Ieri non ho avuto neanche il tempo di farmi il bidet

Ieri non ho avuto neanche il tempo di farmi il bidet, mannaggia. Ho studiato come uno studentello sfigatello secchioncello tutto il giorno. E, quando dico tutto, vuol dire dalle 10 di mattina alle 5 di sera: l’ora X del ricevimento del prof. Ho fatto anche carbonizzare la minestra di farro acquatica. Dopo un tot di tempo, l’acqua, per quanto potesse essere abbondante – ci potevi gettar dentro un pesce rosso, avrebbe respirato senza problemi – s’è prevedibilmente ritirata, e poi il farro e le patate e i fagioli e quei filamenti arancioni che mi parevan tanto i tentacoli di una medusa, fino a formare un tutt’uno col fondo della pentola (non è evaporata pure quella soltanto perché è Mondial Casa), e quando te n’accorgi è sempre troppo tardi. Fortuna che c’erano gli straccetti in padella al pomodoro, se no mi toccava ripranzare con una tazza di latte con dentro 5 cucchiai di cacao amaro che non si mischia e mezza busta di biscotti alle uvette dell’antica pasticceria nonsoché, duri che l’altra sera c’ho piantato un chiodo sulla parete sopra al letto, per mettere un quadretto che già m’ha stufato, solo che ormai ho bucato. Mi son legato alla scrivania con una corda d’acciaio e ho impostato la modalità: sedia dura, perché su quella girevole imbottita che ho davanti al PC poi mi metto a molleggiare e a girare e mi lancio con le rotelle, e vengo risucchiato nel mare denso dei blog e delle e-mail e dei file Word e dei romanzi; e al prof poi che gli racconto, i blog e i file Word e il mare denso come la minestra prima di tramutarsi in silicone sigillante? Alle 17.25 ero fuori dal suo studio. Stavolta i 5 minuti che avevo calcolato perché non mi ricordo mai che piano è, non son serviti; l’ho beccato al primo tentativo, lo studio. Busso, provo ad aprire. La porta è chiusa a chiave, lui non c’è, arretro, mi accomodo sul termosifone a 2 tubi, e attendo. Passano 5 minuti. Passano 10 minuti. La Invy esce dal suo ufficio con l’osso troglodita tra i ricci sfibrati e va via prenotando le pizze al telefono. Non ha molto tempo per sistemarsi l’acconciatura, né per cucinare, lei che è fra i primi 10 scienziati riconosciuti al mondo nell’ingegneria informatica. Quell’altro marpione di Corty la segue e, fingendo l’incontro casuale, prova a domandarle qualcosa su nuovi corsi da tenere e borse di studio da far prendere a qualcuno. Birba non si vede e sono ormai le 17 e 50. Chiamo Niccolò. “Vedi se ha messo un avviso sul suo sito, tipo che oggi sta a New York e che quindi il ricevimento non si fa?” “Sul sito dice che l’orario di ricevimento è dalle 11.00 alle 12.30.” “What’s?” “Sì sì, dice così.” “E perché sul sito di informatica dice che è alle 17 e 30?”
Per un attimo penso che posso ancora farcela. Se solo dietro quel bitubo tiepido su cui sono abbandonato si celasse una seppur primordiale macchina del tempo, mi basterebbe impostare il timer a poche ora fa. Giro la manopola di plastica per provare, e il termosifone comincia a sputarmi addosso acqua bollente che puzza pure. Torno a casa col fegato ormai ridotto alle dimensioni di una Zigulì. Che poi ho scoperto che quello delle 11 è il ricevimento a Ingegneria, perché lui insegna anche là. Così alle 2 e mezza di notte mi son ricordato di scrivergli per segnalargli l’accaduto. Ho come la sensazione che non sarà una risposta dolcificata (come dice Garrison) la sua.
Ieri mi son visto Amici. Qualche lampo: Alessandra Amoroso, se non la producono, non capiscono una ceppa, e questo è più che probabile. Intanto quella ragazza, col suo inedito Immobile è prima nei download. La De Filippi portava un vestito che sembrava le fosse esplosa una bomba fra le cosce, o che dovesse decollare da un momento all’altro e fare il giro del mondo lanciando volantini di Scialla dall’alto dei cieli. A proposito, Bonolis, che a un certo punto è comparso a fare promozione per Sanremo, ha detto che il disco di Amici ha venduto 120mila copie in una settimana. Che sarà primo posso anche crederci, ma 120mila copie in Italia non le vende in una settimana neanche Madonna. Ma perché uno deve prendere per dementi i telespettatori? Platinette, con Bonolis davanti, aveva la possibilità di fare un intervento sensato e chiedergli ad esempio perché nel 2009 debba essere concesso a qualcuno di cantare una roba che s’intitola Luca era gay. Non diciamo che bisognerà ascoltarla, leggere il testo, e cagate simili. Il titolo è di per sé offensivo all’idea di civiltà. Comunque Povia non è la brava persona che pareva quando con quel visino angelico cantava di bambini che fanno oh. L’ex manager ha dichiarato che tutti i proventi dei Bambini fanno quel verso là, sono andati in beneficenza sì, ma in becchine per piccioni di città. Infatti pare che Povia se li sia intascati tutti quanti ahum ahum e, considerato che è stato in classifica più di un anno, non son proprio 4 monete di cioccolata. E invece Platinette gli chiede perché ha scelto Maria come compagna d’eccezione per l’ultima serata, che è un po’ affine al perché ha voluto che partecipasse Marco Carta. Perché Sanremo, da quest’anno, non è più Sanremo, ma, come dice Platy, una sorta di Amici versione old. Ce lo vedo Albano che litiga con Jurman perché non ha estensione, interpretativamente parlando (l’accostamento di parole più pronunciato della serata e più orribile che abbia mai sentito). Domani vi spiego la super novità, ora vado a farmi la doccia.

34 commenti su “Ieri non ho avuto neanche il tempo di farmi il bidet

  1. che ricordi mi hai fatto tornare alla mente, quando attendevo invano il prof della tesi nel corridoio del dipartimento… solo che allora gli avvisi con l’orario di ricevimento erano di carta e affissi in una qualche bacheca sperduta e per leggerli dovevi andarci apposta (col rischio di perdere mezza giornata per farlo)…

  2. anonimo, ma io di critiche sai quante ne ho sentite e ascoltate e discusse? Un’infinità. Il fatto è che aprire una discussione con una persona che non si è neanche qualificata, che riguarda poi la qualità (in che senso qualità? La profondità di argomenti? Sono mai stato profondo? Ho mai detto di volerlo essere?) del blog, non la trovo una cosa costruttiva. Tu mi puoi dire: “Ciao mi chiamo Marco Marchini, ti leggo da un po’ e non mi piace questo questo e quello”. Allora possiamo anche parlarne. Ma così cosa dovrei risponderti? Io credo che chi vuol leggere di cronaca apre il corriere punto it, chi vuol leggere di letteratura apre ibs o siti specializzati. Di che vogliamo parlare? Io lo dico sempre, è come andare a casa degli altri a schifare l’arredamento. Se non ti piace, pace.

  3. Se realizzo che già è tornato Sanremo pure io rischio di non avere più il tempo di farmi il bidet, tante sarebbero le imprecazione che comincerei a sparare come Lara Croft in mezzo alla Jungla. Menomale che c’è il GF che mi spegne il cervello quanto basta per non pensarci.

  4. Consiglio accettato, ricambio il favore e ti do un consiglio anch’io: le critiche fanno bene, fanno riflettere, insomma dovrebbero quanto meno metterci in discussione.

  5. Ah, un calo di qualità. Eh, può capitare; mi devo scusare? Sai come mi regolo io in questi casi, quando un blog non mi piace più o non mi è mai piaciuto? Chiudo la pagina e vado a leggere altro. E’ il consiglio che do anche a te, se no rischi di annoiarti qua.

  6. Non sappiamo più che scrivere da queste parti? ‘Sto blog ha avuto un calo pazzesco, eppure la soluzione c’è…

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