Ex-qualcosa

Ho dovuto ahimè interrompere un rapporto storico. Ci vedevamo poco, un paio di volte l’anno, poi ridotte a una, a fine novembre, però ci volevamo bene. Più lui che io. Viste le circostanze, io non potevo proprio volergliene, nonostante ci avessi fatto l’abitudine agli occhialetti da Harry Potter in pensione e al suo faccione dal colorito melanzana insanguinata, che non mi sono mai riuscito a spiegare. Quando mi vede entrare nel piccolo ufficio, ricavato all’interno di un palazzo dedicato ad altri commerci, mi accoglie sempre con un sorriso smagliante, con l’accezione di smagliante tenuto conto di tutti i limiti dovuti a un apparato dentario da rifare. Non è tutto oro quello che luccica. L’oro è bello e i suoi denti no. Ho qualche dubbio sulla preziosità del metallo di cui sono fatti; quel che è certo è che non luccicano, anzi.
Ho salutato il mio assicuratore con le migliori intenzioni, stavolta le mie, di cambiare compagnia ché i suoi preventivi sono inaffrontabili, quest’anno più di sempre. Mi accomodo sulla poltrona e prima ancora di farmi proferire parola: “Scusa che c’ho una cosa da finire. Un attimo solo per favore”.
“Certo!”
Ha capito che voglio dirgli addio. Uh, le caramelle!
“Posso…”
“Un momento, è veramente questione di poco.”
“No, dicevo se posso… (come si dice? Scartarmi, mangiarmi, succhiarmi…?!) una caramella?”
“Fai pure! Io intanto finisco.”
Mentre coso una caramella al limone, faccio il vago cercando di non guardare lui che lavora. Se parlo lo disturbo, se mi muovo lo disturbo, se mi schiarisco la voce lo disturbo, se tiro fuori il cellulare lo disturbo. Faccio attenzione pure a succhiare in silenzio. Quando un rivolo di bavetta si affaccia agli angoli della bocca, risucchio e mi vergogno per primo del suono inevitabilmente emesso. Lui smette di digitare per 3 secondi, come a dire: ti ho sentito schifoso che sei, e poi riprende. Da fuori arrivano le grida di una signora esasperata che alza la voce in un crescendo preoccupante: “Ho pagato! I-o-h-o-p-a-g-a-t-o!”
“Lei ha pagato da settembre 2008 a dicembre 2009. Qui le si richiede il periodo gennaio 2010 dicembre 2010. Dove sta signora?”
“Sta che l’ho pagato! Non mi credete?”
Evidentemente no, penso quando finalmente Dente Solare alza gli occhi dal monitor ed esordisce con un: “Allora…”.
Auguro alla donna fuori di dimostrare di aver pagato quello che secondo me non ha pagato. Che riesca a fregare per una volta questo mondo ladro che ce la fa sempre sotto il naso.
“Qual è il premio che mi tocca quest’anno?”
Che detto così sembra come se dovessi ritirare un riconoscimento, un sacchetto di gettoni d’oro, una targa celebrativa e invece no; quello dell’assicurazione è l’unico premio che quando lo ritiri paghi.
“Aggiorno la tua situazione. Calcola che l’assicurazione ha imposto alti aumenti pure a causa dell’IVA.”
“Sì, questa faccenda dell’IVA ci sta rovinan…”
“601 euro.”
“…” COFF COFF (Oddio la caramella… soffoco. Qualcuno chiami un’ambulanza!)
“Che succede?”
“La caramella!” COFF COFF: vomitino + sputacchio sul suo tavolo rivestito di lucidissimo vetro.
“Vuoi un bicchiere d’acqua?”
“No, ti ringrazio.”
Inspiro/espiro 11 volte, finché non mi sento in grado di riprendere la discussione e affrontare il vero problema.
“L’anno scorso ho pagato 489 euro!”
“È aumentata, è vero. Ma, se ci pensi, la tua neanche tanto.”
120 euro in un anno sarebbe neanche tanto?! Perché più ci penso e più invece vorrei infilargli tutte le sue caramelline su per il chiul?
“Sono 120 euro. Non è tanto, è tantissimo! E senza farci neppure un incidente.”
“Se ci avessi sbattuto sarebbe raddoppiata.”
Eh no. Adesso parte e l’ha voluto lui. Lo sfogo gratuito, quello che lo sai che non produrrà alcun effetto, la classica osservazione popolare che strappa l’applauso in un dibattito televisivo, della quale potrebbe essere autrice pure Madre, per dire. Vorrei impedirmelo, per tutti i motivi di cui sopra, ma è troppo forte la voglia di dirgli: “Scusami, io regalo, perché di un regalo si tratta, un regalo obbligatorio, ma pur sempre un regalo, 500 euro l’anno, adesso 600 per quell’unico incidente nella vita da risarcire, se c’è, e voi, come se non bastassero tutti i soldi che in 30 anni uno vi ha regalato, fate raddoppiare la rata?”
Ora ditemi a cosa serviva fare questa osservazione. A niente, tanto si sa che funziona così, però io ladri! gliel’ho voluto dire.
“Sei libero di cambiare assicurazione se ne trovi una più conveniente di noi.”
“Cercare è il minimo che possa fare, anche perché tutto aumenta tranne il mio stipendio.”
Di assicurazioni più convenienti ne ho trovate non una, ma 3 e la più conveniente delle 3 mi fa risparmiare circa 200 euro.
Mi sento sollevato, più leggero, come quando cancello qualcuno dagli amici di Facebook. Basta poco per interrompere i rapporti. Bisognerebbe ricordarcene sempre, e talvolta non subentra neppure il dispiacere.
E voi? Quali sono le persone che volenti o nolenti fanno parte della vostra vita e delle quali vi sbarazzereste in un batter d’occhio, se solo poteste? O che già avete gettato nella spazzatura delle ex-amicizie, ex-amanti, ex-assicuratori. Ex-qualcosa, insomma?