Come ci sono rimasto io, in casa, agitato e rassicurato

Non riesco a mandar giù la faccenda di questi 3 puntini neri carbonizzati, che mi fissano dal centro alto del monitor. Ho tentato molteplici tecniche di pulizia, pure con gli sputazzi. Mi sono comprato ClearView Gel al MediaWorld, un liquido che va applicato con uno spruzzino sulla salvietta di Surface Cleaner (barattolo pagato caro pure questo) e passato con un certo vigore sul vetro, senza sfondarlo. Per la modica cifra complessiva di euro 13 e 99. Il monitor sbrilluccicava come un cristallo al sole ma, quei 3 puntini, neri erano e neri rimanevano. Poi l’esperto informatico mi ha detto che si trattava di 3 pixel bruciati, e mi son sentito morire all’idea della sofferenza che devono aver passato fra le fiamme. Il dolore si è trasformato in panico quando l’esperto ha aggiunto:
– Attento ché si allargano come una ragnatela!
Cioè, sono contagiosi? Non vi azzardate, eh! E poi il colpo di grazia:
– Comincia a pensare di cambiare computer.
Ma comincia a pensare un po’ a cazzini tuoi, va! Ogni notte dedico qualche minuto delle orazioni a tutti i pixel vivi del mio schermo.
– Fa che non muoiano; tieni lontane le fiamme degli inferi dal mio monitor, Signore Gesù Bambino, uno e trino!
La prima cosa da fare al mattino non è più la colazione coi cereali, ma contare i decessi. Per fortuna rimangono sempre in 3, è vero? Sì, 1, 2 e 3.
Un sospiro di sollievo, per quanto una condanna possa rientrare nel concetto di sollievo, l’ho tirato anche per la faccenda del processo alla Commissione Grandi Rischi, che tanto ha fatto parlare in questi giorni. Mi sento in dovere di fare una precisazione perché, almeno su queste pagine, non circolino facili e false notizie.
I pochi che mi leggono devono poter fare affidamento su di me per la limpidezza di informazione su quanto accadde, accade e accadrà a L’Aquila. Quello che i mass media hanno comunicato, perché di comunicazione di massa si tratta, è che gli imputati sono stati condannati “per non aver saputo prevedere il terremoto”. Se così fosse, si tratterebbe di una sentenza da tribunale della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Naturalmente è falso, pure se lo dicono i tiggì di mezzo mondo. La condanna è stata perché hanno stabilito che non ci sarebbe stato il terremoto. Capite la sottigliezza?
Sono tutti avviliti. Sono tutti sconvolti da questa strana giustizia. Ma in che mondo vivete, signori?! Pensate che si possano dire frottole, che causano la morte di 309 persone, e passarla liscia? Io m’inchino al giudice unico Marco Billi che ha alzato di 2 anni la pena richiesta dai pm infliggendo 6 anni di reclusione per tutti gli imputati: i 6 esperti e il vice direttore della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, per omicidio colposo, disastro e lesioni gravi. Questi signori, che compongono la Commissione Grandi Rischi, convocati a L’Aquila una settimana prima del sisma da Guido Bertolaso, allora capo della Protezione Civile, hanno scelto, prendendosene immagino le responsabilità, di raccontare agli aquilani che lo sciame sismico era normale, che il sottosuolo sfogava poco e spesso; questo avrebbe dovuto tranquillizzare tutti rispetto all’ipotesi di un’unica scossa molto forte. Con le loro eccessive rassicurazioni (infondate, basate su regole che non esistono, su logiche non-scientifiche. Se qualcuno può mostrarmi documenti scientifici in cui si sostengono queste tesi gliene sarei molto grato) hanno spinto tanta gente a non preoccuparsi troppo, a restare in casa la notte. Come ci sono rimasto io, in casa, agitato e rassicurato. La mia casa ha retto bene, tante altre no. Capite quanto le parole possono determinare il destino delle persone, fino a deciderne la vita o la morte? Quello che mi dispiace è che siamo soltanto al primo grado di giudizio, purtroppo. La loro difesa, durante il processo, ha puntato su un’unica affermazione: “i terremoti non si possono prevedere”. Non si è rivelata una mossa molto azzeccata alla luce del fatto che questi esperti una previsione l’hanno fatta, quando non possedevano gli strumenti per farla, spinti da una politica governatrice di pensieri. In questa inchiesta di Repubblica, la nota intercettazione fra Guido Bertolaso e Daniela Stati, allora Assessore Regionale alla Protezione Civile dell’Abruzzo, trovate tutte le risposte per capire come sono andate le cose.
Poi vi devo dire che domani sarò fra i giurati della seconda semifinale del Match d’Autore, organizzato dall’associazione culturale Montesilvano Scrive. Un bel concorso letterario che mette in palio una settimana a Torino in concomitanza col Salone del Libro, e la possibilità di partecipare alle attività della Scuola Holden. Cercherò di fare al meglio il mio dovere perché possa essere il più meritevole a godere di quest’esperienza. Trovate maggiori e migliori spiegazioni nell’articolo che vedete a sinistra, all’interno del quale il mio ego non ha saputo resistere dal sottolineare il mio nome e cognome. Ci vediamo domani a Montesilvano, Sala Di Giacomo a Palazzo Baldoni, ore 18.00. Vi do 2 ulteriori validissimi motivi per venire, se la mia presenza non dovesse bastare.
a)La degustazione di vini offerta dalla tenuta I Fauri.
b)Emanuele Trevi, secondo classificato all’ultimo Premio Strega.