La Paura, l’occasione per una chiacchierata con la rivelazione del thriller italiano

Ho letto, non oso dire divorato viste le tematiche, i due romanzi di Francesca Bertuzzi, Il Carnefice e La Paura, entrambi pubblicati da Newton Compton. L’occasione di presentarla, il 7 settembre a Orte, che sarebbe venerdì – forza, segnate sul calendario del vostro smartphone di ultimissima generazione! – ha aiutato i miei gusti ad avvicinarsi a un genere verso il quale non ho mai provato troppo fascino, il thriller. Se qualcuno mi avesse detto che un’autrice italiana, e di origini abruzzesi, poco più che trentenne, mi avrebbe entusiasmato attraverso storie noir, bagnate di sangue, vite sospese sull’orlo del precipizio, con uno stile veloce, secco, un continuo invito a voltare pagina, fino fermarmi a bocca aperta sull’ultima riga e una lacrimuccia, avrei risposto: Dài, non scherziamo! Questa è roba da John Grisham, Michael Konnelly. Maschi e americani, insomma.
Francesca Bertuzzi mi ha incuriosito fin da subito, da quando cioè il suo Carnefice, l’anno scorso, è balzato in testa alle vendite. Per un maniaco delle classifiche come me, un fenomeno simile non poteva passare inosservato. Così l’ho contattata e intervistata, in tempi non sospetti, per Sololibri.net (clicca qui).
Il difficile per gli scrittori, ma potremmo dire per gli artisti in generale, non è tanto fare successo, quanto confermarsi. Forse è proprio per questo che autore ed editore, reduci da un esordio folgorante, di solito preferiscono lasciar passare qualche tempo prima di uscire con un’opera nuova. Il caso di Francesca Bertuzzi è l’eccezione che conferma la regola. La Paura esce esattamente un anno dopo Il Carnefice, quindi prestissimo e, opinione personale, è persino più bello del primo, anche perché molto diverso. L’autrice dimostra che cambiare le regole del thriller canonico è possibile. I colpi di scena cinematografici delle ultime pagine del Carnefice lasciano il posto a una storia di gente comune, che arriva al lettore in tutta la propria carica emotiva, e alla quale è impossibile non affezionarsi. L’autrice porta sulla carta uomini e soprattutto donne, attori e attrici di vite insoddisfacenti che, tutto a un tratto, si ritrovano nel vortice di un ciclone terribile, costrette a diventare eroi in un thriller anche un po’ sentimentale. Se qualcuno ha storto il naso, io sono stato piacevolmente sorpreso dall’attenzione che Francesca dedica alla caratterizzazione dei personaggi, che fa dei protagonisti persone che ti coinvolgono nei loro guai, con la stessa potenza della realtà.
Quella che all’inizio sembra dover essere la storia di due ragazze che non si conoscono, Giuditta e Veronica, e di una bevuta in una notte drammatica, diventa la storia di una delle due soltanto, Giud, e di una promessa che Veronica riesce a strapparle prima di morire, per mano di un sadico che le ha stordite e legate in un capanno isolato, l’una di fronte all’altra. Veronica muore, Giud riesce a liberarsi e a raggiungere, grazie all’aiuto di Gio, incontrato per caso, l’indirizzo che Veronica era riuscita a sussurrarle. Ci trova una bimba di cinque anni, Emma, e un borsone con 50mila euro in contanti. Giud sa che Emma, che non sembra aver avuti altri che sua madre accanto, ora è in grande pericolo. La vita di Giuditta prende una piega inaspettata. In Emma e Gio sembra ritrovare nuovo vigore verso la ricerca di quella felicità alla quale ormai aveva rinunciato. La volontà di rispettare una promessa silenziosa e l’affetto per Emma la spingono a far luce sull’accaduto. Giud finisce per credere di non avere nulla in comune con Veronica, e che la sua cattura è stata solo il frutto di una sfortunata coincidenza; che si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Invece non sa che qualcuno le ha rapite per un motivo preciso, e che i suoi intenti malati non si erano affatto esauriti con l’uccisione di Veronica.
La paura si fa ansia, mancanza di fiato, apnea, istanti decisivi in cui scegliere una strada costa caro, errori dovuti al bene, legami dolorosi segnati da un passato torbido che, pagina dopo pagina, viene a galla.
Ho un sacco di domande per l’autrice, e non vedo l’ora che arrivi venerdì per intervistarla davanti al caloroso pubblico dell’Ottava Medievale. L’appuntamento è per venerdì alle 17, presso il Giardino di Piazza Colonna, Orte. Ringrazio Giuseppe e Stefania della libreria Il Gorilla e l’Alligatore per avermi voluto intervistatore dell’evento, che trovate anche su Facebook. Come al solito, ve lo ricorderò quasi fuori tempo massimo. Se potete, siateci!

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