Il non tanto fantasy Matasillir

Facciamo finta che tutto quello che non scriverò, perché non lo scriverò di certo quello che provo in questo momento,  più ieri a dire la verità, comunque facciamo finta che sia un racconto fantasy che ha come protagonista Mat. No, non va, sembra il frocio di Beverly Hills (CAP) 90210. Più fantasy lo voglio. Va bene signor regista, allora facciamo che questo tizio, l’eroe (?) superfantasy della nostra storia fantasy, si chiama Matantur. No più elfico lo voglio, sforzati dai! Ok, fantasy… più elfico… Matasillir, che non so perché sarebbe elfico, tantomeno fantasy, ma il regista pare convinto e allora procediamo. C’è questo Matasillir che non è proprio un uomo, perché dell’uomo ha sì le fattezze, ma gli manca quella sostanziale parte di interiorità capace di fargli provare emozioni. Avete presente quelle emozioni che quando ci son da fare certe scelte ti spingono da una parte piuttosto che dall’altra? Ecco lui non ce l’ha. Non che sia cattivo, o senza cuore, anzi, è bravo e buono Matasillir, per quanto si possa essere buoni senza sentire il concetto di bontà, conoscendo l’idea, ma non provandola, ecco. Non fa nulla soltanto perché glielo dice il cuore, perché il cuore, al di là del regolare battito, non gli dice niente, capite? Allora un personaggio (mica tanto) fantasy ce l’abbiamo, ora ci vuole una storia. Che gli facciamo capitare a Matasillir? Mah! Se fosse un pezzo di merda gli farei incontrare il cane nero del demonio. Avete presente quegli alani che appaiono negli incubi e tu capisci che il diavolo ha qualcosa da comunicarti e non saranno certo liete novelle, però Matasillir non se lo merita di incontrare l’alano nero del demonio. Se fosse un altruista, un generoso, uno pronto a sacrificare tutto se stesso per gli altri, beh gli farei incontrare Genio, che è il genio della lampada di Aladino, oppure la Strega Bianca di Fantaghirò, così qualcosa di bello lo fa qualcun altro per lui, per una volta almeno. Peccato che Matasillir non sia niente di tutto questo, non perché sia stronzo (TAC, l’alano!), ma perché lui non sa essere altruista (né egoista) né generoso (né tirchio) né pronto a sacrificarsi, proprio perché, se fosse capace anche di uno soltanto di questi comportamenti vorrebbe dire che proverebbe emozioni e allora non sarebbe lui, ma Mario per dire, o Marco o Giuseppantonio o chiunque, ma non Matasillir.
Io Matasillir l’ho creato così perché il regista che dirigerà le riprese del film lo voleva fantasy, però, se fantasy vuol dire che nella realtà non esiste, mi sa che ho toppato, perché, se ci pensate, di Matasillir ce ne sono. E, se quelle sue particolarità agli occhi di qualcuno appaiono qualità, quel qualcuno ha tutto il diritto di pensare di volergli assomigliare, per stare meglio ogni volta che il provare emozioni diventa un problema.

4 commenti su “Il non tanto fantasy Matasillir

  1. Mettiamo che quel “qualcuno” si chiami Frantisar.

    Frantisar aspira ad avere quelle qualità che intravede in Metallisir, per “stare meglio ogni volta che il provare emozioni diventa un problema”.

    Ma già questa aspirazione implica l’uso di un’emozione, circostanza che escluderebbe qualsiasi somiglianza tra Frantisar e Metallisir.

    A meno che Metallisir non sia affatto ciò che sembra, nel qual caso non è necessaria alcuna aspirazione, e nessuna somiglianza.

    I due sarebbero infatti identici.

    Cioè Uomini.

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