Sulla faccia di Berlusconi

Ieri ho sentito quattro scosse fino all’ultima, leggerissima, della notte, che m’ha indotto ad afferrare un libro, spegnere PC, stereo e luci, chiudere il portoncino e di corsa nella casetta di legno, in giardino. Quella di quattro punto uno mi ha ricordato il motivo per cui me n’ero andato da qui.
Sovrappensiero al caldo cocente dell’una, aspettavo fuori dal container dei carabinieri di Sassa che qualcuno mi consegnasse il pass che mi permetterà di poter camminare liberamente attorno a casa mia. Via Dell’Aringo, che è la strada in cui abito, quella che passa davanti all’aeroporto dove atterreranno gli otto potenti del mondo, sarà chiusa da domani pomeriggio al 12 luglio insieme a qualche altra strada vicina ai luoghi che saranno camminati da costoro. Dopo aver lasciato i documenti mi dicono che c’è da aspettare.
“Attenda fuori!”
Dovete sapere che creare dal niente un foglio di carta in cui si dice che Matteo Grimaldi ha il diritto di calpestare l’asfalto che conduce a casa sua (visto che il teletrasporto non è nelle mie facoltà e neanche il dono del volo, a dirla tutta. Comunque mi avrebbero sparato se solo avessi provato a librarmi nei cieli circostanti) comporta una tale molteplicità di azioni che non potete nemmeno immaginare. Insomma, si parla di un’infinità di tasti da schiacciare, solo il mio nome e cognome sono quattordici caratteri, pensate un po’. Poi bisogna dargli un senso compiuto e non è da tutti. Gli spazi, che fai, non ce li metti? Mica si può scrivere tutto appiccicato. Per non parlare del comando di stampare il foglio e del timbro, faticosa ultima incombenza. Ad apporre la firma invece si fa presto presto che son carabinieri ed è sufficiente una leggibile X a fondo pagina. Mezz’ora tutto compreso.
Il sole mi stava arrostendo così ho pensato bene di andarmi a sedere su una panchina all’ombra del grazioso balcone del primo piano del palazzo molto inagibile di fronte al container. D’un tratto TTTTRRRR, il mio culo trema violentemente. Scatto come un grillo, anche se Luca fa fatica a crederlo perché: “Non ti ci vedo a scattare come un grillo”. Ci mancava che mi crollasse il balcone del rudere sulla testa. Un tipo in camicia bianca esce dal container e vaneggiando da solo: “Ah, voi fate come vi pare, io me ne vado in Australia”. Si allontana a passo svelto e, sempre a passo svelto, dà una pizza cosmica con la faccia contro un palo della luce.
Il G8 è ormai alle porte e Berlusconi, diciamolo, si sta cagando sotto dalla paura. Forse immaginava che all’arrivo dei suoi amichetti sarebbe stato tutto finito. Lo sciame sismico di nuovo addormentato e le loro chiacchiere e passerelle al sicuro. Invece la terra non ha mai smesso di tremare e ora, nel timore che gli cada una trave fra capo e collo, stanno mettendo a punto piani d’emergenza fra i quali è previsto anche un possibile e improvviso dirottamento del G8, anche all’ultimo minuto, a Roma (volesse Dio). Intanto le misure di sicurezza si fanno sempre più ridicole. Da qualche parte ho letto che sarà vietato portare a pascolare le pecore in quei giorni, al che mi sono chiesto se io potrò portare a spasso Iker. No perché, con tutto il rispetto per Obama che è un brav’uomo, mica al mio cane gli si può chiedere di non cagare per una settimana. Parrebbe inoltre che a partire da domani pomeriggio saranno oscurate le comunicazioni. Non si potrà né ricevere né fare telefonate se non ai numeri di emergenza; e ci mancherebbe pure. “Sto morendooo!” “No, ci dispiace. C’è il G8, non puoi chiamare. Cerca di resistere fino al 12. Buona fortuna!” E, sempre da voci abbastanza attendibili, ma non poi così tanto, pare che anche internet sarà schermato.  Se così dovesse essere, nonostante la tentazione di raccattare sei mutande, due jeans, tre magliette e partire col portatile per una meta qualunque, io resto qua, chiuso in casa, a scrivere. Se vi va passatemi a trovare, nella casetta c’è posto a volontà, facendo bene attenzione ad evitare l’area coperta dai lanciamissili che si son dovuti montare da soli nei pressi dell’aeroporto (è la cruda conseguenza di voler fare affari all’Ikea).
Ho la modestissima sensazione che, se architettassero un attentato (neanche troppo) fatto bene, considerata l’efficienza dimostrata dalle forze dell’ordine fino ad ora, andrebbe in porto in pieno. Per la serie: Buona la prima. Nutro il sottocutaneo desiderio che di attentato ne facciano uno ai danni di Berlusconi, gli aquilani, però. Ci vuole un certo coraggio a portare ancora la sua faccia di mer…lo in giro da queste parti, dopo tutte le puttanate che ha detto e non ha fatto. Massimo rispetto per le puttane.
Se oscurano internet fate come me. Avvicinatevi al balcone più vicino, va bene anche una finestra. Apritela e gridate a gran voce V-A-F-F-A-N-C-U-L-O! Al mio tre, pronti?
Uno.
Due.
Due e mezzo.
Due e tre quarti.
Due e tre quarti e mezzo più zero virgola due periodico.
Tre!

14 commenti su “Sulla faccia di Berlusconi

  1. Matto, io lo farei pure, ma qui dove sono (lontano, molto lontano) non gliene frega niente a nessuno, al massimo ci ridoo dietro… ma si sà sono tutti comunisti…

  2. …qualora internet sia oscurato, seguirò il tuo consiglio!!! …anche senza l’oscuramento, però…

    …ad esempio mi sarebbe tornato utile domenica sera, quando, percorrendo l’A24, l’ho vista massicciamente presidiata da pattuglie di carabiniere e polizia posizionate ad ogni angolo (si fa per dire!), oltre che sui cavalcavia, in prossimità dei viadotti e dei caselli!!!

  3. Mattè organizza un Vaffa-Day all’Aquila sarebbe una idea grandiosa..tutti sintonizzati e al tre un Vaffanculo che farà più gradi Richter del Krakatoa in eruzione..poi vedi se la trave in testa non glie cade a quel nano di merda!

    (ogni scurrilità è da giustificarsi con l’identità inutile del soggetto a cui son dirette)

  4. io non l’ho ancora capita perchè hanno deciso di venire a rompere le palle proprio lì, dove di cazzi ne avete già abbastanza, tanti e tali che io posso a mala pena immaginarmeli…guarda, ti sono vicina più che mai! Vaffanculoooooo!!!!!

    Taenia

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