• Oggi la Stanza si fa luogo di pensiero, e già questo dovrebbe preoccuparvi. Comunque, dove altro, meglio che in un vero luogo di pensiero, (perché io valgo, e anche voi! (molto più di Raz Degan. La Barale la penserà diversamente, oppure no, chissà, ma a noi di cosa pensa la Barale poco ce ne sbatte)) possiamo trovar risposta all’interrogativo: tutti pensano? Tutti sanno, possono, sono in grado di (mettetela come volete) pensare?
    Ignoro il motivo che ha spinto i miei piccoli e stremati neuroni (ieri notte un’altra chiusura e stasera idem con patate) a porsi cotale domanda. Forse perché vivo ogni giorno, un po’ come tutti (quelli che vivono, chiaramente) a contatto con persone e realtà multicolori, multiformi, tipologie di essere umano variegate (basso e grasso va per la maggiore, ma non è dell’aspetto fisico che parliamo) tra le quali, sempre più spesso, osservo spiccare vite avvezze a comportamenti insensati, risposte insensate, manifestazioni quasi animalesche, e non manifestazioni di emozioni e problemi personali da condividere, eccezion fatta per impellenti bisogni quotidiani necessari, come sfamarsi o andare a cagare. Visto e considerato che esistono individui così: che non piangono mai, non tentennano mai, che non sono neanche forti di carattere, quella sarebbe una spiegazione, almeno. Che esistono individui che non raggiungono neanche un obbiettivo e questo non li preoccupa. Che gravano su chiunque, a partire dal microcosmo più vicino fino all’idea più generale di società, senza riuscire a ricambiare una sola di quelle donazioni non troppo spontanee, finalizzate unicamente alla loro sopravvivenza parassitaria.  Sembra quasi che procedano la vita come se al di là dell’esistere non vi sia altro, o altre persone da ringraziare in qualche modo, dubbi da valutare, ipotesi di fallimento da metabolizzare. Mi chiedo allora se questi individui soffrano, non dico spesso, qualche volta almeno: una lacrima, un dolore interiore, una riflessione, un senso di mancanza, di tristezza, di malinconia. Mi chiedo se questi individui pensino.
    Mi viene spontaneo accostare il pensare al soffrire. Il pensare, inteso come porsi delle domande, percorrere strade mentali, valutare problemi personali, ascoltare il rumore dei dubbi e delle paure, ti induce ad andare oltre, a guardare dentro la tua anima, a leggerla e, se non ti piace, a provare a ripulirla, cambiarla, o a disprezzarla per sempre, disperarsi sul letto o davanti allo specchio.  Accosto il pensare al soffrire perché sono convinto che chi non pensa, o chi riesce a non pensare (che poi è l’elevazione necessaria alla probabile tesi dell’impossibilità dell’esistenza di esseri umani non pensanti, che va comunque considerata), e a vivere e basta, respirare, nutrirsi, dormire abbastanza, e basta, non soffra. Tranne che se si punge con un ago o si morde la lingua.
    Quindi, da un certo punto di vista, è anche una condizione privilegiata, e non poco, quella dell’essere non pensante. Sì, perché a lui (o esso, come ci si rivolge parlando di un oggetto, o di un vegetale, al massimo) nulla può essere rimproverato, perché nulla di male ha fatto ragionandoci, decidendolo, per scelta. Va compatito, o evitato. Il rovescio della medaglia è la solitudine.
    Io ho come l’impressione che vi sia molta astuzia dietro una quasi perfetta finzione di demenza. La pietà non mi appartiene, l’indifferenza sì, così mi allontano senza mai essermi avvicinato troppo, e dimentico. Però, camminando nella direzione opposta, mi chiedo: possibile che non si renda conto? Possibile che non sia in grado di pensare?
    Domani Trash week end. Aspetto le vostre trash segnalazioni sui VIP, che siano copiose come neri schifosi semi d’anguria sfatta.
    Scrivi un commento →: Che so fesso, io che (il quale) penso?
  • Mi chiama la mia casa editrice e mi dice che il nuovo romanzo non potrà chiamarsi Supermarket24 (che è come l’ho chiamato io), ma Agenzia matrimoniale. Io chiedo perché (Agenzia matrimoniale cos’è, il nuovo libro di Marta Flavi?  Dai, dev’essere uno scherzo!), loro mi rispondono che è così che dovrà chiamarsi perché funziona di più, perché un colosso ha deciso di distribuirlo soltanto a certe condizioni e il titolo è una di quelle e, comunque, o ‘sta minestra o ‘sta finestra. Se dico di no, non mi pubblicano. Respiro rubando qualche istante di silenzio, e continuo a domandarmi come possa essere possibile che qualcuno ritenga il nuovo titolo migliore del mio, quando invece a me sembra di una banalità sconcertante e poi… ma che c’entra con la storia che racconta?!

    “C’entra che non serve che un titolo c’entri più di tanto, l’importante è che sia un titolo da boom.” “Allora chiamiamolo Strappami le mutande adesso! sicuramente attira di più.” “Dai Matteo, non scherzare!” “Non scherzo.” “Quindi sei d’accordo o no?” “No che non sono d’accordo!” “Matteo pensaci, perché c’è in ballo una cosa grossa!”

    Mi viene da piangere. Comincio a sentire caldo, comincio a sentirmi pazzo con lei che, così calma, mi spiega le dinamiche senza tentennare un istante, mentre io sto imbufalendo. Sì, perché le sue dinamiche si basano su presupposti assurdi ed io non ho più parole per fargli capire che stanno sbagliando tutto. “Allora mi dispiace, non possiamo pubblicarti.” “Ma abbiamo firmato un contratto!” “Sul contratto c’è scritto che possiamo riservarci il dirtto di cambiare il titolo, pena l’annullamento.” “Sì, è scritto in tutti i contratti, poi però non lo cambia mai nessuno!” “Quasi mai…” “Va be’, mai però con uno più brutto!” “Matteo mi dispiace.” “No, senti, cioè, è del mio libro che si sta parlando. Il libro che per trovare un editore c’ho impiegato due anni. E voi siete fantastici, e che significa questa cosa?” “Significa quello che significa. Il mercato ha le sue condizioni e questo mondo, lo sai, non è un bel mondo, quindi ti facciamo avere presto la copia dell’annullamento, e in bocca al lupo!”

    Scaglio il cellulare contro la parete, ma la voce della tipa resta immutata nell’aria. Non possiamo pubblicarti se non lo chiami Agenzia matrimoniale, sarà la quarta o quinta volta che lo ripete ed io scoppio a piangere. Vorrei strapparmi i capelli, lo faccio, ma non sento dolore. Ho sete e non riesco a parlare per via della bocca impastata. Gli occhi chiusi, quasi sigillati che trovano la luce del giorno. Una notte di merda. Oddio ragazzi che incubo, e che sollievo al risveglio! Perché il mio romanzo uscirà a fine anno e si chiamerà Supermarket24, come piace a me e alla mia CE (Casa Editrice).

    Scrivi un commento →: L’importante è che sia un titolo da boom
  • Siccome che sarei anche uno scrittore io (sono uno e molteplice, sono tante cose, sono tutto quello che vuoi che sia. Non so cos’è, né come m’è venuta, né se esiste già, comunque è mia. Un’altra rima, ma questa è poesia. Fermatemi!) e aggiungeteci anche il fatto che ormai i miei Trash Week End stanno facendo parlare di sé e di me (e pure di voi che partecipate, chiaramente) in ogniddove, terre vicine e lontane (e pure lontanissime) al punto che Splinder ha deciso di tradurli e postarli in 40 paesi. Signorini trema già, perché io incarno il prototipo dell’opinionista dell’Isola dei Famosi perfetto, del direttore di Chi perfetto, e qualcuno finalmente si è degnato di chiedermela, un’opinione. In questo caso il sito Libri e scrittori che nella loro rubrica (Le opinioni degli scrittori italiani del XXI secolo) ha lanciato cotale interrogativo: Abbiamo chiesto ai nostri amici scrittori se avessero letto Gomorra di Roberto Saviano, se avessero visto il film, cosa pensassero di questo fenomeno, editoriale prima e mediatico poi. Quando ho letto l’e-mail, e quindi l’argomento del sondaggio, visto che non avevo (e non ho) letto Gomorra, né avevo (e ho e avrò mai) voglia di vedere il film, ho pensato: “Che culo, e mo che dico?!”.
    Ecco che ho detto:
     
    Non ho letto Gomorra e non credo che lo leggerò, né che andrò a vedere il film. Si parla di Saviano come della prima e unica voce tanto coraggiosa da decidere di denunciare pubblicamente la realtà terribile della Camorra. Il leggendario scrittore costretto a vivere sotto scorta, nel terrore. Credo che il fenomeno Saviano vada ridimensionato non poco. Prima della sua opera, rientrata addirittura tra i cento libri migliori del 2007 secondo il New York Times, sono stati centinaia i coraggiosi articoli dei cronisti di nera e di giudiziaria del nostro territorio. Saviano per avere le informazioni utili ha dovuto attingere ai giornali locali. Sono fatti di cui i giornalisti della nostra terra scrivono da anni. Beh, forse è questo il coraggio. Farsi vedere nei processi e scrivere di Zagaria, abitando a pochi passi, senza per questo diventare multimilionari. E poi mi pare che all’uscita Gomorra non avesse avuto questo grande riscontro di vendite prima che la Mondadori comunicasse tramite tutte le agenzie di stampa che Saviano aveva subito esplicite minacce, chissà fino a che punto reali.

    Tutte le opinioni degli altri le trovate qua.
     
    E la vostra? Assodato che l’hanno acquistato un’infinità di persone, visto che staziona ai primi posti della classifica da due anni, perché quando arriva un compleanno, e non sai che regalare, regali Gomorra, e di compleanni ce ne sono migliaia di migliaia al giorno, e di gente che non sa che regalare non ne parliamo (per farvi una vaga idea numerica moltiplicate il migliaia di migliaia di prima almeno per 100). Ma, mi chiedo, c’è qualcuno che l’ha letto? E cosa pensa questo qualcuno (sempre se pensa, chiaramente)?
    Scrivi un commento →: Il Matto opinionista
  • Ieri sera siamo stati alla Festa del Blues a Poggio Picenze. C’era un uomo grasso in salopette (non vedevo una salopette indosso a qualcuno dal giorno degli esami di quinta elementare, che la portavo io) di questi tipici personaggi di colore da blues americano che diceva solo thank you very much!, yeah! e variegate e talvolta incomprensibili composizioni delle precedenti, ma che, secondo me, era di Poggio Picenze. Suonava con la sua band su un bel palco con tanto di stargate d’acciaio che luccicava dietro le spalle. Abbiamo resistito fino alla fine, che è stata dilaniante, con lui seduto ad un organetto sfiatato che pronunciava una parola ogni dieci minuti e muoveva convulsamente la testa trascinato dalla sua musica spenta, una lagna, una ninna nanna, non s’è capito cos’era, tanto che nessuno s’è accorto che dopo un po’ sul palco non c’era più, e mai più è ricomparso. “Più che blues, questa è un’agonia!” Saggia Francesca…
    Poi ci siamo spostati alla Sagra delle Sagnette a Bazzano. Il talentuoso gruppo Aria di Romagna (a cui consiglierei di tornarci al più presto, in Romagna) intratteneva la folla tra un liscio e un latino americano. Nel continente nero… Al solo udir tali parole ho acchiappato Fra ed Elly e le ho trascinate in pista, perché io, se non lo sapete, sono il Re dell’Hully Galli (è l’unico ballo di cui in 27 anni sia riuscito a memorizzare i passi. Poi, che in quella orrida piazzetta ballassero una versione diversa e noi ancora quella medievale coi saltelli e gli sbattimenti di mano, è un altro discorso). L’immagine di me che ballo l’Hully Galli mi pareva il modo migliore per dare inizio al Trash week end (9). Pronti, via!
    Miki ne ha beccata una che qualche giorno dopo ho letto ovunque, quindi diamole l’anteprima. Ad una partita di baseball puoi incontrare chiunque, lei si è imbattuta in Sara Jessica Parker (la brillante Carrie Bradshaw di Sex and the City) che aveva però qualcosa di diverso. Taglio nuovo dei capelli? No. Trucco più azzurro? No. Più rosa allora. No. È dimagrita? Ma se è sempre stata uno stuzzicadenti! Allora è ingrassata! Ma sei scemo? E allora cosa, maledizione! “Il neo, il neo!” ha preso ad urlare Miki in preda al tipico panico da fan tradita. Tutto lo stadio ha smesso di fissare l’incontro per puntare gli occhi sulla Parker, persino gli stessi giocatori. Qualcuno ha tentato di graffiarle via il trucco dal viso. Senza neo, la star, può essere paragonata ad un vestito non griffato, e questo Carrie non l’avrebbe mai permesso, così è fuggita scortata dalle sue guardie del corpo. È proprio al trucco che il suo ufficio stampa si appella. Pare infatti che il neo sia ancora al suo posto, sotto quintali di stucco Maybelline New York. Ma certo che è ancora lì! Si sa che i VIP fanno di tutto pur di passare inosservati e poter vivere qualche giornata da comuni mortali, ogni tanto. Indossano parrucche, sciarpe che gli coprono il volto fino agli occhi, occhiali da sole grandi come padelle, Sara ha pensato di coprire il suo segno distintivo, il neo, per non essere riconosciuta. Due sono le cose: o di lei ricordano solo il neo, oppure è una tipa molto, ma molto, furba! Miki, dopo la partita, visibilmente shockata, è andata a riversare la sua disperazione in un pub fuorimano, e chi ti incontra? Paris Hilton che, ubriaca come al solito, in un abitino color pesca che striminzito è dire poco, ha improvvisato un breve show hot stringendosi le tette tra le mani proprio sotto il naso dell’ambita stella del calcio portoghese Cristiano Ronaldo che, impassibile, si è girato dall’altra parte costringendo la povera Paris a lasciare il locale umiliata. Il portavoce ha smentito la notizia, ma ci sono numerosi testimoni che invece confermano l’accaduto. Anche MrPixel, che aggiunge che Paris è fidanzata con Benji Madden che non è l’amico di Holly nonché portiere della New Team, ma il chitarrista dei Good Charlotte e fratello gemello del cantante, che sarebbe invece l’ex di Hilary Duff che l’ha lasciato e lui s’è rifugiato tra le braccia di Nicole Richie che ha condotto insieme a Paris Simple life. Come dice MrPixel: Sembrano cazzate, ma alla fine torna tutto (a Paris). Prima di continuare con le News di MrPixel, un’altra incredibile chicca su Paris, che mi ha segnalato Franco mentre incartavo i toast. Infatti pare che nel bel mezzo di una traghettata in elicottero o, se vi piace di più, un’elicotterata, l’ereditiera senza cervello abbia sentito l’impellente urgenza di fare un bisognino. Sopra l’elicottero non poteva, dal finestrino pareva brutto, così non ha potuto che pretendere che l’elicottero facesse un atterraggio d’emergenza per permetterle di cacciar fuori tutte le sue paure, e ripartire un po’ più tranquilla. Paris, se l’elicottero ti fa cagare addosso, la prossima volta prendi un treno!
    Chiudiamo le trash news di MrPixel con una vera e propria denuncia di plagio che mi sento di appoggiare in pieno. Haiden Panettiere, che non è la fornaia sotto casa, ma una delle protagoniste di Heroes (di cui tra l’altro ho visto mezza puntata in cui, credo proprio lei, esce illesa da un incendio, quindi suppongo goda del superpotere di possedere una pelle ignifuga. Devo segnalarla al Mc Donald’s per farla assumere fissa ai filtraggi) parallelamente al cinema (pare faccia la bigliettaia part time) sta tentando anche la carriera da cantante, e come primo singolo ha tirato fuori Wake up call che è giusto un attimino simile a Stars are blind della regina di questo Trash Week, Paris Hilton. Ascoltatele, le basi sono identiche, e a questo punto, mi sento di dire alla panettiera: “Bella, lascia proprio perdere ché Paris è Paris!”.
    Ed ora le segnalazioni di StellaGemella. Partiamo con Jennifer Lopez che pare soffrire lo stress post-parto e non si sente per niente a suo agio nei nuovi panni di neomamma, infatti ad una fonte di Closer, ha dichiarato: “Non credo di essere una buona madre. Appena i miei figli piangono mi convinco di non essere adeguata ad accudirli al meglio”. Jennifer vorrebbe essere una mamma perfetta e quindi s’innervosisce appena qualcosa non va come lei aveva preventivato. E vista la situazione, sembra che il marito, Marc Anthony, sia stato costretto a convincere la Lopez a trascorrere del tempo lontana dai suoi due figli e lei, senza farselo ripetere due volte, è partita per un nuovo tour di spettacoli dei suoi, in Russia. Brava Jennifer, un po’ di sana vacanza dai tuoi figli non può che farti bene.
    Jamie Lee Curtis ammette: “Non mi sono mai piaciuta!”, effettivamente ‘sta povera (?) donna ha tutte le ragioni per pensarlo, così, quando ancora nutriva speranze di miglioramenti possibili, ha scelto di sottoporsi a numerosi interventi chirurgici che, hailei, a nulla son serviti, e per sfuggire allo specchio e ai cattivi pensieri che le alitavano bramosi sul collo, si è rifugiata nell’uso e abuso di psicofarmaci e antidolorifici (spero almeno avesse un qualche dolore da placare), ma: “Ora sono pulita!”. Sì, però sei sempre brutta!
    Ora una notizia che piacerà molto ad Ariel che sogna due cose: fare politica e farsi Rocco Siffredi. L’ex pornodivo (ora pare faccia lo stilista e il regista), in un’intervista a Chi, ha dichiarato di subire pesantemente il fascino delle giovani rappresentati dell’attuale politica italiana, e ha stilato la sua personale classifica. Al primo posto ci sarebbe la rossa Brambilla che definisce una gatta che se ne fa fare di tutti i colori. A proposito di rosse ecco comparire Lilli Gruber che ha sempre fatto parte dei suoi sogni erotici e che secondo lui sarebbe molto fetish. Poi Irene Pivetti, che sono anni che lo avvince. Il massimo l’ha raggiunto quando si è rasata la testa, sembrava una disposta a tutto. Ma la persona con cui proprio gli piacerebbe fare sesso senza tanti complimenti è Daniela Santanché. Infine sui suoi rapporti con gli esponenti della politica italiana rivela: “Ho pranzato e cenato con sindaci di grandi citta’ e con loro si è parlato sempre e solo di sesso e perversioni. Ma non lo si è mai fatto”. Sì, e io sono Maria De Filippi, ma va là!
    Prima di salutarvi… l’avete sentita la musichetta nel blog? Ebbene qualcuno ha deciso di sostenere la mia folle richiesta, più precisamente Godeliano, che ha rivisto e reinterpretato al pianoforte Oggi le comiche (che mi sembra titolo e stile appropriatissimo) di Remo Vinciguerra. Da oggi in poi anche il Trash Week End avrà il suo jingle. Naturalmente la musichetta sparirà il lunedì per tornare col nuovo Trash Week. Quando entrerete e sentirete suonare, sarà perché nella Stanza c’è puzza di trash. Grazie di cuore a Godeliano per l’aiuto, alla prossima! Vai col jingle (che trovate su su, sopra al bugiardino, cliccate sul play per risentirlo tutte le volte che volete, o anche no)!
    Scrivi un commento →: Trash Week End (9) (Jingle!)
  • In due giorni mi sono bruciato, o ho bruciato, o mi sono bruciato bruciando, o ho bruciato bruciandomi, le seguenti volte. Ieri a chiusura quando, alla solita domanda: c’è qualche vasca d’olio da cambiare? che prevede solitamente (che ahimè non vuol dire sempre) come risposta: no. oppure se sei un po’ sfortunato: sì, una. e se proprio ti dice male male: sì due. mi è stato risposto: sì tutte tranne i nuggets e le alette, che vuol dire un totale di 8-2=6 (giusto?) vasche d’olio da pulire, trasportare l’olio vecchio fino alla casetta di legno fuori, e svuotarlo negli appositi contenitori, e riempirle con olio nuovo. Alla notizia ho avuto giusto una ventina di minuti di mancamenti convulsi, nei quali ero arrivato quasi a convincermi di licenziarmi, poi mi sono messo al lavoro. Dopo la prima vasca già avevo i conati di vomito. Immaginatevi il fritto strafritto e rifritto delle patatine, ad esempio. Quella (non troppo) gradevole panatura ristagnante che intasa il filtro, e nel corso dei giorni forma uno strato spesso 5 centimetri, finché a qualcuno tocca cambiarlo (che culo!). Dio quanto puzza! Anzi, come dice Franco che lavora con me: non puzza, è qualcosa di più! Faccio calare l’olio vecchio in un secchio che, usato ormai da immemore tempo, si sta deformando pericolosamente, e prego che non decida di arrendersi proprio mentre sono io che lo tengo, considerato anche che il contenuto è qualcosa come 20 litri d’olio a 90 gradi. Poi è il momento di pulire le vasche; armato di guanti ignifughi (‘sto cazzo!) e palettina d’acciaio, raschio la superficie quasi incandescente, al punto che basta un lieve sfioramento per ritrovarsi un tribale marchiato a fuoco sull’avambraccio. Il mio rappresenta una margherita stilizzata. E poi l’olio pulito, 15 cartoni (sì, l’olio arriva in cartoni, all’inizio faceva specie anche a me) per 6 vasche. Tutto questo in una mezzoretta, al massimo. Quindi, riassumendo, contiamo almeno cinque bruciature. Poi oggi a pranzo ho fatto bruciare la parmigiana nel forno. La poverina doveva solo scaldarsi per dilettare il mio esigente palato, e forte fu la distrazione che mi vedeva chattare su MSN (non mi chiedete il contatto ché non ve lo do, non per cattiveria, ma per due motivi: uno non ci sto mai, due quando ci sto mi arriva un assalto di inquantificabili conversazioni contemporaneamente, tanto numeroso da costringermi a rispondere a caso finché reggo, e a bloccarne la maggior parte quando non reggo più) da accendermi il ricordo del gustoso primo piatto troppo tardi perché gustoso rimanesse. E quindi, come direbbe Dalida: ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao! Quando ancora una flebile speranza di salvarla nuotava nel mio cuore disperato, afferro, animato da intenzioni propositive, la prima cosa che capita, e cioè un panno da cucina appeso alla parete, solo che il maledetto mi scivola nel forno e s’incastra a contatto con la resistenza, e comincia a produrre una sparata di fumo che neanche quando scelgono un nuovo Papa. Così infilo la mano nel tentativo di recuperare il panno quasi incenerito ormai, e mi brucio esclamando: “Cazzo!” che ci sta sempre bene.
    Per farvela breve, poi c’ho tirato l’acqua e il forno ora non s’accende più. Se la vedrà mia madre quando tornerà.
    “Io? Ma se io neanche l’ho usato, il forno!”
    Vi ricordo che domani inizia ufficialmente il Trash week end (9), quindi forza con le segnalazioni ché con l’Estate i nostri VIP si scatenano. Stasera di nuovo chiusura. Se mi ricapitano i filtraggi trasformo il Mc Donald’s nel set del Gladiatore. Voi fate i bravi bambini e… lontani dalle fonti di calore, please!
    Scrivi un commento →: Aiuto, brucio!
  • Per un blogger (uguale: autore di blog) è fondamentale essere linkato (uguale: qualcuno ha inserito il link del blog nel proprio sito) in più posti possibili. E mi pare anche giusto. Un link corrisponde ad una possibilità concreta, che è quella che qualcuno cliccandoci, volente o per sbaglio, finisca nel blog linkato. Ma non finisce qua, perché non da molto, anche se questa cosa sarà sicuramente preistorica, ho scoperto l’esistenza di Technorati che non è altro che un rilevatore di link (almeno è quanto ho capito io). Ti dice quante volte il link al tuo blog è presente nella rete, e ti dice pure dove; e questo numeretto magico contribuisce in modo rilevante a fare classifica. Sì, perché esistono delle vere e proprie classifiche più o meno attendibili dei migliori blog (vedi BlogItalia). Il criterio per salire o scendere è legato a diversi fattori. C’è il fattore visite giornaliere, il fattore ricerche nei vari Google e fratelli e, fondamentale, il fattore link, quindi Technorati.
    Io dei link me ne frego. Non nel senso che non mi faccia piacere scoprire che qualcuno ha deciso di linkarmi, certo che mi fa piacere; nel senso che io non ne faccio uso alcuno. Sì, perché uno può anche pensare di linkare solo i blog che legge, così ci arriva facilmente dalla propria pagina web, e questo è comprensibile, sensato. Però nel momento in cui essere linkati diventa un’ossessione, allora mi dissocio. In molti si sono risentiti perché il loro blog non era presente tra i miei link. Ma se non me lo chiedi perché avrei dovuto pensare a mettercelo? Capisco la visione diffusa tra i blogger: io linko te, tu linki me, e si va avanti anche se io non ti leggerò mai e tu non ricorderai neanche della mia esistenza, l’importante è che vi sia quel link. Invece per me l’importante è leggerti. Capito? Ecco che mi capita di finire in blog che hanno una lista di link che gli copre l’intera colonna di destra e, per seguirli tutti, un mese giorno e notte al PC, non sarebbe sufficiente. Quindi è presumibile che di quei blog, il proprietario della pagina, non ne legga neanche la metà. Io ho una lista di link breve e che non leggo. Cioè, che non leggo da lì, perché io i link non li uso. Accedo ai blog che mi piace seguire direttamente dalla finestra degli amici nella community di Splinder e, se non sono splinderiani, ho comunque il loro sito salvato nei Preferiti del PC. Quindi capite bene che essere o non essere presenti nella mia lista dei link poco cambia. E allora perché quelli ci sono? Domanda legittima e di semplicissima risposta. Ci sono perché o mi sono ritrovato a metterceli in passato perché li seguivo, o perché m’andava di vedere il loro nome sul mio blog, o per altre inspiegabili logiche (illogiche e legate al caso più che altro), oppure ci sono perché mi hanno chiesto di esserci. Non preferisco quei nomi ad altri, anzi. Gran parte dei miei blog preferiti non sono tra quei link. Visto che so come raggiungerli non ho mai reputato fondamentale linkarli, se il significato che do al link è una strada per arrivare a loro. Esempio. Tanto per rispondere a Gogan che mi faceva notare che nella mia lista c’è il link del forum della playstation e non il suo (prima che io ce lo mettessi, chiaramente) questo è perché quelli del forum della playstation, che non conoscevo e tuttora non conosco, mi hanno chiesto di essere linkati e, per quanto me ne può fregare (non ho mai posseduto una playstation né ho mai aperto quella pagina), l’ho linkati. Se fa piacere a loro… Il tuo non c’era perché non mi avevi chiesto mai di linkarlo, ma ci faccio un saltino sempre e lo sai. Ora c’è perché, se ti fa piacere, figuriamoci se non linko te.  
    Spero di essermi spiegato. Se qualcuno vuole essere linkato me lo dica. Quando diventeranno un’infinità e occuperanno troppo spazio, cancellerò direttamente l’intera sezione. È una provocazione questa, non facciamo che ora mi arriva una valanga di richieste: mi linki? se no la cancello veramente. Lasciamo che Parole nella rete stia lì tranquilla e segua le illogiche evoluzioni del caso e del tempo. Perché io dei link me ne sbatto altamente.
    (Un periodo scrivevo l’URL del blog sui banchi dell’università, sui muri della città, nei cessi pubblici, persino nella sabbia piovuta e polverosa sul vetro delle automobili, poi mi sono rotto.)
    Scrivi un commento →: Se non mi linki giuro che m’ammazzo!
  • È proprio vero che quando la malasorte ci si mette sa essere proprio stronza. È anche vero che c’è sempre nella vita di tutti noi, almeno un momento (magari fosse uno soltanto) in cui arriviamo talmente giù che non abbiamo neanche più la forza e la voglia di piangere. È vero che sembra quasi che capitino tutte a te in quel preciso momento, che poi spesso non è così breve, e allora ci provi, ma non riesci proprio vederne la fine. Però è vero pure che esiste un’alternativa, non sempre, stavolta grazie a Dio sì, ed è quella di ricominciare a costruire. È l’unico modo per riprendersi in generale, e in particolare la propria vita. È una bruttissima giornata questa, però finirà, forse non stanotte, neanche domani, ma presto finirà. Scaccia via tutte le paure ché quelle non ti portano da nessuna parte, t’indeboliscono soltanto. Invece tu presto sarai più forte. La vita purtroppo è anche questo, è crollare. Poi è chiaro che passa, ed è chiaro che tornerai a ridere, e che torneremo a ridere tutti insieme. Perché tu sei tu, e perché la vita nostra è cominciata quando ci siamo conosciuti, di questo ormai ne sono sicuro da tempo. Il nostro è un microcosmo che nessuno può capire. Un mondo dentro una bolla che né il vento, né la pioggia, né un uragano, né una cannonata, né una mitragliata spietata, potranno distruggere. Ed è là che dobbiamo rifugiarci in momenti come questo, per ritrovare le forze, la voglia anche, perché in giorni così vorresti solo addormentarti e sperare che il sonno duri parecchio. È là, dentro la nostra bolla, che dobbiamo ispirare aria pulita, mangiare una gustosa fetta di millefoglie, e tornare fuori a vivere.
    Guarda a fra qualche mese. Guarda quanto sole c’è. Mai come stavolta è azzeccato dire che cambierai pagina, cambierai proprio libro tu. Una storia nuova, in una città nuova, dove hai sempre desiderato vivere. Una città bellissima. E poi c’è un impegno che abbiamo preso, ognuno con se stesso, di provare a riunirci e, sono certo, nessuno di noi desidera altro in modo così intenso. Forse perché sappiamo che la felicità è là, insieme. E quando sai dov’è la felicità non puoi smettere un attimo di fissare quel punto e camminare in quella direzione.
    Ho conosciuto tante persone in 27 anni. E se mi chiedessero di puntare tutti i miei soldi su qualcuno, su chi vincerà alla fine dei giochi, li punterei su di te. Forza eh! Io sono qua e metto a tua disposizione tutta la mia, di forza. È l’ennesima brutta caduta. A cui bisogna reagire con l’ennesimo calcio in culo a questo destino di merda. Che vada a rompere i coglioni a qualcun altro.

    Scrivi un commento →: Ennesima eclissi
  • Visto che la stellina rompiballe, nonostante il trucchetto di Mafalduzza, continua a dirmi che il mio Office non è originale, e temo che presto farà qualcosa per impedirmi di utilizzarlo, ho deciso di seguire il consiglio di Amelia e spazzare via l’Office di Windows e sostituirlo con OpenOffice, uguale, gratuito, free, come piace a noi. Quindi questo potrebbe essere l’ultimo post che scrivo con Word, o l’ultimo che scrivo nella mia vita, se il cambio non dovesse andare a buon fine. In quel caso voi abbiate tanta ma tanta pazienza, e provate a non dimenticarmi.

    Mentre scarica (127MB, mica cazzi!), ho tempo per redigere il nuovo Trash week end che dovrebbe essere l’8 se non ho perso il conto (dopo il 3 comincio ad accusare non poche difficoltà nell’enumerazione degli interi senza segno).

    Partiamo come di consueto dalle vostre trash chicche. Cominciamo da Miki che in uno dei momenti più drammatici che stiamo vivendo ci dà una ventata d’ottimismo con la notizia dello splendido riconoscimento che la nostra italianità ha ricevuto all’estero. Infatti la rivista americana Esquire ha stilato la graduatoria 2008 dei 10 uomini con più stile nel mondo dello spettacolo, della moda, dello sport e della politica. Ebbene, noi ne abbiamo ben due in top ten: Lapo Elkan e Fabio Capello. Passi Capello che comunque non è che sia proprio un lord, ma Lapo Elkan icona italiana di stile?! Gli altri candidati chi erano Pappalardo, Er Patata, e Simona Ventura?

    Miki continua la sua carrellata trash nel patinato mondo aristocratico intrufolandosi addirittura in casa dei reali d’Inghilterra. Camilla, la dolce metà del principe Carlo, aveva un problema. Ogni volta che usciva a far la spesa a bordo della Rolls di famiglia il suo fastoso, delizioso cappellino, urtando contro il tettuccio rigido, si spiegazzava rovinandogli l’umore (vi pare cosa da poco?). Carlo, che ama Camilla alla follia (certamente più di quanto amava Diana di cui s’è facilmente sbarazzato), ha dimostrato di essere un vero principe azzurro decidendo di far sostituire il tettuccio rigido con uno di stoffa alla modica cifra di 12600 euro. Riempie il cuore sapere che una povera e comunissima donna (?), che tanto soffriva drammi psicologici inespressi (che, sapete, sono molto più gravi di qualunque fisica tortura) ora sta meglio e può vivere serenamente insieme ai suoi cappellini. Miki chiude il suo intervento con una nuova drammatica vicenda capitata alla nostra sfortunata Elisabetta Canalis impegnata in America nelle riprese di un film con Natalia Bush, il cui nonno, nonostante risponda al nome di George, non è presidente di un’emerita ceppa. Ebbene, pare che in America si stiano cagando solo la Bush e di Eli nelle foto dagli States, neanche l’ombra. Eppure ‘sta Natalia Bush non è che sia proprio Julia Roberts. Il top della sua popolarità l’avrebbe raggiunto (uso il condizionale perché io non sapevo neanche della sua esistenza) nel programma Distraction con Enrico Papi, cioè l’edizione più sfigata. Siamo d’accordo che la Canalis non recita al Royal Theatre, però dai, ha un curriculum di tutto rispetto: ha fatto Carabinieri3, Carabinieri4, poi è morta nel 5, è resuscitata col 6 e poi ha interpretato pure il ruolo della sedia muta a Controcampo. Insomma, una fotina gliela potevate fare, almeno non si metteva a piangere, mannaggia!

    Sempre dall’estero Godeliano torna su Bush, stavolta il Presidente, quello vero, perché se le 12mila firme raccolte dal Presidential Memorial Committee saranno riconosciute valide, in novembre gli abitanti di San Francisco voteranno per decidere se intitolare a Bush una discarica. “È un luogo che lo rappresenta” dicono i promotori, “ci vorranno anni per rimediare ai danni che ha fatto, proprio come per le discariche”. Ecco, perché non prendere esempio dagli americani e dedicare una bella discarica ipertecnologica nel napoletano ad Antonio Bassolino?

    Come di consueto le chicche del nostro vicedirettore Miyazawa che comincia a sentire la sedia tremargli sotto il culo. Continuate così ragazzi, fategli vedere che voi sapete essere più trash di lui. Cominciamo con Brigitte Nielsen che, abbandonata l’Italia dopo La Talpa decide che è il momento di correre ai ripari al tempo che passa. Così partecipa al reality teutonico per soli vip Celebrity Clinic dove viene sottoposta ad alcuni interventi chirurgici: lifting facciale e agli occhi, liposuzione e mastopessi (rimodellamento e risospensione del seno, una sorta di sfida alla gravità), per andare in onda in uno speciale in tre episodi sulla TV commerciale Rtl, dal prossimo 13 luglio. La valchiria danese ha deciso di parteciparvi soprattutto perché il prossimo autunno Playboy le regalerà nuovamente la copertina (regalerà un par de ciufoli, si parla di circa 250mila dollari). Non contenta delle polemiche che si sono scatenate ancor prima della messa in onda, la pimpante 45enne ha deciso di fare a meno dell’anestesia totale perché vuole assistere, in allegra compagnia di milioni di spettatori, alla rinascita del suo corpo. “È davvero come se una truppa di artigiani rimettesse a posto una vecchia casa”. Brigitte, più che una vecchia casa tu sei un maniero diroccato!
    Londra non ha più sonni tranquilli, con il libero scorazzare di personaggi come Amy Winehouse, Pete Doherty e Kate Moss. La dolce e graziosa Amy si è recata nel carcere dove è rinchiuso il suo tranquillo maritino, trovatasi costretta a colloquiare separata da un vetro, ha dato vita ad una lunga scenata isterica conclusasi con uno spogliarello, per poi sbattere le tette sul vetro separatore come una falena contro la luce dei lampioni. La news di Miya è arricchita da un dettaglio fotografico proposto da MrPixel in cui si vede Amy salire a bordo della sua macchinina neanche fosse Starsky e Hutch insieme. Guardate! amywhy

    MrPixel poi ha scoperto che Tom Jones è  superdotato (a qualcuno potrebbe interessare!). L’attrice horror Cassandra Peterson ha dichiarato a Blender Magazine di aver perso la verginità proprio con lui. La ragazza, dopo aver ammesso il fatto, commenta: “Tom sembrava un gentiluomo quindi, quando ho visto che mi voleva saltare addosso, ho pensato che tanto che la dovevo perdere, la verginità tanto valeva farlo con una star. Non sapevo che sarebbe stato orribile e doloroso.” al punto che è dovuta ricorrere a svariati punti di sutura tante erano le doti di Mr. Jones. Vergini di tutto il mondo, statevi accuort!

    Ancora Miya con I Rolling Stones che sono e saranno sempre eterni ragazzini, si sa. In particolar modo il chitarrista Ronnie Wood, che ha festeggiato i suoi 61 anni lasciando la 53enne moglie Jo per trasferirsi nella sua tenuta irlandese con la cameriera russa Ekaterina Ivanova, giusto giusto 18enne. Ronnie ha conosciuto la baby cameriera alla premiere del documentario di Martin Scorsese Shine a light. Ekaterina avrebbe confidato agli amici su Facebook di avere una seria relazione con il chitarrista, e che la moglie è a conoscenza della situazione. Ma in tutto questo, invece, la moglie Jo dichiara che i due sono partiti per una vacanza all’insegna della pittura. Per dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande! (Se vi fa ridere è mia, se non vi fa ridere è di Miya.)

    Ed ora per la serie Medicina 33: inutili consigli della mummia pervertita Onder Luciano, parliamo di caldo. Con il caldo, due sono i pensieri frequenti: come rinfrescarsi e come appagare quell’insensata voglia di fare sesso. La soluzione ci arriva da uno studio della Texas A&M University, che attribuisce a 6 fette di cocomero lo stesso effetto di una pillola di Viagra. Sembra che l’anguria abbia sostanze capaci di risvegliare l’eros. Il principio base e’ la citrullina, un amminoacido presente anche nella carne rossa e nel guscio delle noci, che una volta nell’organismo si trasforma in arginina. L’azione non e’ specifica come il Viagra, ma ha gli stessi effetti della pillola blu, senza controindicazioni tranne la diuresi. Quindi per evitare figuracce a letto, maschietti in ascolto, ingurgitate 6 fette di cocomero un quarto d’ora prima di zompare sopra alla vostra preda (date il tempo alla citrullina di agire), e andrete alla grandissima.

    Kate Moss, di ritorno da una serata mondana, per sfuggire ai fotografi, la notte del 12 giugno, dinanzi all’Hotel Avalon, ha perso le sue extension. Oddio, e mo?! Le mini-mega-fashion ciocche sono state prontamente raccolte dal fotografo John Farr e vendute al prezzo di 805 euro. A rivelarlo è il quotidiano Bild, che ci informa sull’identità dell’acquirente: la TV Sat1 per una delle sue trasmissioni. Io ieri fuori al tabaccaio (no che non fumo, ero solo andato a farmi una ricarica Wind, sono un bravo ragazzo io!) ho trovato le labbra di Alba Parietti. Base d’asta 25 euro, chi offre di più?

    Miya conclude con un invito a fare del bene. Sì, possiamo fare molto acquistando uno dei capi che Britney Spears ha indossato nei suoi video cult che saranno messi appunto all’asta dall’impresa Gotta have it e il ricavato andrà in beneficenza. Potreste ad esempio acquistare la t-shirt indossata da Britney ai tempi del Mickey Mouse Club, impreziosita dalle firme di Justin Timberlake e Christina Aguilera, anche loro ex bambini prodigio del famoso programma TV per soli 20mila dollari, oppure il vestito da sexy-Babbo Natale indossato dalla popstar nel 2000 per lo spot della Pepsi o per finire un paio di pantaloni indossato niente di meno che da Marilyn Monroe nel film River of no return (1954) che la cantante ha ricevuto in regalo da Tommy Hilfiger, che potreste ritrovarvi fra le mani per 80mila dollari. È un piccolo gesto che può fare molto, mi raccomando!

    Prima della mia bombissima (dio che bomba ragazzi!), quella di Olsen che dà suggerimenti a tutte le gnocche e gnocchette d’Italia alla ricerca di guadagni facili e una sedia qualunque in Parlamento. Fatevi vedere dal Berlusca, come ha fatto ‘sta tale Virginia Sanjust che, dopo averlo annunciato in un servizio TV, ha cominciato a ricevere prima fiori, poi inviti a cene intime col Cavaliere, poi un bracciale Damiani e, dopo evidentemente aver accettato tutto, una bella e remunerativa nomina a palazzo Chigi. E voi che aspettate?

    Ed ora la mia bomba trash. Giusy Ferreri, la vincitrice morale di X-Factor nonché tormentone dell’estate con la di Tiziano Ferro canzone Non ti scordar mai di me, ne ha fatta di gavetta. Prima cassiera dell’Oviesse, ora pupilla della Sony e trionfatrice delle classifiche davanti a Coldplay e Ligabue, ma in mezzo che ci sta? In mezzo ci stanno le foto hard scovate dal sito gay.it in cui la nostra Giusy posa stretta in succinti abitini leopardati con tanto di frusta e stivali fetish. La notizia è di Repubblica (sono uno che legge i quotidiani io!); le immagini, rimosse recentemente dalla sua pagina di MySpace, le trovate qua. In una (lo dico per i guardoni) è totalmente nuda con la cosina all’aria. Ci piace questa svolta hard porno e io, se fossi in te, farei immediatamente un calendario. Pare esista in rete anche un video che la Amy Winehouse de noartri avrebbe girato in tempi di ristrettezze economiche. Se lo scovo lo posto. Giusy, alla luce di tutto questo dicci, come potremmo mai scordarci di te (e di quel tuo culone)?

    Ce l’abbiamo fatta pure ‘sta settimana; grazie mille a tutti coloro che hanno partecipato con le loro segnalazioni. Il trash-staff ne aspetta tante e tante e tante altre e vi dà appuntamento a fra 7 giorni. Vai col gingle! (Qualcuno inventa un gingle per il Trash week end? Se le carte di Maria De Filippi ce l’hanno non ho capito perché non dovrebbe avercelo la rubrica cult della Stanza!) 

    Scrivi un commento →: Trash week end (8) (Giusy Ferreri pornostar?!)
  • Mi sveglio intorno alle 9 tanto contento perché ho fatto un incredibile sogno dai mille eccitanti risvolti e colpi di scena, e voglio raccontarvelo. E allora resto giusto quei due o tre o trecento minuti (non so ben quantificare, visto che il tempo nel sonno o veglia o sonno-veglia è solo una vaga grandezza senza confini) a ripercorrere le strade del mio sogno, e credo di averlo anche ripetuto ad alta voce come si conviene ad esempio prima di un’interrogazione di Storia. Memorizzato, bravo Matteo. Richiudo gli occhi appena sei o settecento (dilatati, vaghi, incalcolabili) minuti e quando alle 10.30 la luce torna a rompere i maroni ai miei occhietti marroni penso: Ora scrivo il nuovo post che parlerà dell’incredibile sogno di stanotte. Mi metto al PC e quando il file provablog di Word, dove scrivo tutti i miei post, si apre in una candida pagina bianca penso: Sì, ma che cazzo mi sono sognato? Tutto rimosso, vi giuro nessuna traccia. Solo la certezza che fosse davvero un bel sogno, divertente credo, altrimenti non mi sarebbe passato per la mente di riversare l’ansia nella Stanza. Un’ansia tra l’altro non vissuta, ma solo sognata (non questa notte, però). Che non è poi così vero che se una cosa la sogni e basta vuol dire che non la vivi. Sto divagando.
    Poi ci si mette anche la premurosa voce di Word che si manifesta in una finestra dove gentilmente mi segnala che il mio Office non è originale, con tanto di link ad una pagina piena di quanti vantaggi potrei beneficiare istallando la versione a pagamento. Intuitivo Windows, devo dire. Sono anni che leggo, scrivo, ascolto, leggo, scrivo, ascolto, disegno pure, e scrivo soprattutto, abusando di programmi rigorosamente istallati da CD piratissimi e tu ora, dear Mr Windows, ti accorgi che sono tarocchi e ti trasformi in un quanto mai generoso amico del cuore che si prodiga perché io possa vivere gli scintillanti mondi di un Office originale, succhiandomi via euro ed euro ed euro? Davvero divertente. L’unico inconveniente, che spero di poter risolvere al più presto, è la stramaledettissima stellina azzurra con quell’agghiacciante punta rossa (che non dev’essere un buon segno) sotto alla barra, accanto all’iconcina dell’antivirus, vicino all’orologio e ai due computerini della connessione (avete capito o ve lo devo disegnare?) che ogni tanto si trasforma in una finestra che mi ricorda che il mio Office andrebbe, come dire, pagato, e io a quel punto clicco su ripeti in seguito. Un pulsante del tipo ignora, oppure non ripeterlo mai più, non è previsto, e allora devo trovare il modo di strapparla via dal PC, come quando non sopporti quel suono martellante e ripetitivo che va avanti all’infinito almeno finché, per stavolta, non decidi di dargli retta e metti la cintura, e intanto pensi a come sbarazzartene propendendo per il tranciare i cavetti elettrici nel bagagliaio della macchina.
    Insomma, m’ero ripromesso di parlarvi del sogno e l’ho fatto. Se dovesse tornarmi in mente anche un solo dettaglio dedicherò post e post alle rimembranze finché non saranno mille e mille e, con una quasi banale operazione di collage, potrete scoprire l’intero sogno. Però una cosa me la ricordo, c’era dentro la mia ex prof del liceo che è tornata a disturbare le mie notti. Non era poi così divertente allora, a meno che non sia morta, o non le sia capitata una catastrofe, una tegola sul suo caschetto nero, o sia finita in un tombino. Chiaramente in sogno.
    Ah, siamo quasi al week end (come passa il tempo!) e quindi ormai lo sapete. Aspetto le vostre trash news sui VIP della settimana nei modi e forme che più preferite (e-mail, commento, o PVT). Già ne è arrivata qualcuna, forza eh! E fate bei sogni anche voi!
    Scrivi un commento →: Ma che bel sogno!
  • Sono giorni che mi sveglio con un mal di schiena che mi toglie il fiato. Il primo respiro della giornata, avete presente? Quando inali l’aria mattutina e sospirando con un mezzo sorriso dici: “Good morning world!”? Ecco, io resto bloccato con gli occhi sbarrati senza poter esprimere quello che penso e cioè: “Fanculo, cazzo!”. Sarà che le due settimane di dolce fancazzeggio mi hanno disabituato a lavorare, e la delivery (scarico camion) di ieri è stata devastante, non perché sia arrivata tanta roba, quanto nel particolare e cioè: ho dovuto spostare in avanti tre file di scatoloni di latte Sundae e Shake per fare la rotazione delle scadenze. Non credo di aver mai sollevato da terra qualcosa che pesi più di uno scatolone di latte del Mc Donald’s. E pensate che ho sollevato cose che nessun umano può neanche immaginare, tipo mia madre, eppure sono quasi sicuro di poter affermare che uno scatolone di latte di quelli pesa di più. Glielo dirò, svoltando il senso della sua giornata sul + di positivo. Io ci provo ad usare le gambe, eseguendo alla lettera le istruzioni che Jill Cooper di Media Shopping continua a dispensare attraverso i suoi corsi in videocassetta, però pesano per pesare, cazzo! E quindi c’è questo osso posteriore poco sopra al culo, che spinge e spinge. Secondo me vuole venire alla luce, e dopo la donna che mentre diventa uomo mette al mondo un bambino, che secondo Niccolò nessun assistente sociale mai potrà toglierle/gli, perché lei è una mamma con le palle, arriva lo scrittore che mette al mondo un osso da dietro la schiena. Sto per avere un figlio e lo amerò con tutto me stesso, anche se è diverso, anche se è un osso, io farò di tutto perché non si senta escluso e giochi a palla insieme a tutti gli altri bambini in allegria. Oltre all’evidente romanticismo che cotale immagine evoca nel cuore di tutti noi c’è dell’altro (bisogna sempre andare oltre) e cioè che io al lavoro non posso andarci in queste condizioni. E allora mi prendo un Efferalgan che intorpidisce la zona giusto per quelle tre orette clou.
    A proposito (di che?) ieri mi sono preso un’incazzatura cosmica, no perché a me certe cose fanno uscire dai gangheri, per dirla delicatamente. Turno in sala. Verso le due mi viene in mente di andare a svuotare i secchi fuori che ormai s’erano riempiti della merda che la gente vomita sui vassoietti. Vado armato di bustone nero e cosa scopro? No, guarda non mi ci fate ripensare che se no esplodo e strappo ad una certa persona tutti i suoi orribili capelli marroni (beata lei che ce l’ha) uno ad uno. Mancavano le buste. Cioè la sera prima l’ha tolte, ha pulito per benino, e non ha rimesso quelle pulite, so (come direbbe la mia ormai defunta credo professoressa d’inglese Vespa) mi sono dovuto tuffare nella merda della gente e travasare tutti quegli incarti sporchi di salse, patatine incollate a pezzi di gelato alle mandorle, bacon sciolto, appiccicumi vari ed eventuali e indecifrabili, la merda insomma (l’ho già detto, ma è bene ripeterlo), nel sacco pulito. Una signora mi fissava con un ghigno godereccio. Allora, visto che non è che mi stessi proprio divertendo, ho resistito circa 28 secondi prima di guardarla e dirle, riproducendo un simil ghigno: “Vuole venire a farlo lei?”.
    Comunque è bene che la stronza che doveva mettere i sacchi e toh, non l’ha messi, sappia che io so chi è, quindi sappia pure che appena la becco al lavoro la sfondo di parolacce (perché mi è anche abbastanza antipatica di suo) il tutto condito con un’immersione forzata nella spazzatura, così, giusto per farle provare la poco carina (credetemi) sensazione di nuotare in una discarica (un po’ quello che stanno vivendo a Napoli da troppi mesi a questa parte, ma ora ci pensa Super Berlusca che in due settimane farà tornare la vostra cittadina splendida splendente (mentre si tromba la Carfagna), non temete!).
    Il tutto a meno che. Sì, perché c’è sempre un a meno che. Vedere la faccia di chi ti aveva detto di lasciar perdere non ha prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard. E, perché la mia ira funesta possa trasformarsi in un sorriso sentito con tanto di carezza sul tuo oleoso viso, basterebbe un piccolo, insignificante, appena percepibile favoruccio: cambiare il tuo turno di domani col mio. Accetti o preferisci morire? Che splendido mondo democratico è questo!
    Scrivi un commento →: Un tuffo nella merda

sono Matteo

Sono nato a L’Aquila nel 1981.
Adesso vivo a Firenze, insegno ai bambini della scuola primaria e scrivo romanzi definiti “per bambini e ragazzi”, ma io dico non vietati agli adulti…

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