La saga Maledetti Editori! sottotitolata con tanto di parentesi: (Anche parecchio stronzi.) sta riscuotendo un successo planetario, e da mari monti terre città paesi baracche campagne metropoli e stalle continuano ad invocare nuovi episodi. Il matto, che vi vuole molto bene, non può non parlarvi di una nuova avvincente avventura. Stavolta interattiva, e arricchita da uno spietato scambio di e-mail tra l’aspirante autore Matteo Grimaldi e il famigerato direttore editoriale in questione. Comincia così.
Gentile Sig.Grimaldi,
abbiamo letto il suo Supermarket24 e lo abbiamo trovato adatto per essere inserito in una delle nostre collane. (Non posso come al solito dire il nome dell’editore, ma io fremo, tremo.) Come saprà la XXX pubblica esclusivamente Autori italiani e svolge da anni un’opera di scoperta e valorizzazione. Abbiamo Autori che con noi hanno già pubblicato ben cinque libri, altri quattro o tre e siamo sempre alla ricerca di talenti che possano garantirci nel tempo una produzione di qualità.
Il suo libro rientra tra quelli in sintonia con la nostra linea editoriale. (Oh, grazie! Commosso continuo.) È noto che il mercato editoriale italiano è costantemente in crisi… (vai con la pappardella del 10 per cento degli italiani che leggono un libro l’anno e l’altro 90 per cento che non sa neanche che forma abbia un libro). Questa situazione ci costringe per poter continuare a pubblicare Autori esordienti e portarli verso la notorietà, a chiedere agli stessi Autori un contributo economico che possa in qualche modo alleggerire la perdita certa che i primi quattro libri del nuovo Autore genereranno. Il contributo richiesto per affrontare i costi di stampa, distribuzione, promozione e pubblicità è di €. 5.000,00. (Cinquemila pippi? GULP!) Un po’ come quello che succede in Formula1: il pilota che vuole guidare una macchina importante, deve presentarsi alla scuderia con degli sponsor che coprano le spese del suo ingaggio. (Ma che stai a di’? Schumacher s’è presentato alla Ferrari con in mano un pacchetto di Malboro rosse, e l’ha implorati di fargliela provare?) L’editoria, ormai da tempo, è su questa strada. (Sì, la tua editoria forse.) Ovviamente non abbiamo nulla in contrario affinché un’azienda a fronte di un investimento economico desideri il suo marchio o la sua pubblicità dentro i libri di Matteo Grimaldi. (V’immaginate dentro Supermarket24 la pubblicità dei Pampers col culo del bimbo all’aria, o di Acqua Uliveto con Del Piero che si consulta col suo fedele uccellino psicologo?)
L’e-mail continua e l’uomo nero m’illustra il progetto. Contratto per quattro libri: cinquemila euro a loro e il dodici per cento delle vendite a me. La distribuzione nazionale che già conoscevo, (prima di inviare le copie ho attentamente selezionato gli editori. Meno male.) prima edizione di tremila copie. Cazzo. Vista la nota serietà della casa editrice decido di rispondergli.
Gentile editore XXX,
ho visto spesso in giro qualche vostro volume, e vi ho scritto proprio perché certo della serietà e della distribuzione della casa editrice. Purtroppo però mi trovo costretto a rinunciare alla possibilità di pubblicare con voi. 5000 euro sono davvero tanti, e poi è una proposta che va contro la mia idea e i miei obbiettivi. Non sono così sicuro che sia un’attività a perdere per i primi 4 libri. (Gli racconto la storia e la fortuna del mio primo libro, nonostante i piccoli mezzi dell’editore e la mia dinamicità e voglia di darmi da fare e cercare occasioni.) Per questi e altri motivi ho deciso di non accettare proposte di pubblicazione con richiesta di contributo. Non sapevo che la vostra casa editrice operasse in questo modo altrimenti avrei evitato di mandarle il manoscritto e farle perdere tempo. La ringrazio comunque per l’attenzione dedicatami, e le auguro un buon lavoro.
Lui non si arrende.
Gentile Sig. Grimaldi,
il fatto che lei trovi i nostri libri presso le librerie è segno che svolgiamo una seria attività editoriale e curiamo le pubblicazioni dei nostri autori al meglio. Anche noi sino allo scorso anno non chiedevamo nessun contributo, (eh no cazzo! Che sfiga maledetta!) ma il mercato non cresce e riuscire ad essere presenti nelle librerie richiede sforzi e investimenti notevolissimi.
Il grosso dell’investimento che la XXX fa sui propri Autori è a livello nazionale. Le auguriamo, comunque, tanta fortuna. Cordialità.
Cordialità ‘sta ceppa. Rispondo; non dev’essere sua l’ultima parola.
Infatti io non criticavo assolutamente il vostro lavoro di distribuzione, anzi, è quello che m’ha colpito e spinto a scrivervi. È la politica dei contributi all’autore che non mi piace. Mi rendo conto delle spese che comporta pubblicare e lanciare un nuovo autore, ma non mi pare neanche
giusto che le paghi lui. Se un editore ritiene che un libro possa vendere, sia di qualità, o per qualunque altro motivo vuole pubblicarlo e spingerlo con una buona pubblicità, penso che debba farlo a sue spese, per poi riconoscere un minimo di diritti d’autore e quindi riavere il danaro speso e
alla lunga guadagnarci, ma non certo chiedendo soldi (e quanti soldi!) (La parentesi precedente non è in blu perché quel’ho proprio scritto) all’autore. Che ovviamente deve mettercela tutta da par suo per incrementare le vendite e farsi conoscere, cercare occasioni possibili. Questo credo sia il giusto rapporto editore-autore. Resta comunque una mia opinione.
Grazie ancora, e mi scuso se mi sono dilungato. Volevo solo che sapesse come la pensavo.
Ma lui riparte al contrattacco.
Grazie a lei per averci contattato.
Resta comunque il fatto, innegabile e purtroppo per il momento non modificabile, che il 10% degli italiani… (Ancora? Che due palle!) Questa situazione dovrebbe essere chiara anche agli autori per capire che praticamente non esiste mercato dei libri. (Eh la miseria! Vallo a dire a Melissa P, o a Dan Brown, o a Federico Moccia, o a Faletti, se non esiste mercato dei libri.) Gli editori volenterosi e "onesti" (e quelle virgolette?) devono far presente queste cose evitando illusioni e false aspettative.
A questo punto m’incazzo. Mi sono rotto di dover leggere sempre le stesse stupide considerazioni e giustificazioni. La guerra è guerra e allora lo annichilisco con la bomba atomica.
Senta, io non vado alla ricerca di illusioni e false aspettative, solo di un editore che creda sul serio nel mio romanzo e non chieda a me di farlo per lui. Conosco a memoria la pappardella delle percentuali e della crisi dell’editoria in Italia. Quello che mi chiedo quando leggo certe risposte è se qualcuno ha costretto voi editori a scegliere un mestiere che non vi rende. Dalle sue parole sembra quasi che andiate compatiti. Comincio a convincermi che l’editore sia la figura martire nel nuovo millennio.
Non ha più risposto. Ho vinto. Eh cazzo!
M.
Tra poco devo chiamare un editore che mi ha scritto: gent.mo signor matteo se può mettersi in contatto con la casa editrice per parlare del suo libro. tel. xxx-xxxxxxx. (Lui c’ha la manina monca che non può telefonare?)
cordiali saluti
Restate con noi, amici. Temo che ne vedremo ancora delle belle.
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