L’aria, sopra al mondo, è troppo diversa

Il cambiamento è obbligato quando sei dentro una realtà che ti indebolisce, che ti rende inerme nei giorni dopo averti fatto gridare perché, nella tua camera, senza usare troppa voce, per non svegliare i tuoi. Un’esigenza del corpo, perché restare a guardarti con quegli occhi, senza poterli vantare propri, credimi, soffocava. La ricerca di uno stato d’animo che non prevedesse lacrime per te era uno degli obiettivi primari di quei mesi, come coltelli in continua rotazione negli squarci aperti. Peccato che limitarmi a decidere di cambiare non poteva portare giovamento alcuno, finché fosse corrisposto a una volontà soltanto mia. Costringere il corpo a non reagire, costringerlo a mantenere inalterato il battito, la frequenza dei respiri, è cosa vana. A modificarsi dev’essere la sostanza, ciò che ha tenuto le mani strette su ogni tua esigenza, anche la più ridicola, come ridicolo ero io, per un anno esatto. È la fisiologia dei sentimenti, coi loro tempi e coi miei di tempi. Nel palmo della mia mano restavi in alto a osservare il panorama dalla tua posizione privilegiata rispetto al resto delle persone. Credevi fossi io così premuroso, attento, vicino, incollato quasi. Invece era la scia di un sentimento che continuava a tenerti sopra al mondo, nonostante il nostro tempo ufficiale fosse finito dopo pochi mesi. Non giudicarmi freddo, rancoroso, distaccato perché io ora ti guardo con un sorriso diverso, finalmente Amico.