Mi sono ricordato che da piccolo

L’altro ieri è stato il primo giorno di part-time dopo sette o otto doppi turni consecutivi (ho perso il conto e non mi va di ritrovarlo, sto evitando ogni tipo di fatica per recuperare. Inspirare, espirare) e m’è parso come di stare in vacanza. Però devo dire che sto reggendo bene. Il mio corpo dico. È ancora tonico, pimpante e, a parte il mal di schiena e i morsi della griglia assassina, posso senza dubbio affermare di essere un uomo con la U maiuscola, come diceva Carmen Consoli di lei (donna con la D, ovviamente). Ho ritrovato una lettera che scrissi a Carmen nel lontanissimo 1997, fortunatamente mai inviata. La parte clou, non certamente la più esilarante – non posso pubblicarla per non distruggere in un colpo solo la mia immagine di promettente scrittore in crescita – è quella in cui le confesso che anch’io vorrei una platea immensa davanti, ipnotizzata, a guardare in estasi me che mi esibisco a petto nudo e che spacco le chitarre contro un palo d’acciaio. Mi sono ricordato che da piccolo (?) adolescente diciamo (cosa quindi definibile con un semplice:  vergognoso!), il mio sogno era diventare una rockstar mondiale. Ho anche scritto tre canzoni (testi e musica della quale non ho specificato le note però saprei canticchiarvela ancora con un na na nananà ecc. che scritto così non rende, siamo d’accordo) e inciso una col microfonino verde di plastica attaccato al registratore da cui poi si sono ispirati per lanciare il Canta Tu, strumentazione di un certo livello insomma. Il mio primo singolo, come specificato pocanzi, autoprodotto, perché io ero uno underground, fuori dalle logiche discografiche, si chiamava Questo mondo di schifezze ed era una specie di rap di protesta contro la droga e tutte le schifezze del mondo, capite? L’audiocassetta col preziosissimo contributo non è più nelle mie mani. L’ultimo ricordo è legato a una colluttazione in camera mia con mio cugino grande. Io volevo distruggerla, lui voleva impadronirsene e la cassetta è caduta dalla finestra. Non ne ho saputo più nulla e lui ha sempre negato. Non faccio fatica a credere che l’abbia rivenduta per pochi centesimi. Se qualcuno dovesse ritrovarsela fra la biancheria sporca è pregato di farla recapitare al sottoscritto nel più tacito e indifferente silenzio assoluto. Qualunque altro uso del pezzo è formalmente considerato illegale e lesivo dei miei diritti e sarà condannato con la pena capitale in uno dei paesi in cui vige, pescato a sorte subito dopo l’estrazione del numero Superstar di stasera.
A tal proposito martedì ho fatto quasi tre o quasi due star, che è ancora peggio. Ne ho beccati due in una colonna e uno nell’altra toppando il numero star e portando a casa, come ogni estrazione, zero euro. Allora io dico, oh destino, dea bendata, sbendata, smutandata qualunque siano le tue attuali condizioni, se devi farmi beccare il terzo numero perché invece non mi concedi il lusso, una santa volta, di fare in modo che la macchinetta associ alla mia giocata il numero star giusto? Insomma, 2 star erano cento euro che sputaci sopra!
Mi credete se vi dico che io il 21 e il 40 li ho sentiti parlare? Ero lì e ho sentito una voce un po’ cavernosa e un po’ metallica, come quella di un androide, che diceva: “21…40” e li ho giocati. È stato istantaneo. Beh, oggi che giocherò la invito a manifestarsi nuovamente e a sforzarsi un po’ di più, cosa volete che siano altri tre o quattro numeretti?
Intanto vi segnalo l’ultimissima intervista della stagione. Prima di andarcene in vacanza, incontriamo Sara Boero che ha conquistato soprattutto i piccini col suo nuovo romanzo Il sogno di Pandora pubblicato da Piemme. Scappo al lavoro.
Saluti doppioturneschi.

7 commenti su “Mi sono ricordato che da piccolo

  1. raldi, anche tu avevi intuito che andavano i rap!

    miki, ricordo che era un infinito elenco delle schifezze del mondo. Di questo mondo (di schifezze) in particolare.

  2. eppure secondo me potevi tentare anche la strada della musica. Sono convinta che la tua canzone fosse molto meglio della maggior parte di quelle che ci propinano.

  3. Io anni fa registrai la mia personale rivisitazione di domani smetto degli articolo 31 (tutto il disco non solo la canzone).

    Ne venni preso per il culo anni e anni dopo che mio padre la ascoltò…

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