Terremoto televisivo 1 di 2

Me ne volevo stare tranquillo tranquillo, sul letto a godermi il coma di recupero energie, messe a dura prova dal virus ormai quasi debellato; concedere a voi un altro giorno di pace, e invece no. Potevo non arrabbiarmi e invece mi sono rovinato la giornata, di prima mattina, per colpa di uno dei pochi argomenti capaci di provocarmi reazioni ingestibili. Voi non sareste ora costretti a subire il mio inevitabile, proprio perché ingestibile, sfogo del giovedì. Lo dico con una punta di dispiacere, ma così è, trattenermi non posso e allora togliamoci presto presto il dente.
Ieri ci siamo svegliati, tutti quelli che si svegliano mentre guardano la tivvù, che hanno acceso prima di fare colazione, come faccio io, con la notizia della forte scossa di terremoto (4.9 sulla Scala Richter) con epicentro nel Reggiano, e avvertita fino a Milano, Genova, Varese e vicini di casa. Dopo l’iniziale panico per le strade e nelle piazze, l’evacuazione preventiva delle scuole, la situazione è tornata alla normalità. O meglio, sarebbe tornata alla normalità, se non fosse subentrata la solita stucchevole abitudine italica di trasformare un girino in un’avvenente e prosperosa sirena incantatrice, una notizia come un’altra in un copione cinematografico campione d’incassi nelle sale. La proiezione del loro film ha riempito prima la colazione, poi la merenda mattutina, poi il pranzo, poi lo snack pomeridiano, poi l’aperitivo, la cena, il dopocena e pure le pomiciate notturne degli italiani: 24 ore di palinsesto televisivo con speciali, tavoli di esperti, collegamenti dal luogo della catastrofe (?), titoloni sgradevoli con L’Aquila appena nominata, solo strumentalizzata a vantaggio di chi deve confezionare la tivvù del popolino. Tutto questo per una scossa di 4.9 della Scala Richter durata fra 8 e 10 secondi.
Rivolgo una domanda agli autori dei programmi televisivi, che resterà non-soddisfatta. Il terremoto esiste, lo sapevate? L’avete scoperto ieri, al nord, cos’è un terremoto? O fate finta di non ricordare? Capisco che L’Aquila sia troppo lontana e la vostra quotidianità troppo indaffarata, ma la parola Friuli e l’anno 1976, messi uno accanto all’altra, vi dicono qualcosa? Lo chiedo a voi che, dagli studi televisivi milanesi, raccontavate l’accadimento della scossa come se ieri mattina fossero scesi gli alieni sulla (vostra) terra del nord.
Chiariamo per chi non lo sa, che sente questi numeri e pensa che stia per finire il mondo. Anche per chi vive in quelle zone e sta pensando di trasferirsi in un villaggio vacanze in Costa Azzurra. Chiariamo un dettaglio che le televisioni, non solo non spiegano, ma esasperano al contrario. Una scossa di 4.9 di 9 secondi fa paura, ferma il fiato, è una sensazione terribile, ma non riuscirebbe a far cadere giù neppure la casa dei 3 Porcellini. La notizia va data, per carità, però senza girarci una soap opera. Perché creare un vortice d’ansia nella gente, attraverso una comunicazione pressante e subdola? Perché trasferire sull’ascoltatore solo certe informazioni ingigantendole all’inverosimile, e tralasciarne altre, sul tema terremoto, ben più rilevanti a livello di cronaca e interessanti per il cittadino, anche utili magari?
Per esempio potrebbe interessare a qualcuno che i terremoti non sono prevedibili. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Tante, no? Eppure oggi c’è ancora chi crede nella possibilità di prevederli, come se dipendesse da persona a persona, una sorta di capacità extrasensoriale, paranormale, di talento proprio che altri non hanno.
“Mah, io c’ho una specie di sesto senso sviluppato, e quindi te posso di’ che fra 5 anni e 11 mesi, su via Ammazzachesfiga numero 13 si aprirà la terra e inghiottirà la casa di tu madre!”
Non funziona così. Non confondiamo la previsione magica con la previsione scientifica basata sullo studio dei fattori che causano un evento, su un data-base di accadimenti monitorati in centinaia di anni. Stabilire se un evento, in questo caso un terremoto, accadrà e quando, e circoscriverne con precisione la zona interessata; questo significa prevedere. Non si accettano previsioni approssimative del tipo: “Entro il mese prossimo farà una scossa di terremoto fra il grado 2 e il grado 6 in centro/sud Italia” come ne ho sentite fare da chi poi ha acquisito anche una certa fama. Grazie a chi crede alle sue storie, ora scrive libri per case editrici nazionali e fa comunicati ai suoi 20mila fan su Facebook. Non è questione di fede, è questione di scienza e la Scienza mondiale dice che no, i terremoti non si possono prevedere.
Quando Milo Infante, conduttore dell’Italia sul 2, ieri ha domandando al professor Valerio De Rubeis, ricercatore dell’INGV, se i terremoti potevano essere previsti, avrei voluto spaccargli sulla faccia il televisore del salotto di Villa Madre, quello grande insomma, non soltanto per averlo chiamato, per tutta la puntata, dottor Rubèis, che è sbagliato per 2 motivi, uno certo: manca il De, e uno incerto: secondo me si dice Rùbeis con l’accento che cade sulla u, perché un mio compagno di classe si chiamava così e capitava che qualche prof. nuovo sbagliasse, e sbagliava allo stesso modo di Milo Infante. Questa è cattiva televisione, perché non fa chiarezza, ma alimenta il dubbio e il dubbio fa brutti scherzi. Mi viene in mente il panico che generarono a L’Aquila le dichiarazioni di Giampaolo Giuliani, che ha sempre detto, e continua a farlo, che grazie alle sue strumentazioni è in grado di prevedere un evento sismico con una certa precisione temporale e geografica.
“Si prevedono altre forti scosse di assestamento” diceva, e tutti a fare passaparola e ad attrezzarsi per passare la notte fuori, trasferirsi dagli zii in Puglia e vivere col terrore ogni rumore, col cuore, già messo a dura prova, le ore successive. Tanta sofferenza è inutile e va punita, va bene? Non dovete credere mai a chi parla di nuove scosse in arrivo, non perché non sia vero, ma perché nessuno può saperlo, nessuno al momento è in grado di leggere con chiarezza i segnali della Terra e interpretarli per il futuro. Nessuno, nemmeno chi corre con la macchina e un altoparlante per la città ad allarmare la popolazione. Nessuno e questo è inconfutabile.

La realtà è che nonostante tutte le ricerche effettuate, a tutt’oggi, un terremoto si può registrare solo un attimo dopo che si sia manifestato e se qualcuno avesse questa paventata capacità di prevederlo sarebbe una salvezza per l’intera umanità.

Parole del Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano. Se qualcuno ha intenzione di affermare il contrario, non deve rivolgersi a me e farlo su questo blog, ma alla comunità scientifica nazionale e internazionale; io mi limito a ripetere. Se pensate che si possano prevedere i terremoti, nonostante la Geofisica dica il contrario, andate a farvi curare il mal di testa dalla vecchia che toglie il malocchio la domenica; a farvi leggere le carte dai buffoni, travestiti da Carnevale, in televisione; a ordinare filtri magici e amuleti, perché i vostri figli trovino lavoro e amore, ai divini cazzari. Ma non lamentatevi poi del dolore che vi causa la vostra ignoranza e che essa stessa non sarà mai capace di calmare.
Il titolo del post lascia intuire che ce ne sarà un altro. Sì, devo raccontarvi una faccenda triste, cronaca di responsabilità gravissime che i telegiornali hanno riportato con molta leggerezza, su cui non si fanno speciali, né tavoli di esperti, perché i poteri in gioco sono troppo grossi.