Mi sfilo i guanti di lattice da infermiere. Provo ad inalare il residuo bianchiccio che lasciano sulle mani. Non si sa mai che sia cocaina. E invece no, perché sono ventisette minuti che starnutisco con violenza maledicendoli. Non pensate che sia così banale da essermi fatto giustizia da solo. Il sacrosanto omicidio della Bellocchio ha poco a che vedere coi guanti. È ancora a piede libero a promettere cornetti, caffè e giretti panoramici per Viareggio in cambio di qualche copia venduta. Sono felice di annunciare a lei e a tutti i suoi (comprati) lettori che la sua opera d’arte Sono io che me ne vado, sta per aggiudicarsi il premio Soldi buttati 2009. Ricordiamo gli illustri precedenti. Fiorinello Bocciolodoro con la sua autobiografia ufficiale (autoprodotta) dal titolo Autobiografia ufficiale, e Paola e Chiara con Amici come prima, poi giri pagina e trovi scritto mi costa una fortuna, poi giri pagina e ancora: riuscire ad ammettere che… Ecc.
Miglior debutto Violetta non poteva immaginarlo. Se qualche curioso decidesse di acquistarlo, nonostante io sia disposto a mettermi in ginocchio sui vetri di un porcello swarovski infranto, pur di distoglierlo dal farlo, che lasci pure perdere le allettanti offerte corporali della nipotina del conosciuto e talentuoso regista, e venisse da me che io il suo libro glielo regalo. Se potessi, lo rivenderei pure per svoltarci un paio di euro, ma dubito che troverei qualcuno disposto a pagare. In fondo è seminuovo, tenuta perfetta, carrozzeria intatta e senza neanche una pieghetta. Io il segno lo tengo col segnalibro, che non dev’essere necessariamente di quelli sofisticati con i pelucchi e i cordoncini all’estremità tipo gli orli delle tende, che costano più del libro. Può essere anche un foglietto di carta, ma, vi supplico, niente pieghette e niente sottolineature. Pur volendo, a quello della Bellocchio, cosa vuoi sottolineare? L’unica frase degna di nota è quella sulla compassione che sapientemente hanno appiccicato in copertina. Le ultime pagine sono ancora illibate e legate fra loro da quel velo di leggerissima attrazione molecolare tipica dei libri neanche sfogliati, e temo che lo rimarranno.
In questo periodo ho qualche problemino ad espellere residui solidi. L’intestino si è un po’ impigrito e molti mi hanno consigliato di utilizzare il libro della signorina come purga. Il fatto è che Sono io che me ne vado non fa cagare, purtroppo, ma vomitare, che è molto diverso. Io di vomitare non ne ho gran che bisogno, però magari qualcuno sì. Pertanto lo consiglio a chi ha la febbre, a chi è ubriaco e sta male e a chi ha scelto la strada della bulimia e la porta avanti con coraggio e determinazione.
Facciamo un salto nella buona letteratura. Lui si chiama Vanni Santoni ha 31 anni e dopo Personaggi precari tratto dal suo blog, ha pubblicato l’anno scorso Gli interessi in comune per Feltrinelli. L’ho intervistato questa settimana. Le 4 chiacchiere (contate) che ho scambiato con lui le trovate naturalmente nella pagina della rubrica, su SoloLibri.
A cosa mi servivano i guanti di lattice?!
Ho appena finito di igienizzare il cesso. Oggi abbiamo fatto le grandi pulizie. Non così grandi. Abbiamo restituito aria e vivibilità a questa casa. Una sorta di questione di vita o di morte, e noi abbiamo scelto di vivere.
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