Vita da insetto stecco

Niccolò dice che io assomiglio all’insetto stecco, in funzione del fatto che questi insetti, dell’ordine degli Pterigoti, son terrestri, di medie e grandi dimensioni, di forma allungata, allargata o depressa. E qua è scattato il suo commento: “Di forma allungata, allargata o depressa (calca su depressa alzando lievemente il tono della voce e rallentandone la pronuncia, come in una rigorosa divisione in sillabe). Oddio, sei tu!”. Comunque son fantastici questi esserini perché riescono a mimetizzarsi con l’ambiente circostante per il loro colore e per la loro forma imitando steli, rametti, fuscelli, foglie, e sono in grado, a volte, di cambiare colore sia lentamente che improvvisamente. Un po’ come capita a me che da un momento all’altro mi girano (sottinteso palle) e mando affanculo il primo che incontro e pure il secondo, dipende dal livello d’allarme, se sia giallo o già rosso. Poi, se lampeggia pure, statemi lontano.

L’insetto stecco si nutre di vegetali che divora voracemente, come io nei lunghi ed estenuanti mesi nei quali m’impongo sadiche diete. Rumino scodelle di insalate scondite come una pecora isterica, perché poi, quando non puoi mangiare, ti sale il nervoso e prenderesti a coltellate tua madre per un piattino ino ino di pastasciutta alla puttanesca. I comportamenti mimetici possono comprendere anche la tanatosi. Come me che, quando mi sento spacciato, coi miei 2 nuggets avvolti nel formaggio, inzuppato nel ketchup, avvolto nello speck, avvolto nell’altro formaggio, pronti per essere azzannati, e il manager che arriva all’improvviso, sapete che faccio? M’immobilizzo, come l’insetto stecco, e il manager non si accorge che fino a un istante prima stavo svuotando la cucina del Mc Donald’s, né fa caso alla refurtiva appiccicaticcia che tengo in mano con nonchalance. Le cose bisogna farle con classe e sicurezza, non come Anita che, l’ultima volta che ha tentato di nutrirsi di nascosto di un hamburger plain (senza salse cipolla e cetriolo, solo pane e carne, insomma. Imparatelo che, quando lo volete così, almeno dite plain. No che state mezz’ora a spiegare che non ci volete la cipolla e neanche quelle schifezze rosse e neanche il cetriolo che non vi piace perché sa di brutto che, a chi ci lavora, non gliene frega un cazzo dei vostri gusti, sappiatelo), all’arrivo del manager, per trovar rifugio nella rientranza del drive, dove beneficiare di qualche secondo vitale per consumare il delitto, è scivolata ed è precipitata a terra con le gambe all’aria e il panino appallottolato in mano.

Io sono un po’ insetto stecco anche nella vita. Ci son periodi che sembra che non sia mai esistito. Procedo senza rendere partecipe quasi nessuno di quello che faccio. Parlo da solo e osservo il sole e la luna da solo. Nessuno mi nota e questo mi rassicura, circondato da insopportabili distese di case e automobili e risate e lamentele e questioni sempre identiche a loro stesse, che fanno molto più rumore di me, che tento di non farne. Io ci sono e, pure se sono grande, quando mi va, non mi vedo.