Murakami Haruki, come una misteriosa onda che si abbatte su un bagnasciuga segreto in una notte notturna

Non mi piace chi demolisce i libri, a meno che non sia davvero bravo, cioè che mi faccia ridere (mai lette le stroncature di Pippo Russo? Ecco, lui sì. Per esempio: QUESTA). Perciò non piace farlo a me.
Quando incappo in una brutta lettura io mi avvilisco fra me e me, nel mio bel silenzio. Sarà l’età!
Scrivere questo post non è stato divertente e non divertirà, ma servirà, spero, a salvare qualcuno. E poi la delusione era troppo forte perché rimanesse impubblicata.
Dài allora! Parlane con coraggio! Forza Matte’, andiamo!
Ok.
L’ultimo libro di Murakami Haruki si intitola “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”.
L’ho acquistato immediatamente. Era inevitabile che lo facessi, per tre motivi.

  • PRIMO MOTIVO DELL’INEVITABILE ACQUISTO: Tutti i libri di Murakami che avevo letto mi erano piaciuti. Qualcuno moltissimo (“Norwegian Wood”, “L’elefante rosa” e “Kafka sulla spiaggia”, per esempio); qualcuno molto (la trilogia di “IQ84”, il terzo meno dei primi due, ma comunque…); qualcuno un po’ meno di molto (“Nel segno della pecora” e “Dance Dance Dance”).
    Tutti, a fine lettura, mi avevano lasciato addosso un senso di piena (o parziale) soddisfazione. Ne era sempre valsa la pena, insomma.
    L’aver letto qualche romanzo di Murakami mi aveva convinto di conoscerlo. Ero certo di sapere cosa gli piacesse raccontare e come. Ma, soprattutto, come non avrebbe mai scritto. Questa specie di certezza da affezionato lettore mi rassicurava. Be’, mi sbagliavo.
  • SECONDO MOTIVO DELL’INEVITABILE ACQUISTO: In quarta di copertina Einaudi ha riportato il seguente commento tratto dal quotidiano giapponese Asahi Shimbun.

L’incolore Tazaki Tsukuru ricorda Norwegian Wood, ma ne è anche un’evoluzione. E’ un romanzo ambizioso, un punto di svolta nel percorso di Murakami.

Ovvio che non c’ho creduto, ma continuava a rimbombarmi in testa quel ricorda Norwegian Wood, ma ne è un’evoluzione. Un’evoluzione di Norwegian Wood, Matte’! Sì, proprio quel Norwegian Wood del PRIMO MOTIVO DELL’INEVITABILE ACQUISTO, per l’appunto uno dei libri che mi era piaciuto tantissimo. Non a caso, il primo che ho citato.

  • TERZO MOTIVO DELL’… : Ho guardato quattrocentosei volte il bellissimo booktrailer: QUESTO.

Bene, l’ho comprato e l’ho pagato venti euro. Contenti tutti tranne me.
Tutte le mie aspettative sono andate a farsi benedire, e non è stato un processo graduale. Alla settima pagina sentivo già puzza di libro tanto per. Alle ventesima ne ero certo. Alla cinquantesima mi sono trovato di fronte al bivio: strappo le pagine una a una in coriandolini, convertendo così il suo utilizzo da amico libro ad antistress? Oppure lo finisco? Ho scelto la due più per i venti euro e per questo post, che per il desiderio di scoprire dove Murakami sarebbe andato a parare.

Non mi soffermo sulla trama, perché dovrei fare uno sforzo di fantasia esagerato per rintracciare un filo di storia percorribile senza farvi scoppiare a ridere. Non svelerò alcun aspetto cardine, anche perché, pur volendo farlo, non me ne verrebbe in mente nessuno, comunque nulla che possa rovinarvi la lettura più di come saprà fare a meraviglia Murakami stesso. Non analizzerò i personaggi, anche perché sono così indefiniti che risultano indefinibili. E non starò neanche troppo sulla disperazione creativa che deve aver animato Murakami quando ha cominciato a buttarci dentro gente di ogni tipo, slegata alle vicende, che si comporta in modo inspiegabile, dialoga scambiandosi battute fra l’assurdo e il trascendente, e poi sparisce per non ricomparire mai più: un espediente narrativo piuttosto raffinato.
Perciò leggete pure il post senza il timore di rivelazioni sconcertanti. Non ne troverete qui, né all’interno del libro.
Voglio invece parlarvi dell’aspetto che più mi ha dato i nervi durante la lettura: l’utilizzo della delicata figura retorica della similitudine, che Murakami porta all’estremo della nausea.

Il romanzo, così com’è stato pubblicato, consta di duecentosessanta pagine. Se a queste duecentosessanta pagine sottraessimo tutte le righe contenenti similitudini e/o metafore, probabilmente il risultato sarebbe un numero col segno meno davanti.
Ne elencherò un numero considerevole, che comunque non si avvicina neanche alla totalità di quelle presenti nel romanzo, giusto per darvi l’idea della gravità dell’epidemia. Ho iniziato a sottolinearle ahimè tardi, dal capitolo 5. Nonostante questo, è bastato dare uno sguardo veloce alla pagina 1 per trovarci la prima, la similitudine che apre le danze, la numero 0.

Pag 1: “[…] e dire che in quel periodo attraversare la soglia che separa la vita dalla morte sarebbe stato più facile che bere un uovo dal guscio.

Ok, pronti? Vi avverto che non sarà facile sopportare tanto, e di questo me ne scuso, ma è assolutamente necessario perché voi capiate.
Ripartiamo quindi dal Capitolo 5.

  1. Pag. 59 – la similitudine acquatica doppia concatenata: “… ricordava una persona che mette un piede nell’acqua di un torrente per tastarne il fondo e controllare la velocità della corrente“.
    Si sta riferendo a un misterioso musicista nell’atto di suonare, uno dei personaggi fantasma di cui sopra. Due righe dopo, ecco il secondo anello della catena: “… le sue dita si muovevano sempre più abili e generose, come pesci che familiarizzano con l’acqua.”
    [fa-mi-lia-riz-zà-re] v:  entrare in confidenza con qlcu. o con qlco. SIN abituarsi.
    I pesci familiarizzano con l’acqua?! I pesci nell’acqua… ci nascono! Ci vivono!
  2. Pag. 67 – la similitudine buttata là, detta anche grazie di esistere (d’ora in avanti GDE) per il contributo esplicativo che offre al lettore: “Tutto ti diventa chiaro come quando la nebbia si dissolve“. Grazie!
  3. Pag.71 – la similitudine faunistica, figura retorica alla quale Murakami sembra essere legatissimo. “Penso che sul momento l’abbia presa per quello che era, una storia molto strana. Come un serpente che inghiotte tutto intero un animale che ha catturato, e impiega molto tempo a digerirlo.
  4. Pag 83 – torna la GDE: “Rimase a lungo impalato come quei mimi che fingono di essere delle statue“.
  5. Pag 85 – un’altra GDE, ma stavolta concatenata alla similitudine murakamica, quella che spande nell’aria un velo di cupo mistero: “Era come se gli venisse all’improvviso rivelata l’esistenza di una stanza, una piccola stanza segreta, all’interno della casa in cui aveva abitato per anni. Il cuore gli batteva con brevi colpi sordi, il suono simile a quello di un tamburo.
  6. Pag 86, cioè quella dopo, si apre con un tripudio di GDE naturalistiche, di cui una acquatica: “I seni di Shiro erano piccoli, dai capezzoli tondi e duri come sassolini. I peli pubici erano umidi come una foresta pluviale. Il loro respiro era come un’onda che cresce avvicinandosi alla riva e tutto travolge”.
  7. Pag 86, cioè la stessa, prosegue con una similitudine erotica murakamica. Anche qui c’è un bel mistero: “Il pene era sparito dentro di lei senza opporre alcuna resistenza, come se fosse stato inghiottito dal vuoto“.
    Anche il pene di Tsukuru fa parte dei personaggi che a un certo punto lo abbandonano. Sparito!
  8. Pag 86, sì ancora! Torniamo alla concatenazione di due godibilissime GDE: “Shiro iniziò a muoversi lentamente, come se tracciasse con i suoi fianchi traiettorie sempre più complesse. I suoi capelli lunghi e neri colpivano la testa di Tsukuru come una frusta.” Tre in una stessa pagina possono bastare? Manco per niente. Vai con la quarta!
  9. Pag 86 si chiude col ritorno dell’acqua: “Lo sfogo era arrivato senza preavviso, come una grande onda che ti piomba addosso e ti travolge“.
  10. Pag 88, ancora l’acqua, ma con più flora: “A Tsukuru ricordava sempre una sorgente di montagna nascosta tra gli alberi di un bosco“.
  11. Pag 97 si chiude con un grosso punto di domanda, degno di essere citato pur non appartenendo al bombardamento di similitudini: “Ogni volta che raggiungeva l’orgasmo gemeva in modo strano“.
    Cioè? Come geme costei?!
  12. Pag 106, ripartiamo ovviamente con l’acqua: “Le forze lo abbandonarono come fa l’acqua che defluisce da una borsa attraverso un piccolo foro“.
  13.  Pag 112, diamo il bentornato alla similitudine domestica: “[…] era solo diventato più grosso. Come una casa viene ampliata quando la famiglia cresce.
  14. Pag 114 – similitudine naturalistico-murakamica: “I rami dei salici carichi di foglie scendevano fino a terra immobili, come se fossero assorti in qualche misterioso pensiero“. Nulla è casuale. Come ormai avrete capito, l’aggiunta di quel misterioso dà alla similitudine quel cicinin di ambientazione che le fa meritare l’attributo di murakamica.
  15. Pag 122 si apre a una grande evoluzione. Murakami, stanco anch’esso di narrare per similitudini, le fa utilizzare ai suoi personaggi. Sicché ci tocca assistere a dialoghi dalla percentuale di credibilità del 3%.

    Ma chi cacchio ci parla così, mioddio!

    – Riuscivo a rassicurare gli altri? – ripeté Tsukuru sorpreso. – Come la musica negli ascensori?
    – No, non in quel modo […]. Eri come l’ancora di una nave.
    Tsukuru ascoltava, incapace di trovare qualcosa da dire.
    – In un certo senso, formavamo un organismo perfetto, non credi? Come le cinque dita di una mano.

  16. Vorrei segnalare il capitolo 11, nel quale Murakami riesce a non utilizzare neanche una similitudine. E che mi ha illuso di poter continuare la lettura comunque disgustato dalla non-storia, ma con un rinnovato senso di pace. E invece no. Perché il capitolo 12 si apre con due bombe.
  17. Pag 151 inaugura una figura retorica nuova, o anche un gioco enigmistico, fate voi, la similitudine buttata là, ma parziale, da completare: “Appena spento il cellulare, Tsukuru si accorse di avere una strana sensazione in petto, come quando non si digerisce bene…” Puntini, puntini, puntini!
    Cosa ci vogliamo mettere al posto dei puntini? Come quando non si digerisce bene… il polpettone della misteriosa dirimpettaia? Così la rendiamo una similitudine murakamica?
  18. Pag 151 si conclude con una pesante descrizione di come vengono verificati i lavori di ristrutturazione di una stazione ferroviaria. Descrizione che va avanti per tre pagine. Non poteva mancare la similitudine misteriosa. Stavolta Murakami si butta sul geografico/belligerante: “I danni sarebbero stati irreparabili, se le differenze fossero emerse a lavori iniziati. Come se un drappello di militari fosse sbarcato su un’isola sconosciuta confidando su mappe piene di errori“.
  19. Il capitolo 12 deve averlo tagliato dalla trilogia di “1Q84” e aggiunto (a caso) ne “L’incolore Tazaki…”. Capitolo insensato in più, capitolo insensato in meno, tanto valeva fare volume.
    Primo richiamo all’opera precedente: la misteriosa similitudine lunare. “Probabilmente ho una faccia nascosta che nessuno immagina. Come la faccia in ombra della luna che resta sempre al buio.
    Secondo richiamo: la dimensione parallela dove succedono cose diverse, ovviamente erotiche. “Può darsi che, senza neanche rendermene conto, in un altro luogo, in un altro tempo io abbia veramente stuprato Shiro e le abbia lacerato il cuore.”
    E ancora sulla realtà parallela, condita da una similitudine domestico/murakamica: “Ebbe la sensazione che l’aria della stanza cambiasse natura. Come se l’appartamento avesse una volontà propria. In una dimensione della realtà, lui a Shiro non aveva nemmeno sfiorato un capello. Ma in una realtà diversa l’aveva violentata.
    Vado avanti velocemente lasciando a voi ogni commento.
  20. Pag 175: “Quella melodia riusciva a mettere una cornice alla tristezza del suo cuore. Come se innumerevoli granelli di polline fossero venuti a posarsi sopra una creatura invisibile che si nascondeva nell’aria, facendone emergere la forma segreta.
  21. Pag 175/176: “Può darsi che io sia una persona vuota […]. Come solitari uccelli notturni che trovano sotto il tetto di una casa abbandonata un riparo sicuro dove riposare durante il giorno. Una cavità quieta e buia dove riposare.” Qualora il concetto non fosse ancora chiaro, lui ripete.
  22. Pag 185: “Il cane fissava un punto nell’aria come se tornasse col pensiero al passato“.
  23. Pag 187: “Tuttavia la luce, come un vecchio ricordo impossibile da cancellare, riusciva a infilarsi attraverso qualche fessura”.
  24. Pag 190: “[…] mentre uno stormo di uccelli neri si spostava da un tetto all’altro, come un’onda sul bagnasciuga“.
  25. Pag191: “Si presero per mano e corsero verso la piazza come fastelli d’erba spinti dal vento“.
  26. Pag 191: “[…] tendendo in avanti un dito nodoso come un vecchio ceppo“.
  27. Pag 192: “Poi, come qualcuno che si appresti a uscire in una tempesta di neve, si calcò bene il berretto in testa e lanciò a terra uno sputo catarroso, duro come un sasso.”
  28. Pag 192: “Non si voltò mai indietro. Come un dio della morte che avesse mostrato a un defunto il cammino verso il regno delle tenebre“.
  29. Pag 194: “Dava un senso di intimità. Come lo scherzo comprensibile soltanto ai membri di una famiglia“.
  30. Pag 197 – similitudine doppia, semmai la prima non rendesse abbastanza: “Quella sensazione comunicava serenità, come quando si tiene in mano una stoffa grezza, come quando si sta seduti nella veranda a guardare le nuvole che attraversano il cielo”.
  31. Pag 200, il ritorno dell’onda: “Le labbra, come percorse da un’onda, ebbero un fremito”.
  32. Pag 202, e poi direi anche basta (questa mi fa ridere tantissimo): “Scrutò il viso di Tsukuru, come se cercasse di decifrare una cartina muta“.

A questo punto io ne voglio una parlante di cartina! Mentre cerco dove acquistarla, magari su ShopAlike che ho scoperto da poco e dove c’è praticamente di tutto, voi fate un esperimento: cancellate tutte le parole in blu e rileggete.

4 commenti su “Murakami Haruki, come una misteriosa onda che si abbatte su un bagnasciuga segreto in una notte notturna

  1. Ciao Silvia!
    Ti sei salvata. Ma per una che si salva, ce ne sono centinaia di migliaia che restano avviluppati in questa terribile fregatura melmosa. Allora, passaparola! Impedisci ai vicini e lontani di fare il gesto terribile di acquistare.

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