‘Le favole non dette’ diventa una convention sulla disperazione degli aquilani

Sabato sono stato alla presentazione del libro ‘Le favole non dette’ di Vladimir Luxuria, edizioni Bompiani.
Ho passato tre quarti del tempo a chiedermi se non avessi sbagliato indirizzo. Eccezion fatta per la rassicurante presenza di Vladi, tutto m’è parso tranne che la presentazione di un libro di favole transgender. E questo non è detto che sia un male. Il senso di straniamento ha avuto inizio quando, nell’attesa dell’autrice, un ragazzo dagli invidiabili capelli dorati che gli scendevano sugli occhi, permettendogli di scansarli con scenografico gesto del capo all’indietro da diva anni ’80 (se lo rivedo gli chiedo il numero del suo parrucchiere. Prima mi faccio il trapianto e poi prendo un appuntamento per farmeli acconciare così) si avvicina a un signore incravattato e comincia a raccontargli di quanto è bravo lui che fa i quadri con le tempere e li espone in tutto il mondo. Gli mette in mano un catalogo col suo nome in copertina e gli illustra il leitmotiv delle sue opere. Ho pravato la tentazione di alzarmi per soccorrere il gentiluomo che continuava a subirsi quel bombardamento con una gentile pacatezza. Capisco che vuoi farti notare da uno che si muove nel giro degli acquerelli – non so chi fosse quel signore – e a me poco importerebbe starti a criticare se questa scena non fosse avvenuta a trenta centimetri dal mio padiglione auricolare. Con tutto il rispetto, nutrivo un totale disinteresse che si trasformava in conati di vomito con il susseguirsi della leccata che a un certo punto è diventata un’orgia. A convincere quell’uomo della bravura del giovine ci si sono messe pure la zia e la madre in un duplice attacco devastante che l’ha stremato costringendolo a farsi autografare i cataloghi del loro protetto. Sarà perché mia madre e mio padre hanno sempre ricoperto con me il ruolo inverso, quello di riportarmi alla dura realtà abbattendo le mie false o vere illusioni.
Entrano Vladimir e Paola Concia, deputata del Partito Democratico, eletta alla Camera nel 2008 e Avezzanese – per chi non lo sa è provincia aquilana, zona della Marsica. Da qui il nobile coro: Chi non salta marsicano è! La cosa curiosa è che lei non sapeva di doverle fare da moderatrice. Si sono accomodate al tavolino con due bottigliette d’acqua, lasciate lì certamente da prima che noi ci sedessimo, cioè almeno un’ora, ma secondo me pure due, a scaldarsi ben benino (io sul tavolo c’avrei messo pure qualche copia del libro, ma cosa volete che ne capisca). Paola Concia ha detto: “Mi pare che non c’è nessuno che presenta stasera” guardandosi intorno terrorizzata, come se all’improvviso potesse spuntare fra la folla il salvatore. Naturalmente Salvatore era in vacanza. Il libraio no, ma pure lui ha ignorato il disperato appello della Concia che si è fatta forza ed è partita, non nel senso che se n’è andata a cercare Salvatore per il mondo.
La presentazione è stata interessante, peccato che del libro se ne sia parlato poco e niente al di là di qualche accenno alla loro favola preferita fra le sei che si chiama ‘Iddu’ (che sta per ‘quello’) dalla quale Vladi ha estratto due passi che ha letto destando i miei peletti dal torpore di una discussione sentita e risentita riguardante, indovinate un po’? Il terremoto. Io non è che del terremoto non ne voglia parlare. Anzi. Non sono certamente uno di quelli che tenta di gettare cenere sul fuoco. Anzi. Io a L’Aquila ci vivo e c’ho vissuto. Io lo so, c’ero, ho sentito, ho subìto e sto costringendomi a reagire. Sono un aquilano, però che c’entra il terremoto con un libro di favole transgender?
Pur di farcelo entrare alla fine la parte dei diversi rifiutati dal mondo ce la siamo dovuta accollare noi aquilani. Per la deviazione subita dalla presentazione del libro verso quella che potrebbe essere riassunta come una convention sulla compassione dal titolo: Vi prego, quando andate in TV, parlate di noi! Pure trenta secondi perché siamo disperati e non sappiamo più che fare, dobbiamo ringraziare la nostra ex presidente della provincia, la piccola (un metro esatto) signora Stefania Pezzopane, che all’inizio dell’anno era in testa fra le preferenze degli italiani nella classifica del Sole 24 Ore dei presidenti di provincia più amati, così amata e tanto amata che alle ultime elezioni di marzo è arrivato Del Corvo che col 54 per cento delle preferenze si è insediato al suo posto. E questo non è detto che sia un bene. Comunque. Ognuno ha una propria specialità, la sua è quella dell’onnipresenza mirata. Lei è ovunque, ma non ovunque ovunque, per esempio all’inaugurazione del fornaio Pizzaefichi non ci va. Ovunque il suo fiuto le faccia pensare che spostare l’attenzione degli astanti su di lei possa portarle benefici concreti. In un’occasione più ghiotta non poteva sperare e così eccola avanzare e poi fermarsi non troppo vicino per evitare che la gente pensi che si stia imponendo, e non troppo lontano se no avrebbe rischiato di non essere vista da Vladi e dalla sua amica Paola. Si accascia come una barbona su un tavolaccio di libri esposti, bene in vista alle due che, impietosite dalla visione di lei a cui non tocca nemmeno una sediolina di plastica, poverina, le offrono uno dei due posti al loro fianco, presumibilmente pensati per Salvatore e l’amico forse trans con cui è andato in vacanza ammollando la sòla a Vladi. Lei rifiuta dicendo che sta bene lì, però non rifiuta quando Paola Concia la invita a dire qualcosa al microfono. Concia con la quale racconta di aver vissuto tanti anni, sogni, speranze di ragazze… ma chissenefrega! Se avessi voluto sapere delle “leggendarie nottate” Pezzopane/Concia mi sarei recato a una delle quarantamilaseicentosei presentazioni del libro della Pezzopane, oppure l’avrei chiamata a casa. Se non ci sono andato sarà mica perché a me della vita privata e politica della Pezzopane frega un cazzo?
Lunghi minuti di uno strazio dalla tale potenza da costringermi ad abbandonare il capo sulla spalla del mio vicino di sedia. La Concia per consolarla dall’indifferenza dei mass media alla situazione dell’Aquila le ha promesso che le metterà a disposizione un breve video girato dal sensibile nipote Matteo laureatosi alla celebre accademia mondiale di cinematografia Checazzomifrega di New York, poi lei ne faccia ciò che crede. Che immenso dono, originale soprattutto.
Arriva il momento delle domande e cosa gli chiedono le signore, le donne di montagna, ma pure giornalisti – questo mi stupisce! – i giornalisti chiedono a Vladimir Luxuria ancora e ancora pareri sul terremoto neanche seduta dietro al tavolino ci fosse la presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Io alzo la mano ed esordisco così: “Se mi permettete vorrei uscire dal tema terremoto” e sento una signora esclamare: “Oh, bravo!” dietro di me. “Vladimir, sei una donna di successo. Sei finita in Parlamento, hai vinto L’Isola dei Famosi, ora pure scrittrice. C’è qualcosa che ti manca?” Lei storce la bocca e risponde spiegandomi che il suo vero successo non è quello di essere finita in Parlamento, ma lo sarebbe stato qualora avesse visto approvare delle leggi giuste blabliblò tre civette sul comò. Poi, quando penso che non mi risponderà aggiunge. “Mi manca l’amore, una storia seria, ma sono convinta che presto coronerò anche questo sogno.” La Concia afferra il microfono guardandomi con due occhi furbetti perché sa quello che sta per dire: “Per caso ti stai candidando?”. Io per fugare ogni dubbio, dopo un risoluto No mi volto alla mia sinistra e do un bacio sulla guancia alla bella Francesca Papi che mi ha accompagnato alla presentazione al che Vladimir: “Non metterlo in imbarazzo che c’ha pure la fidanzata vicino”. Papi mi regala una copia del libro di Lux che ci facciamo autografare. Io la ringrazio e le dico che potremmo stabilire una forma di affidamento congiunto, lei risponde che posso tenerlo perché non gliene frega niente del libro, basta che chiedo a Vladimir se si fa una foto con lei. Appena riuscirò a recuperarla vi mostrerò il documento. La serata, per coerenza, l’abbiamo passata al Divina, un buco di locale del quale ignoravo l’esistenza – col senno di poi non credo di essermi perso nulla – in cui Vladimir Lux ha scelto di farsi un mezzo ballo per beneficenza. E chi compare a un certo punto? Ve lo dico nel prossimo post.