Orgiamoci

Sul blog di Andrea Malabaila, scrittore e amico, ho trovato una catena; non una di quelle che se non la mandi a 357 persone (perché se sommi le cifre viene 15, che è il numero che rappresenta il gaudio divino) in 15 secondi (sempre il gaudio) ti accadono inimmaginabili disgrazie. È uno scambio, e si parla di libri. E allora, anche se lui m’aveva leggermente dimenticato, io col suo permesso mi sono autoincatenato, e quindi la porto avanti.
 
I cinque libri a cui Il Matto non rinuncerebbe mai:
  • Due di due – Andrea De Carlo
Maledetto a me, l’ho prestato a una collega di mia madre (sottolineo prestato) che gentilmente s’è comprata due copie del mio libro, ma a quanto pare mi s’è fregato quello. Prometto che tempo altre due settimane e mi reco a casa sua per recuperare il maltolto, al comando di un plotone armato. Il primo libro di De Carlo che ho letto, e il primo libro per cui ho pianto. Potrei incatenarne almeno altri sei o sette dello stesso autore, ma sforerei. E allora preferisco citarne uno per ognuno dei cinque autori scelti.  
  • Novecento – Alessandro Baricco
Graditissimo e inaspettato regalo. Quando ho visto il film La leggenda del pianista sull’oceano, non ho potuto far altro che inserirlo direttamente al primo posto della classifica dei più belli della mia vita. Da lì non è più sceso, neanche di un gradino. Il libro è un diamante purissimo. Ogni pagina riesce a sfiorare il luogo dove nascono le emozioni, e costringerlo a produrne in quantità. Di Baricco amo quasi tutto, ma la catena è la catena.
  • Il barone rampante – Italo Calvino
Ho scelto questo perché è quello in cui ho trovato la più bella definizione dell’amore mai letta.
 
“Cosimo non conosceva ancora l’amore, e ogni esperienza, senza quella, che è? Che vale aver rischiato la vita, quando ancora della vita non conosci il sapore?”

“Così cominciò l’amore… Era l’amore tanto atteso da Cosimo e adesso inaspettatamente giunto, e così bello da non capire come mai lo si potesse immaginare bello prima. E della sua bellezza la cosa più nuova era l’essere così semplice, e al ragazzo in quel momento pare che debba sempre essere così.”

“Lui conobbe lei e se stesso, perché, in verità, non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché, pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.”

 
Quando leggo Calvino penso che non sarò mai uno scrittore vero, e che in fondo è giusto così. Poi disgraziatamente m’imbatto in altro e allora…
  • Achille pié veloce – Stefano Benni
Scoperto per caso. Non occupa il primo posto della mia personale classifica libri solo perché c’è Due di due, e Andrea De Carlo è Andrea De Carlo. Commovente, divertente, fresco, ma che quando vuole, ed è quasi sempre all’improvviso, infilza la carne come il rompighiaccio di Sharon Stone, la Catherine di Basic Instinct. (Non credo fosse suo, probabilmente della produzione.) 
 
Siamo già all’ultimo.
La scelta è ardua. Sulle mensole sopra alla poltrona gonfiabile sgonfiata ce ne sono molti che invocano e meriterebbero attenzione. Io scelgo:
  • Il miglio verde – Stephen King
Per quanto ami la letteratura italiana (certa), non potevo non citare il Re. Non credo ci sia bisogno di parlare troppo né di Stephen King, né tanto meno del Miglio verde. Anche di lui ho letto quasi tutto, per quanto sia possibile farlo. Il miglio verde è uno di quei libri che aprono la mente emozionando. Sconvolge e spinge il lettore ad amare l’altro da sé, ad andare oltre, perfino a piangere.
 
Ok, il momento è catartico. Devo incatenare cinque persone. Solo cinque. Non ritenetelo un privilegio apparire nella breve lista che farò, perché, in realtà è qualcosa di molto simile a una condanna. 
Allora, adesso tocca a:
 
Frazen, SogniFragili, Czed, Lori, Ariel.
 
Però che palle solo cinque. Propongo una cosa. Incateniamoci tutti quanti in una gigantesca orgia letteraria, e quindi… Buon divertimento a tutti!
 
M.

Si comunica che una certa persona, non tra quelle su citate, si è vigliaccamente ritirata.