Ieri sera, alla grandiosa tombolata natalizia coi colleghi del Mc Donald’s, la piccola Wendy (citazione di una canzone che in un passato che preferiamo dimenticare, una certa persona le scrisse per dimostrarle i propri sentimenti, cospargendo il testo di errori da secondo quadrimentre della prima elementare) mi ha aiutato a evitare lo show, tenendomi ancorato alla sedia a suon di costolette d’agnello ipnotiche e salsicce riscaldate. Erano 3 tombole. La prima coi giocattoli, giusto per riscaldare l’ambiente, e la ragazza seduta accanto a me ha vinto 2 walkie talkie rosa di una bambola che sembrava Barbie, ma non era. La seconda con tante buone schifezze natalizie impacchettate in cesti trasparenti coi nastrini, e la ragazza seduta accanto a me ha vinto un cesto di vini. La terza era la vera tombola, quella ricca, quella che solo il nostro amato (?) direttore poteva pensare per noi e Wendy con fare indifferente, colta l’aria fortunosa che aleggiava su quel posto a sedere, ha distratto la ragazza che sedeva accanto a me, che non era poi più seduta accanto a me e, in verità, non so che fine le abbia fatto fare, ma non ha vinto più niente, e neanche Wendy. Comunque vi elenco i premi. Ambo: un iPod Apple da 8 giga che ha vinto la ormai nella Stanza celebre Anita che stupita ha detto: “Ambo, oddio. Aiuto. Ma può essere?” Terno: una macchinetta digitale di un certo livello che non ho vinto io. Quaterna: un lettore dvd, impianto home theatre che, a dire della vicedirettrice, farebbe pure il caffè (e sicuramente sarà meglio di quello del Mc che un mio amico ha definito: idraulico liquido gusto cemento) che non ho vinto io. Cinquina: una lampada che non ho capito che poteri ha. Se l’avessi vinta l’avrei istallata nell’acquario, e avrei trasformato Italia e Nerozza nelle nuove Tartarughe Ninja del 200(quasi)9. Ma, come avrete capito dalla proposizione ipotetica passata che, in quanto al passato appunto, è morta là, non sono stato io ad aver fatto cinquina. Attenzione amici perché è arrivato il momento clou. Un silenzio che Saviano potrebbe scriverci il seguito di Gomorra, interrotto solo dai numeri che si susseguivano alternati ai mannaggialamiseria! che non era proprio quella la parola, però ci siamo capiti. La super tombola era un televisore grandioso, con lo schermo ultrapiatto, nero lucido che avrebbe donato alla mia stanza (quella dove dormo, non questa) un non so che di Richard Gere e Julia Roberts e pure di Milanello e riserva estiva e invernale. Tutte sensazioni che la mia camera ha dovuto abbandonare quando la Cicchy ha gridato: “Tombola!” sotto gli sguardi lanciafiamme di 60 persone scontente e con la mia cartella in stato di coma irreversibile accertato. Tanto che a un certo punto ho controllato che i miei numeri mancanti non partissero dal 91 o che non fossero negativi, non si sa mai. Ma andatevi a rileggere cos’ho scritto al 18esimo rigo del precedente post. E così è stato. Ho fatto tombola dopo la tombola e cioè tombolino. Ho vinto una cena per 2 nel ristorante che ci stava maledicendo da un’ora e mezza perché erano le 2 passate e doveva chiudere e noi continuavamo ubriachi a chiedere vino. Ho vinto insieme a un altro ragazzo. Ci siamo guardati, e io per sicurezza ho agguantato il coltello. “Non penserai mica di fregarmi il buono!” Lui ha preso il vassoio unto d’olio che aveva davanti. “Se non me lo lasci, quel bel maglioncino verde che indossi (con una certa grazia che mi contraddistingue) lo trasformo in una palude unta di lardo di vitello liquefatto!” Al sentire cotali amichevoli esternazioni tra noi, il direttore, visto che sembrava sconveniente costringerci a dividere questa cena e a consumarla insieme, ha optato per farci dare un buono a testa. Evviva. Chi viene a cena con me? (Io già lo so, perché posso prevedere certi futuri, accadimenti, appunto. E ne sono felice.)
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