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La tortura dell’albero
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Scrivi un commento →: La tortura dell’alberoOggi è il 342esimo giorno del Calendario Gregoriano, e cosa fa la gente banale? Attacca con lo scotch il fiocco col pungitopo e le bacche fuori la porta, appoggia due candele bianche e rosse col faccione di Babbo che ride, sul tavolinetto del salotto, per tre quarti consumate, incolla gli adesivi con le renne ai vetri, istalla il tubo di luci alla Flashdance sulla ringhiera del balcone, costruisce un presepe, meglio se di un pezzo solo e, fondamentale, addobba l’albero. Sorvoliamo sul presepe che non causa la morte di alcunché di vivente (il muschio compratelo in cartoleria, maledetti) e concentriamoci sull’albero, simbolo principe del calore, dell’unione, della bontà dei cuori, dell’arrivo del bambin Gesù che nasce (pure se il 93 per cento degli intervistati alla domanda: cosa si festeggia a Natale risponde che il 25 dicembre è il giorno della venuta al mondo del S(p)an Doro Paluani). Comunque, com’è il vostro albero? Mi auguro sia sempre il solito finto che una volta montato sembra una piramide più che un pino e dopo la Befana si smonta e rimette in garage. Chi fa l’albero vero ha tutto il mio disprezzo, e voglio dirglielo. A queste persone farei provare la sgradevole sensazione che prova il loro albero. Gli farei fare centinaia di buchetti, da un maestro di piercing non tanto bravo, sulle mani, sulle braccia, sulle guance e pure sulle tette, e ci aggancerei pesanti palline e babbi natale in ceramica e fili che sfiorano e fanno il solletico (pure se sono maschi. È pieno il mondo di maschi con le tette, e da un recente sondaggio pare che i maschi con le tette siano poi coloro che a Natale fanno l’albero coi pini veri, non chiedetemi il perché) e avvolgerei i loro corpi di lucette bollenti inchiodandoli con i piedi nel gelo del balcone. Per finire gli conficcherei una bella stella cometa al centro del cranio, e poi vediamo se l’anno dopo l’albero non lo fanno di carta. Già li vedo impazzire per realizzare un gigantesco origami frondoso dalle fattezze di abete, e colorarlo di verde, terrorizzati all’idea di dover subire nuovamente la stessa tortura.Se volete provare ad immaginare la sensazione sintonizzatevi su Radio Italia per almeno 150 minuti. Tenetela come colonna sonora delle vostre faccende; vi garantisco che quello che dalle casse invaderà la vostra aria è qualcosa di incommentabile. Da Spagna che canta Lupo solitario (con un grande cuore) ad Anna Oxa che urla Senza pietà, da Prendi una donna, trattala male, di cui sono felice di ignorarne l’interprete a Pino Daniele che qualunque cosa tanto è uguale fino a raggiungere Marco Carta che canta A chi di Fausto Leali (o era Fausto Leali che cantava la sigla di Amici, che ha scritto Gigggi e poi ha mandato l’esse emme esse a Maria per renderla partecipe di questa splendida notizia?). È a questi personaggi che farei assaggiare la tortura dell’albero. V’immaginate Pino Daniele intrappolato nelle lucine intermittenti come un arrosto di vitellone nel suo spago da forno? E poi, col nome che porta, se non lui, (aaa- a) chi (iiiiiii-i)?(Al posto dei faretti rotti ora c’è una verde pisello plafoniera che irradia luce verdina soffusa, perfetta per il bagno. Peccato che è della mia camera che si sta parlando.)Aggiornamento lampo: qualcuno nei commenti mi ha fatto notare che tutte queste cose si fanno l’8. Io ho guardato il calendario e ho scoperto che oggi è 7. Va be’, chi ancora non l’ha letto, chiuda immediatamente la pagina e la riapra domani. Questo è quello che si dice: prevedere il futuro.
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Ti commento se tu mi commenti
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Scrivi un commento →: Ti commento se tu mi commentiEcco qua. C’ho preso la mano e ho fatto piazza pulita col template. Un po’ come capita a mia sorella quando si rifà le sopracciglia con le pinzette. Stacca di qua. Tira di là. Questa la levo che esce fuori. Quest’altra la levo così si raddrizza. Accidenti, s’è storta dall’altro lato, mi tocca togliere pure questa. Ora è più corta, troppo, accorcio anche l’altra così diventa uguale. Ma non è uguale mai, mannaggia. Che a lavoro ultimato delle sue sopracciglia non resta più alcuna traccia, e si ode fin dal vicino paese lo specchio ridere a crepapelle delle sue virgole di pelo sopra gli occhi.Sana e salva la minacciata sezione delle recensioni (chissà perché poi tanta pietà). Piombati invece nell’abisso i link e i banner, oltre all’annunciata sparatoria sulle copertine delle antologie e della mensola preferita. I casi della vita, mai sentirsi troppo al sicuro. Chi prima d’ora mai aveva fatto il suo ingresso nella Stanza non può sapere di cosa stia parlando ed è giustificato se clicca sulla X rossa in alto e chiude la pagina (ciao ciao). Giusto per riassumere, nella colonna di destra c’erano tante copertine di libri che adesso non ci sono più e io sto immensamente meglio (pure se gli avverbi mi sono antipatici ben più dei folletti di Babbo Natale e dei bimbi perfetti con gli occhi azzurri ottenuti per colorazione chimica nei laboratori segreti di C’è posta per te). Mi sentivo osservato, come se i personaggi di tutti quei libri mi alitassero sul collo senza essersi prima lavati i denti. Ora c’è il cielo, è diverso.Qualcuno ci rimarrà male per non essere più presente nella mia lista link, ma ho ritenuto che basta. Il fatto è che lo scambio link, l’inserimento banner pubblicitari, di iniziative, di premi vinti; il ti leggo se tu mi leggi, ti commento se tu mi commenti son cose che non mi appartengono più, oltre a portar via non poco tempo. E allora io leggo chi mi pare e chi mi piace e non mi servono i link per ritrovarli (ho una lunga lista di feed che apro giornalmente). Chi vuole, mi legga senza aspettarsi che io legga lui (io leggo tanti blog che non mi cagano neanche alla lontana, eppure continuo a leggerli). Mi scocciano i PVT che dicono: passa da me e lascia un commento. L’ultimo proprio ieri. A cui ho risposto: perché dovrei? Lei: non sei obbligato, se ti fa piacere puoi lasciare un commento. Anche tu puoi farlo col mio come con tutti i blog del mondo. Non ha più risposto (e meno male). Insomma i link e i banner non servivano più a niente e alcuni facevano anche schifo, quindi via tutto perché, come dice Niccolò, meglio le cose semplici che le accozzaglie. E diciamolo che La stanza del Matto aveva preso le sembianze di un bazar, tipo quelli in cui si vendono le reti da pesca, le sigarette, le scarpette di plastica per passeggiare sugli scogli, i piumoni invernali, i giochi da tavola e tante altre chincaglierie scollegate. Poi mi sono sbizzarrito coi titoli delle sezioni superstiti, mi sentivo creativo ieri. Comunque non è che doveva cambiare chissà che. Una sfoltita, come quando rileggi un manoscritto e tagli tutto quello che non ti piace più. Io poi, che sono uno che non cambia cellulare da 6 anni (il mio Sharp gx10i (possiamo fare pubblicità perché immagino non sia più in commercio) può contenere massimo 10 messaggi e 20 foto, non sa mandare gli emme emme esse e touch screen pensa sia una proposta indecente e lui è timido e per sicurezza si rintana chiudendo lo sportellino dietro di sé) figuriamoci se cambio template.“Che bello il mio blog!” “Vacci ad abitare!”Piuttosto dovrei cambiare i faretti della mia stanza, quella in cui dormo veramente, perché da 4 funzionanti sono diventati 3, poi 2, poi 1 (e poi?). L’ultimo è venuto a mancare ieri notte che ho sbattuto la caviglia contro l’angolo del letto e, nel tentativo di accendere la lampada sul comodino, ho dato una carezza al cellulare che s’è fracassato a terra e per mezzora ha continuato a dirmi inserire sim. Ma cambiarlo non potrei mai.
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La stanza del Matto – lavori in corso
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Scrivi un commento →: La stanza del Matto – lavori in corsoSto pensando di dare una bella ripulita al template. Passare l’aspirapolvere e raccogliere tutto l’inchiostro inutile e magari spiccare tutti questi pesanti quadri dalle pareti, scartavetrare e ristuccare e ridare una pennellata d’azzurro così da mascherare i buchi. Comincerei col togliere tutta la sezione delle antologie. Non si sa ancora bene per quale strana legge informatico/matematica continui ad apparire così ordinata e precisa quando all’interno del template sembra che dentro quella sezione c’abbiano piazzato una bomba, per tutti i frammenti di codice sparpagliati a casaccio, ma non è questo il punto. È che, converrete con me, non credo che a qualcuno possa fregare di meno se e cosa io pubblicai (il passato remoto mi piace come una betoniera di minestrone di mia madre coi pezzi duri e i filetti che ti rimangono attorcigliati alla tonsilla, però qua è d’obbligo: è passato veramente tanto tempo) chissà quanti anni fa in un’antologia che se la provi a ordinare ti spediscono la brochure del villaggio turistico Ma Vai a Dormire immerso nella natura incontaminata di Fanculo. Forse tolgo pure la TAG; sì lo so che è carina, ma pure voi non è che la usate tanto, e non avete tutti i torti perché, riflettendoci, non serve a niente, e allora la levo. Poi (quasi) sicuramente spazzo via le recensioni che ho scritto, non perché siano brutte (magari sì, ma non è codesta la spinta propulsiva che mi costringe a farle fuori) e neanche perché smetterò di scriverne, anzi, però ecco, non so perché, ma credo sia il caso, magari inserisco un link alla mia pagina di Solo Libri o magari alla fine deciderò di lasciarla fino a nuove riflessioni. Quindi mi rimangio il sicuramente di poco sopra e andiamo avanti. I link subiranno una radicale trasformazione. Inserirò i blog che più mi piacciono, che seguo (anche se poi non è dal link che accedo, ma dai feed) li renderò più coerenti di quello che sono adesso: una serie di collegamenti quasi a casaccio. A non aver di certo vita lunga nella Stanza è quella colonna di copertine della mensola preferita. Quella sezione è nata per 2 motivi, primo perché ne ho trovata una simile in un blog che nel frattempo ha chiuso in cui però al posto delle copertine dei libri c’erano le locandine dei film. L’idea m’era apparsa carina e funzionale a quello che è il secondo motivo e cioè riempire la colonna di destra che, da un certo punto in poi, rimaneva vuota fino alla fine dei post, così io, che scopiazzo qua e là, ma poi personalizzo, ho acchiappato l’intuizione e l’ho riportata nel mio blog. Ora la tolgo non perché qualcuno mi abbia denunciato, ma perché i libri che ho letto sono tantissimi, quelli che preferisco in parte sono quelli che vedete, in parte sono completamente cambiati e allora dovrei star lì ad aggiornarla con cadenza quasi settimanale, a ridimensionare le immagini, a sostituire ciò che non mi appartiene più con i libri che di volta in volta mi conquistano, insomma mi viene il vomito solo a pensarci, anche perché io un lavoro già ce l’ho. E poi tutte quelle immagini appesantiscono la pagina e il troglodita Explorer ne carica sempre 3 (a Natale, che siamo tutti più buoni, forse 4) su 10. Se volete sapere quali sono i miei libri preferiti chiedetemelo che ve lo dico.Lascerei i banner per dare colore (solita storia dell’arredamento) e il contatore. Quello che non ho nominato resta, e si aggiungerà qualcosina con l’uscita del libro nuovo. Siete d’accordo? (Tanto è uguale.)Uno prima stabilisce che scriverà in un cielo azzurro infinito, arioso, con tanto di sole matto che splende, e poi lo copre con tutta ‘sta robaccia.Sì, ho deciso. Dopo la doccia lo faccio (fermatemi se ci riuscite).
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Verso Supermarket24
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Scrivi un commento →: Verso Supermarket24Ieri sono tornato dal lavoro alle 23 e qualche minuto, e sono stato fino alle 3 e un quarto a rileggere il file editato del nuovo libro. La casa editrice ha fatto un lavoro fantastico di perfezionamento senza stravolgere il mio stile. È una strana sensazione quella di rileggere il proprio libro e pensare che è tutto perfetto. Un misto tra felicità, soddisfazione e paura, di non riuscire più a scriverne un altro così. Ed è principalmente da questo che deriva la felicità, dall’averne scritto uno così, appunto. Non potete immaginare quanto lavoro ci sia dietro un libro, quanta attenzione ai minimi dettagli. La punteggiatura, l’impaginazione, la scelta della copertina, della carta, del font, della quarta di copertina. Quante persone contemporaneamente lavorano alla perfetta riuscita. Io mi sento onorato, e grato a ognuno di loro. Parlo di un ambiente serio, chiaramente, non di tutte le stamperie che clandestinamente si fanno chiamare editori nelle quali il direttore è anche l’editor, e quello che risponde al telefono, e quello che stampa le copie con la sua macchina fotocopiatrice, e partorisce un libro al minuto (realizzato malissimo, tra l’altro) neanche fosse una scoreggia, pagato a caro prezzo da chi è ancora troppo illuso. Un autore non dovrebbe pagare mai, dovrebbe essere pagato per pubblicare l’opera del suo ingegno, se di ingegno si tratta, ma questo è un altro discorso. Io non ho mai pagato, e la mia è una battaglia a favore dell’estinzione di questi personaggi loschi e criminali.Ora siamo alla fase di impaginazione e revisione del testo; insomma un altro po’ di pazienza e Supermarket24 arriva nelle librerie, bello come il sole.
Da quel momento avrò tanto bisogno di voi, perché è là che inizia la sfida col mondo.Intanto vorrei ringraziarvi perché continuate ad acquistare Non farmi male e avete permesso che anche la seconda edizione arrivasse agli sgoccioli. Un altro traguardo inaspettato, veramente. Grazie a chi l’ha acquistato dal sito dell’editore, e grazie a chi lo sta cercando e ottenendo in libreria (ho sentito il distributore che prenderà altre copie prima di Natale). Sarà presto fuori la terza edizione e ripartiremo con una presentazione a gennaio, non so ancora bene dove. Vi tengo informati. Voi continuate così, a parlarne in giro, a suggerirlo. Se l’avete letto e vi è piaciuto magari regalatelo per Natale. Ogni piccolo gesto è una goccia di mare. E il mio mare è un sogno che vola grazie a tutti voi, e al bene e alla stima che dimostrate ad un povero Matto.Dal 14 al 18 maggio a Torino ci sarà la consueta Fiera del Libro. Da un paio di anni ci provo senza convinzione, ma quest’anno giuro che ci vado, anche perché ci saranno entrambi i miei libri e spero di poter organizzare qualcosina per parlarne. Intanto ieri sono riuscito nella titanica impresa (sabato non potrò rivedermi per la sesta volta Titanic e questo mi rende un uomo disperato) di apporre la X e accaparrarmi quella settimana sull’immenso tabellone delle ferie che pare quello di una partita di battaglia navale in cui è quasi tutto colpito e affondato. Ho dovuto tramortire una piccola collega gracile che stava per succhiar via proprio quei giorni prima di me, e l’ho fatto con una gomitata seguita dall’ingerimento forzato di una confezione di Valium in pastiglie. Ora riposa in pace. Se si sveglierà potrà scegliere una nuova settimana, in tutta serenità. Per chi ci sarà, ci vediamo a Torino.Che altro? Ah, sì. Ho stabilito nuovi obiettivi. I miei (soliti) buoni propositi a scadenza trimestrale. Magari fra 3 mesi vi dico quali erano e se sono stato bravo a portarli a termine. Perché io la vita la vivo così, come un contratto a tempo determinato, 3 mesi per 3 mesi.
"Quando esce il nuovo libro?" "Tra un paio di mesi" "Veramente?" "Sì!" "Ma nelle librerie?" "No, nelle peggiori salumerie di Caracas."
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Altro che bora!
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Scrivi un commento →: Altro che bora!No, ma non esiste!Fare 6 al superenalotto beccando pure il numero superstar. Questo signore dal culo che immagino per dimensioni affine a un transatlantico della marina militare, che si trovava a passare per la stazione di Rossano in provincia di Cosenza, ieri sera ha indovinato non solo i 6 numeri vincenti, pure il numero superstar che non è una scelta consapevole, ma lo assegna casualmente la macchinetta alla giocata. Questo superstar, a chi decide di giocarlo (sono 50 centesimi in più a colonna) permette di moltiplicare le eventuali vincite, e ti dà soddisfazione anche col 2 con l’1 e, anche se non becchi nessun numero (sempre macchinetta permettendo) le sigarette ce le compri. Quando nella notte dei tempi qualcuno è stato chiamato a stabilire le regole ha dovuto valutare anche la remotissima possibilità (una su 622 milioni + una su 90; magari ho scritto una cazzata, ma visto che ci sono matematici all’ascolto li prego di intervenire e correggermi, se sbaglio) che qualcuno indovinasse i 6 numeri e pure il numero stella e, visto che moltiplicare la vincita di un 6, che proprio 2 lire non sono, pare uno sfregio alla povertà, e visto pure che quell’eventuale personcina fortunella può ritenersi già soddisfatta dei suoi milioncini, questo omino delle regole ha deciso di aggiungere un bonus di 2 milioni di euro, simbolico diciamo. È capitato per la prima volta ieri sera e chissà se mai più ricapiterà, comunque il misterioso vincitore s’è beccato la ridicola cifra di 45.084.494,32 a cui si aggiungono i 2 milioni di euro di superbonus. Riassumendo: 47milioni di euro più l’equivalente delle tasse che ho pagato fin’ora io all’università (migliaia di euro in più, migliaia di euro in meno).I titolari della tabaccheria Converso sperano che questo signore sia un po’ più generoso dell’ultimo vincitore. Questo, come ricorderete, dopo aver riscosso 100 milioni, ha fatto recapitare alla signora padrona un vassoio di pastarelle che, anche preso nella pasticceria più rinomata della città, voglio dire, non è proprio proporzionale alla ventata di buona sorte che nel locale l’ha investito (altro che bora). Io volevo chiedergli invece se può prestarmi quei 94 euro e 32 centesimi ché ‘sto mese mi sa che non ce la faccio a pagare la rata della macchina.
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Io e il degreaser contro il giallo
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Scrivi un commento →: Io e il degreaser contro il gialloOggi è il mio giorno libero. Per riprendersi quasi completamente dalla chiusura di ieri sera (almeno per risultare fuori pericolo) di giorni liberi ce ne vorrebbero 18, che sono 2 settimane più 4 giorni consecutivi di riposo. Proverò ad avanzare cotale richiesta, chissà magari accettano o addirittura me ne danno di più: mesi, anni, tutti quelli che voglio (mi licenziano, sostanzialmente). Ieri era la serata delle pulizie che non si fanno mai. A chiusura si lava tutto, e quel tutto è un’infinità di ferraglie, vassoi, griglie, grigliette, spatole, cambri (andatevi a cercare cosa sono, se non lo sapete) pinze e un incredibile puzzle di pezzi d’acciaio, che si smontano si lavano e si rimontano tutte le sere. Ci vogliono 2 ore e siamo d’accordo, ma ieri no. Ieri era lo speciale lavaggi, approfondimento a cura del Mc Donald’s di L’Aquila. “Chi li fa i lavaggi?” dice una manager. “Io” dico io. “Allora stasera prendi la raschietta di ferro e gratti quel giallo che s’è formato sopra alla vasca delle patate, deve tornare bianca!” dice lei. “Sì” dico io, che palle penso io, ma non lo dico. Poi le spatoline, idem. Quelle per togliere la carne dalla griglia, che tu le puoi lavare tutte le volte che vuoi, ma l’alone degli anni resta. No, quell’alone non doveva più esistere e allora graffio come un forsennato infilando il dito nelle cavità dove si era annidata la ruggine e mi s’è anche gonfiato il dito medio, che sia proprio il medio sono certo non sia una casualità. “E pure il giallo attorno ai filtri dell’olio, tanto quello è un attimo” dice lei. “Sì” dico io, col poco fiato che mi resta. Quello attorno ai filtri dell’olio, un attimo? Ma quello è una crosta durissima. Una sorta di protezione millenaria che il tempo ha costruito a forza di fumi, e liquami che sbattono, e panature fuse. “È stato mai fatto questo lavoro in 8 anni che esiste il Mc Donald’s a L’Aquila?” chiedo io. “Non me lo ricordo” risponde lei sorridendo. Mi sento svenire. Ho scacciato il pensiero fino al momento di affrontare quella corazza imperforabile che ho provato a scalfire a partire da mezzanotte e 40. Un indicibile sforzo corrispondeva al minimo risultato. E, quando ho visto affiorare lo scintillio dell’acciaio, mi sono commosso. Una sudata che neanche il buon vecchio Pantani (eroe di tutti i tempi, strano che ancora non l’abbiano beatificato) nelle peggiori salite. All’una ho gettato la spugna nel lavandino, inerme. Non avevo neanche cenato e arrivare all’una di notte senza cenare (fatta eccezione per un paio di nuggets rubati) sfido chiunque. Insomma, io e il potentissimo degreaser ci siamo arresi. Ha vinto il giallo, che in parte è rimasto. In compenso l’acido ha fatto effetto sulle mie mani e, se col giallo non è riuscito, con la mia epidermide ha fatto centro. Ora vado a vedere se ritrovo qualche strato superficiale di pelle in mezzo alle coperte, magari riesco a riattaccarlo.Poco fa squilla il telefono. Mio padre mi segnala allarmato che alla macchina che guido io (ma che non è mia, perché la mia (quella che sto pagando da 4 anni, cioè) la guida mia sorella, che non potrà guidare più fino a fine maggio perché l’hanno beccata positiva al test delle canne, e quindi ora la guida mia madre) la benzina è quasi finita; come farei senza di lui. Chissà a cosa servono quella lancetta con scritto oil sotto, e quella spia con la tanichetta raffigurata che ogni tanto si accende di arancio. Io non me ne sarei mai accorto. Per la serie: grazie di esistere.Comunque oggi è il mio giorno libero, era questo il concetto.
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Stop al televoto! (Margaret Mazzantini chi?!)
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Scrivi un commento →: Stop al televoto! (Margaret Mazzantini chi?!)Volevo iniziare questo post deliziandovi con una minuziosa descrizione del diluvio universale che si stava abbattendo fuori dalla mia finestra solo che poi, tempo di andare in bagno (a fare quello che fate tutti, mi auguro) e mi ritrovo abbagliato da uno squarcio d’azzurro che è già coperto, ma non piove più. Secondo me stanotte nevica. Fatto questo inciso alla Giuliacci (non chiedetemi a che ora è sorto il sole e la velocità dei venti che ieri hanno trascinato per il giardino i miei carinissimi lampioncini penduli a energia solare (a chi lo chiedo il risarcimento danni?), domande di questo genere faxatele direttamente a lui) torna per la gioia di nonni e bambini Stop al televoto! la rubrica delle classifiche ufficiali raccontate dalla voce tutt’altro che ufficiale di me medesimo. Cominciamo dai dischi. La coppia di testa (Laurotta e Giuseppa) resta invariata nonostante l’uscita del nuovo album dei Guns N’ Roses che cacano un disco ogni morte di Berlusconi (sono passati 15 anni dal precedente). Il grande ritorno non sortisce gli effetti sperati, così la gara tra l’eterna cantora della Solitudine (chissà se Marco intanto è ritornato, e se ha preso quel treno che è un cuore di metallo, e se è stato promosso dopo i compiti d’inglese e matematica andati male) e la ex commessa dell’Esselunga continua a suon di Novembre e Primavera in anticipo che poi stiamo a dicembre quindi tra tutte e 2 non si sa chi sta messa peggio. Lo stempiato Tiziano Ferro non ha più l’età per contendersi la vetta della classifica e perde ancora un posto fermandosi al quarto e bloccando la strada al San Siro live dei Negramaro e udite udite a Spirito Libero, la super raccolta di Giorgia che abbiamo invocato a gran voce la settimana scorsa, uscita per la casa discografica Dischi di Cioccolata. Alla fine questa, di cioccolata, farà indigestione, ve lo dico io. Per non parlare dei brufoletti sulla fronte e attorno e sopra la gobbetta del naso. 2 parole (pure troppe) sul ritorno di Dido (che non è la plastilina colorata, ma la singer e, per quanto mi riguarda, si poteva pure stare a casa a scaldare con le sue cantilene la piccola fiammiferaia infreddolita) al 18esimo posto. Sono quasi certo che verrà inserita nel Guinnes dei Primati come la donna più monotòno del mondo. E se il singolo di lancio dell’album è così, che tu sei lì e dici: “Eccola che decolla. Sì, ora decolla, arriva il ritornello che spacca tutto. Un attimo ancora, subito dopo questo giro sicuramente si fa rock, ne sono certo” invece subito dopo quel giro finisce e saluti a casa; figuriamoci le altre. Mi dispiace un po’ per Beyoncé che scende al numero 26 nonostante If i were a boy secondo me non sia malaccio anche se non è che mi sia messo lì a tradurla (come mi dispiace se la finestra della vicina di casa, un giorno, mentre lei è intenta nella solita pratica dello spionaggio del vicinato, dovesse accidentalmente aprirsi e farla precipitare sui sampietrini del piazzale donandole l’eterno riposo; cioè relativamente). Chiuderei invitandovi a non spararmi a pallettoni, ma secondo me Acchiappanuvole di Mango ha un suo perché (che immagino corrisponda alla totale assenza di sue canzoni all’interno), e allora me lo scarico.Un’occhiata rapida alla classifica libri perché Stop al televoto! è anche quello (tra un po’ ci mettiamo pure i film e la classifica dei personaggi che più volte hanno partecipato a C’è posta per te, dominata da Totti e Amendola, e al terzo posto tutti i down del mondo a parimerito). Comunque primo, come largamente previsto, è Twilight, e al numero 31 c’è (ancora) Twilight. Il mistero non è un mistero perché uno è l’edizione economica da 9 euro e 90, l’altro è quello con la copertina d’oro bianco a 17 euro e 50. Secondo voi, in un’Italia fatta di bella gente intelligente, qual è l’edizione prima in classifica? Non vi rispondo altrimenti mi tocca maledire i lettori e tacciarli di delirium demens, parole che sentirete pronunciare alla mia bocca solo quando mi rivolgerò direttamente alle lettrici di Moccia, però – santa ceppa crocifissa – non è che se vi prendete quella economica vi mancano i capitoli, eh! Il resto della classifica non m’interessa anche perché è composta da tutti i libri della suddetta saga del vampiro prodigio Edward Cullen nelle varie edizioni, a cui si sommano il libro di Cassano e di Buffon (Cassano vende di più, sappilo caro Buffy) e L’oroscopo 2009 di Paolo Fox, quindi mi sembra superfluo qualunque altro commento in merito. Vi segnalo l’uscita del nuovo libro della signora Castellitto (un libro ogni 7 anni, un’altra che si dà da fare, devo dire), Venuto al mondo che entra al 23esimo posto, ma salirà, vedrete. Tra l’altro ieri mi ha scritto Margaret Mazzantini appunto; vi copio il testo dell’e-mail.Cari lettori,
dal 25 novembre è in libreria "VENUTO AL MONDO" il nuovo romanzo di Margaret Mazzantini.
Per altre informazioni potete consultare il sito www.margaretmazzantini.comCapirete bene che urge (a un certo livello) fare una precisazione e mi rivolgo direttamente a lei. Signora Mazzantini, io pur stimando molto suo marito e ritenendolo un regista e un attore grandioso, non so più chi lei sia perché, per effetto di una sorta di rimozione naturale, la mia psiche ha cancellato tutto ciò che riguarda la lettura del suo Non ti muovere, come accade per gli eventi che turbano a tal punto (nel suo caso si è trattato di orrore) da superare il limite cerebrale che ognuno di noi ha. Questo semplicemente per comunicarle che, nonostante il suo nuovo romanzo abbia una copertina splendida, io non sono un suo lettore, quindi la prego di cancellare il mio indirizzo e-mail e non mandarmi comunicazioni di questo tipo che mi oltraggiano non poco. Do you understand?In questo momento diluvia col sole e grandina pure, vi giuro. Saluti a tutti e Stop al televoto! speriamo che torni presto.
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Borgo Monculicchio Antico
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Scrivi un commento →: Borgo Monculicchio AnticoLa questione della multa si è complicata non poco. La foto scattata dall’autovelox, che sembrava dover essere chiarificatrice, tanto chiarificatrice non è, perché è da dietro e, a parte la targa, non si vede una ceppa: una evanescente presenza al volante totalmente coperta dal sedile (è da dietro, ho detto) eccezion fatta per una piccolissima porzione di testa che spunta lateralmente. Io e il poliziotto l’abbiamo un attimo analizzata, e lui dice che è sicuramente una persona più bassa di me perché la testa sembra ad altezza poggiatesta e: “Sicuramente con molti più capelli di lei!” (ma come si permette costui?) tra l’altro neri, quindi tutte le ipotesi propenderebbero per mia sorella. Comunque io non sgancio un centesimo, sia chiaro. In caso di disaccordo familiare lo chiamerò a testimoniare. Vado alle poste a pagarla con i soldi provvisoriamente sborsati dalla matrona: “Sono 168 euro e 20 centesimi” allungo 170 euro all’operatrice col caschetto nuovo che non dona molto ai suoi 57 anni almeno e: “Un attimo che forse ho i 20 centesimi”. Caschetta mi dà 2 euro e 20 centesimi. Io, che sono fondamentalmente onesto, le dico: “I 20 centesimi sono suoi”. Lei, che subito pensava stessi lamentandomi perché mi aveva dato meno di quanto dovuto, con una coda di paglia che arriva alla porta: “Guardi che sono aumentate le tasse postali!”. “No, ho capito, ma mi ha dato 20 centesimi in più.” “Allora” e sbuffa “Lei mi ha dato 170 euro e 20 per pagare 168 euro e 20, io le ho ridato 2 euro e 20… è giusto!” In quel momento penso che non ha molto senso combattere per convincerla che quei 20 centesimi vanno alla sua cassa se non li vuole. “Mi scusi, arrivederci” e me ne vado. Il bello è che l’ha fatto pure col computer, il conto. Contenta lei!
Oggi pomeriggio vado a fare i biglietti ché domani, alle 7.15, parto. Dovrei arrivare a Roma-Tiburtina alle 8.55 (speriamo non ci sia proprio tutto il mondo al casello) e prendere il treno per Firenze alle 9.20 che arriva a Campo di Marte alle 12.53. Ho scelto l’opzione più economica, il regionale da 16,20 euro (3 ore e mezza di viaggio), ma romantica, con sosta in tutte le stazioni, come la vita che corre sul binario e offre una possibilità a tutti di salire sul treno, ma proprio a tutti, e se dico a tutti intendo tutti tutti pure quelli residenti a Borgo Monculicchio Antico tanto per intenderci, un’agonia insomma. Sempre in attesa di beccare il superenalotto, magari domani o anche giovedì, e decidere di non tornare più; sarebbe carino.
A dopo per i saluti, intanto buon inizio settimana!
(Ma non è che sto cercando, mischiato all’umanità, proprio quello che a priori rifiuto?)
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Storia di un finanziere lobotomizzato e pure cretino
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Scrivi un commento →: Storia di un finanziere lobotomizzato e pure cretinoEsco dal bar, entro in macchina e lascio lo sportello aperto mentre accartoccio ricevute vecchie e scontrini e fazzoletti di carta usati e pure riusati e pellicole di sigarette che come sono finite in macchina è un mistero visto che io non fumo, sento: “Ehi!” e non gli do peso. “Ehi voi!”Mi volto, un finanziere mi osserva da fuori lo sportello semiaperto. “Salve!” “Dove siete stato?” “Al bar.” “E che siete stato a fare al bar?” (Ma perché mi dà del voi? Ma tutti dalla Campania ‘sti finanzieri, è incredibile.) “A giocare al superenalotto.” “E poi?” “E poi basta.” “Na pastarella nu cafè, non ve lo siete preso, eh?” Ammicca. “No!” “Ah, voi siete andato al bar solo per giocare al superenalotto?” “Sì!” “E che si va a un bar a giocare?” “Se il bar ha il superenalotto e uno vuol giocare al superenalotto, magari sì.”Vuole che io gli dica che ho consumato qualcosa di cui non ho più lo scontrino (te piacerebbe!), cosa possibilissima per carità, visto che io lo scontrino (quando me lo fanno) spesso lo lascio sul bancone, ma non è questo il caso e lui non si arrende. “E quello là cos’è?” Tra le varie cartacce a cui sto cercando una collocazione sensata spunta dal portafogli uno scontrino (chissà di che anno è, che giorno è, questo è il tempo… ) Leggo ad alta voce: “Gelateria Gusti Pazzi, Teramo.” “E cosa ci siete andato a fare a Teramo?” Mi viene la tentazione di rispondergli: Essendo lo scontrino di una gelateria, sarò andato a prendere il gelato, o magari a giocare al superenalotto (che gelateria alternativa), solo che poi mi sono sentito stupido a rispondere a un povero finanziere lobotomizzato (dovrebbero farlo con tutti) e pure cretino, che indaga sulla mia vita e allora, sorridendogli a piena bocca: “È un interrogatorio questo? Sono sospettato di omicidio e non lo sapevo?”, lui si rende conto: “No, tutto a posto, scusate potete andare!”. Quindi la storia dei finanzieri che fermano fuori dai posti pubblici e chiedono gli scontrini non è soltanto una leggenda metropolitana. È sempre bello scoprire cose nuove.Riassunto giocate precedenti: ho fatto 1 col 25, dopo aver fatto 1 col numero 1, dopo aver fatto 0 (con nessun numero) dopo aver fatto 2 alla prima che ho giocato. Quindi sto a 4. Altre 2 estrazioni e forse faccio 6. Vale lo stesso per somma? Sarà mica ora di vincerli ‘sti 95 milioni di euro, o no? Chi martedì dovesse essere investito dalla fortunosa scia di cuccare i 6 numbers e il malloppino, stesse cauto a varcare la porta di casa sua per farsi un giro in strada, ché poi ci penso io a investirlo con la macchina o con un autobus (anche se è vietato parlare al conducente ci parlo, e sono bravo a persuadere, io). Fatemi dire che mi va bene anche un lurido 3 da 13 euro, perché se no il Re Destino pensa che io sia avido. Tempo di magra questo, e scusate se in un mese ho speso quasi 2 stipendi.Ieri sera ho fatto un po’ di vita sociale e quindi non ho potuto seguire con attenzione C’è posta per te (e per la mia salute mentale immagino sia positivo tutto ciò), ma ho beccato 2 frammenti degni di nota. Il primo in cui una mamma con i suoi 2 figli tenta di convincere il terzo figlio a riabbracciarla perché lei quando 3 anni prima se n’era scappata con l’amante lasciando tutto e tutti e un biglietto con scritto che non ce la faceva più, (a suo dire) non aveva fatto nulla di male. E poi tutti i soldi che sono mancati al padre lei li ha usati per uno dei figli che ne aveva bisogno per pagare chissà che (ho sempre più la sensazione che le storie vengano gonfiate da copioni accattivanti). A un certo punto uno dei 2 ragazzi fa al fratello: “Fabio, se siamo qui è perché stiamo tutti male!”. Ah be’, poco, ma sicuro. Per andare a C’è posta per te star male (di testa) è condizione necessaria. E poi il solito momento di Ether che arriva con la busta in bocca e Maria è pronta a stupire il suo pubblico, e in uno scatto felino degno di un abete millenario, allarga le gambe ed Ether passa in mezzo. E poi la costringe a dire a tutti: ci vediamo sabato prossimo, Ether abbaia e lei le dà la crocchetta. Comunque è più cordiale Ether della De Filippi, almeno saluta. No che inizia il programma e senza neanche dire: ciao, parte come un treno: “Questa è la storia di un tavolo che vuole conoscere la sua mamma albero, facciamo entrare il tavolo…”.
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-1 (meno uno)
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Scrivi un commento →: -1 (meno uno)Oggi è il mio ultimo giorno di lavoro. Tranquilli, non mi hanno (ancora) licenziato, è che alle 17.00 sarò ufficialmente in ferie per tutta la prossima settimana. Nessun dubbio su come impiegare questi giorni, che ho aspettato come un assetato nel deserto (aspetta) la sua cascatella, come uno squalo la sua preda sanguinolenta, come un formichiere la sua formica (magari più di una, almeno 1000), come un ingolfato il suo cesso (o anche quello di un altro, l’importante, in certe drammatiche circostanze, è scaricare, e ne so qualcosa io che 2 anni fa (magari prima o poi ve la racconterò questa cosa) la stavo per fare sulle rotaie del binario 5 della stazione Termini), insomma ardentemente. Andrò a Firenze a trovare i miei amici. E non sarà soltanto una gita perché io ho bisogno di una scossa forte, anche elettrica. Sto dormendo da troppo; è un torpore innaturale che fa da sfondo alle mie giornate frenetiche, velocissime e vane, perché immobili. E questo non è cosa buona e giusta, perché la percezione del tempo come di un treno inarrestabile pesa e aggrava la mia immobilità, che non è affatto fisica, ma uno stato dell’anima e della vita che non riesco a spostare di un passo. E allora mi sposto io, ora che posso, in cerca di risposte e di quella spinta che solo loro sanno darmi, che assomiglia (ed è) a un’energia miracolosa. Io ora sono davvero scarico e farò uso delle ultime gocce di benzina per arrivare là dove so che è bello restare, non soltanto perché è una città speciale, o meglio proprio per questo. E lo sarà di più quando saremo in 3. Parto martedì e torno sabato sera, o magari non torno, chissà (sarebbe bello). C’è il rischio che vi lascerò un po’ soli questa settimana, spero che mi perdonerete. Porto con me un blocchetto dove appunterò tutto per non permettere alla mia testa marcia di rimuovere, e qualcosa finirà anche nella Stanza. L’importante è che voi capiate che non vedo l’ora di salire su quel treno e scendere, poi. Lasciarmi L’Aquila alle spalle sperando che tutte le mie preoccupazioni restino ancorate a questa gabbia di città, mentre io, per un po’, volerò a cavallo delle nuvole. Aspetto la conferma della prenotazione dall’ostello non troppo costoso che ho contattato, e non ho pensieri negativi. È strano per essere a mezzora dalle 5 ore di oggi al Mc, ma non è strano per niente perché loro sono le persone più importanti della mia vita e in questi mesi mi sono mancate da morire. Tutti dovrebbero avere accanto persone così, io ce l’ho e me ne vanto, perché credo di essermele meritate. Non come dice qualcuno: “Dovresti fare l’attore, oltre allo scrittore e alle tante cose che fai” e non era un complimento il suo. Come suoni confusi nel frastuono di autobus, metropolitane, macchine e aerei, quelle parole sgocciolano via inutili, come la sua esistenza che già non ricordo più (evviva la mia memoria cacca).
Per salutarci c’è ancora tempo. Io rido da solo. Buon sabato, Stanza!
Felice aggiornamento lampo prima di andare al lavoro: l’ostello mi risponde via e-mail che non c’è posto per giovedì e venerdì, lo chiamo. Mi risponde una signorina e mi ripete che non c’è posto, io la convinco che il posto c’è e lei mi dice che il posto c’è. Ho prenotato (spero di non finire a dormire su un cartone umido nel seminterrato).