Il mio amico (ancora per poco), canta (purtroppo) Anna Tatangelo!

È finalmente giunta l’ora (era giunta da giorni, ma il caso Berté è balzato in testa) di piegarci e ripiegarci dalle risate, al cospetto dell’inarrivabile arte della signorina Tatangelo. Prima di entrare nel vivo del suo testo, devo dirvi che quando è scesa dalla scala con passo contratto non l’ho mica riconosciuta. Per un attimo ho gridato un po’ atterrito, ma felice che finalmente Tutankhamon fosse giunto a inglobarla, e invece, sotto quel trucco da faraona, c’era proprio lei: Super Taty intrappolata in un vestitino nero che lasciava intravedere, come giustamente notato da una simpatica amica lettrice, le tette rifatte per l’occasione. La sua canzone è dedicata ad un amico omosessuale. Il titolo è: Il mio amico, e fin qua niente di strano (anche se il nauseabondo odor di banalità già comincia a stuzzicarci il nasino). Gliel’ha scritta, che ve lo dico a fa’, Gigggi suo, che la ama con tutto il suo amore/cuore, l’abbraccia, se la tromba e, dato non poco significativo, la produce praticamente da quando aveva sedici anni. Anna, che con grande coraggio definisce la sua canzone impegnata, si lancia quindi nel sociale (perché non da un balcone invece?!). Come al solito mi limiterò a inserire qualche commentino sempre e solo sincero a fianco al testo. E, con la consueta premessa, divenuta un po’ il motto della Stanza: chi s’offende è fetente! possiamo partire. 

Il mio amico

Il mio amico che non dorme mai di notte (va be’, dormirà di giorno!)
Resta sveglio fino a quando fa mattina (Anna, che lavoro fa il tuo amico?)
Con il viso stanco e ancora un po’di trucco (ops; comincio a capire.)
Lascia i sogni chiusi dentro ad un cuscino (scusate, ma che è una cassaforte ‘sto cuscino? (Buono a sapersi!) Se è sicuro come quello che la Berté ha sventrato per trasformarlo nel suo bianco cappuccio, non mi sentirei tanto tranquillo. Anna perdonami, ma io proprio non c’arrivo al significato di cotali metafore!)
Il mio amico ha molta luce dentro gli occhi
Per guardare chi non c’è
(cioè vede cose che gli altri non vedono?Anna, stai attenta che ‘sto ragazzo tanto bene non sta!)
Fa di tutto per assomigliarmi tanto, vuole amare come me (io ho come la sensazione che ti si voglia fregare Gigggi tuo!)
Ma poi si chiude dentro di sé (ah, pensavo dentro al cuscino!)
Il mio amico s’incammina per la strada
Fa un accenno e ti saluta col sorriso
(ecco, ora comincia a riparlare, non si sa con chi. Chi è che saluta, un amico del tuo amico?)
Nel suo sguardo attento e un poco malizioso
Per avvicinarsi trova mille scuse
(tipo: “Ciao, sono l’amico di Anna, volevo solo dirti che le tue canzoni mi fanno spappolare le interiora ogni volta che le sento, grazie Gigggi!” Lo vedi Anna che il tuo amico ci sta a prova’?!)
Il mio amico avvolto dentro l’amarezza (come il ripieno di un tortellino)
Mi fa tanta tenerezza (leggasi: pena. Comincia a palesarsi la reale opinione che ha Anna del suo caro amico.)
Anche quando nasce l’alba più sicura
Poi di notte gli regala la paura
(chi è il soggetto?)
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
(lo chiedi a lui? Cosa vuoi che ti risponda?)
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
(le solite incredibili rime ottenute modificando una sola lettera, e aggiungerei un bel: ma buttati nel cesso! che ci sta benissimo.)
O forse un po’ di più (attenta, che Gigggi ci sta a pensa’!)
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
Se il cuore batte forte
Dà la vita a quella morte che vive dentro te…
(forte/morte, ci risiamo: Gigggino cambia una lettera e il gioco è fatto. Un talento creativo senza eguali.)
Il mio amico cerca un nuovo fidanzato (Preferibilmente che si chiami Gigggi! Anna, stai facendo un appello dal palco dell’Ariston per trovarglielo?)
Perché l’altro già da un pezzo l’ha tradito (e va be; l’importante è saperle portare con eleganza le corna. Tu dovresti saperne qualcosa.)
Dorme spesso accanto a me dentro al mio letto (ma quando? Prima hai detto che non dorme, ora dorme accanto a te? Ah, anche tu dormi di giorno? Oddio, che scemo, come ho fatto a non pensarci prima?! È così ovvio: tu e il tuo amico fate lo stesso mestiere!)
E si lascia accarezzare come un gatto (ma cos’è, una bestiolina? Comunque che razza? Con quello che costano…)
Il mio amico mi confida le sue cose
Anche quelle che non sa
(Anna, vuoi il numero dello psichiatra di mia madre? Lo porti da lui che è bravino anche se con lei non è che stia ottenendo risultati granché apprezzabili.)
Poi mi guarda mentre spegne il suo sorriso
Spera sempre in quell’amore che non ha
(e che tu ormai manovri come un vecchio burattino!)
Dimmi che male c’è
Se ami un altro come te
L’amore non ha sesso
Il brivido è lo stesso
O forse un po’ di più
Nel cammino dell’amore
Scende sempre quel dolore dentro te
(non dico tanto, ma un attimo di felicità ‘sto ragazzo l’avrà pur vissuto?!)
C’è chi ti guarda con disprezzo (addirittura!)
Perché ha il cuore di un pupazzo dentro se (ah, pensavo fuori!)
A chi dice che non sei normale (che banalità! Che banalità! Che banalitààà!)
Tu non piangere su quello che non sei
Lui non sa che pure tu sei
(lui chi?)
Uguale a noi e che siamo figli dello stesso Dio (che strazio! È uno dei passaggi più ridicoli che abbia mai letto/ascoltato. Lascia senza parole persino me (non so se vi rendete conto). L’unica cosa che mi viene in mente è pregare quello stesso Dio di fulminare chi ha partorito ‘sta roba, e sappiamo tutti di chi stiamo parlando!)

Ora ditemi se questo è un tributo ad un amico gay, o  la ridicolizzazione dell’omosessualità. Anna, col tuo solito polpettone di frasi fatte hai toppato in pieno, e non avevamo dubbi, ma secondo me Sanremo lo vinci lo stesso! (Il Matto ha parlato!) A proposito, ieri tra i giovani ha trionfato un duo veronese i Sonhora, la versione (mica tanto) maschile di Paola e Chiara, quelli che dal commento di Dani al precedente post si sarebbero ispirati non poco (copiato, sì!) a Damien Rice. L’ho ascoltati nel Bignami Aristoniano e niente, cari fratellini. Saluti e baci, e addio! perché non credo che mai vi risentiremo. Invece sentiamoci Anna!



Se proprio non ce la fate ad ascoltarla tutta andate alla fine del video quando lei, da grande vegliarda della comunicazione, portatrice di incredibili e nuove teorie sulla vita afferma: “L’importante è che sia arrivato il messaggio e un’emozione!”.
Quale messaggio dovrebbe essere arrivato? A meno che tu non abbia inviato un sms a Gigggi prima dell’esibizione, mi dispiace, Anna, ma non è arrivato proprio niente, come accade ogni volta che canti. Ti viene solo voglia di cambiare canale. Ah, appena qualcuno sa i risultati venga a dirmi per favore chi ha vinto Sanremo; perché naturalmente stasera ho altro da fare.

M.