Io e il degreaser contro il giallo

Oggi è il mio giorno libero. Per riprendersi quasi completamente dalla chiusura di ieri sera (almeno per risultare fuori pericolo) di giorni liberi ce ne vorrebbero 18, che sono 2 settimane più 4 giorni consecutivi di riposo. Proverò ad avanzare cotale richiesta, chissà magari accettano o addirittura me ne danno di più: mesi, anni, tutti quelli che voglio (mi licenziano, sostanzialmente). Ieri era la serata delle pulizie che non si fanno mai. A chiusura si lava tutto, e quel tutto è un’infinità di ferraglie, vassoi, griglie, grigliette, spatole, cambri (andatevi a cercare cosa sono, se non lo sapete) pinze e un incredibile puzzle di pezzi d’acciaio, che si smontano si lavano e si rimontano tutte le sere. Ci vogliono 2 ore e siamo d’accordo, ma ieri no. Ieri era lo speciale lavaggi, approfondimento a cura del Mc Donald’s di L’Aquila. “Chi li fa i lavaggi?” dice una manager. “Io” dico io. “Allora stasera prendi la raschietta di ferro e gratti quel giallo che s’è formato sopra alla vasca delle patate, deve tornare bianca!” dice lei. “Sì” dico io, che palle penso io, ma non lo dico. Poi le spatoline, idem. Quelle per togliere la carne dalla griglia, che tu le puoi lavare tutte le volte che vuoi, ma l’alone degli anni resta. No, quell’alone non doveva più esistere e allora graffio come un forsennato infilando il dito nelle cavità dove si era annidata la ruggine e mi s’è anche gonfiato il dito medio, che sia proprio il medio sono certo non sia una casualità. “E pure il giallo attorno ai filtri dell’olio, tanto quello è un attimo” dice lei. “Sì” dico io, col poco fiato che mi resta. Quello attorno ai filtri dell’olio, un attimo? Ma quello è una crosta durissima. Una sorta di protezione millenaria che il tempo ha costruito a forza di fumi, e liquami che sbattono, e panature fuse. “È stato mai fatto questo lavoro in 8 anni che esiste il Mc Donald’s a L’Aquila?” chiedo io. “Non me lo ricordo” risponde lei sorridendo. Mi sento svenire. Ho scacciato il pensiero fino al momento di affrontare quella corazza imperforabile che ho provato a scalfire a partire da mezzanotte e 40. Un indicibile sforzo corrispondeva al minimo risultato. E, quando ho visto affiorare lo scintillio dell’acciaio, mi sono commosso. Una sudata che neanche il buon vecchio Pantani (eroe di tutti i tempi, strano che ancora non l’abbiano beatificato) nelle peggiori salite. All’una ho gettato la spugna nel lavandino, inerme. Non avevo neanche cenato e arrivare all’una di notte senza cenare (fatta eccezione per un paio di nuggets rubati) sfido chiunque. Insomma, io e il potentissimo degreaser ci siamo arresi. Ha vinto il giallo, che in parte è rimasto. In compenso l’acido ha fatto effetto sulle mie mani e, se col giallo non è riuscito, con la mia epidermide ha fatto centro. Ora vado a vedere se ritrovo qualche strato superficiale di pelle in mezzo alle coperte, magari riesco a riattaccarlo.
Poco fa squilla il telefono. Mio padre mi segnala allarmato che alla macchina che guido io (ma che non è mia, perché la mia (quella che sto pagando da 4 anni, cioè) la guida mia sorella, che non potrà guidare più fino a fine maggio perché l’hanno beccata positiva al test delle canne, e quindi ora la guida mia madre) la benzina è quasi finita; come farei senza di lui. Chissà a cosa servono quella lancetta con scritto oil sotto, e quella spia con la tanichetta raffigurata che ogni tanto si accende di arancio. Io non me ne sarei mai accorto. Per la serie: grazie di esistere.
Comunque oggi è il mio giorno libero, era questo il concetto.