Posts published in Febbraio 2008
Solo perché dobbiamo sopravvivere.
Lettera inviata nel 1854 al Presidente degli Stati Uniti d’America, Franklin Pierce, da Seath, capo indiano della tribù dei Duwanish:
Come si possono comprare o vendere il cielo e il colore della terra?
L’idea sembra strana.
Noi non siamo padroni della freschezza dell’aria e dello zampillare dell’acqua.
Come si può chiedere di comprarla da noi?
Per la mia gente qualsiasi componente di questa terra è sacro.
Qualsiasi ago splendente di pino, qualsiasi sponsa sabbiosa, qualsiasi nebbia nell’oscurità, qualsiasi insetto ronzante è santo nella memoria ed esperienza del mio popolo.
Continuate a contaminare il vostro letto e una notte sarete soffocati dai vostri stessi rifiuti.
Quando i bisonti saranno stati tutti sterminati, i cavalli selvaggi tutti domati, quando gli angoli segreti delle foreste saranno invasi dall’odore degli uomini e la vista delle colline sarà oscurata dai fili che parlano, allora l’uomo si chiederà: dove sono gli alberi ed i cespugli?
Scomparsi!
Dov’è l’aquila?
Scomparsa!
E cosa significa dire addio al rondone e alla caccia, se non la fine della vita e l’inizio della sopravvivenza?
Non so se poi quelle terre l’abbiano vendute o semplicemente gli americani se ne siano impossessati senza troppi scrupoli, come sono soliti fare. Quello di cui sono certo è che la cività non si misura in anni di evoluzione e tecnologia e potere economico. Esistono popoli di gran lunga più civili degli americani che ad esempio puniscono un delitto con un delitto. O degli italiani che fingono di non vedere e non sentire l’afrore di centinaia di quintali di spazzatura che soffoca un’intera città. Seath ci vedeva lungo. E ora, a noi, non resta che sopravvivere.
M.
Va be’ che a Carnevale ogni scherzo vale, ma addirittura votare… Io spero che alla fine dentro tutte le urne d’Italia vi siano solo le schede compilate dai politici candidati, che a votare per loro stessi ci vanno sicuro, e la mia, con barrata la casella corrispondente al trisnipote di Seth (creata artificiosamente da me con la preziosa matitina in dotazione).
Funeral Blues
W. H. Auden
Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.
Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.
Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l’amore fosse eterno: e avevo torto.
Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.
L’immensità di un sentimento capace di superare di gran lunga quello che, per altri, è l’assoluto; insomma, cosa c’è di più totale dell’Universo? E invece tutto si riduce a scenografia se si parla del loro amore, che è il vero spettacolo della serata. Fate caso ai termini. Non dice cancellate le stelle, dice spegnetele, come se fossero solo luci di scena che ora non servono più. Imballate la luna, come quando si fa un trasloco. Smontate il sole, svuotatemi l’oceano, e sradicate il bosco. È ora di portare via i pezzi dal palco; perché è giunto il tempo degli applausi finali, e non è per scelta dell’uno o dell’altro, ma di un destino che ha deciso di distruggere e lasciare un solo superstite a vivere il resto della vita nel dolore. Nel vuoto che lascia il ricordo. La rileggo spesso per godere della sensazione che mi dà. Di qualcuno che ha capito l’Amore, e ha saputo raccontarlo solo dopo averlo perso.
M.
Everyman, il libro nero di Philip Roth.
QUESTA la mia recensione su Abruzzo Cultura che ringrazio, perché mi fa dire sempre quello che penso.
M.
Rileggo L’amico ritrovato perché sono certo di trovare tra le sue pagine quello che cerco. Presto una grande notizia. Ma grande grande grande (come te sei grande solamente tuuu!). (Mina, ma quest’uomo cos’è, un pallone aerostatico?!) Un po’ di pazienza. Ma ne vale la pena.