Io ho sempre cercato di costruire la mia casa lentamente, dalle fondamenta, affrontando i disagi della Natura: il vento, la pioggia, il terremoto che di tanto in tanto si divertiva a buttare tutto giù. Ho sempre pensato a scavare, quando saltare non era possibile, e neanche volare; si mettano l’anima in pace coloro che sperano di superare così le difficoltà. Scavavo tunnel, e là nessuno era in grado di vedermi, di trovarmi e di ascoltarmi singhiozzare. E poi tornavo su e ripartivo in qualche modo. Senza esagerare. Senza credere di poter sistemare tutto in un’ora o in una notte. Ma mai e poi mai mi sono azzardato a piazzare bombe sotto le case o i sogni altrui. Mai e poi mai mi sono insinuato nei rifugi altrui, dove l’anima riposa senza protezioni. Qualcuno di molto antipatico, non perché lo conosca, ma perché un tipo che fa questo non può essermi simpatico, ci sta provando con me, infangando il mio nome come e dove può. Convinto forse di crearmi problemi. Ancora una volta la dimostrazione che dietro comportamenti del genere, oltre alla palese ignoranza, vi è una stupidità cosmica. Perché il bello è che qualcuno ritiene di poter infiltrare zizzania in rapporti molto seri, legati da intenti studiati da tempo, rapporti di assoluta fiducia, rapporti di successo. Invece basta una telefonata per riderci su e progettare altro, perché fin’ora ha funzionato tutto. Devo dire la verità: certe faccende mi divertono. Però un po’ mi dispiace perché tante energie invece che sprecarle mandandole a sbattere contro il muro di gomma dei miei occhi, potrebbero fruttare anche qualche soddisfazione che, invece, quel qualcuno crede di trovare nell’affanno, nel sudore, e in quello che è e sarà sempre e solo un eterno rosicare. Dio quanto rosica!
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