Ricordate le crostatine che sembravano del Mulino Bianco, ma non erano (pensavo), che sto assumendo come un antibiotico 2 volte al giorno dopo i pasti, per curare non so ancora bene cosa, l’importante è che facciano effetto? No?! Poco male, basta che pensiate a delle merendine al cioccolato che hanno tutta l’aria di essere le tanto amate dai bimbi Crostatine Mulino Bianco, ma io, che conosco i miei polli, so che mia madre va a sottomarche che è una meraviglia e quindi certo, lo sembravano, ma non potevano esserlo. Ebbene, devo informarvi che le suddette crostatine nascoste nella credenza bassa in salotto, dove mia madre tiene pure le scorte di latte, erano davvero del Mulino Bianco. Nel momento stesso in cui mi sono scontrato con questa scioccante consapevolezza un senso di smarrimento e vuoto ha preso a farsi strada dentro il mio animo per l’ennesima volta pugnalato. E allora fatemi dire a questi signori che mi hanno molto amareggiato, sì, e ora andateli a raccogliere voi i pezzetti del mio fanciullesco cuore trascinati sull’asfalto dal vento della delusione. Ma che fine hanno fatto le crostatine di una volta? Le avete rapite e torturate? Le tenete in cattività in qualche antro buio e senza cielo? Le avete dimenticate a centrifugare in lavatrice a 90 gradi? No, perché queste non sono neanche la metà e costano appena più del doppio di quelle di una volta. Io ben comprendo l’aumento dei prezzi che nel tempo procede inarrestabile, ma non comprendo per nulla il rimpicciolimento dei prodotti. Tra qualche anno si saranno ridotte a creaturine microscopiche sempre fedeli alla loro forma originale, per carità, ma delle dimensioni di una monetaccia da 5 centesimi che alla lunga diventa nera e secondo me anche tossica, la moneta, ma pure la merendina. E poi quelle fantastiche confezioni di una volta che ritagliavi lungo le linee tratteggiate e infilavi le linguette dentro le giuste fessure a incastro e venivano fuori fattorie e barchette e grattacieli di cartoncino colorato che ti facevano sognare e che poi appoggiavi solo per qualche istante su una mensola o sul termosifone per poter serenamente assentarti e trovare riparo nella stanza da bagno, e qualcuno, che passava di lì, li appallottolava e li gettava nel secchio, dove sono finite? Esigo una risposta: Dove sono finite le linee tratteggiate? Dove (maledizione, e non fatemi inalberare che è ancora un po’ Natale)?
Una malinconia grattacielesca mi avvolge alle 3 mentre azzanno la seconda crostatina della notte, nel letto, da poco tornato dalla serata lavoro+giocata a casa di Vale (a conti fatti ho perso solo un euro, evviva). Le coperte stasera non scaldano e io starnutisco e capisco Anna Karénina e pure Levin che vivono le loro esistenze un po’ sfigate, ma mancano ancora 800 pagine quindi nulla è perduto (almeno per Levin, visto che lo sanno tutti che la Karénina alla fine si suicida). Parentesi (quadra) metereologica non richiesta: [il cielo su L’Aquila è color foglio Fabriano A4, quelli delle tavole di disegno delle superiori]. Stanotte scarica, e con tante notti, proprio questa.
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