Scrittori irriconoscenti che sputano nel piatto dove mangiano – Alcide Pierantozzi

Non mi è piaciuta l’ultima di Alcide Pierantozzi. Ho nutrito l’ammirazione per lui fin dai suoi primi passi, perché è riuscito giovanissimo a imporsi al grande pubblico con Uno in diviso, uscito per Hacca Edizioni nel 2006 e ristampato quest’anno in una veste nuova che a me piace molto meno della precedente. Il libro vende benissimo per essere distribuito da una piccola realtà editoriale, e divide il pubblico. Pierantozzi viene osannato dalla critica e da certi rispettabili addetti ai lavori quali Fois e Genna. Rizzoli lo chiama anticipandogli 45mila euro per i successivi 2 libri. Leggete Vivere di libri, articolo comparso su D Repubblica nel quale Laura Piccinini mette a confronto gli anticipi superlusso che le major sborsano agli autori. Alla faccia di chi dice che di scrittura non si vive! L’uomo e il suo amore è il secondo, il primo pubblicato da Rizzoli, un’opera forse un po’ troppo ambiziosa vicina al saggio filosofico, che non porta ad Alcide e a Rizzoli i risultati sperati. Ivan il terribile, come lui stesso annuncia nell’articolo, ha tutte le caratteristiche per diventare un bestseller, ma, almeno per ora, così non è. Qualche giorno fa pubblica su Facebook la seguente nota.

Mi pare una contraddizione evidente quando dice che vuol stare lontano da editori, giornalisti, scrittori e quant’altro, e poi aggiunge che il suo lavoro è scrivere. Quello che fa della sua scrittura un mestiere è intanto il denaro che il suo editore gli versa, in termini dell’anticipo prima e dei diritti d’autore poi, altrimenti di lavoro dovrebbe cercarsene un altro meno piacevole, e ritagliarsi del tempo per scrivere con la testa e il corpo stanchi davvero, e la luce della luna fuori. Le recensioni che i giornalisti, altra categoria da cui vuol tenersi alla larga, stanno regalando alla sua opera. Le parole che gli scrittori, terza categoria che nomina infastidito, hanno acconsentito a spiattellare sulle quarte di copertina. Sulla copertina dell’ultimo si legge:

Un capolavoro sull’adolescenza. Tra le inquietudini di Dostoevskij e la magia di Stephen King. Giuseppe Genna

Ecco, appunto. Questi sono gli elementi che consentono ad Alcide Pierantozzi di poter definire la sua scrittura un lavoro, e che lui sembra all’improvviso detestare. Alcide si cala nella parte del divo silenzioso che avvampa del sacro fuoco della scrittura, e schifa coloro i quali stanno facendo la sua fortuna. E’ stanco di sbattersi in giro a fare serate, così annulla tutte le prossime presentazioni, senza tenere per nulla conto di chi per quelle serate ha lavorato in termini di tempo, pubblicità, organizzazione; e l’ha fatto non per soldi, ma per la passione che andrebbe rispettata. E io che ho sempre considerato gli incontri col pubblico un’incredibile possibilità di confronto e crescita personale, oltre che di arrivare al cuore delle persone, farsi conoscere attraverso i propri libri. Ma tu guarda un po’ questo!
Mi piace sempre meno Pierantozzi perché mi sento preso in giro. Questa dello scrittore puro e stanco dei riflettori, divo alla Isabella Santacroce, dalla quale sta attingendo le caratteristiche peggiori, non corrisponde alla sua reale natura. Ce lo vedete un Salgari, che ha vissuto la sua esistenza in isolamento totale a scrivere storie, a creare mondi, quello che Pierantozzi sente per lui stesso, che spende 7mila euro in pantaloni di Cavalli e giacche Armani (la fonte è sempre l’articolo sopra citato), e posa su Rolling Stone con Nina Zilli?
Alcide, torna in te!
Piccolo aggiornamento lampo: Ho avuto un breve confronto con l’autore che mi ha contattato su Facebook dispiaciuto “di questa improvvisa cattiveria”. E ha continuato: Non sai niente di me, della mia vita, di quelli che possono essere i miei problemi familiari in questo periodo e le ragioni per cui ho annullato le presentazioni. Giudicare così, dall’esterno, è molto ingiusto. Io ho risposto che la mia non era cattiveria, ma delusione e rabbia perché la felicità, la soddisfazione, la buona sorte non sono dovute nella vita: La condizione dello scrittore riconosciuto, quale sei tu, è rarissima da trovare per chi lo sogna, lo desidera, e anche per chi lo merita. Bisognerebbe sempre essere riconoscenti verso chi ci consente di vivere facendo quello che più desideriamo, senza doverci accontentare di un mestiere per tirare a campare. Tu ci sei riuscito, ma per come ti stai ponendo nei confronti dei tuoi lettori (mi ci metto pure io) sembri dimenticare quanto può essere sacrificata e sacrificante una vita. Te lo dice uno che alle 18 va a fare chiusura al Mc Donald’s dell’Aquila e torna a casa all’1 e mezza di notte che puzza di fritto e sudore. E, unto come una bruschetta, si mette a scrivere, pure se non c’è nessun signor Rizzoli disposto a pubblicarlo. Lui mi ha invitato a rileggere il titolo, troppo forte: Ecco, ti assicuro che non sono cose belle da leggere, svegliandosi la mattina. Anche perché uno scrittore non deve essere riconoscente a nessun editore, caso mai è il contrario. Ai lettori, sì. E io lo sono moltissimo (anche se certo non ho milioni di lettori). Non la penso così: Uno scrittore deve essere sì riconoscente al proprio editore. Altrimenti non potrebbe neanche definirsi tale. Allora lui ha tagliato corto: Va bene, chiudiamola qui. Se vuoi capire, capisci. Ciao. Quando ho provato a rispondergli, mi aveva già cancellato dalla lista degli amici.

70 commenti su “Scrittori irriconoscenti che sputano nel piatto dove mangiano – Alcide Pierantozzi

  1. e volevo dire, matteo, che salgari non vestiva cavalli né era così volgare da dire che marca di giacca usava; i suoi editori perdipiù, quelli che alcide tanto disprezza, non gli pagavano né anticipi né posticipi. basta guardare su wikipedia:

    « A voi che vi siete arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in una continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna. »

    (Emilio Salgàri)

    I contratti obbligavano Salgari a scrivere tre libri l’anno: per mantenere questi ritmi era costretto a scrivere tre pagine al giorno. Se una domenica voleva riposare, o se un giorno era preso dalla febbre, all’indomani le pagine da scrivere erano sei. Inoltre, dirigeva un periodico di viaggi. Scriveva fumando cento sigarette al giorno e bevendo vino marsala.

    All’amico pittore Gamba aveva scritto nel 1909:
    « La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io invece sono inchiodato al mio tavolo per molte ore al giorno ed alcune delle notte, e quando riposo sono in biblioteca per documentarmi. Debbo scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle, e subito spedire agli editori, senza aver avuto il tempo di rileggere e correggere. »

    Finché i nervi non cedettero. Nel 1909 tenta per la prima volta il suicidio, gettandosi su una spada, ma viene salvato[13]. La mattina di martedì 25 aprile del 1911 lascia sul tavolo tre lettere ed esce dalla sua casa al numero 205 di corso Casale con un rasoio in tasca. Le lettere sono indirizzate ai figli, ai direttori di giornali, ai suoi editori.

    Ai figli Omar, Nadir, Romero e Fatima scrive:
    « Sono un vinto: non vi lascio che 150 lire, più un credito di altre 600 che incasserete dalla signora… »

    Li avverte poi dove potranno trovare il suo corpo in uno dei burroncelli del bosco della Val San Martino sopra la chiesetta della Madonna del Pilone, la zona collinare che sovrasta corso Casale. La zona esatta è quella del parco di Villa Rey, dove attualmente si trova l’omonimo campeggio. Ma a trovarlo per caso è una lavandaia ventiseienne andata nel bosco per fare legna, tale Luigia Quirico. Salgari ha la gola e il ventre squarciati. In mano stringe ancora il rasoio. Si è ucciso come avrebbe potuto uccidersi uno dei suoi personaggi: facendo harakiri, con gli occhi rivolti al sole che si leva.

    aa

  2. Il primo commento di mammasterdam mi è piaciuto un sacco!:-). Non si capisce perchè necessariamente certe considerazioni debbano nascere dall’invidia. Capisco il tuo punto di vista Matteo ma un po’ anche quello dell’altro ragazzo. Per pubblicare serve un editore ma troppo marketing ti incatena a obblighi che magari non piacciono (come le presentazioni dei libri, a te piacciono a lui no). In questi casi ci vorrebbero patti chiari e amicizia lunga!Nel senso una volta che ti prendi degli impegni non ti puoi tirare indietro, li porti a termine e dopo decidi di cambiare (se te lo puoi permettere). Altrimenti, come diceva un’altra tua amica qui, al giorno d’oggi lo scrittore romantico non può esistere…

    • Quando mancano le argomentazioni viene sempre in soccorso l’invidia. Questa gente non riesce proprio ad accettare l’idea che qualcuno abbia qualcosa da dire sul comportamento di qualcun altro. Allora deve per forza invidiarlo. Che noia!
      Un autore non è affatto costretto a partecipare ad eventi nei quali si parla del suo libro, a relazionarsi con i giornalisti o ad andare in tivvù. Gli basta dire: Io non farò presentazioni. Oppure semplicemente rifiutare con garbo gli incontri che per qualche motivo non gli interessano. A patto che all’editore, cioè chi lo paga, stia bene. Discuto l’incoerenza di chi dimostra in mille modi di amare la mondanità. Poi all’improvviso decide di ritirarsi a scrivere, e il giorno dopo segnala il nuovo numero di Rolling Stone assieme a Nina Zilli. Discuto la mancanza di rispetto verso chi lavora per lui. A partire dall’editore fino a tutti coloro che si erano impegnati, probabilmente gratis, perché gli incontri decisi andassero per il meglio. Solo per un capriccio. Discuto la cattiveria, la sua, di tradire la passione di queste persone che dimostrano affetto sincero per il suo libro.

      • ma matteo io penso che quello su rollingstone sia lavoro, cioè viene pagato quindi che cosa c’entra scusa con le presentazioni?

        • tu sei divorato dall’invidia tesoro. riprenditi. basta guardare i tuoi video su youtube e le cose che scrivi e dici in giro per capire che venderesti cara la pelle per andare in televisione dalla d’urso, ora stai attaccando questo scrittore solo perchè è diverso dagli altri scrittori ed è un “divo stanco” come dici tu. Ma quel divo stanco vorresti esserlo tu………..di’ la verita’…………

          • Questa risposta mi sembra molto superficiale. Quello che viene detto in quest’articolo è solo che non è il caso di snobbare articolisti, scrittori ed editori quando sei uno dei pochi fortunati che proprio grazie a recensioni, trafiletti e anticipi pazzeschi si possono permettere di stare un anno o due senza lavorare, dedicandosi solo alla scrittura.
            Partecipare alle presentazioni, poi, non ti rende un tronista, se non sei un tronista. Se hai qualcosa da dire, se hai voglia di parlare ai tuoi lettori (ai quali Pierantozzi, parole sue, “è riconoscente”) allora ogni presentazione è un’occasione, ogni intervista un’opportunità. Pare che anche personaggi come Dario Fo o Stefano Benni parlino con la stampa o partecipano alle presentazioni. E di certo non hanno mai fatto la figura dei tronisti!

          • Vado a riprendermi, nella speranza che l’invidia non finisca di divorarmi. Per fortuna che sono grande e grosso. Non farà così in fretta. Nel corso di una presentazione si possono vendere anche centinaia di copie. Gli editori ci tengono molto. Sarà uno sporco e fastidioso lavoro, ma è lavoro anche quello.
            Mi diverte leggere i tuoi commenti. Non so se mi trovo dentro a un film di Moccia, per come ti esprimi, oppure se sei Pierantozzi travestito da donna. Tanti saluti a te e a Barbara D’Urso che non ne vuole proprio sapere di invitarmi. Spero di farmene una ragione.

    • Grazie! Io purtroppo non posso leggere più la bacheca di Pierantozzi, che mi ha cancellato. Sono un po’ curioso di sapere con quali parole ha segnalato il link a quest’articolo. Tu mi stringi la mano e io ti abbraccio. 🙂

      • Ha scritto solo che tanta cattiveria ogni giorno gli fa male; non ha scritto niente di cattivo, però ugualmente non lo capisco. Né capisco tutti i suoi accaniti fan che parlano di invidia a proposito del tuo commento. Io non ci vedo invidia, solo lucidità: forse perché come te ho la passione per la scrittura e devo relegarla alla notte o al weekend perché sono bloccata dal lavoro 8-9 ore al giorno (e mi ritengo fortunata, perché lo stipendio a fine mese, al giorno d’oggi, è un privilegio), forse perché sarei eternamente grata all’editore che mi permettesse di dedicarmi solo al mio sogno… di certo non riesco a comprendere la sua stizza verso il mondo che ha intorno: è fortunato a poter vivere da scrittore e non se ne rende conto. Chissà, magari non ha mai vissuto cosa si prova quando il sogno non è a portata di mano e quando per fare interviste e presentazioni – per parlare delle proprie idee e di quello in cui si crede – si farebbe di tutto.

        • Immagino il papiro di commenti sulla sua bacheca. Mi fa sorridere che prima mi cancella e poi mi condivide. L’ennesima contraddizione che denota finzione. Mi sa che Pierantozzi la cattiveria non la conosce, per sua fortuna eh.

  3. scusate ma mi sembrate tutti troppo accaniti… mi pare di avere a che fare con l’Italia dei Greggi del giudizio! E sinceramente mi sembra di leggere tanta tanta invidia… che c’entra se uno deve lavorare per vivere in un macdonald e un’altro ha la “fortuna” di essere pagato per scrivere? e non sono neppure d’accordo con chi afferma che si tratta di talento e di marketing… io mi chiedo ma visto che siete tutti abbastanza colti e pensanti non vi rendete conto che state adottando la politica che da 40 anni distrugge tutti fli ideali in Italia? possibile che gli intellettuali non siano più in grado di fornire idee personali che non per forza trovino verità superficiali e sputino giudizi? il problema è sempre l’INVIDIA, che forse a qualcuno sfugge è LA MASSIMA ESPRESSIONE DI LODE! e poi quando sento parlare di GRATITUDINE mi rendo proprio conto che nessuno di voi conosce l’ambiente… Vi consiglio di fare una bella ricerca sulla gratitudine… io penso che il Tipo, abbai peccato solo di ingenuità… dovrebbe imparare a difendersi di più… dagli editori, dai lettori superficiali, dagli invidiosi… ma forse questo arriverà con l’età delle saggezza….

    • Virus, la cosa che mi ha fatto più male del tuo commento è quel maledetto apostrofo fra un e altro, che mi ha colpito come una sassata in faccia, tramortendomi.

    • Infatti chi parla di invidia mi ricorda proprio certa politica recente, di cui non sappiamo neanche se ci siamo liberati. Cioè, in Italia non si può piu` fare una critica argomentata su checchessia, che subito ti rinfacciano l’ invidia, invece di rinfacciarti gli argomenti che, siamo d’ accordo, possono essere fondati o meno o interpretabili. Pure a Berlusconi, diceva il suo ufficio stampa, lo portavano in tribunale per invidia quelli che le minorenni da scoparsi, gratis o a pagamento, non le avevano.

  4. Matteo, gli scrittori che conosco eprchè li segnali tu, dal titolo del post e dal suo nome pensavo te lo fossi inventato per fare un pezzo satirico. Come sono fuori dai giri. Detto ciò, capisco te, io sono una di quelli che si sbattono a organizzare gli incontri con artisti vari e so benissimo che fatica che sia. E quando le organizzamo a me sono grata e riconoscente, eprchè come dici tu, il confronto con i lettori è una cosa bellissima. Detto ciò, quante rpesentazioni abbiamo io e te sul groppone? Di quest’ uomo, forse è vero, non sappiamo niente. Magari ha la mamma in oncologia, magari il peso dell’ anticipo e dei debiti se non scrive lo schiaccia (a me lo farebbe, dico la verità), magari la sua ragazza minaccia di mollarlo per il friggitore del Mc dietro l’ angolo se ogni tanto non le dedica del tempo e lei magari è la sua musa e se se ne va lui non ce la fa più a scrivere. Insomma, la vita è ricca e complicata e anche un’ osservazione onesta e franca forse può essere una di troppo per chi ha problemi di cui non sappiamo. E come la vuole formulare sono questioni sue. Non te la prendere, ecco.

    • Se io avessi immaginato che dietro alla scelta di annullare tutte le presentazioni, ponendosi in questo modo scorbutico e snob, ci fosse stato un motivo di carattere personale e privato, questo articolo non lo avrei scritto per niente. I problemi personali di Pierantozzi, se ce li ha, possono dispiacermi, ma penso ai miei. Perciò dico che non l’avrei scritto. Trovo invece molto interessante il rapporto fra la condizione di vita che viviamo e la percezione che noi stessi abbiamo della stessa. Questo articolo non si preoccupa di scavare nella psicologia delle scelte di Pierantozzi, e nei perché che non posso sapere. Vuole solo riflettere sull’opportunità o meno di lamentarsi e sputare nel piatto dove si mangia, se quel piatto è così gustoso.

      • No, guarda, qui c’è un problema di fondo. Il problema è nella tua convinzione che Pierantozzi debba essere grato ai propri editori e promotori. Pierantozzi, tuttavia, è uno scrittore considerato eccezionale da fior di critici e lettori, e proprio per questo può scegliersi l’editore che vuole senza essere grato a nessuno. Di sicuro è l’editoria a dover ringraziare gli scrittori bravi, e non il contrario,come detto nella precisazione dell’autore. Chi pensa il contrario è perché spera, spera di farcela, spera di avere la sua piccola fortuna. Ma pensarla in termini di fortuna è proprio da sfigati. I bravi ce la fanno. La fortuna sì, ma ci vogliono le capacità. Se a te rizzoli non ti chiama è perché non ce le hai probabilmente queste capacità. Scusate lo sfogo ma c’è un limite a tutto

  5. Ogni volta che leggo una critica positiva di Ivan il terribile, mi chiedo cosa abbiano letto questi critici nella loro vita. La struttura narrativa è copiata malamente da Ellis, ma nessuno lo ha detto. Il linguaggio è scarno e semplicistico, privo di ogni slancio o guizzo letterario. La prima metafora degna di nota l’ho trovata forse a pagina 100. La storia è un po’ banale e l’idea che trasmette è che l’autore non conosca affatto gli adolescenti problematici. Potrei continuare, ma basta.
    In ogni caso, complimenti per il blog. Comprerò qualcosa di tuo sicuramente. Un saluto

    • Alessandro, i critici parlano e scrivono non per reale convinzione, spesso, ma per tenere vivo un circolo vizioso di favori e marchette. Non so se è questo il caso, ma i critici non mi sono mai piaciuti. Preferisco il parere dei lettori che non hanno nulla da guadagnarci se non il piacere di raccontarti perché un libro gli è piaciuto o gli ha fatto schifo. Ti ringrazio per i complimenti. Spero tanto di rileggerti presto da queste parti!

  6. Devo dire la verità: non lo sopporto. Mi pare spocchioso e pieno di sé, poco umile, uno che a 20 anni si autoproclama genietto. Ha saputo vendersi, e hanno saputo venderlo. Adesso comincia un poco a riflettere su questa cosa: spero per lui che sia una grande occasione di crescita.
    Su una cosa però concordo con il suo pensiero: lo scrittore non deve essere ciecamente grato all’editore, altrimenti si alimenta il meccanismo dello strapotere di quest’ultimo, mentre l’editore riesce a essere tale proprio grazie all’opera dell’artista. Poi, una cosa è certa: un libro non nasce solo grazie allo scrittore. Ci lavorano decine di persone, e Pierantozzi dovrebbe fare mente locale e chiedersi perché.

    • vorrei anche aggiungere che purtroppo, com’è la situazione attuale, scrivere non è più (o forse non lo è proprio mai stato) il mestiere romantico à la Emily Dickinson che ti permette di creare al riflesso di un bicchiere di vino bianco. E’ un business, non c’è dubbio, e perché funzioni bisogna impegnarsi su molti fronti, anche quello più fastidioso del contatto forzato con il volgo, che ti permette di comprarti i jeans di Cavalli, peraltro.

    • Ciecamente grato uno può esserlo verso i propri genitori, se sono stati dei buoni genitori, o verso Dio, se è credente. Col proprio editore dovrebbe stabilirsi un rapporto di lavoro rispettoso, come con un datore di lavoro che ha scelto te fra migliaia per far parte della compagnia. Annullare tutte le presentazioni da un giorno all’altro e sconsigliare ai lettori di acquistare l’ebook del romanzo perché col cartaceo ci guadagna di più, non mi pare un comportamento rispettoso verso il proprio editore, per non parlare di tutte quelle persone che si fanno il culo perché l’evento al quale lui si presenta “come un tronista” riesca al meglio.

  7. Al di là del fatto che il suo sfogo fosse legittimo o meno, è importante avere un reminder del fatto che le carriere artistiche sono fatte per il 50% dall’arte e per il restante 50% da marketing, tecnica, botte di culo, self-promotion ecc. Credo che la maggior parte delle persone non realizzi che dietro ad ogni libro/disco/film c’è questa componente pallosa

  8. “E io lo sono moltissimo (anche se certo non ho milioni di lettori)”

    Be’, neanche Alcide ha milioni di lettori he he he he

  9. Gli hanno dato troppo spazio, ecco tutto. Con la distribuzione sfacciata nelle librerie e la visibilità mediatica che ha avuto, avrebbe dovuto vendere tantissimo. Invece niente, evidentemente non lo trovano interessante.

  10. Che fortuna fare l’impiegato, guarda…

    Forse è che ognuno di noi è stanco di sé stesso, di quello che fa. Perché ogni cosa richiede impegno, anche quella più piacevole.

    • Stanco di me stesso no. Che brutta sensazione che dev’essere! Stanco di quello che faccio sì. Il fatto è che il me stesso è lontanissimo anni luce da quello che fa. Che deve fare. 🙂

  11. Io questo signore lo sento nominare per la prima volta da te….
    Scusa eh, cos’è questa storia che vai a Milano a presentare i tuoi libri? Ecco, ricordati che prima di Milano c’è Zena e che ovviamente quando verrai la sottoscritta ti preparerà un comitato di benvenuto con i fiocchi 🙂 ! Baci baci grande Matte!

    • Ma che bello, magari cara Miss! Sai che ti dico? Se trovi un bel posticino, una libreria amica calda e accogliente in cui farla, io ci vengo! 🙂

  12. Il punto è proprio quello! La gente non si rende conto che il successo molte volte dipende anche da un piccolo differenziale dato dalle occasioni fortunate, alle quali non tutti hanno accesso.

  13. Mmmh non lo so, io tendo sempre a concedere il beneficio del dubbio, nel senso che magari è stata un’esternazione infelice, neanche tanto pensata dovuta alla stanchezza (sì, si può essere stanchi a 27 anni), ma in sostanza sono d’accordo con Carlotta. E la cosa che hai scritto del tuo lavoro mi ha un po’ stretto il cuore, perché spesso non ci rendiamo proprio conto delle stronzate di cui ci lamentiamo.

    • Io sinceramente mi ritengo fortunato di avere una buona entrata mensile e non mi lamento, però mi arrabbio quando leggo certe cose, ecco. 🙂

  14. Allora se lui avesse detto, sono incazzato per motivi personali/familiari/ecc quindi non riesco più a stare dietro alle presentazioni, ok ci sta. Non avrebbe neanche avuto bisogno di scriverlo. Ma questo non mi sembra il caso. Già uno che dice ‘non devo essere grato all’editore’ la dice lunga della considerazione che porta per la gente che lavora con lui. Poi ti fa schifo l’editore con cui pubblichi? Non pubblicare più, punto.

    • In quel caso non avrei proprio scritto questo post. Sono le sue motivazioni ad avermi scatenato tutto il fastidio dal quale è scaturito questo post a metà tra sfogo e ramanzina. Nelle questioni familiari altrui proprio non ci entro, ma lui le ha tirate fuori dopo. 🙂

  15. Spesso ci sono persone che non capiscono la loro fortuna.
    Una conoscente, ha avuto un’attività dalla madre, ma mica ha voglia di lavorare…
    E’ proprio vero: chi ha il pane non ha i denti. Non era così il detto!?
    La situazione economica e lavorativa per noi giovani è devastante, chi ha il lavoro non ne ha le capacità oppure non ha voglia di lavorare.
    Anche io ho lavorato da Mc Donald’s ^_^
    Un bacio e buona serata

    • Era proprio così il detto. Hai ragione, è un momento delicato. Ognuno deve dare il meglio di sé per trovare un po’ di soddisfazione.

  16. Oooohhh… maledetti dns…
    Mi hanno fatto mancare dal raggiungerti.
    E dire che avevi fatto tanto di post al riguardo…
    Ma vabbe’… l’ottuagenario in me si fa sentire 😀

    Per il resto… vogliamo stendere un velo pietosamente grande come una coperta su sto tipo?
    Io non ho parole!!!!

    Ti abraccio

  17. Costui è consapevole del fatto che c’è chi scrive gratis e probabilmente meglio di lui ma non ha editori pronti a inchinarsi sulla base di non so quale previsione di vendite? Io direi Cala da ssa pianta…

  18. Comportamento da snob,decisamente,ed è solo ad un pizzico di notorietà,a parte il lauto anticipo della Rizzoli che forse gli permette anche di esprimersi così…
    Un motivo per non leggerlo.

    • Magari ad avere le possibilità che ha lui di parlare dei miei libri davanti a quelle platee! Magari farlo a mie spese! Davvero non capisco.

  19. Probabilmente la sua stanchezza snobistica e prematura è dovuta ad un cattivo uso della notorietà fatto nel recente passato. Spese folli e vita da tronisti stancano le anime nobili ma la vera nobiltà -d’animo- si sottomette alle responsabilità e soprattutto non si aliena la simpatia dei lettori, grazie ai quali uno scrittore diventa tale. Matteo se vieni a Milano a presentare i tuoi libri io vengo!

  20. Beh una volta intascati i soldi che gliene frega… Io pagherei per essere al suo posto, e mi sbatterei affinché il mio lavoro venga conosciuto e rispettato, altrimenti se non voglio essere noto, faccio il muratore e scrivo un diario prima di andare a letto… Mah..

    • Pagare magari no, ma sbattersi sì. Lo fa pure chi non ha Rizzoli dietro, né tanti soldi per vivere un po’ più tranquillo.

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