E datecela una buona notizia!

Sono giorni (va be’, diciamo giorni) di cattive notizie. Qualcuno mi dica se sta andando davvero tutto storto oppure se è il solito amore incondizionato da parte dei media per le tragedie. Magari capitano tante cose belle in Italia e nel mondo, ma non lo sapremo mai perché nessuno ce ne rende partecipi. Io dico che una buona notizia ogni tanto ci farebbe bene, se non altro al morale che potrebbe persino arrivare a sperare nelle possibilità della vita. Mica ci si può svegliare la mattina, sbadigliare e subito chiedersi: Di quale catastrofe oggi sarò messo al corrente? Quale vicino o lontano mi sentirò di compatire?
Pertanto invito i TG a:
– Raccontare della nascita di un bambino (che non sia la figlia di Carla Bruni che l’abbiamo capito che ha partorito, grazie).
– Fare un collegamento dall’abitazione di una famiglia che potrà estinguere il mutuo perché il marito ha trovato un lavoro fisso e festeggia sorridente a cena con tutti.
– Documentare i meravigliosi fuochi d’artificio siciliani, al momento di inspiegabile natura. (Ah, non erano fuochi d’artificio quelli… ma c’entra l’Etna per caso?)
E invece no. Ecco le notizie all’ordine del giorno:
– Cosima ha detto al giudice che al momento del delitto dormiva in camera sua e accanto a lei dormiva Sabrina (e i loro cellulari dormivano in garage, certo).
– Simoncelli è morto pure oggi. Alla faccia di chi sostiene che nella vita si vive (e quindi anche muore) una volta sola.
– In Turchia ha fatto un terremoto di 6.6, ma pare sia 7 punto qualcosa, però loro dicono 6, che ha provocato la morte di 200 barra 2mila persone.
– Il fratello di Madonna chiede l’elemosina sotto i ponti di Londra. (Prendi gli spiccioli che hai raccolto e usali per acquistare un biglietto aereo di sola andata per l’Italia che qui siam pronti a ricoprirti d’oro. Ti aspettiamo!)
– Malasanità, casi in aumento. Nell’ultimo anno 329 decessi dovuti a errori.
E via dicendo.
Perché, oh signori tele-giornalisti, non ci raccontate la storia di un bravo medico che ha salvato una persona in fin di vita? Perché, oh signori della televisione, non ci raccontate la storia di un disperso ritrovato sotto le macerie e salvato? Perché, o signori dell’informazione, non ci date un po’ di quella sana speranza che convince a insistere nel voler fare poche cose, ma buone nella vita?
Quando muore qualcuno sono tutti scioccati. Prendiamo Simoncelli. Capirei se un passante avesse tirato fuori dal taschino della giacca una pistola e gli avesse sparato, ma così non è stato. Sono ragazzi dalle belle facce fresche e sorridenti, ci affezioniamo perché sono simpatici, sprintosi, tirano fuori la lingua davanti alle telecamere e fanno le fumate bianche alla fine delle gare. E sono motociclisti, che vanno a 300 chilometri orari a cavallo di bestie di 250 chili. Noi possiamo pure dimenticarcelo, ma loro no. Non succede (quasi) mai di lasciarci la pelle, ma può capitare. Questa eventualità rara e terribile loro ce l’hanno stampata in testa ogni metro di strada che divorano, a pochi centimetri dalle moto dei loro compagni e avversari, spesso amici.  Sulla caduta di Simoncelli ne ho sentite di tutti i colori. Valentino Rossi che smette, Valentino Rossi che non smette, Valentino Rossi incolpato di omicidio. Quel tal giornale che ha dedicato la prima pagina a Simoncelli e non al terremoto in Turchia; quell’altro solo mezzo trafiletto e un altro ancora 25 pagine, con la ricostruzione al fotofinish dell’incidente, ma non ha riportato la dichiarazione dell’estetista, amica di Sabrina, convinta che non sarebbe mai stata capace di un gesto del genere.
Mi è capitato quello che di solito mi capita: il disinteresse assoluto per la notizia, che lascia spazio a considerazioni correlate e a un mucchio di interrogativi selvaggi.
– Esiste una classifica del dolore provocato da una o cento morti?
– Un dolore merita notorietà più di un altro? Quali sono le caratteristiche di una classica morte da prima pagina?
– Quale morte merita i riflettori: quella di Simoncelli, quella di centinaia di anonimi turchi, quella di Sarah Scazzi, quella di un ragazzo aquilano che è morto dopo 2 giorni di coma per aver inghiottito delle alici contaminate in un rinomato ristorante di pesce della costa abruzzese, (del quale non si è parlato neppure sui giornali locali)?
E se per una volta, in copertina, mettessimo la fotografia per esempio di Queen, il pastore tedesco che si è fatto tutto il bosco a perdifiato per attirare l’attenzione dei soccorritori sulla sua padrona punta da 2 vespe, ormai in stato comatoso con difficoltà respiratorie? Non è una bella storia questa?

19 commenti su “E datecela una buona notizia!

  1. Allora provo a chiedere aiuto sul mio blog perchè non puoi solo partecipare, qua dobbiamo trovare qualcuno che lo sappia gestire! E io non penso di essere la persona più adatta, dovete persino insegnarmi come fare a postare le foto nel mio blog! Un bacione.

    • Gestire neppure io, soprattutto per una questione di tempo che è quello che è. Ma se con le foto sei una gran maestra! 🙂

  2. Daaai…non devi attendere tanto :-)!
    Sì i segnapagina sono utili. Consiglio: mettili nella parte superiore del libro, così quando rimetti il volume in libreria non si piegano 😉

  3. Ciao Matte! BELLISSIMO POST! Non sto a commentare tutto quello che hai scritto, altrimenti stavolta dovresti smettere di leggere libri per almeno una settimana, 😀 quindi mi limito a farti i complimenti e a proporti una cosa: Perchè non lo facciamo noi un tg blog solo di belle notizie? Notizie vere, reali, tue, mie e di altri che vogliono partecipare. Un’edizione al giorno. Ognuno, scrive le belle notizie che ha saputo, anche solo una, del suo paese o del resto del mondo. Un blog solo di quello. Chiunque ha voglia di una sferzata di buon umore potrà venire da noi e leggerla. Cosa ne dici? Un bacio a Queen!

  4. Naaaa…dai, sorpresa!
    Però, per la cronaca…io quando leggo i libri metto i segnapagina, per ricordarmi dove andare a ricercare quando poi ne voglio scrivere la recensione e per avere un segno di dove si trovano i brani che mi hanno colpito di più, se volessi ritrovarli…lo faccio sempre…e il tuo libro ha tutti questi foglietti rosa che spuntano ovunque, oh sì 🙂

    • Miss Fletcher, allora non mi resta che attendere. [Mi sa che ti rubo l’idea dei segnapagina. Utilissimi per uno smemorato come me. “Dov’era quel pezzo che diceva…sì come diceva?” e intanto sfoglio a casaccio.] 🙂

      Pigmy, è un’idea carina, chissà che non esista già da qualche parte. Io parteciperei volentieri. 🙂

  5. Una parola che nessun giornalista conosce è “priorità”.
    Come Devis, io cerco di non guardare i telegiornali ma mi affido alla carta stampata… ma è una tristezza anche lì.

  6. Mi associo dicendo che i telegiornali non li guardo piu. Sempre le solite cose… Trite e ritrite.
    Al mattino do un’occhiata veloce in rete per sapere le ultime novita (che poi… Son sempre le stesse) e poi basta. Tg che diventano reportage di cronaca nera mi interessano come la coda di gatto (parafrasando Phebe di friends).
    Bellissima la notizia di Queen. Ricordo di averla letta in rete.
    Un abbraccio e grazie!!!
    Buona giornata
    Ciauzzz fabuloso!!!!

    • Devis, io faccio come te. La rete (facendo una certa selezione) resta uno dei pochi mezzi di diffusione imparziali delle verità. O almeno ce lo auguriamo. Buona giornata a te!

      Giovy, la carta stampata segue le stesse logiche della TV purtroppo. Nel giornale ci finisce quello che più “tira” e ciò che più è vicino all’area politica a cui il giornale fa riferimento e da cui dipende.

  7. Avevo visto questa ricerca mandata in onda su TVTalk, mi pare, in cui emergeva che i tg italiani, rispetto ai suoi corrispettivi europei, in proporzione mandano in onda molte più “cattive notizie”.

    E pensare che ci sono canali come quello della BBC che fanno giornalismo vero, non alla maniera di Minzolini o alla Barbara D’Urso, ammesso che di giornalismo si possa parlare.

    Il canale anglosassone spesso va sui luoghi di guerra, devastazione per reportage, sinceramente ogni volta che mi sono sintonizzato mai mi è capitato di vedere il sangue di un cadavere, la storia viene sempre raccontata con la sua sana dose di tragicità, ma mai si cade nel disrispetto della persona, mai mi è capitato di vedere il giornalista chiedere ai parenti di una vittima “ma come si sente”?

    Siamo oramai abituati ed assuefatti a questo nuovo aberrante modo di fare giornalismo, spettacolarizzare il dolore per fare ascolti o audience, perché in qualche modo il rating sale quando la notizia è nuda e cruda. E quanti più particolari cruenti si hanno, meglio. Si pensi solo al fenomeno della gente che la domenica organizza le scampagnate per andare a vedere i luoghi dell’orrore sulla scena del crimine della povera Sarah Scazzi.

    E poi ovviamente c’è Vespa col suo plastico, Matrix coi suoi opinionisti. Programmi su programmi su programmi. C’è un vero e proprio business dietro, degno delle peggiori iene senza morale.

    E lo spettatore? È assuefatto. Un po’ come per me che son napoletano, dopo anni di emergenza rifiuti, è diventato normale avere l’immondizia scaricata sui bordi delle tangenziali, fa un po’ da arredo urbano.

    Siamo in un Paese dove non c’è più rispetto per nulla: dolore, vita umana, lavoratori o per il proprio Paese. E c’è tutta una macchina dietro, che continua a legittimare in una qualche maniera questo ignobile regime di immoralità. E se noi, che siamo i primi a fruirne, noi che siamo l’ultimo gradino della scala sociale, non ci ribelliamo in qualche modo a questo genere di infamità, facciamo da terreno fertile per tutte quelle persone, che approfittano di questo sistema e speculano per trarne vantaggi personali, senza che, all’ennesimo scandalo, vi sia (troppa) indignazione.

    Ecco il motivo per il quale non avremo mai in prima pagina: “Uomo salva palazzina da fuga di gas”.

    • Haunted85, è come se le brutte notizie facessero comodo a questa Italia, e allora son tutti lì a sperare nell’ennesima tragedia.

      Michi, il tuo pensiero assomiglia molto al mio. E’ un dispiacere naturale e relativo, come quando muore qualcuno, insomma. Però finisce là e dovrebbe finire là a mio avviso. E invece si va avanti e avanti a mostrare le immagini, la sequenza della morte, il rallenty e le dichiarazioni di quando ha vinto la sua prima gara a 10 anni e via dicendo. Queen forever! 🙂

      Chagall, infatti. Va bene l’ottimismo, ma c’è un limite a tutto, hai ragione. Un po’ come se io un giorno finissi di pagare le rate della macchina. Credimi, ho perso il conto.

  8. La storia di Queen è di quelle che ti aprono il cuore e ti fanno respirare aria pura.
    Sul resto, sulla maniera di dare le notizie..concordo con te. Soprattutto non mi piace questo continuo parlare di fatti di cronaca ovunque, mi sembra improprio e quanto mai inutile.
    Il povero Simoncelli, eh…io non seguo e fino a ieri ignoravo chi fosse. Credo che chi fa quelle scelte di vita sappia cosa rischia e penso anche che non vorrebbe vivere diversamente, ma dispiace comunque, quando se ne va un ragazzo così giovane.
    Dai, stasera la buona notizia te la do io…oggi è arrivato il tuo libro ed è già in lettura 🙂 Mi piace, ma già lo sapevo 😉

  9. Perfettamente d’accordo. Direi che questa riflessione fa il paio con la mia per dire che i telegiornali e tutti i programmi alla D’eusanio/Sposini/D’Urso rispondono a un’audience che ha bisogno di sentirsi vicina alle sofferenze di persone che la TV trasforma in personaggi.

    Qualche giorno fa ho commentato l’articolo su Minima&Moralia “We get the media we deserve”. In questo caso possiamo proprio dire: tiè, ve li siete meritati.

    • Speaker Muto, se la media e poco più della nostra popolazione vuole questo, sì, ce li meritiamo e dobbiamo pure tenerceli visti gli ascolti. Assieme mettici pure il bisogno di sentirsi fortunati con la loro media vita senza emozioni, comunque migliore di tante altre viste spezzate da una tragedia, e poi pure utili, perché in molti si mettono davanti alla TV a fare le indagini e stabiliscono i nomi dei carnefici ancor prima che ci riescano (quasi mai, ultimamente) gli inquirenti.

      Sir Babylon, sto arrivando anch’io a questo punto. Ci sono molti modi per informarsi, soprattutto attraverso la rete, e i telegiornali sono i meno sinceri.

      Miss Fletcher, che bello grazie! Posso sapere qual è dei 3, oppure è una sorpresa?! -.-“

  10. ci pensavo stamattina, sul taxi verso l’aeroporto, costretta ad ascoltare a una radio improponibili due tizi improponibili che parevano la fiera delle banalitá. senza dimenticare i messaggi del tipo “ciao marco sei il nostro angelo, sgomma felice fra le nuvole. Ne approfitto per salutare tutti quelli che mi conoscono, ciao mamma, sono in radio!”. Applauso fintissimo.
    E io ho pensato esattamente quello che hai detto tu. Tante domande senza risposta. O meglio, io una risposta me la sono data. Rispetto profondo per tutti i morti, ma interesse no… proprio no.
    Mi dispiace per questo ragazzo, ma se l’è cercata (e fra parentesi penso che fosse pagato di conseguenza, di solito questa gente non guadagna bruscolini).
    Sono stufa di tragedie. Sono arcistufa di tragedie. La vita tende giá alla tragedia di per sé. Sono arcistufa di sentirmi in colpa perché non mi dispiaccio per la morte di un tizio che fino a ieri non sapevo chi fosse.
    W Queen.
    (scusa lo sfogo)

  11. Guarda, delle volte ti viene da pensare che ci sia quasi una strategia nel modo in cui danno le notizie. Per creare ansia e paura.Ti ricordi il periodo delle pandemie? Il modo in cui l’informazione ha gestito la cosa è stato scandaloso. Quando parlavo (nel post precedente) del libro di Huxley mi riferivo a questo. Lui spiega molto bene che un modo per rendere i soggetti più sensibili e influenzabili a qualsiasi messaggio (pubblicitario o politico) è renderli insicuri o spaventarli. Le soglie dell’attenzione cadono e si è più ricettivi a tutto.
    Vabbé, forse io sono catastrofico, però forse a livello inconscio ci muoviamo in questa direzione.
    E poi non dimenticare la cosa dei rifiuti a napoli che hanno preso a incendiarsi da soli, o così dicono.
    Quanto alla famiglia che estingue il muto, entriamo nel campo della fantascienza. Io non mi azzarderei, perché c’è la seria possibilità che Giacobbo ricominci a con la storia del 2012 e dei Mayaloni galattici che erano alieni. 😆

  12. Hai ragione. Il punto è che la cronaca nera ci affascina a livelli morbosi e poi non siamo mai contenti. Quando qualche TG (di solito Studio Aperto o il TG1) trasmette notizie come quella di Queen, la gente si lamenta dicendo “ma che razza di notizia è?”. -.-

Rispondi a Giovy Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.