Findarto, so che mi stai leggendo. È inutile nascondersi ormai. Non hai via di scampo. Sei come un topolino intrappolato all’angoletto di una stanza buia, col grasso persiano bicolore che ti osserva affamato. L’unghia luccicante, e la microzanna che cola bavetta. Io non sono certo tipo che si tira indietro, ma quando ho riconosciuto il mio nome alla fine della tua catena mi si è atrofizzata l’espressione del viso. Agghiacciato quindi, mi accingo a redigere il mio personale set de: Le Sette Meraviglie del Matto.
Preciso che saranno riprodotte in modalità casuale, quindi non ricominciate a puntare il dito, e a parlottare: “È più importante questo non quello…”. Non è una classifica, ma un insieme. Per questo, invece dei numeri, ho messo gli asterischi. Eccole qua.
* L’Amore. Semplicemente la sua esistenza. I brividi sulla pelle, e il terrore improvviso di perdere tutto. Che non lo vuoi più quando muore. Le lacrime che lavano gli occhi, e gli abbracci, nel silenzio. L’Amore che esiste sulla scia di nessuna certezza di tempo e futuro. Solo che ora c’è. E che c’è in assoluto; per me e per altri, meravigliosi insieme. E altre cose che so soltanto io.
* La Stanza del Matto. Come può la Stanza non far parte delle mie sette meraviglie? Prima cancellato dal Male RCS, che si è servito di tutta quella sudicia banda di criminali senzapalle della redazione di DiaBlogando per sterminarci tutti, poi risorto su Splinder più florido che mai, direttamente dalle ceneri ancora tiepide. Proprio come la fenice di Harry Potter, che io non ho visto. Non il film, quello l’ho visto purtroppo, e anche abbondantemente commentato, ma la fenice. Dove stava? Sciarelli, datti da fare con la fotoscheda, intanto io vado avanti.
* Non farmi male. Il mio libro. Che a distanza di quasi un anno continua a darmi così grandi soddisfazioni ed emozioni. Forse l’unica cosa venuta fuori dalle mie mani che mi fa credere di avere un’abilità, un senso. La fatica per arrivare ad un risultato così importante; arrivarci preparato e con la giusta consapevolezza. Le e-mail dei lettori, i commenti, gli inviti qua e là, le presentazioni, i complimenti e le critiche, talvolta costruttive altre volte direi proprio di no. Tutta la vita che ha portato, e che conserva in sé. Includo in questa meraviglia i concetti più alti di libri e letteratura. Le storie senza le quali mi sarei sentito un po’ più povero. Escludo le altre: l’odioso Piperno, le inutili Pulsatille e Melisse varie, Moccia del quale lasciatemi omettere qualunque definizione per questioni legali, & Co.
* L’Amicizia. Quel rapporto fedele e altruista. Così simile all’Amore e così lontano. Il bene indefinibile, condiviso e portatore di felicità. Comunque. La più grande fortuna possibile trovare amici come voi. L’unica possibilità di sopravvivere alla vita che si fa complicata. Se fossi stato solo non sarei stato quello che sono. Non avrei avuto dentro alcuna speranza né sogni.
* Lo yogurt di Baby Yogurt. Perché ti dà soddisfazione come se stessi gustando un bel gelatone, con sole 73 Kcal per 50 grammi. Non è vero che tutto quello che è buono ingrassa. La sera, quando usciamo, ci sta tutto, senza rimorsi.
* Mia madre e mia sorella. Opprimente, apparentemente sorda alle parole e pensieri altrui, fedele alla sua idea di cos’è meglio per i figli. Buona, riservata, onesta. Muore, ma ce la fa sempre a rinascere. L’una. Cocciuta, libera, sorridente. Procede per la sua strada, perché è quello che vuole ora. Anche se è stanca. Le fa male la gamba, le mancano gli amici che hanno pianto riabbracciandola. Però ora vuole così. Le piace la distanza. La libertà di non dover tutti i giorni sentire le stesse cose. La capisco. L’altra.
Siamo all’ultima. Mi verrebbe da dire Internet, oppure il PC, ma poi penso che se non avessero inventato tutto questo nessuno si sarebbe posto il problema, e avremmo vissuto ugualmente sereni. Certo, sarebbe stato un peccato per tutte le possibilità perse, ma finisce là. Se dicessi il PC dovrei citare tutte le invenzioni della Storia: dalla ruota ai vaccini, dalla corrente elettrica al telegrafo, telefono, cellulare, iPod e iPhone (che ancora non riesco a capire cosa sia, a parte un cellulare che manda la musica o uno stereo in miniatura che telefona), ma uscirei abbondantemente fuori tema. E allora dico Iker.
* Sì, Iker. Il mio finto Labrador. Che oltre ad avermi dato l’ispirazione per il fortunato racconto Passione da cani, contenuto nel mio libro, ha il merito di avermi insegnato ad aver cura di qualcuno. Non è indipendente, lui. Non può mangiare e bere se non sono io a portargli la sua ciotola di pasta e carne macinata, e a cambiargli l’acqua. Mi aspetta per passeggiare insieme. Un affetto incondizionato; seppur privo di raziocinio molto migliore di tante persone così inutili.
Ho ricontato, dovrebbero essere tutte. A questo punto ho finito, giusto?
Bene, come in ogni odiosa catena che si rispetti, il copione a questo punto prevede che io nomini altri anelli costretti a fare lo stesso. Una mezza idea ce l’avrei, e quindi ora tocca a: Elly, Czed, e Pyperita.
Gli altri sono liberi. Io comunque ve lo consiglio. È stato utile oltre che bello parlare delle mie meraviglie. Un modo per ricordarmi di quanto in fondo sia fortunato. Quindi un grazie a Findarto glielo devo, per avermi inflitto questa soffice condanna.
Buon week-end a tutti.
M.
Buone vacanze a Luca che, all’aeroporto, in attesa di partire per l’Egitto, ha incontrato Riccardo Cocciante. Spero non sia un cattivo presagio.
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