Mi riposo, son contento?

Da oggi ferie.
“Ti riposi, sei contento?”
sento riecheggiare. Chi s’è azzardato a parlare? Non mi riposo per niente per i seguenti motivi.
–    C’è un libro da consegnare entro settembre.
Non che scrivere sia diventato stancante, ma neanche è un week end alle terme. Parto dal presupposto che passerò ogni minuto libero di questa settimana immerso nelle atmosfere del nuovo romanzo. I minuti liberi non si possono programmare, sono ritagli che spuntano inaspettati perché salta un appuntamento o perché mi faccio negare ai perditempo che si stanno raggruppando e i grandi numeri creano pericoli. Hanno il potere di chiamarmi, cercarmi, linkarmi, facebookarmi, mailerarmi, suonarmi al citofono, mettersi a gridare fuori la porta della mia stanza (quella è mia madre quando è pronta la cena) sempre quando sono assorto in una ben precisa fase della giornata, quella più importante, quella senza la quale tutto andrebbe a rotoli: la logistica. Comunque mi sto abituando ad andare in giro col portatile incollato alle chiappe.
–    Dal 16 luglio al 18, inclusi gli estremi, sarò a Finale Ligure per Vento Letterario.
Non si tratta di un cataclisma naturale in cui si vedono libri di Moccia volteggiare nell’aere e poi abbattersi rabbiosi e pesanti come mattoni di piombo su innocenti esseri umani che non avevano davvero fatto nulla per meritarsi una tale sciagura. Vento Letterario è la prima fiera dell’editoria indipendente di qualità. Questa definizione pone le basi per molteplici interrogativi del tipo: Chi la decide la qualità? Come si riconosce l’editoria di qualità dal porcaio? E soprattutto, se davvero quella di Finale Ligure è la fiera dell’editoria di qualità, che caXX ci stai a fare tu? Vi prego di fare lo sforzo di sorvolare sulla terza e poniamo l’attenzione sulle prime due. La qualità l’ha selezionata l’entità Fiera, perché lei, la signora, anzi signorina Vento (non sto parlando di Flavia, e non credo fosse necessario specificarlo, ma non si sa mai) è la prima fiera d’Italia che si avvale del potere imperialista di decidere quale editore entra e quale no. Il criterio non è la simpatia, ma la qualità e qui veniamo al punto due.  Esistono due tipologie che identificano la stessa categoria “editore”, con un’infinità di sfaccettature che migliorano o peggiorano di un niente il concetto di base. Ci sono quelli che ti impolpettano la testa di storie che parlano di difficoltà del settore, di esordienti che non vendono, dell’Italia paese di capre e cavoli in cui nessuno legge, e allora nonostante il tuo libro sia l’opera d’arte che il pianeta Terra attendeva da secoli (qualcuno aveva dubbi al riguardo?), se vuoi vederlo travestito da libro, devi autoprodurti, anzi, partecipare alla produzione dicono, come se i tuoi soldi non fossero abbastanza per pubblicarne non uno, ma cinque di libri, oppure acquistare settecentomila copie a prezzo pieno. Insomma tirar fuori un mucchio di pippi sia che si tratti di una richiesta di contributo evidente sia di una celata come l’acquisto copie. L’arguto aspirante autore si ripete che deve credere nei propri sogni, che se non lo fa lui perché dovrebbe farlo qualcun altro e allora che fa? Corre in banca e fa il bonifico, ovvio, e ritrova le sue (bruttissime, perché realizzarle in modo dignitoso sarebbe costato troppo) settecentomila copie, scaricate da un camion direttamente nella sua stanza. E mo’ vendile! E poi ci sono quelli che pur navigando spesso in acque difficili, mai si sognerebbero di chiedere un centesimo ai pochi autori che possono permettersi di pubblicare. Quelli che lavorano accuratamente al libro passo passo perché quel libro lo devono vendere. Quelli che hanno un distributore vero, perché i loro libri li devono vendere. Quelli che ogni occasione è buona per una presentazione, perché quel libro lo devono vendere. Quelli che scrivono tutti i giorni comunicati stampa e segnalazioni ai giornali e siti web e pure alla TV che non si sa mai, perché quel libro lo devono vendere. Queste si chiamano promozione e distribuzione. E sapete perché lo devono vendere a tutti i costi? Perché quel libro, signori miei, l’hanno pagato loro. Parlerò di editoria a pagamento più in là, intanto cominciate a studiare a memoria la sacra bibbia della lotta contro i vampiri della parola, il Writer’s Dream diretto dalla condottiera più querelata d’Italia Linda Rando di cui sono ormai da mesi fedele adepto. Tagliando, alla fiera parteciperanno ventisei editori, alcuni noti (Marco Y Marcos, Stampa Alernativa) alcuni stra-noti (Minimum Fax (attualmente primo in classifica), Nottetempo, Voland) alcuni semisconosciuti come la mia piccola e appassionata Camelopardus, ma tutti accomunati dall’unica politica editoriale che merita di essere portata avanti e difesa e cioè, se non si era capito, quella della pubblicazione free.
La mia editrice è convinta che me ne starò buono buono allo stand a salutare le signore e a vendere qualche copia di Supermarket24 e invece mi incollerò come una medusa allo stand della Voland per farmi regalare (il sottolineato ha reso bene l’idea?) tutta la bibliografia della Nothomb e andrò in giro a conoscere e chiacchierare con chi da mesi scambio commenti, pareri e “mi piace” su Facebook: Andrea Malabaila e la sua bella Carlotta di Las Vegas (edizioni, ché lei è italianissima), per esempio che voglio ringraziare perché per la riuscita di questi tre giorni di libri ci stanno mettendo l’anima e un po’ più di tre giorni di lavoro e tempo.
–    Il 22 luglio alle 18.00 aperitivo letterario per presentare Supermarket24 a L’Aquila.
Uno dice 22 luglio e pensa di avere ancora decenni per preparare la serata e invece mancano nove giorni di cui quattro sarò impotente per i motivi del suddetto punto e uno servirà per riprendermi dal jet lag. Le locandine e i volantini comunque arrivano domani perché Pino è un supereroe che li ha disegnati e spediti in sette minuti e mezzo (grazie di esistere!) e io dovrò attaccarli e distribuirli in un tempo simile. Vogliamo parlare del fatto che non so ancora chi canterà, perché qualcuno deve cantare, oppure ballare, oppure recitare. Chi sa fare qualcosa mi contatti perché a seguito di un casting lampo verrà assoldato per intrattenere i tanti (si spera) spettatori mentre il sottoscritto ingolla il sedicesimo spritz prima di ricominciare a parlare a macchinetta. Esiste un evento su Facebook la cui creazione, per un impedito come me, può esser già definita un evento. Andate e moltiplicatevi! Intanto le previsioni dicevano sole sole sole per tutta la settimana e qui si sta scatenando un nubifragio. Cosa potrebbe accadere il ventidue che sono previsti rannuvolamenti? Siete ancora convinti che mi riposerò in queste ferie? Spero di potercela fare a scrivere qualcosa nei giorni di fuoco, o anche prima. Altrimenti non pensate subito che mi sia suicidato. Potrebbe non essere andata così, siate fiduciosi. Sempre.

7 commenti su “Mi riposo, son contento?

  1. ebbene, caro Matto! Dopo secoli di assenza ingiustificata – ma giustificabile 😀 – son qui a lasciarti un saluto-simpatia. Dovrò, poi, rimediare, acquistando->leggendo il tuo supermarket24. 😛
    Abbracci e felice Estate, scrittore!^^

    G.

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