A proposito di vomitare, vorrei invitare Wendy ad andarci piano coi rum e pera perché io, la prossima volta, dentro casa sua alle 4 di mattina, che siam dovuti entrare dal garage che la porta non si apriva perché i suoi avevano giustamente messo la chiave dietro, non ce la riporto. Che mi son anche dovuto sentir un uomo sospetto quando – tu guarda la sorte! – il cognato è rientrato mentre io uscivo dal garage. Tra l’altro io mica lo sapevo che era il cognato quello, e mi son messo anche una cerca paura vedendo uno sconosciuto che s’infilava in casa sua di notte con lei in quelle condizioni sul divanetto della taverna, e non ho neanche dormito all’eventualità che quell’uomo potesse abusar di lei. O che, conoscendola, lei potesse abusar di lui, ecco.
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Il tempo, inteso come inesistente elemento
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Scrivi un commento →: Il tempo, inteso come inesistente elementoIl tempo, inteso come inesistente elemento che l’uomo ha teorizzato per regolarsi, dovrebbe mantenere costante la sua velocità di crociera, se non erro. (Io a scuola non ho mai aperto un libro al di là della copertina, avete presente la prima pagina bianca dove si provano le penne? Quindi fate conto che tutto quello che dico è frutto di mie intuizioni alla vista di fenomeni naturali. Capite ora perché sono un genio?) Il tempo procede senza metter fretta a nessuno e senza neanche impantanare nessuno e, fondamentale, senza sbalzi di velocità. Mi vien difficile pensare che il tempo abbia fretta o che sia stanco e decida di rallentare. Non come il Titanic che, per fare lo sparone e arrivar prima, perché era la nave più imponente che fosse mai stata costruita e – sia ben chiaro – inaffondabile, è capitato nella notte ad attraversar una zona vagamente pericolosa e, va bene che l’omino, che ha il compito di urlare alla visione del pericolo, stava facendo uno dei sogni più erotici di sempre: trombare la poppa di un’orca assassina in poppa, però andar più piano e affrontare la distesa di iceberg di giorno, pareva brutto? Che poi, secondo me, in quell’occasione, se la son tirata da soli. Io non ricordo, Titanic escluso, sia mai stato detto di una nave che era inaffondabile, invece quelli continuavano a ripeterlo ai pranzi in prima classe e ai concertini, e mentre Jack e Rose si alitavano in faccia nella carrozza appannata, e alla fine è affondato. Per la serie: Così impari, gne gne gne gneggne!Comunque pure se un secondo è un secondo e un’ora è sempre un’ora, ci sono istanti e istanti, e minuti e minuti. Ricordo la prima volta che dovevano bucherellarmi il braccio per guardare nel mio sangue. Seduto su una sedia di plastica bianca accanto a una signora con le vene gonfie, che aveva il numeretto successivo al mio e borbottava che doveva andare a fare la spesa. L’ho fatta passare avanti non certo perché preoccupato del suo sostentamento – la mia vita sarebbe comunque andata avanti serenamente pure se fosse morta di fame, la vecchia – ma per dilatare al massimo quell’attesa, per vedere quell’ago il più tardi possibile. Poi ci son mesi che volano e non riesco proprio a stargli dietro. E giorni che s’incollano sulla palle insieme alle lancette dell’orologio che ticchettano, ma non si spostano. Non è vero che il tempo è sempre uguale, penso mentre svuoto un barattolo di Nutella mezza congelata a colpi di forchetta. Pensate alle 8 ore della notte per esempio (beato chi le dorme). Quelle son troppo veloci per essere 8 come le ore al lavoro, che sembra che alla fine debbano darti una specie di premio alla resistenza, neanche avessi superato il training per L’isola dei famosi, o fossi riuscito ad ascoltare l’intero CD di Tony Dallara senza vomitare rane scoppiate.
A proposito di vomitare, vorrei invitare Wendy ad andarci piano coi rum e pera perché io, la prossima volta, dentro casa sua alle 4 di mattina, che siam dovuti entrare dal garage che la porta non si apriva perché i suoi avevano giustamente messo la chiave dietro, non ce la riporto. Che mi son anche dovuto sentir un uomo sospetto quando – tu guarda la sorte! – il cognato è rientrato mentre io uscivo dal garage. Tra l’altro io mica lo sapevo che era il cognato quello, e mi son messo anche una cerca paura vedendo uno sconosciuto che s’infilava in casa sua di notte con lei in quelle condizioni sul divanetto della taverna, e non ho neanche dormito all’eventualità che quell’uomo potesse abusar di lei. O che, conoscendola, lei potesse abusar di lui, ecco.
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Milk
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Scrivi un commento →: MilkVolete sapere perché Gomorra è stato escluso dagli Oscar? Perché per sfortuna dell’Italia, di Saviano, di Garrone, ma mi vien da ringraziare Dio per il mondo intero, invece, esistono film come Milk. Sono andato a vederlo ieri sera. Lo davano al Massimo, il cinema che da un po’ di anni a questa parte sembra voler fare soltanto scelte di qualità, quei film la cui risonanza appare minore a dispetto di una loro consistenza fortissima, spesso incompresa ai molti. In sala eravamo 6, mentre Italians al Movieplex faceva il tutto esaurito. Non che a me Verdone non piaccia, anzi, ma avevo voglia di farmi trasportare dal racconto di un’esistenza capace di evocarmi riflessioni forti. È la storia di Harvey Milk e del suo coraggio. Come molte altre persone omosessuali dei primi anni 70, Milk si trasferì a San Francisco, dove si stabilì con il suo compagno Scott Smith e aprì un negozio di fotografia nel quartiere gay di Castro. Emerse ben presto come un leader della comunità gay fungendo da rappresentante per gli interessi del quartiere nelle relazioni con il governo cittadino. A dispetto di un clima ostile a livello nazionale agli omosessuali, si candidò 3 volte (senza successo) a cariche elettive. Emerse così come portavoce della vasta comunità gay di San Francisco finché, nel 1977, venne finalmente eletto consigliere comunale, risultando così il primo rappresentante eletto di una delle maggiori città degli Stati Uniti ad essere apertamente gay. Si batté in difesa di una legge per i diritti dei gay. Fu decisivo nel rigetto della Proposition 6, supportata dal senatore dello stato Briggs, che avrebbe permesso il licenziamento degli insegnanti dichiaratamente gay in base alla loro identità sessuale. Harvey Milk venne assassinato il 27 novembre 1978 all’interno del Municipio, dall’ex consigliere comunale Dan White. White aveva rassegnato le dimissioni pochi giorni prima, a seguito dell’entrata in vigore di una proposta di legge sui diritti dei gay a cui si era opposto. Entrò in municipio attraverso una finestra aperta del seminterrato, per evitare che venisse scoperto con la pistola e con i 10 caricatori che aveva in tasca. Dopo essersi fatto strada fino all’ufficio del Sindaco, incontrò Moscone e cercò di convincerlo a riconfermarlo. Non riuscendoci gli sparò ripetutamente. White ricaricò l’arma e si aprì la strada fino alla parte opposta dell’edificio, dove incontrò Milk e gli sparò al petto. Milk collassò a terra privo di sensi. White continuò a sparargli un altro intero caricatore a bruciapelo sulla testa. Milk, consapevole del rischio che correva, aveva registrato numerose audiocassette da ascoltare qualora fosse stato assassinato. In una di queste registrazioni sono immortalate le sue parole ormai celebri: “Se una pallottola dovesse entrarmi nel cervello, possa questa infrangere le porte di repressione dietro le quali si nascondono i gay nel Paese”.
Non si intraprendono battaglie contro concetti calcificati in milioni di teste, senza essere un po’ folli. Un uomo immensamente coraggioso a capo di un movimento che chiedeva soltanto il diritto di un’esistenza giusta, quella che dovrebbe garantire ogni luogo civile. Ha convinto un intero Paese a dare ascolto alle parole di una minoranza considerata ancora il frutto di una qualche strana modificazione genetica o addirittura del Male come antagonista di Dio. Un film che consiglio senza alcun dubbio, e mi auguro che le 8 statuette dorate degli Oscar se le porti a casa tutte.
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Hai disturbi omosessuali da un po’?
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