La Giornata di Cacca Lenta 2012

Riorganizzavo le idee, le immagini e le sensazioni dei 3 giorni fiorentini. Non sapevo ancora che, prima di poterveli raccontare, avrei dovuto attraversare il buco nero: la mia giornataccia del mese, che se la batterà alla grande per aggiudicarsi il titolo finale de La Giornata di Cacca Lenta 2012. Perciò rimando il resoconto madonnaro, anche in attesa di recuperare qualche fotografia, e mi dedico all’esposizione delle catastrofi che si sono abbattute sulla mia persona lunedì 18 giugno 2012. Dopo lunghe e tortuose ricerche, mi sono imbattuto in un veterinario ortopedico al quale ho raccontato le tristi vicissitudini di Zion-cane, bruttissima esperienza col dottor Macello inclusa. Lui mi ha invitato a prendere un appuntamento presso la clinica dove lavora, a Pescara stavolta. Il 18 alle 18, che è anche facile da ricordare. Sebbene conosca la strada, imposto l’indirizzo sul nuovo navigatore Waze, per provarlo. Me l’ha fatto scaricare la Papi dallo shop del cellulare. Lo trova meraviglioso perché interagisce con lei offrendole, di tanto in tanto, caramelline virtuali e bonus, come premio per non aver ancora saltato alcuna indicazione. Si è così specializzata, che i viaggiatori sparsi per l’Italia chiedono a lei, via chat, notizie sul traffico, ingorghi, autovelox, posti di blocco. Quando la Papi si imbatte in un fenomeno stradale degno di nota, lo fotografa e condivide l’immagine sul suo social Waze. E’ diventata la migliore amica dei camionisti, dopo Manuela Arcuri e Stefania Orlando coi loro calendari sexy. Mancano un paio di chilometri alla clinica, e una tacca allo spegnimento del telefono. Waze ha assorbito la batteria come una spugna. Devo acquistare un caricabatteria da auto, penso. Siamo quasi arrivati. Un numero di cellulare che non ho in rubrica, ma che riconosco, perché aveva provato a chiamarmi anche in mattinata, lampeggia sul monitor. Ricordo di aver pensato: Non sarà niente di importante. Nel caso, richiamerà. Non riesco a rispondere neanche in macchina. Alla guida non si dovrebbero fare 100 cose, nemmeno 2, così ho preferito aspettare di parcheggiare, per richiamare. Non sapevo che era il cellulare della clinica, e che una fanciulla bionda stava tentando di mettersi in contatto con me. Il dottore aveva deciso di rinviare tutte le visite per un malore.
Ho provato 100 volte, credimi, ma era sempre spento, oppure non hai risposto, mi ha detto una volta dentro. Conclude: So che venite da lontano. Mi spiace davvero tanto di avervi fatto fare un viaggio a vuoto.
Dispiace anche a me, ma non così tanto come mi dispiacerà fra un’oretta. Però ancora non lo posso sapere. Prendo appuntamento per il lunedì successivo, 25. Nel frattempo Zion-cane fa la cacca su un marciapiede residenziale. Non riesco a intravedere, in un orizzonte di chilometri, una carta appallottolata, o una cicca di sigaretta, e quella cacca è un cazzotto in un occhio. Secondogenita non ha con sé il kit di rimozione degli escrementi canini. Entro in un bar e chiedo un sacchetto vuoto: Uno di quelli per portare via i cornetti dolci andrà benissimo.
Dopo un’ora e mezza di inutile viaggio, ci rimettiamo in viaggio. In macchina regna il silenzio disarmato di due poveri disgraziati che non sanno veramente più che dire. Gira proprio tutto storto attorno alla piccola Zion-cane, che non ha potuto neanche essere visitata. Comincia a girare tutto storto pure attorno a me in piena autostrada. Secondogenita si è appisolata. Zion-cane se ne sta zitta zitta, accucciata dietro. Uno sbattere di pezzi di metallo, simile a una mitragliatrice, raggiunge le mie orecchie durante il sorpasso di un gigante veicolo lento. Penso che arrivi da quello, e che dopo averlo distanziato non lo sentirò più. Invece il frastuono aumenta. Quando capisco che il problema sta nella nostra automobile, sveglio Secondogenita con quest’intelligentissima domanda: Secondo te questo casino è normale?
Non era normale. Non c’è la corsia d’emergenza, né una torretta di quelle dove chiedere aiuto premendo un pulsante. Fermo la macchina in piena corsia autostradale. Abbiamo forato. Non un buchino di spillo, ma uno squarcio grande quanto una mano. Come se la gomma fosse esplosa. Non ho con me il giubbino catarifrangente. Penso che avrei dovuto procurarmene uno in 12 anni di patente. Io le penso sempre dopo queste cose qui. Ho una minuscola tacca di batteria che è diventata rossa. Quando diventa rossa significa che potrebbe, ma non è certo, reggere una chiamata di 2 o 3 minuti al massimo. E io a chi la faccio? Al madre-marito, la persona sbagliata: Trova un gommista! Ma sono in autostrada. Allora esci dall’autostrada e trova un gommista. Ma mancano 45 chilometri al casello, e la macchina si sta distruggendo. Dietro c’è il ruotino. Metti il ruotino! Ma io non ho mai cambiato una gomma, non so neanche dove va fissato il crick.
Cade la linea. Il telefono si spegne. Secondogenita si mette a ridere. Sta pure calando la luminosità. A momenti sfreccerà un camion Bofrost e mi travolgerà. Mi siedo sul guard rail, e chiudo gli occhi. Ora scoppio a piangere, penso. Mi ripeto: Non posso cambiare una gomma io. Io… non so come si fa! Poi mi faccio forza. Apro il portabagagli. Scopro il vano segreto che custodisce il ruotino e una borsetta. Dentro ci trovo una chiave per i bulloni, un cacciavite, una stecca di ferro con una manopola di gomma che gira, un triangolo di metallo: Sarà questo il crick!? Secondogenita risponde: Boh, ma sbrigati che fra un po’ farà notte. Insomma, il crick si sganciava continuamente. I bulloni parevano incollati. Per svitarli incastro la chiave e ci salgo sopra col piede, pregando la Madonna (non quella che ha cantato a Firenze, ma quella che sta in alto, nei cieli) che la direzione giusta sia l’antioraria. Con la sola forza della disperazione, i consigli di un automobilista, che si ferma in autostrada a soccorrermi, e seguendo meticolosamente le immagini stampate su un adesivo incollato al crick, con le scritte in giapponese, riesco a smontare la gomma, a mettere il ruotino e a ripartire all’imbrunire. Arriviamo a L’Aquila che sono quasi le 8 e 30. Il gommista più vicino ha già chiuso le saracinesche dell’officina. Sorride alla moglie che l’aspetta in macchina. Attiro la sua attenzione invocando una leggera lacrimazione dell’occhio destro: Ho forato in autostrada. Ho messo il ruotino fra 1000 fatiche disumane. E’ davvero difficile fare una cosa pure non così complicata, per chi non l’ha fatta mai. Non è che potrebbe ripararmi la gomma o, in alternativa, cambiarmela? Lui mi guarda impietosito, non so se da me e dalla mia storia, oppure dall’immagine di Secondogenita con le treccine giallo-nere e molteplici tatuaggi di morte sul corpo. Saluta la moglie: Ci vediamo a casa. Mi cambia le 2 gomme posteriori. Devono essere uguali, se no la macchina non è in equilibrio. Sbuffa un paio di volte, ma lo capisco. Mi chiede 116 euro per 2 gomme nuove, mi aspettavo di più. Sarei stato pronto a pagare di più, pur di tornare a casa col lieto fine. 116 euro di gomme più 30 di benzina e 12 di caselli per non aver concluso niente, in questa tempesta di caldo soffocante. Madre, alla finestra, ride di me e annuncia ai commensali il mio ritorno: Ecco Matteo, che sta incazzato.
Ho imparato almeno due cose da quest’esperienza.
– Ora so cambiare una gomma.
– C’è chi infrange la legge per aiutare qualcun altro in difficoltà, sulla cui strada s’è imbattuto, e che prima d’allora non conosceva. Questo è per me una grande lezione di vita, oltre che un esempio per il futuro.
Alla sera resto a casa a guardare la partita, e a soffrire per quest’Italia che raddrizza la Giornata di Cacca Lenta 2012. E che adesso se la vedrà con l’Inghilterra.

26 commenti su “La Giornata di Cacca Lenta 2012

  1. Io devo capire chi scrive le sceneggiature di Villa Madre….direi che offrono sempre spunti interessanti!
    Pat, pat, pat sulla spalla e una carezzina a Zion-cane, smack Matteo!

  2. Io ho solo il giubbino catarifrangente, ma giusto perchè la scuola guida me lo ha regalato quando ho preso la patente. Se dovessi cambiare una ruota non saprei assolutamente dove mettere mano. Credo che resterei in macchina a bordo strada ad aspettare l’aiuto di non so chi o cosa eheheh. Hai avuto proprio una giornataccia insomma, fortuna che è passata! Spero che il nuovo dottore risolva il problema della povera Zion. Un abbraccio forte forte 🙂

  3. Menomale che hanno inventato il ruotino!

    Anch’io ho sempre un po’ di preoccupazione addosso quando mi accorgo di avere il telefono morto e sono in macchina la sera…spesso per rassicurarmi penso “prima facevano anche senza telefono cellulare”…però poi mi ricordo che le cabine telefoniche non esistono più, quindi mi affido anch’io all’omonima della cantante! 😀

  4. Non sapevi cambiare la gomma???? Ma chi ti ha dato la patente! Manco il giubbino ,un caricabatteria,una paletta,nada de nada:Ma tanto,se qualcosa deve andare storto,succederà comunque!Mi spiace per Zion-cane.

    • Infatti zero proprio. Povero me! Oggi ho acquistato su Amazon un caricabatteria da auto. Almeno, la prossima volta, potrò chiedere aiuto telefonico a chiunque. 🙂

    • Lo spazio separatore mi ha mandato in confusione. Quando ho focalizzato, sono stato felice. Di risentirti, e di leggere da te questo bel complimento. 🙂

  5. Io so cambiare una ruota! Ma riguardo il resto… L’auto è un mistero! Pensa che io una volta sono stato fermato dai carabinieri. Mi hanno chiestola patente e il libretto, ma io non sapevo cosa fosse l’ultimo, allora ho preso tutto dal cassettino e ho detto: “Cercate voi”… Poi mi hanno guardato e mi hanno detto: “Che patente ha conseguito?”, io: “La A”, loro: “Ma qui c’è scritto B, quella dell’auto!”, io: “Pensavo fosse la A, A come auto”, al che loro mi hanno guardato e riferito “Ma è sicuro di non aver comprato la patente!? Poi la B cosa sarebbe!? La patente della bici!?”… Che figura!
    Da allora, spero di non incontrare più carabinieri…
    C’è di peggio!
    Un bacio ^_^
    P.S. Incrocio ancora le dita per il cane

  6. Mamma mia, spero non mi capiti mai…vado in crisi per molto meno quando sono in macchina. Più che altro spero che il nuovo veterinario sia ok, la sorte di Zion-cane ormai ci sta molto a cuore.

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