Melissa P. scopre gli altarini: “Il mio editore mi rise in faccia davanti a tutti!”

Io credo che Melissa P. abbia fatto bene.
Non fate quella faccia, provo a spiegarmi. In questi giorni si sta consumando sulle pagine de Il Fatto Quotidiano una battaglia fra l’autrice di ‘Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire’ ultimo caso letterario italiano dalle proporzioni mondiali che ricordi, e il suo ex editore e quasi suocero Elido Fazi. Melissa ha deciso di chiedere giustizia attraverso gli avvocati, visto che da sola non le è stato possibile. Quando infatti, dopo diversi solleciti attraverso e-mail scritte da lei e dal suo agente, si è recata alla sede della Fazi per chiedere come mai da due anni nessuno le presentasse un rendiconto delle vendite dei tre suoi libri, il signor Elido le è scoppiato a ridere in faccia davanti a tutti. Melissa P. decide adesso di rivelare un passato che agli occhi degli altri desta solo invidia per una fanciulla baciata da tutta la buona sorte del mondo messa assieme. In verità resta una giovane scrittrice a cui il suo editore, dopo averle pagato soltanto parzialmente i diritti, le dà dell’analfabeta e della fallita (lui che ha pubblicato tre suoi libri, mica uno, e le ha fatto un’offerta per un quarto ‘Tre’ adesso nelle librerie con Einaudi). Elido parla pure di ‘Tre’, dice che non l’ha letto, ma l’ha fatto la sua compagna che è un’italianista. “Dopo una trentina di pagine accettabili diventa una vera porcheria. Si è rovinata da sola”, continua, “decidendo di fare di testa sua. Melissa P. è finita”.
Da quello che Melissa P. sostiene la casa editrice Fazi le dovrebbe più di un milione di euro. L’editore, per corrisponderle le royalty dovute al massiccio successo di vendita del suo libro, aveva scelto la formula dello stipendio. Rate mensili quindi, prima di 50mila euro poi ridotte fino a non più arrivare, nonostante ci fosse ancora molto da pagare. La faccenda economica e legale con la Fazi è stata comunque risolta da un accordo ultimo raggiunto fra gli avvocati delle parti. Elido dovrà versare a Melissa P. una quota finale di 61mila euro restituendole i diritti di tutte le sue opere pubblicate con la Fazi, già sparite dalle librerie.
Il punto dov’è? Melissa P. non si accontenta degli avvocati e sceglie la strada dello sputtanamento in pubblica piazza raccontando al giornalista e blogger Luca Telese tutti i retroscena di un rapporto che aveva oltrepassato i confini del lavoro facendosi carico di astio represso per la storia d’amore fra Melissa e Thomas, figlio di Elido, che l’editore mai ha sostenuto, né accettato. Molte polemiche anche sui diritti cinematografici acquistati da Francesca Neri dal lungo fiuto, quando ancora il libro non si era trasformato nel fenomeno noto a tutti, per una somma che si aggirerebbe attorno agli 80mila euro dei quali Melissa ne avrebbe percepiti solamente 4. Leggo nell’intervista dei suoi sbagliati investimenti fatti solo per amore della madre, alla quale avrebbe acquistato un negozio poi fallito, attraverso un mutuo che la venticinquenne catanese continua ancora a pagare, e poi una casa a Roma forse troppo costosa. Melissa P. racconta di essere tuttora sull’orlo della bancarotta, nonostante la sua ultima pubblicazione per Einaudi e il ruolo che riveste come ospite fissa nell’edizione di quest’anno di Very Victoria su La7.
Storie come questa, in cui per vederci chiaro bisognerebbe fare i conti in tasca ai protagonisti, di solito vengono lavate in casa assieme a tutti i panni che si sporcano per ripulirle. Melissa P. ha deciso di far emergere un cono di relazioni, accadimenti, intrecci, falsità tipiche di un mercato spietato che mangia le uova d’oro della gallinella del momento. C’ha fatto le spese uno degli editori più apprezzati nell’ambito degli indipendenti, uno che ha lanciato grandi nomi come Licalzi, passato poi a Rizzoli, Abate, passato alla Mondadori. Uno che ha fiutato il fenomeno dell’anno Twilight e l’ha portato in Italia. C’ha fatto le spese un nome rispettabile che nessuno prima di Melissa P. aveva mai messo in discussione, nonostante i tanti abbandoni che la Fazi in questi anni ha subìto proprio da chi l’aveva scelta. Per fare un nome su tutti: Isabella Santacroce che ha pubblicato il suo ultimo romanzo con la Rizzoli, senza dare a nessuno spiegazioni sulla sua decisione. Che i suoi motivi siano vicini a quelli degli altri e di Melissa P. ma che lei, come gli altri, abbia preferito le acque di un torbido silenzio rassicurante, al baccano della verità che lascia, agli occhi dei lettori, una macchia sull’onore e sul percorso artistico?
Per questo dico che Melissa P. ha fatto bene.

Qua trovate l’intervista a Melissa, la replica di Elido Fazi sembrerebbe essere stata rimossa, e questa è la lettera che Melissa P. ha scritto e chiesto a Il Fatto Quotidiano di pubblicare.

11 commenti su “Melissa P. scopre gli altarini: “Il mio editore mi rise in faccia davanti a tutti!”

  1. In effetti la cosa mi preoccupa: quando anche noi venderemo milioni di copie e non verremo stipendiati, che faremo?
    Prepariamoci a scrivere al Fatto Quotidiano, che è meglio…
    🙂

    • Io quando mi devono dei soldi, mi presento armato, e solitamente funziona. Non parlo degli editori, ma dei miei datori di lavoro precario. 🙂

    • Se scrive meglio sul blog, allora non leggerò mai un suo libro e neanche più il blog. 🙂
      E’ fuori discussione il successo e le copie che ha venduto e questo post voleva difenderla in questo senso senza voler esprimere alcun giudizio sulle sue opere. Io dico solo che se uno, al di là che se lo meriti oppure no, non interessa a me stabilirlo, riesce a fare il botto nella vita, è giusto che gli venga dato quello che gli spetta per contratto. Se uno nella vita sfonda e vende 3 milioni di copie e neanche si arricchisce siamo finiti.

  2. Hai ragione: sembra non abbia mantenuto un bel niente. Quel che volevo dire è che se anche il suo seguito sia cento volte(cento!)inferiore al numero di lettori dei cento colpi, resta sempre una fetta di pubblico oltre la media. Se in più aggiungi le apparizioni televisive, le mini-lettrici… insomma, c’è chi prenderebbe per sé il suo fallimento (intendo il numero di copie vendute, eh, non il romanzo…)

  3. Pietro, io sinceramente questo seguito non tanto lo vedo. Continua a collezionare operazioni fallimentari, ultimo libro incluso. Adesso s’è messa a fare l’inviata di Mistero su Italia1. Bah, vedremo.

  4. Un editore non pubblica solo cose buone, sane, questo è risaputo. Nel senso che il ruolo dell’editore non si limita soltanto alla parola.
    Questo, in realtà, vale per moltissime case editrici; e per moltissime includerei anche le piccole realtà. Per sopravvivere, o per crescere, o per espandere il proprio catalogo, l’editore fiuta in giro e cerca di pubblicare quello che si può leggere. Rare volte osa una proposta; e per farlo, deve comunque calcolare eventuali perdite e recuperi proprio con quei testi che vendono a prescindere dalla loro qualità. La qualità non è il primo criterio. Né i ghost writer li ha inventati Fazi. Dall’arroganza di quest’ultimo si evince che ride alla scrittrice in faccia perché lui ha svolto il suo bel ruolo, mettendo nel mercato un prodotto che poi si è rivelato autentica dinamite, forse più di quanto aveva immaginato; e ride sul fatto che Melissa P. rivendichi un ruolo di autrice e scrittrice. Lui, invece, orgoglioso di sé, ha venduto al meglio un prodotto. Tutto ciò è assolutamente triste. Melissa è solo un caso emblematico e, in realtà, il più esposto. Ve ne sono altri, di casi, tanti.
    A leggere l’ultimo testo pubblicato su Einaudi, non si resta perplessi di fronte al seguito che Melissa in parte mantiene, ma dinanzi ad alcune scelte editoriali che non riguardano affatto la qualità di un testo.
    Su Isabella Santacroce i motivi potrebbero essere i soliti che muovono gli affari fra autore, agente letterario e editore: già una volta la scrittrice di Riccione ha migrato.

  5. Carlotta, anch’io ho trovato di pessimo gusto le uscite del signor Elido Fazi nei confronti di un’autrice che ha osannato quando era la sua pietra filosofale, e adesso le dà dell’analfabeta che sinceramente fa un po’ ridere detto da un editore nei confronti di un’ex autrice, perché equivale a dare dell’ignorante alla sua persona che l’ha pubblicata. Lei fa bene, assolutamente, a pretendere tutto quello che le è dovuto, anche perché pare non siano proprio pochi spiccioli. Io trovo che faccia bene anche a fare queste piazzate, perché nessuno sapeva che Fazi non paga, o non paga tutto, ai suoi autori, adesso lo sanno in molti e possono fare le proprie valutazioni.

  6. Ma la cosa schifosa è che l’editore sputtani allegramente Melissa P. dopo che Fazi ha raggiunto un certo grado di popolarità e immagino di profitto economico proprio grazie a Melissa P. Ora non discuto sul fatto che il signor Fazi trovasse il libro brutto. Ma i casi sono due: non lo pubblichi e rimani nella melma come noi poveri sfigati; lo pubblichi, ci guadagni ma stai zitto. Così fai sentire presi in giro anche i lettori che si sono fidati di te e tu invece dopo che gli hai fatto spendere i soldi del libro gli dai pure dei cretini (perché ha fatto questo eh).
    Melissa P. i suoi interessi e se ritiene che gli siano stati tolti dei soldi suoi fa bene a ricorrere gli avvocati. Solo eviterei certe piazzate. (Però ho il dubbio che le piazzate le faranno vendere più libri):

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