Julia, se vengo a Los Angeles me lo dici ‘sto segreto?

Aspetta e spera che la telefonata (non) si avvera, e non è un problema di campo, o di credito, o di batteria; se uno non compone il numero e non preme sulla cornetta verde, ti puoi sbattere per terra, ma la telefonata non arriva, e non c’è santo che tenga. Al cinema ci vado lo stesso (non è che una telefonata mi cambia la vita, sia chiaro, né la giornata), a vedere un altro film (quindi qualcosa l’ha cambiata, però). Un segreto tra di noi, il grande (?) ritorno di Julia Roberts. Visto che a me la Julia piace proprio tanto, pure se qua e là voci mi suggerivano di evitare, io e la mia testardaggine masochistica abbiamo deciso di non lasciarci abbattere dai due flop di Un giorno perfetto e Decameron pie e siamo andati, peraltro alla multisala Garden, a diciamo 20 km (forse più) da casa mia, perché né il Movieplex né il Massimo hanno apprezzato, e quindi immediatamente tolto dalle sale. Sarà stato per via degli incassi, ma neanche questo interessa a me e alla mia testardaggine masochistica; noi vogliamo Julia boccalarga a tutti i costi, e Julia boccalarga avremo. Piove, nell’ampio parcheggio non più di 10 automobili (lontani i tempi in cui bisognava girarselo 2 o 3 volte per trovare un posto). Tra un po’ i ragazzi della biglietteria cominceranno a travestirsi da clienti e a pagare il biglietto per pagarsi gli stipendi. Come dice Franco, fosse stato per gli incassi aquilani Julia Roberts sarebbe morta di fame. 4 persone in sala per un totale di 16 euro, un sucCESSOne, insomma. Il film ha tutta l’aria di essere carino, giusto l’aria; con quelle enigmatiche inquadrature iniziali sui volti, sugli orologi, sulla pioggia, i primi dialoghi d’impatto. Poi comincia a snodarsi la trama che io avevo letto e che sulla locandina recitava più o meno così: una famiglia all’apparenza perfetta che custodisce un segreto. Perfetta? Ma se è una famiglia di disadattati psicotici, ed è chiaro fin da subito. Chi scrive recensioni, locandine, realizza trailer, mi chiedo: ma il film lo guarda prima o va a caso? Riassumiamo la trama. Julia è la moglie di uno scrittore di successo, un uomo freddo che maltratta il figlio che poi cresce e diventa scrittore pure lui. Julia ha una sorella più piccola che si affeziona molto al ragazzino, cresceranno insieme diventando grandi amici. Julia rimane incinta dell’uomo cattivo scrittore di successo e nasce Rayne sorella del ragazzino disadattato che poi diventa scrittore pure lui. Fin qui ci siamo? Questo ragazzino è costretto a vivere un’infanzia sotto tortura, perché il papà cattivo pretende un rigore estremo e gli riserva penitenze dolorose, come restare immobile a braccia spalancate con due barattoli di vernice, uno per mano, per un tempo indefinito, in garage. Ogni tanto compare un orologio digitale che segna ore e minuti uguali. 11.11 10.10 22.22 per capirci, che io mi ricordo che quando uno becca ore e minuti uguali vuol dire che qualcuno nel mondo lo ama, ed è una bella consolazione questa, ma non c’entra una ceppa col film. La svolta si ha quando arriva il giorno della laurea in lettere di Julia, ormai anzianotta. Il figlio maschio, scrittore affermato, torna da New York per l’occasione, Rayne, sua sorella, lo va a prendere all’aeroporto, intanto Julia e marito cattivo procedono in macchina e succede che il figlio di Jane che è la sorella di Julia, quella che era diventata amica col figlio poi grande scrittore (non vi perdete, eh) fa rimbalzare la palla da baseball prima su un tavolo, poi su una sedia, poi da qualche altra parte, insomma ‘sta palla finisce per strada. Lui va per raccoglierla proprio nel momento sbagliato, perché sta passando l’automobile a gran velocità di padre cattivo che per evitare il figlio di Jane, sorella di Julia, sterza violentemente e si appiccica a un albero. Julia muore. Non dovevo dirvelo? Va be’ che tanto è una cosa che succede quasi subito. Seguita una valanga di flashback per ricostruire la storia di questa famiglia, e tutto il mistero ruota attorno a un libro, che è il nuovo libro di ragazzino cresciuto e divenuto scrittore di successo, che si appresta a pubblicare, ma che a quanto pare conterrebbe un segreto capace di far morire il padre cattivo di crepacuore. È la rivalsa che quel bambino cresciuto aspettava da sempre nei confronti di un padre che non ha mai dimostrato di amarlo. Sì, ma che ci sta scritto dentro ‘sto libro? L’avete capito voi? Io no, perché nessuno lo dice, però una vaga idea alla fine del film ti viene, e ha a che fare con un po’ di corna sparse. Il film nella sua interezza non è granché, ma il finale fa veramente schifo. Il giovane scrittore, figlio del vecchio scrittore cattivo, decide di non pubblicare più il manoscritto, lo brucia addirittura. Che romantico, ma che cazzata. Uno scrittore per una buona storia calpesterebbe padre, madre, sorelle, amici e ovviamente nemici. In fondo è sempre una storia, non è detto che sia realtà.

Da un po’ di tempo a questa parte vanno di moda i film criptici che non finiscono, che ti fanno sentire un idiota perché partono i titoli di coda e tu non c’hai capito niente. Ma dove sono finiti i vecchi film di una volta, quelli con 3 personaggi: uno buono, uno cattivo e l’amico di quello buono che uccide il cattivo nella scena finale? La prossima volta il film lo lascio scegliere da qualcun altro. Magari dopo quella certa telefonata, se arriva.
Qua ha smesso di diluviare e si vede persino un po’ d’azzurro; buon week end.

28 commenti su “Julia, se vengo a Los Angeles me lo dici ‘sto segreto?

  1. Meno male non sono l’unica a tribolare con la telecom quando c’è tanta pioggia! Al momento tale nipote è un po’ più grandicella di te temo…un po’ tanto, ma se ti piacciono stagionate, lol! Se mi sente mia madre….

    Chilli

  2. chilli, pure io ho avuto qualche problemino dopo il temporale, ma la cosa sembra essere tornata a posto. Me la presenti questa tale nipote di tua madre?

  3. Julia Roberts somiglia ad una nipote di mia madre ^_^ La trama poteva pure essere caruccetta, però non so se posso fidarmi di uno che si è visto Decameron Pie senza avere una pistola puntata contro. Oh, quel temporale del cavolo a me ha fatto saltare la connessione fino ad oggi. Ciccisi (tipica esclamazione aBruzzese, con una “b”, thank you)!

    Chilli

  4. il dito lo girerei io, ma dove so io.

    Non ti vergogni a fare pubblicità al tuo romanzetto…? che straccione

  5. Viola, sicuramente è così. Infatti io mi diverto a pungerlo. Non è cosa partita da me, non sono così diabolico a infilare di proposito il dito nella piaga di un frustrato incompreso, però se tu vieni a rompere allora io il dito lo giro e rigiro a volontà. Evviva noi ed evviva Voland e Dio Nothomb.

  6. Sarò stronza, ma ‘sto anonimo ( che si firmi libraio inka, Maria Valeria Marini o Paperoga, è sempre la stessa sbobba ) mi sa tanto di scribacchino frustrato. Uno di quelli che ( pur essendosi calato le braghe più e più volte, sperando nella classica ” botta di culo ” ) è stato rifiutato da tutte le case editrici.

    Il suo astio personale nei confronti della Voland ( lodi lodi lodi a chi per primo ha pubblicato Dio in Italia ) secondo me nasce da un rifiuto bello e buono.

    P.S. Dio è Amélie Nothomb. Lunga vita alla Voland e a noi checipiaceassaiassai. Vero Mattè ? 🙂 ciauz

  7. abbruzzese o abruzzese, dipende se deriva da Abbruzzo o Abruzzo.

    E’ la stessa cosa, l’italiano consente la binomia.

  8. 14, io non ho mai cancellato un solo commento in vita mia. Quel che è certo è che, se la discussione si riduce a uno sterile offendersi, dopo un po’ mi stufa. Ripeto, io stimo molto la Voland, come altre case editrici che seguo, e se conosci i meccanismi editoriali (ma ne dubito considerati i contenuti dei tuoi commenti) saprai bene che una casa editrice non sceglie chi pubblicare secondo il criterio di chi più lecca, come dici tu. Io per ora non ho bisogno di una casa editrice, ne ho una che crede in me e mi pubblica senza chiedermi soldi nè copie vendute. Questo per dirti che i tuoi sono solo pregiudizi. E abruzzese si scrive con una b sola.

  9. vincenzo, bentornato! Ah, pure a me Monnalisa Smile era piaciuto tanto. Mi raccomando, i film non si scaricano da internet eh. Vai alla più vicina videoteca e acquista il dvd. E’ carino che tu riesca a leggermi tra le righe, o almeno che ci provi.

  10. sei un vigliacco se cancelli i commenti, sei solo un leccaculo che spera di essere pubblicato da una casa editrice un po’ più in vista, ma non vali niente, sei solo un abbruzzese.

  11. Della Julia mi piacque molto Monnalisa Smile. E a quanto ricordo, viene dopo Closer.

    Vabbè, de gustibus…

    Non ho ancora visto questo film, invece, ma da come ne parli mi sa ke mi piacerà un sacco! Le storie di realtà familiari malate ed i finali aperti mi intrigano; in genere, dopo mi fanno pensare, soprattutto se li vedo prima d andare a dormire.

    Ooops, non penserete che me lo scariko per vedermelo a casa, vero? NAAAAH, sciocchini! 😛

    Vincenzo

    PS: Matto! sn tornato ehehe, ma mi spiace leggere tra le tue righe che l’umore è quello che è… RIPPIGGHIATE!

  12. 9, ma che personcina carina che sei. Preciso solo una cosa, io non ho pagato nulla per pubblicare. Non è un vanto, è solo per dovere di cronaca. Il mio libro è alla terza edizione e la casa editrice di cui parli tu non solo non mi ha chiesto soldi, ma addirittura a fine anno me ne ha dati, pensa un po’ te. Buona notte e rosica di meno.

  13. Però cavolo julia cioè voglio dire le inquadrature le dovrebbero fare un pochino più da lontano quando ride faccio degli scatti di paura, ho la pressante sensazione che possa in qualche modo uscire dallo schermo e mordere staccandomi di netto la testa. Ecco ho un’ idea per un prossimo successone della beneamata transoceanica e fa così:

    L’uomo che sussurrava a julia roberts. ciaouzz

  14. sei solo uno sfigato partorito dal culo della propria madre che non andrà da nessuna parte nella vita. Sei un povero sfigato nato nella città più sfigata della regione più merdosa d’italia.Ti credi chissà chi solo perchè tuo padre ha così tanti soldi da pagare un editore da due soldi per far pubblicare il tuo vomito putrefatto che chiami romanzo.

    sei una merda leccaculo della voland.

  15. miya, Julia in questi anni si sta dimostrando un po’ confusa, ma io continuerò a darle fiducia. Non è che ero io che ti ho risposto così al Mc? Considerando il mio attuale stato psicofisico è probabile. Sai che la cosa della pagina mancante l’ho notata pure io? Uscirà presto un’edizione deluxe (come il panino) di Non farmi male dove, giuro, ci saranno tutte le pagine. La voce di V è nata come una specie di articolo di giornale, perché quella faccenda è accaduta sul serio e il blog di Eli esisteva davvero. Ovviamente è tutto molto diverso da come era in realtà però il tono vuole essere proprio quello del resoconto giornalistico. Come incasinato vuole essere il sogno di Cemento, che poi è un sogno che ho fatto io stesso (non mi ero sparato niente però) e il giorno dopo ho scritto Cemento e non volevo modificare quelle immagini, perché mi sembravano perfette così. Mi piace che tu sia venuto a darmi le tue impressioni, raccontandomi quello che ti è piaciuto e non piaciuto del libro. Sistema i feed perché io scrivo quasi tutti i giorni, e quando vedo Julia te la saluto. 🙂

  16. Il segreto vorrei conoscerlo anch’io… quando la vedi (Julia), dille che l’ultimo film buono che ha fatto è “Closer” di ben 4 anni fa e che si necessita di una svegliata. Detto ciò: la scelta dei film non è proprio il tuo forte!:D Come si fa a spendere soldi per “Decameron pie”? L’amico del buono che uccide il cattivo sarà mica il brutto? il buono, il brutto e il cattivo! Ah… dici che è n’altra storia? vabbè!

    Tornando a cose vecchie:

    Se ci si feeda di te (o di altri) bisogna ricordarsi che ci si è fidati e di mettere l’aggiornamento del feed in un lasso di tempo umano e non una settimana come avevo fatto io…

    Ancor più vecchie:

    Quando son venuto a L’Aquila, non sapevo nemmeno che ci venivo. Ero a Perugia e mio fratello mi disse “viè con me”. A lavoro ho chiesto di te ma non c’eri. O meglio, ho chiesto “Matteo sta lavorando?” e lui mi ha detto (pensandoci un attimo) “Eeh… no”. Forse ho sbagliato io a porre la domanda, perchè forse tu eri di turno ma in quel momento eri sfracellato sui cartoni degli Happy meal a prendere fiato e quindi tecnicamente non stavi lavorando. Beh, dettagli. Argomento libro:

    ho un rapporto strano con i racconti brevi in generale perchè non riesco a definire i personaggi dai pochi elementi che ne ricavo. Essendo un insonne cronico ho amato … Lorenzo. Al punto da dover controllare che non mancasse una pagina perchè quel momento è giunto presto e improvviso. Prime righe di pagina 41 e io che “Pagina 40. Pagina 41. Non manca una pagina e allora perchè ho questa sensazione?” Ho controllato 3-4 volte che realmente le pagine fossero nell’ordine giusto. “Cemento” l’ho trovato n’attimino incasinato, forse non c’ero io con la testa. Cercavo di seguire quel trip indotto senza ritrovarmi ad accendere le 4 frecce e lanciare un sos. “La voce di V” è un fatto di cronaca raccontato come farebbe un giornalista in un articolo di terza pagina. Era tutto molto “guarda che è successo” senza quel magnetismo dello scrittore che ci accompagna alle parole del blog di Eli. “Passione da cani” è passione in parole, passione per le parole, parole di passione. Ansia, frustrazione e piccole grandi soddisfazioni. “Domani addio” l’ho trovato personale, con spicchi di autobiografico. Parole che sconfinavano nel delirio per poi tornare nella carreggiata della rabbia implosa a lungo. “Veleno rosso sangue” ha lo stesso pregio di film come “In linea con l’assassino” e “Gocce d’acqua su pietre roventi”, film che si sviluppano in spazi delimitati, stretti, quasi soffocanti in un continuato stato d’impotenza. “Non farmi male”, il racconto, l’ho letto con gli occhi stretti come quando vedo le stragi di foche bianche in tv, con la voglia di girare pagina e scoprire che era finito, con alla fine i denti stretti per la rabbia.

    Di “Non farmi male” (libro) si apprezza la connessione col proprio quotidiano, con il cambio di toni a secondo dei personaggi, il link che si riesce a fare con la propria vita perché in qualche modo tutti siamo stati un po’ Daniele e/o Stefano, Lorenzo o Eli.

    Non c’era l’intenzione di essere negativo… ma è passato un po’ da quando l’ho letto e questo è quello che ricordo. Sperando non ti dispiaccia… 😀

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