Aiuto, brucio!

In due giorni mi sono bruciato, o ho bruciato, o mi sono bruciato bruciando, o ho bruciato bruciandomi, le seguenti volte. Ieri a chiusura quando, alla solita domanda: c’è qualche vasca d’olio da cambiare? che prevede solitamente (che ahimè non vuol dire sempre) come risposta: no. oppure se sei un po’ sfortunato: sì, una. e se proprio ti dice male male: sì due. mi è stato risposto: sì tutte tranne i nuggets e le alette, che vuol dire un totale di 8-2=6 (giusto?) vasche d’olio da pulire, trasportare l’olio vecchio fino alla casetta di legno fuori, e svuotarlo negli appositi contenitori, e riempirle con olio nuovo. Alla notizia ho avuto giusto una ventina di minuti di mancamenti convulsi, nei quali ero arrivato quasi a convincermi di licenziarmi, poi mi sono messo al lavoro. Dopo la prima vasca già avevo i conati di vomito. Immaginatevi il fritto strafritto e rifritto delle patatine, ad esempio. Quella (non troppo) gradevole panatura ristagnante che intasa il filtro, e nel corso dei giorni forma uno strato spesso 5 centimetri, finché a qualcuno tocca cambiarlo (che culo!). Dio quanto puzza! Anzi, come dice Franco che lavora con me: non puzza, è qualcosa di più! Faccio calare l’olio vecchio in un secchio che, usato ormai da immemore tempo, si sta deformando pericolosamente, e prego che non decida di arrendersi proprio mentre sono io che lo tengo, considerato anche che il contenuto è qualcosa come 20 litri d’olio a 90 gradi. Poi è il momento di pulire le vasche; armato di guanti ignifughi (‘sto cazzo!) e palettina d’acciaio, raschio la superficie quasi incandescente, al punto che basta un lieve sfioramento per ritrovarsi un tribale marchiato a fuoco sull’avambraccio. Il mio rappresenta una margherita stilizzata. E poi l’olio pulito, 15 cartoni (sì, l’olio arriva in cartoni, all’inizio faceva specie anche a me) per 6 vasche. Tutto questo in una mezzoretta, al massimo. Quindi, riassumendo, contiamo almeno cinque bruciature. Poi oggi a pranzo ho fatto bruciare la parmigiana nel forno. La poverina doveva solo scaldarsi per dilettare il mio esigente palato, e forte fu la distrazione che mi vedeva chattare su MSN (non mi chiedete il contatto ché non ve lo do, non per cattiveria, ma per due motivi: uno non ci sto mai, due quando ci sto mi arriva un assalto di inquantificabili conversazioni contemporaneamente, tanto numeroso da costringermi a rispondere a caso finché reggo, e a bloccarne la maggior parte quando non reggo più) da accendermi il ricordo del gustoso primo piatto troppo tardi perché gustoso rimanesse. E quindi, come direbbe Dalida: ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao parmigiana, ciao! Quando ancora una flebile speranza di salvarla nuotava nel mio cuore disperato, afferro, animato da intenzioni propositive, la prima cosa che capita, e cioè un panno da cucina appeso alla parete, solo che il maledetto mi scivola nel forno e s’incastra a contatto con la resistenza, e comincia a produrre una sparata di fumo che neanche quando scelgono un nuovo Papa. Così infilo la mano nel tentativo di recuperare il panno quasi incenerito ormai, e mi brucio esclamando: “Cazzo!” che ci sta sempre bene.
Per farvela breve, poi c’ho tirato l’acqua e il forno ora non s’accende più. Se la vedrà mia madre quando tornerà.
“Io? Ma se io neanche l’ho usato, il forno!”
Vi ricordo che domani inizia ufficialmente il Trash week end (9), quindi forza con le segnalazioni ché con l’Estate i nostri VIP si scatenano. Stasera di nuovo chiusura. Se mi ricapitano i filtraggi trasformo il Mc Donald’s nel set del Gladiatore. Voi fate i bravi bambini e… lontani dalle fonti di calore, please!