[Madre e altre ville]

Dopo tanti rinvii, finalmente Madre decide che questa è la mattina giusta per ricominciare l’attività motoria con una salutare passeggiata fra i paeselli attorno a Villa Madre. Abbandona la sua poltroncina madrina rossa e indossa una tuta blu ponendomi, prima di uscire, la solita domanda esistenziale, l’unica cosa che le interessa sapere:
– Mi fa il culo grosso?
– (Ovviamente) No, anzi…! – rispondo cercando di calcare sul punto esclamativo. Non sia mai a insinuarle un simile dubbio.
I viottoli alberati costeggiano villette graziose ognuna delle quali per Madre è parzialmente obbrobriosa.
– La siepe è malata… certo che un colore un po’ più allegro per l’esterno potevano sceglierlo, tipo un pesca chiaro… quel cane è malato… le albicocche non cresceranno e gli cadranno tutte dall’albero… malato… questa è una bella casa, ma è troppo… troppo… – si ferma e si guarda intorno. A un tratto temo che possa dire “malata”.
I suoi circuiti sono andati in tilt di fronte a una villa stupenda, completamente rivestita in cortina, con un grande giardino tenuto benissimo, col dondolo e alcuni alti alberi possenti. Non riesce a trovarle un difetto.
– E’ troppo… sì… no… non mi… è troppo assolata!
– Madre, volevi dire isolata? – domando non credendo alle mie orecchie.
– No, assolata! Troppa luce, immagina…
– Cosa?
– Tutto quel sole che ti entra dentro casa!
Poi si volta soddisfatta, e prosegue. Villa Madre sarà sempre la più bella del regno, per lei.

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