Tutta la verità su Amsterdam (altro che Lonely Planet) – episodio 1: ‘Il volo’

Tornato dalle vacanze e tornati voi. È inutile che fate i figheiri, quelli che l’estate non finisce mai, quelli che vivono in vacanza da una vita, fra una discesa e una salita, che tanto non vi crederebbe neppure la più devota fan di Giucas Casella. L’estate sta finendo (e un anno se ne va), una nuova invernata è alle porte e tutti noi ci sentiamo ugualmente inadeguati a sostenerla. Questa è la verità.
“Non ce la posso fare” è la frase più gettonata del momento, ben 3 punti percentuali in più de: “La manovra da 90 miliardi la facessero coi soldi che danno alle puttane, ‘sti porci!”.
Sappiate che avete tutta la mia comprensione, avvalorata dalla pessima sensazione che ho provato compiendo il salto spazio-temporale del forzato ritorno Stoccolma –> Roma –> L’aquila in 3 ore e mezza + 40 minuti d’attesa + 2 ore di autobus. Come passare dalla vita alla morte, dal paradiso all’inferno, da New York a una landa ghiacciata dell’Antartide, con un’unica abitante però. Ho capito cosa deve aver provato Denver, dopo aver giocato per anni coi suoi amici umani, a tornare nella preistoria grazie al suo frammento di uovo magico e rivedere Mammasaura (ogni riferimento a Madre è puramente casuale).
Premessa e ben spiegata l’affinità elettiva che lega noi (ex) vacanzieri (ora) disperati, c’è un fatto: il mio Moleskine è pieno di appunti, riflessioni, figure di merda in particolare, vissute da protagonista (come potrebbe essere diversamente?!) in questi 14 giorni a spasso per l’Europa. Così ho pensato di scrivere e argomentare (finché mi va – esiste la possibilità che questo sia il primo e ultimo post sull’argomento, come potrebbe accadere il contrario: che inizio e non la finisco più. Non prendetelo come un impegno, insomma) una manciata di consigli utili a chi parte con una Lonely Planet in borsa e non immagina che quella che ritiene la sua unica sicurezza, capace di salvarlo nel momento del pericolo, sostenerlo nel momento del bisogno e guidarlo quando tutte le strade NON porteranno né a Roma né tantomeno all’ostello, è in verità una spada di Damocle pronta a trapassargli in sequenza capo, collo e palle.
La prima meta è Amsterdam, e allora partiamo!
Tutta la verità su Amsterdam (altro che Lonely Planet) – episodio 1: ‘Il volo’.
Intanto ad Amsterdam bisogna arrivarci, giustamente. È piuttosto naturale che a un certo punto del vostro viaggio vi possiate trovare in un abitacolo sospeso nei cieli, con le nuvole sotto i piedi e la voce di un bimbo urlatore nell’orecchio a conciliarvi il tentato sonno. State tranquilli, è l’aereo. “Vola con Easy Jet, più economico non si può!”
Per me non esiste(va) al mondo compagnia aerea migliore, non soltanto per il bell’abbinamento cromatico arancione e bianco. Poi il comandante, a più o meno metà del volo, prima in Inglese (dal silenzio generale deduco che nessuno c’abbia capito niente, ovviamente me incluso) poi in Italiano (dalle urla bestemmianti deduco che il messaggio sia arrivato forte e chiaro) comunica con tono sommesso che l’aereo non atterrerà ad Amsterdam, ma SARA’ DIROTTATO a Londra, e io ho cambiato idea su Easy Jet. Da lì (Londra) bisognerà aspettare la disponibilità di un nuovo aereo sul quale poter riprendere il viaggio verso Amsterdam. Questo a causa di UN PROBLEMA AL MEZZO.
“Non sappiamo quanto tempo ci vorrà. Easy Jet si scusa con i passeggeri del volo e ringrazia per la comprensione.”
A me, a dir la verità, i passeggeri non sono parsi molto comprensivi: “Ma li mortacci… Va a mori’ ammazzato, brutto fijo de na…” et similia. Dato di fatto: se qualcuno vi dice che sarà necessario cambiare aereo per un problema al mezzo, il culo vi si riempie improvvisamente di cacca liquida. La parola dirottare mi fa sempre pensare alle (ex) Twin Towers. Nella mia testa i due scenari si sono uniti in una fusione apocalittica. Da una parte la catastrofe dovuta al problema all’aereo (che fra pochi minuti comincerà a precipitare. Tanto si sa che né il comandante, né l’assistente di volo, né una qualunque delle hostess ti dirà mai nulla finché non te ne accorgi da solo e invii un sms alla fanciulla che ami da una vita e che neanche in quell’occasione ti cagherà), dall’altra la catastrofe dovuta alla volontà di uomini cattivi di punire la monarchia inglese costringendo il pilota a puntare su Buckingham Palace. Per fortuna, poco dopo, ha fatto seguito un secondo messaggio. Il problema è stato risolto, l’aereo atterrerà come previsto ad Amsterdam. Altrimenti temo che a questo punto sarei ancora a Londra ad aspettare il volo per Amsterdam, dopo essermi dovuto licenziare, naturalmente. O col naso infilato nel buco del culo sodo di Pippa Middleton. Così non è, quindi il nostro viaggio prosegue.

To be continued… (probably)