Quando gli editori se la prendono coi blogger e li portano in tribunale

Linda Rando è una blogger ventunenne condannata in primo grado a un risarcimento di 5000 euro per diffamazione ai danni della casa editrice 0111 (Zerounoundici), diretta da Stefania Lovati.
Il reato si riferisce a una serie di commenti offensivi lasciati da alcuni utenti del Writer’s Dream, community letteraria ideata e gestita appunto da lei.
In sostanza Linda Rando, in quanto amministratrice del forum, è stata ritenuta responsabile dei contenuti, inclusi quelli non da lei pubblicati, alla stregua di un direttore di giornale, senza che nessuno si fosse preoccupato di rintracciare i reali autori dei commenti infamanti. Da informatico non proprio all’ultimo grido, mi sento comunque di dire che non sarebbe stato complicato farlo.

Linda Rando in questi anni si è distinta per le sue battaglie contro l’editoria a pagamento. Per quanto mi è dato sapere e ho potuto constatare, non l’ha fatto mai attraverso insulti o cattiva informazione, al contrario. Ha sempre cercato la strada della conoscenza, mettendo le persone davanti a fatti concreti.
La prima volta che ho sentito parlare di lei, ormai qualche anno fa, mostrava trionfante gli esiti di un esperimento interessante. Aveva messo assieme un disorganico blocco di memorie, articoli di giornale, diari, spezzoni di pseudo-racconti, pensieri, scritti a casaccio insomma, gli aveva dato un titolo e l’aveva spedito in valutazione alla casa editrice Il Filo. In men che non si dica aveva ricevuto in risposta una proposta di pubblicazione, ovviamente a pagamento, piena di elogi  e lodi all’opera proposta, segno che nessuno si era preoccupato di valutarla perché la differenza la fanno i soldi.

Mi è simpatica Linda, come mi sono simpatici i giovanissimi che per esperienze, entusiasmo, passione, impegno, stimoli, camminano a settemila piedi d’altezza rispetto alla media dei coetanei e non solo. A ventun’anni ha alle spalle e sulle spalle la più grande community letteraria italiana, il Writer’s Dream, dove porta avanti con impegno costante e coraggio fra scomode grane – chiamiamoli così quei piccoli contrattempi nei tribunali –  la buona e giusta informazione, tutta a favore di chi prova ad avvicinarsi alla pubblicazione.
Writer’s Dream è una preziosissima goccia limpida in un gigantesco specchio d’acqua stagnante, popolato da “editori” (fra virgolette) con canini sporgenti che Edward Cullen, il vampiro liceale di Twilight, a confronto è Fiocco di Neve, la capretta di Heidi. Si muovono nel buio di contratti editoriali ingannevoli e si nutrono dei sogni e dei soldi degli aspiranti autori. Li convincono a pagarsi la pubblicazione sommergendoli di elogi e palle sulla difficile condizione dell’editoria e sulla necessità di investire loro stessi nella produzione dell’opera, perché “gli editori grandi non considerano gli esordienti, e i medi e piccoli sono a pagamento”. Tutto falso!
Linda Rando ha trovato il modo per ribadirlo fortemente con le prove. Grazie al contributo di centinaia di autori pronti a raccontare le proprie esperienze, e di bravi editori desiderosi di far conoscere le loro buone intenzioni, ha potuto stilare una lista di quasi trecento editori non a pagamento, alla faccia di chi dice che per pubblicare bisogna per forza pagare, autori frustrati compresi. Per completezza di informazione, e sempre a vantaggio di chi cerca un editore, ha inserito quelli che invece chiedono un contributo agli autori, che sia sotto forma di denaro, poco o tanto, oppure di copie da acquistare, poche o tante, in altre liste ben definite secondo criteri oggettivi.
Far parte della lista degli editori a pagamento non significa essere dei delinquenti. Questo Linda l’ha specificato innumerevoli volte, anche perché non c’è nessuna legge che vieti a un editore di chiedere all’autore una partecipazione economica per la pubblicazione. Né le liste vanno lette come un giudizio di merito o demerito sugli editori, stanno semplicemente a indicarne l’operato; quello pubblica gratis, quell’altro ti chiederà dei soldi.
Gli aspiranti autori, quelli che si informano, ora sanno cosa aspettarsi e possono scegliere in completa libertà e soprattutto consapevolezza l’editore a cui rivolgersi.

Non voglio entrare nel merito della faccenda giudiziaria fra Linda Rando e Stefania Lovati della casa editrice 0111 con la quale non ho mai avuto a che fare. Vi segnalo qualche contributo per saperne di più. L’articolo del Fatto Quotidiano e l’intervista a Linda su Valigia Blu: Clic e Clic, e un articolo sul Post scritto da Carlo Belgino, avvocato penalista che ha trattato la vicenda in modo molto preciso: Clic.
Ci tenevo a parlarvi di Linda e del suo Writer’s Dream, augurandomi che sia per voi, autori in cerca di editore, utile come lo è sempre stato per me, e mi dispiace di doverlo fare in questa triste occasione.

Incuriosito dalla vicenda, ho cercato informazioni sulla casa editrice 0111. Da scrittore, quello che m’interessa è intanto il contratto. Ho trovato un portale che vi segnalo perché riporta paro paro quello della 0111 concentrandosi sull’aspetto delle royalties, la percentuale che l’editore deve all’autore sulle vendite del libro pubblicato. Zerounoundici ha un’idea piuttosto originale su quanto e come pagare i diritti d’autore: Clic. Copio dal sito, che copia dal contratto della 0111:

Sulle copie vendute l’Autore ha diritto a quanto segue (il totale vendite è da intendersi cumulativo e comprenderà sia la versione stampata, sia la versione e-book):
– fino alla 100° copia: 3% sui rispettivi prezzi di copertina – libro, ebook
– dalla 101° alla 200° copia: 5% sui rispettivi prezzi di copertina – libro, ebook
– dalla 201° alla 500° copia: 7% sui rispettivi prezzi di copertina – libro, ebook
– dalla 501° alla 1000° copia: 8% sui rispettivi prezzi di copertina – libro, ebook
– oltre la 1000° copia: 10% sul prezzo di copertina sui rispettivi prezzi di copertina – libro, ebook
Le provvigioni di cui sopra verranno riconosciute solo se le vendite totali raggiungeranno almeno le 250 copie (cumulative) nel periodo contrattuale. In caso contrario verranno riconosciute con i seguenti limiti:
– sotto le 150 copie = 0 (si veda nota)
– da 150 a 200 copie = 40% della cifra calcolata secondo la tabella di cui sopra (si veda nota)
– da 201 a <250 = 70% della cifra calcolata secondo la tabella di cui sopra (si veda nota)
(nota: quanto sopra verrà applicato a meno che l’Autore non dimostri che grazie al suo impegno promozionale – copie richieste in conto vendita; presentazioni; vendite derivanti dalle sue pagine web – sono state vendute un minimo di 125 copie. In tal caso, la percentuale verrà riconosciuta al 100%).

Quindi la Zerounoundici, non chiedendo soldi agli autori, resta a tutti gli effetti una casa editrice free, però il meccanismo del pagamento dei diritti è piuttosto contorto. Io ad esempio avevo male interpretato; me l’ha dovuto spiegare Stefania Lovati con la quale ho avuto un interessante confronto che mi dà modo di rivedere queste righe del post.
Se il libro raggiunge le 250 copie vendute, nessun problema: all’autore vengono riconosciuti i diritti d’autore pieni secondo le percentuali sopra specificate (3% fino alla centesima copia, il 5% dalla copia 101 alla copia numero 200… ecc.) Percentuali che, per esperienza, giudico ai limiti della miseria. Se il libro non raggiunge le 200 copie vendute, l’autore per vedersi riconoscere le provvigioni in toto deve vendere per fatti suoi fra presentazioni, copie richieste per sé e copie vendute attraverso il suo sito o quello dell’editore (a patto che riesca a dimostrare che sia stato effettivamente lui a farle acquistare) almeno 125 copie, che non sono pochissime. Come ho anche risposto a Stefania Lovati in uno dei commenti, non spetta all’autore vendere le copie e non si capisce perché sotto un certo numero di copie vendute l’autore non si debba vedere riconoscere i diritti per la propria opera.

Comunque. In una buona copisteria stampare 125 copie ben fatte (spesso meglio di quanto facciano certi editori) costa intorno a 400 euro, anche meno. Rivendute a 10 euro l’una, senza editori di mezzo, portano un guadagno di 1250 euro. Tolti i 400 di spese di stampa vengono fuori 850 euro puliti che vanno in tasca all’autore.
E allora, la domanda che si pone l’autore dell’articolo e che viene spontanea anche a me è: a questo punto, non è meglio autopubblicarsi che mettersi in mano a editori che non ti chiedono soldi (ma tante energie sì) e niente o quasi ti danno?
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AVVISO AGLI AVVENTORI DI QUESTA PAGINA: Qualora vogliate esprimere la vostra sulla vicenda Rando-Lovati vi chiedo di farlo con educazione, almeno per evitarmi la denuncia per diffamazione, altrimenti sarò costretto a cancellare i commenti. Io 5000 euro non ce l’ho (ma neanche 2500, per dire).
– Vi segnalo l’intervento di Stefania Lovati, l’editrice in questione, nei commenti.
– Ho prelevato l’immagine del simpaticissimo lupo diffamato da MartelBlog (http://martelblog.myblog.it).