C’è una questione

C’è una questione che mi sta facendo venir fuori dei grandi bozzi pustolosi sulla fronte. Io non amo le competizioni. Sarei uno di quei cantanti che a Sanremo non ci vanno. Non mi piace che qualcuno si ritrovi a scegliere fra me e altri icsipsilon chi canta meglio, chi recita meglio, chi scrive meglio, chi è meglio, insomma. Questo è uno dei tanti motivi per i quali partecipo a pochi concorsi letterari, ad esempio, unito al fatto che i concorsi letterari sono perlopiù grandi ammucchiate di soldi e spartizione di premi tra familiari. Primo fra tutti lo Strega.
L’ironia della sorte vuole che in questi giorni si stia consumando una decisione importante. Io o qualcun altro. Stavolta ci tengo. L’esito negativo aprirebbe le porte di un grande bivio interiore, lasciandomi deluso, anche un po’ umiliato. Ho bisogno di stimoli nuovi e questa sarebbe una buona occasione per ritrovare la voglia di respirare l’aria di questa città perduta. Qualche pomeriggio fa sono andato in centro. Ho parcheggiato giù alla Villa e ho percorso a piedi il tratto aperto, fino a piazza Duomo, che del Duomo conserva soltanto la facciata. Non c’è attività che abbia potuto riaprire. I palazzi sono tutti lesionati, come se un dio potentissimo, armato di spada, si fosse divertito a colpire a casaccio. Gli interni non esistono più e le costruzioni nei viottoli che costeggiano il corso sono perlopiù crollate.
C’era un gran silenzio nonostante non fossi solo. Qualcuno passeggiava attento a non disturbare e guardava attonito i resti di quella che sembrava la scena finale di un film fantascientifico. La città distrutta, la città che era così piena di gente, per il corso, nei negozi, in piazza. La città a cui ora restano soltanto i ricordi. I lavori procedono. Non sembrano così veloci come dicono, ma procedono. Le casette non basteranno per tutti. Le scuole forse riapriranno, certamente non tutte. Le classi per ora non sembrano avere speranze di riformarsi. Le università sono un grandissimo punto interrogativo che resterà aperto finché non saranno conteggiati gli iscritti a L’Aquila e non credo che al primo anno ne troveremo più di cinque o sei. Mi chiedono ogni giorno, persone diverse, come va qui. Come sto, come procede. Va che io sento di avere ancora tutto, anche se ho perso quella sicurezza che ha sempre fatto da sfondo al mio carattere. La sicurezza dei miei sogni sul futuro, la sicurezza di reggere il confronto con la vita.
L’ho persa. Tremo un po’ di più. Mi pongo molte più domande, ora. Però ho guadagnato una consapevolezza che paradossalmente credo mi abbia fortificato. La certezza delle priorità. Ora so cos’è importante e cosa meno. Ora ogni volta che rivedo i miei amici mi sento fortunato perché seppur lontani sono con me. Credo di aver capito il senso della vita. Lo conoscevo anche prima, ma da quella notte l’ho compreso, perché mi ha attraversato abbandonandomi cambiato.

12 commenti su “C’è una questione

  1. Le chiamano le “grandi prove della vita”. Qualcuno le supera come te, altri si piangono addosso ignari che queste si ripresenteranno e la prossima volta saranno più toste. :-))

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