Osservo con curiosità una donna che trascina per mano il figlio da una parte all’altra della libreria.
Cerca qualcosa di preciso. Lo testimoniano gli occhialetti quasi sulla punta del naso che non sembrano della giusta gradazione, visto che si avvicina alle copertine che quasi ci sbatte la fronte.
– Non c’è… qua non c’è… qua neanche – continua a dire. Non sta parlando col figlioletto, ma con un’altra sé.
Viene verso di me. Io abbasso gli occhi sul computer e inalo quintali di ossigeno. Mi preparo.
– Ce l’avete Geronimo, il sesto?
– Di Geronimo abbiamo…
– Ho guardato dappertutto, ma non c’è!
– No, infatti abbiamo solo…
– Pure alla vetrina ho guardato, pure al reparto dei ragazzi, a quello dei bambini, alla parete dei libri di cucina!
– No, be’, là di sicuro non…
– Ma che ne sai che qualcuno non cambia idea all’ultimo e non lo lascia vicino alla Clerici?
– Sì può darsi, comunque…
– Mio figlio lo vuole. Vuole solo questo. Geronimo è l’unico modo per farlo stare zitto.
Ma come fa costei a parlare così veloce? Chissà da chi avrà ripreso questo figlio parlerino, che in mia presenza comunque non dice una parola.
– Capisco che piacciano. In effetti sono libri molto curati, c’è una grande attenzione ai gusti del bambino, ma…
– Nemmeno una copia che ne so… dietro gli album da colorare? – e con uno scatto di lancia verso l’espositore con tutti gli album delle principesse, dei pirati e dei dinosauri.
– Di Geronimo c’è solo l’ultimo, il sette. Ma do un’occhiata se ne è rimasta una copia in magazzino.
– Ecco sì, là non c’ho guardato.
– …
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