lo spingeva verso un futuro di scribacchino illuso, fallito e patetico. Ero certo che fra i tanti complimenti avrei ricevuto le loro delicate mazzate pronte a trasformare una serata di successo in un flop colossale. Però li ho invitati comunque. Le parole uscite dalla bocca di mia madre sono state: “Non pensavo fossi così bravo”.
    Non riesco a spiegare quello che ho provato in quel momento, però provate a immaginare cosa può voler dire sentirsi apprezzati da chi invece ha sempre manifestato ribrezzo per quello che per voi invece vale come la vita. Metteteci pure che quel chi è vostra madre. Ecco.
    Questa è la mia vittoria più grande unita a una serata che porterò sempre nel cuore e che a questo punto m’impegnerò a ripetere altrove.

    Scrivi un commento →: Non pensavo fossi così bravo
  • In questo preciso momento, steso a pancia in giù sul letto della mia stanza verde, col primo fresco di una giornata soffocante che penetra fra le persiane, sono tantissime le informazioni che giocano all’autoscontro nella mia testa. Devo fare una pausa per elaborarle. Una pausa non troppo lunga altrimenti chiudo gli occhi e buonanotte. Informazioni confuse si intrecciano, talvolta fondono, e quando due cose si fondono non è più possibile recuperarle singolarmente. Se poi gli elementi sono decine allora conviene fermarsi e godere delle sensazioni che restano, senza pretendere di isolarli per analizzarli.
    Vento Letterario. Tre giorni splendidi segnati da incontri inaspettati. Sono gli incontri la discriminante di un’esperienza. Una piccola fiera a Finale Ligure in piazza Vittorio Emanuele II, che tutti gli abitanti del posto conoscono come Piazza dei Cannoni, dedicata all’editoria indipendente di qualità, quella degli editori che producono coi loro soldi gli autori in cui credono, per capirci. Stimolante il confronto con ISBN, nostri vicini di stand; con Luca della Bradipolibri che ringrazio per l’interessamento a me e alla mia storia, ma in generale felice di aver conosciuto di persona tutta una realtà editoriale fatta di nomi sinceri che lavorano con passione per far emergere giovani o vecchi talenti inascoltati e che fino al 16 luglio conoscevo soltanto attraverso la rete e le loro pubblicazioni. È un’esperienza che mi ha arricchito come autore, e che auguro ad Andrea e Carlotta, fra i principali organizzatori, di poter riproporre con successo anche il prossimo anno. Chissà cos’avranno pensato tutti di me e Sara l’editora che dormivamo soli soletti nel nostro bungalow al campeggio Tahiti. La vita è tutta un do ut des.
    Un grande abbraccio alla bellissima famiglia che gestisce il bar Mapu poco distante dal campeggio. L’ho conosciuta per caso il secondo giorno, entrando con la voglia di un cappuccino e cornetto e riuscendo, oltre 2 ore dopo, con la pancia piena del pranzo. In bocca al lupo per la vostra storia d’amore nata grazie a uno scontrino e a un finanziere che ferma una bella fanciulla fuori da un locale. Di quei giorni mi mancheranno le mattinate in quello che Sara chiamava il tuo ufficio, e cioè uno spazio d’ombra dietro al bungalow in cui circolava ossigeno respirabile. Tavolino, bottiglia d’acqua e portatile e giù a scrivere. Mi mancheranno i pomeriggi e le serate allo stand, le chiacchiere coi colleghi e con gli strani personaggi che si avvicinavano a chiedere informazioni o a consegnare manoscritti e fascicoli esplicativi di progetti improbabili. La signora amante della letteratura postuma indicando Supermarket24: “L’autore di questo libro è morto?” e io lì intento a gesti scaramantici, grattatine e cornini con le dita. “Signora, Supermarket24 non fa per lei ché io voglio vivere ancora e tanto, soprattutto!” Mi mancheranno le pizze alla Caprazoppa, gigantesche e gustose, dove ci hanno trattato da principi. E poi la lunga passeggiata per tornare al Tahiti con Sara, stremati. Le chiacchierate fuori al bungalow, al venticello finalmente fresco fino alle quattro di notte; quelle altro che Mastercard.
    Non mi mancherà mai il viaggio di ritorno in treno. Se tu paghi 59 euro e 90 e all’una e mezza ti dicono che si è rotta l’aria condizionata, t’incazzi un attimo o sono l’unico pazzo che tiene alla propria sopravvivenza? Mentre i miei compagni di carrozza agonizzavano imponendosi l’immobilità per sentire meno caldo io sono andato dal controllore e gli ho chiesto se potevo trasferirmi in un’altra carrozza. Lui ha risposto: “No, perché i posti sono numerati”. Quando gli ho fatto notare che avevo pagato 59 euro e 90 solo andata e l’ho invitato a farsi il resto del viaggio nella mia carrozza, accompagnando il tutto con l’espressione del viso che assumeva i connotati di una iena non tanto ridens, mi ha risposto che potevo. Non so in quanti siano sopravvissuti alla strage della carrozza 6 che, si vocifera, diventerà un film diretto da Stanley Kubrick.
    A proposito di strage e morti diciamo tutti addio alle ciabattone di legno di faggio acquistate 7 anni fa nel corso di una vacanza per sostituire i saldali del Dottor Scholl, stroncati da una passeggiata. Lo stesso è accaduto ai ciabattoni. Tornavo dalla prima doccia, causa sasso stronzo + scivolata, si sono aperti in due e sono dovuto tornare al bungalow fluttuando come una madonnina e rassicurando con sorrisi di circostanza, peraltro naturalissimi, tutti coloro che osservavano questo ebete di 2 metri in accappatoio multicolor che procedeva a mezzo decimetro orario coi piedi sporchi di terra fingendo interesse per il mondo attorno, ovviamente unica causa di quel procedere stanco.
    Speravo di racchiudere in un unico post (sono pigro io) tutti gli ultimi accadimenti letterari, ma già sta prendendo i connotati di un papiro e ne avrei di cose ancora da raccontare, tipo la presentazione di giovedì – tipo eh! – che rimando al prossimo.
    Vado a nutrirmi delle esalazioni di fritto di nuggets e patatine Mc Donald’s, evviva la domenica!

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  • Da oggi ferie.
    “Ti riposi, sei contento?”
    sento riecheggiare. Chi s’è azzardato a parlare? Non mi riposo per niente per i seguenti motivi.
    –    C’è un libro da consegnare entro settembre.
    Non che scrivere sia diventato stancante, ma neanche è un week end alle terme. Parto dal presupposto che passerò ogni minuto libero di questa settimana immerso nelle atmosfere del nuovo romanzo. I minuti liberi non si possono programmare, sono ritagli che spuntano inaspettati perché salta un appuntamento o perché mi faccio negare ai perditempo che si stanno raggruppando e i grandi numeri creano pericoli. Hanno il potere di chiamarmi, cercarmi, linkarmi, facebookarmi, mailerarmi, suonarmi al citofono, mettersi a gridare fuori la porta della mia stanza (quella è mia madre quando è pronta la cena) sempre quando sono assorto in una ben precisa fase della giornata, quella più importante, quella senza la quale tutto andrebbe a rotoli: la logistica. Comunque mi sto abituando ad andare in giro col portatile incollato alle chiappe.
    –    Dal 16 luglio al 18, inclusi gli estremi, sarò a Finale Ligure per Vento Letterario.
    Non si tratta di un cataclisma naturale in cui si vedono libri di Moccia volteggiare nell’aere e poi abbattersi rabbiosi e pesanti come mattoni di piombo su innocenti esseri umani che non avevano davvero fatto nulla per meritarsi una tale sciagura. Vento Letterario è la prima fiera dell’editoria indipendente di qualità. Questa definizione pone le basi per molteplici interrogativi del tipo: Chi la decide la qualità? Come si riconosce l’editoria di qualità dal porcaio? E soprattutto, se davvero quella di Finale Ligure è la fiera dell’editoria di qualità, che caXX ci stai a fare tu? Vi prego di fare lo sforzo di sorvolare sulla terza e poniamo l’attenzione sulle prime due. La qualità l’ha selezionata l’entità Fiera, perché lei, la signora, anzi signorina Vento (non sto parlando di Flavia, e non credo fosse necessario specificarlo, ma non si sa mai) è la prima fiera d’Italia che si avvale del potere imperialista di decidere quale editore entra e quale no. Il criterio non è la simpatia, ma la qualità e qui veniamo al punto due.  Esistono due tipologie che identificano la stessa categoria “editore”, con un’infinità di sfaccettature che migliorano o peggiorano di un niente il concetto di base. Ci sono quelli che ti impolpettano la testa di storie che parlano di difficoltà del settore, di esordienti che non vendono, dell’Italia paese di capre e cavoli in cui nessuno legge, e allora nonostante il tuo libro sia l’opera d’arte che il pianeta Terra attendeva da secoli (qualcuno aveva dubbi al riguardo?), se vuoi vederlo travestito da libro, devi autoprodurti, anzi, partecipare alla produzione dicono, come se i tuoi soldi non fossero abbastanza per pubblicarne non uno, ma cinque di libri, oppure acquistare settecentomila copie a prezzo pieno. Insomma tirar fuori un mucchio di pippi sia che si tratti di una richiesta di contributo evidente sia di una celata come l’acquisto copie. L’arguto aspirante autore si ripete che deve credere nei propri sogni, che se non lo fa lui perché dovrebbe farlo qualcun altro e allora che fa? Corre in banca e fa il bonifico, ovvio, e ritrova le sue (bruttissime, perché realizzarle in modo dignitoso sarebbe costato troppo) settecentomila copie, scaricate da un camion direttamente nella sua stanza. E mo’ vendile! E poi ci sono quelli che pur navigando spesso in acque difficili, mai si sognerebbero di chiedere un centesimo ai pochi autori che possono permettersi di pubblicare. Quelli che lavorano accuratamente al libro passo passo perché quel libro lo devono vendere. Quelli che hanno un distributore vero, perché i loro libri li devono vendere. Quelli che ogni occasione è buona per una presentazione, perché quel libro lo devono vendere. Quelli che scrivono tutti i giorni comunicati stampa e segnalazioni ai giornali e siti web e pure alla TV che non si sa mai, perché quel libro lo devono vendere. Queste si chiamano promozione e distribuzione. E sapete perché lo devono vendere a tutti i costi? Perché quel libro, signori miei, l’hanno pagato loro. Parlerò di editoria a pagamento più in là, intanto cominciate a studiare a memoria la sacra bibbia della lotta contro i vampiri della parola, il Writer’s Dream diretto dalla condottiera più querelata d’Italia Linda Rando di cui sono ormai da mesi fedele adepto. Tagliando, alla fiera parteciperanno ventisei editori, alcuni noti (Marco Y Marcos, Stampa Alernativa) alcuni stra-noti (Minimum Fax (attualmente primo in classifica), Nottetempo, Voland) alcuni semisconosciuti come la mia piccola e appassionata Camelopardus, ma tutti accomunati dall’unica politica editoriale che merita di essere portata avanti e difesa e cioè, se non si era capito, quella della pubblicazione free.
    La mia editrice è convinta che me ne starò buono buono allo stand a salutare le signore e a vendere qualche copia di Supermarket24 e invece mi incollerò come una medusa allo stand della Voland per farmi regalare (il sottolineato ha reso bene l’idea?) tutta la bibliografia della Nothomb e andrò in giro a conoscere e chiacchierare con chi da mesi scambio commenti, pareri e “mi piace” su Facebook: Andrea Malabaila e la sua bella Carlotta di Las Vegas (edizioni, ché lei è italianissima), per esempio che voglio ringraziare perché per la riuscita di questi tre giorni di libri ci stanno mettendo l’anima e un po’ più di tre giorni di lavoro e tempo.
    –    Il 22 luglio alle 18.00 aperitivo letterario per presentare Supermarket24 a L’Aquila.
    Uno dice 22 luglio e pensa di avere ancora decenni per preparare la serata e invece mancano nove giorni di cui quattro sarò impotente per i motivi del suddetto punto e uno servirà per riprendermi dal jet lag. Le locandine e i volantini comunque arrivano domani perché Pino è un supereroe che li ha disegnati e spediti in sette minuti e mezzo (grazie di esistere!) e io dovrò attaccarli e distribuirli in un tempo simile. Vogliamo parlare del fatto che non so ancora chi canterà, perché qualcuno deve cantare, oppure ballare, oppure recitare. Chi sa fare qualcosa mi contatti perché a seguito di un casting lampo verrà assoldato per intrattenere i tanti (si spera) spettatori mentre il sottoscritto ingolla il sedicesimo spritz prima di ricominciare a parlare a macchinetta. Esiste un evento su Facebook la cui creazione, per un impedito come me, può esser già definita un evento. Andate e moltiplicatevi! Intanto le previsioni dicevano sole sole sole per tutta la settimana e qui si sta scatenando un nubifragio. Cosa potrebbe accadere il ventidue che sono previsti rannuvolamenti? Siete ancora convinti che mi riposerò in queste ferie? Spero di potercela fare a scrivere qualcosa nei giorni di fuoco, o anche prima. Altrimenti non pensate subito che mi sia suicidato. Potrebbe non essere andata così, siate fiduciosi. Sempre.

    Scrivi un commento →: Mi riposo, son contento?
  • Cassino (Frosinone), 18 mag. – E’ stata sorpresa a rubare qualche pezzo di formaggio in un supermercato di un centro commerciale di Cassino. Una 50enne disperata ed affamata, madre di un ragazzo disabile, si era ridotta a rubare per poter mangiare. Qualche giorno fa’, e’ stata pero’ scoperta dalla sorveglianza che ha immediatamente allertato il proprietario ed i carabinieri. Quando il dirigente del cento commerciale e’ venuto a conoscenza della situazione di disagio che la signora e’ costretta a vivere, non solo ha deciso di non sporgere denuncia ma l’ha assunta nel supermercato. Una storia d’altri tempi questa, che fa onore a chi in un territorio come il cassinate, minato da disoccupazione e crisi economica, riesce ancora ad avere il coraggio di dare uno stipendio a chi ne ha strettamente bisogno.

    Fonte AGI

    Son belle storie queste qui. Spezziamo una lancia a favore dei direttori dei supermercati. Mica son tutti come il mio Dottore di Supermarket24! Certo è che la tentazione del formaggio tornerà a torturarla finché lei, come un criceto cinquantenne, ricadrà nel fallo. Stavolta però la licenziano e poi le porgono il conto di centoventimila euro: l’equivalente delle caciottine e crescenze prese in prestito e non ancora restituite.

    Scrivi un commento →: Pescata a rubare la assumono e poi, ripescata a rubare, la licenziano
  • Mia sorella ha portato a casa una cagnetta e l’ha chiamata Zion che si pronuncia Zaion che sarebbe la città di Matrix, quella al centro della Terra. Zion ha un mese e mezzo e la lingua spugnosa e tiepida che quando ti lecca sembra che ti avvolga, non voglio pensare alla sensazione che mi darà la medesima leccata quando avrà un anno o due e la lingua sarà grande come uno straccio da cucina. È molto elegante, la signorina, ha pure lo smalto alle unghie che sono bianche e alcune nere, come i cuscinetti sotto le zampe che sono rosa e alcuni neri, però piange tanto che questa casa la notte sembra abitata da uno spettro. Le abbiamo messo un cesto con un cuscino che lei usa sì, ma come scalino per raggiungere il divano e là si addormenta.
    Mia madre era partita con lo stabilire una serie di regole fondamentali per garantire alla cagnetta una convivenza civile con la sua psiche di casalinga disperata fra cui: Il cane non deve salire sui divani perché quando avrà il diritto di raggiungere il salotto non possiamo rischiare che con le zampe strappi la pelle verde del grande divano, orgoglio della villa. Ebbene, regola depennata. Zion può salire dove vuole, pure sui letti, l’importante è che non la si perda neanche un attimo di vista se no si accuccia e piscia e caca. La fa a tradimento. Sarà perché, come è giusto che sia, non vuole essere guardata mentre cura le sue faccende più intime.
    Italia e Nerozza l’hanno accolta con grande affetto. Le mie tartarughe acquatiche che insieme a me compiono gli anni e son vecchiotte loro che spegneranno 4 candeline, io 29, ma si parlava di loro che son vecchiotte non di me che una bambina mi ha dato 20 anni e un bambino 1 anni (tralasciamo quello stronzetto decenne che me ne ha dati 39 che era di sicuro ubriaco) la vogliono dolcemente mangiare. Appena si avvicina all’acquario loro avanzano minacciose scambiandola probabilmente per un bastoncino vitaminico gigante. Ed è proprio la sua forma smagliante (a salsiccia) che le ha fatto guadagnare subito subito il titolo di Miss Magrezza.
    Il rapporto che ha stabilito Iker finto labrador con lei è vicino alla rassegnazione passiva. Si fa fare di tutto e indietreggia per paura di farle male. Si abbandona a terra con la salsiccia che gli tira le orecchie e gli salta addosso e gli lecca la faccia mentre lui socchiude gli occhi e talvolta sbuffa. L’altra sera dev’essersi rotto i coglioni pure lui se a una certa è uscito dalla sua cuccia, si è avvicinato alla serranda del garage e dall’esterno ha lanciato due wof woooof! ma due di numero, poderosi e convincenti che l’hanno fatta ammutolire e non ha pianto più. Quella è stata l’unica notte della scorsa settimana in cui ho chiuso occhio.

    Scrivi un commento →: Io sono Zion, piacere!
  • La sedia da ufficio rossa con le rotelle su cui abitualmente appoggio il mio didietro quando scrivo, ma pure quando leggo, insomma quando mi siedo (ma va!), ultimamente è diventata un po’ scomoda. Devo fare un po’ d’ordine, o semplicemente acquistare all’Ikea, ma pure al Lidl, un pratico appendiabiti di un verdino che s’intoni allo stile della mia stanza, che possa restituire alla suddetta la sua originaria funzione di accogliere il mio didietro e farlo con la massima professionalità e confort.
    Vado un po’ di fretta altrimenti arrivo in ritardo alla prova fragranze con la mia amica Francesca, nonché futura (prossimissima) sposa, che mi farà comprare non uno, non due, almeno tre, ma forse pure quattro o cinque profumi: “Praticamente identici agli originali”, ma che non sono gli originali e costano un terzo. È quel praticamente che mi preoccupa un po’, ma io sono fiducioso. Non vorrà mica gabbare il suo testimone di nozze!
    Per tutti gli aquilani, e per tutti gli abitanti del mondo che posseggono Internet vi segnalo che all’edizione delle 13.45 e a quella delle 19.15 del TG di TVuno che è la televisione dell’Aquila, qualcuno parlerà di Supermarket24.
    Potete seguirla sul satellite. Si dice così, ma io non saprei spiegarvi su quale dei tanti satelliti che orbitano nello spazio infinito si trovi il segnale. Che poi pare semplice, ma a me non sembra proprio cosa da tutti i giorni farsi una passeggiata fra buchi neri, nane bianche e stelle comete. La vedo più facile in streaming su: http://www.tvunoaq.tv
    La tuta spaziale l’ho indossata già, il casco coi tubi ce l’ho in equilibrio sulla testa e son pronto a schiacciarlo sperando che mi entri, la navicella emette fumo da un’ora e mezza ormai fuori il cortile (son motori particolari, ci mettono tempo a scaldarsi). Sta per iniziare il countdown. Uno spruzzo di Acqua di Giò che non è Acqua di Giò, ma è identico e si parte.

    Scrivi un commento →: Supermarket24 al TG di TVuno
  • Sul nuovo numero di Monitor si parla di Supermarket24, di me e di altri giovani abruzzesi animati dalla passione per la letteratura.

    Le parole raccontano il mondo. Alessio, Alessandra, Andrea e Matteo le usano per raccontare i loro mondi sommersi. E per far rivivere la loro terra, l’Abruzzo. Lo fanno senza scorciatoie. Non scrivono del terremoto, come hanno fatto molti, troppi in questo ultimo anno. Loro non vanno alla ricerca di un facile successo. Ma solo di un modo per raccontare se stessi e una terra che cerca la forza per riemergere. Anche e soprattutto attraverso i giovani. […]
    E poi c’è Matteo Grimaldi, 29 anni, dell’Aquila. Vorrebbe essere Luca, il protagonista del suo romanzo “Supermarket24”. O almeno vorrebbe avere il cinismo con cui Luca, un giovane in cerca della propria indipendenza, affronta il primo giorno di
    lavoro nel reparto ortofrutticolo di un supermercato. Il libro è la telecronaca delle 24 ore vissute da Luca, delle sensazioni provate e degli incontri fatti. Una situazione che Matteo ha vissuto personalmente. «Il libro non è autobiografico – precisa – Le situazioni che ho vissuto mi hanno dato l’ispirazione, ma sono sempre estremizzate ».
    Alessio, Alessandra, Andrea e Matteo. Quattro ragazzi come tanti che hanno trovato nelle parole un modo per esprimere se stessi.

    Autrice dell’articolo è Angelarosa Pinto che ringrazio. Potete scaricare l’intero numero, che ci son tanti begli articoli, cliccando qui.

    Scrivi un commento →: In Abruzzo noi proviamo a far letteratura
  • Ecco una nuova intervista stavolta sul forum di Scrittori d’Italia che vi riporto per intero perché mi piace l’effetto virgolettato con lo sfondo grigino. Apprendere nuove funzionalità di WordPress ti apre la porta su mondi meravigliosi.

    1) Chi è, e perché scrive Matteo Grimaldi?

    Matteo Grimaldi è uno che, nonostante i ventinove siano prossimi, non sa ancora cosa ne sarà della sua vita, stravolta come la città in cui vive, ma che intanto fa quello che gli piace, o meglio, infila quello che gli piace in giornate composte per la maggior parte di ore che non gli piacciono. Lavoro al Mc Donald’s dell’Aquila e mi manca la tesi per laurearmi in Informatica. A meno che non decida di venire alla luce da sola, per ora non se ne parla. Scrivo perché scrivere mi fa sentire bene. Trovo sia un ottimo rimedio alle arrabbiature che mi provoca la realtà.

    2) Ti va di parlarci della tua ultima pubblicazione “Supermarket24”?

    Supermarket24 è la storia di Luca Sognatore che a venticinque anni è stufo di dipendere dalla sua famiglia e allora s’imbarca in lavori di tutti i tipi finché non finisce al supermercato SpesaPiù di piazza Dante a L’Aquila. Il romanzo è la cronaca del suo primo giorno di prova al reparto frutta. Ventiquattro ore esatte fatte di incontri, confidenze, torture fisiche e psicologiche operate da clienti e colleghi con alle spalle vite dalle quali fuggono rifugiandosi in quelle otto, dieci ore giornaliere di lavoro. La particolarità del libro sta proprio nella molteplicità di vite che si incontrano e scontrano e che Luca, col suo sguardo cinico e spesso cattivo, non si fa problemi a giudicare. Ho provato a infilare in questo libro anche un po’ della nostra Italia, del senso di precarietà che investe i giovani che si ritrovano con un pezzo di carta o anche senza, ma con nessuno che abbia voglia di credere in loro. È un libro estremamente divertente, che vuole guardare la vita con ironia e prenderla a ridere, ma in alcuni passaggi commovente, perché su certe esperienze c’è poco da ridere e poi dolce, come i sentimenti che all’improvviso nascono nel cuore.

    3) Lo hai pubblicato con la casa editrice Camelopardus. Mentre nel 2006 avevi esordito con la raccolta di racconti “Non farmi male” per la Kimerik. Quali sono state le differenze che hai subito notato tra queste due case editrici? Hai notato una evidente diversità di lavoro tra la casa editrice non a pagamento e la casa editrice a pagamento?

    Intanto devo precisare per l’ennesima volta che io non ho tirato fuori un centesimo per pubblicare con Kimerik. Non conosco i contratti e le condizioni che la casa editrice propone agli autori, però posso parlare della mia esperienza. Di Non farmi male è stata fatta una primissima edizione molto limitata: 200 copie, una sorta di esperimento. Copie che sono andate esaurite in due settimane soltanto con gli ordini da internet. A questa edizione ne sono seguite due da 1000 copie ciascuna, tutte e tre a spese della casa editrice ed effettivamente distribuite nelle librerie. Io sono contrario all’editoria a pagamento. Non pagherei mai per vedermi pubblicato. Ritengo che ogni autore debba valutare un editore per la proposta che fa a lui, non per altro. La Kimerik è stata la prima casa editrice a credere nelle mie qualità e mi ha dato la possibilità di farmi conoscere e cominciare a percorrere la strada che poi mi ha portato alla Camelopardus e a Supermarket24. Sara Saorin di Camelopardus è un’editrice fantastica. Può permettersi di investire su pochi autori perché lei soldi non ne chiede a nessuno. È appassionata, si fa in quattro(mila) per promuovere i suoi libri realizzati al meglio in ogni singolo dettaglio a partire dall’estetica che non ha nulla da invidiare alle edizioni di editori blasonati. Con lei si è instaurato un rapporto d’amicizia e collaborazione. Mi sento molto fortunato ad essermici imbattuto, anche perché come forse nessuno sa, Supermarket24 doveva uscire con Edizioni di latta, editore giovane e distribuito da ALI che tutto a un tratto decide di chiudere. È stata una bella, anzi bruttissima botta e la Camelopardus ha rappresentato la mia rinascita.

    4) Progetti per il futuro? Un sito dove possiamo trovarti?

    Progetti sì, uno eccitante e molto ambizioso. Sto scrivendo il mio terzo libro e ci sto mettendo tutto quello che ho dentro. C’è tempo per parlarne. Potete trovarmi su www.matteogrimaldi.com e su Facebook in cui sono un po’ più interattivo. Un saluto e un abbraccio a tutti.

    Grazie a Giuseppe Berardi.

    Scrivi un commento →: Piccola intervista su Scrittori d’Italia

sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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