Giovani talenti crescono. Ma soprattutto vengono a farsi intervistare da me!

Francesco Muzzopappa è uno tra i più conosciuti e apprezzati copywriter italiani. Per intenderci, scrive pubblicità. Per diventarlo è indubbio che ci voglia talento, ma anche una sana dose di pazzia. E lui da questo punto di vista è un’overdose da assumere in pillole se non si vuole morire dal ridere. Ogni volta che scrive qualcosa su Facebook mi schianto dalla sedia e mi rotolo sul pavimento.
Lo nota prima Raul Montanari e poi l’editore Fazi, che lo porta in libreria con “Una posizione scomoda” uscito da pochissimo e già sulla bocca di tutti. Il protagonista del suo romanzo si chiama Fabio Loiero, un ragazzo diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Viene riconosciuto come una grande promessa del Cinema italiano, eppure si ritroverà a scrivere film pornografici dagli improponibili titoli.
Potevo farmi scappare quest’intervista? Proprio, ma proprio no. Clic

A sostegno della mia teoria che le “4 Chiacchiere (contate)” portano benissimo, e visto che io agli scrittori che si fermano a prendere una cioccolata calda con panna nel salottino di Sololibri.net ci tengo e li seguo, guardate un po’ che mi combina Davide Faraldi! Ce lo ricordiamo per “Generazione Erasmus”,  uscito con Aliberti nel 2008 e divenuto il romanzo, anzi no, la bibbia generazionale degli universitari in giro per il mondo. Doveroso Clic sull’intervista per rinfrescarvi la memoria.
Da allora si è preso una pausa non dalla scrittura, ma dai libri, e si è buttato a capofitto nelle sceneggiature. Collabora con Luxvide, Polivideo, Macaia Film, Movimenti, Barabucha, Radio Dj. Ha scritto per Mediaset, Gazzetta dello Sport, Focus Junior e vari canali satellitari.
Voglio parlarvi del suo ultimo progetto perché mi piace da impazzire. Si intitola “Suicidi” ed è una serie tragicomica per Fox Italia ideata insieme a Davide Stefanato che è anche uno degli attori. La regia è affidata a Gianluca Fumagalli che ha diretto, tanto per citarne due, il film “Quasi Quasi…” con Marina Massironi, Neri Marcorè e Fabio De Luigi, e la serie TV “Belli Dentro” con Geppi Cucciari e Leonardo Manera.
Immaginate un uomo disperato sul cornicione di un palazzo altissimo. È pronto a farla finita quando per caso lo raggiunge qualcuno. Si butterà? Per scoprirlo guardatevi la puntata pilota! Clic

Complimenti ragazzi, e avanti così!

Spazierò nello spazio spaziale!

Oggi ero dell’umore giusto, perciò l’ho fatto; o comunque c’ho riprovato.
Lo sono quasi sempre per scrivere, sempre sempre sempre (tre “sempre”) per leggere, abbastanza mai (quindi nessun “sempre”) per dedicarmi allo studio. Oggi lo ero. Sì, oggi mi andava di autoinfliggermi l’umiliazione di fissare per ore lo schermo del computer fino al solito punto di non ritorno, quando non mi ricordo più come mi chiamo, dove mi trovo e che ci faccio qui.

Il progetto della tesi è molto complicato per me. Quel “per me” conta, per questo è in corsivo. Uno studente di Informatica che arriva alla tesi dopo un percorso mediamente lineare troverebbe il mio progetto comunque complicato da realizzare (quindi senza “molto”), ma se la caverebbe con pochi graffi. Io arrivo alla tesi dopo aver percorso migliaia di chilometri in più, inutili e costati anni persi. Possiamo discutere se siano stati o no davvero anni buttati. Io non lo credo. Avrei potuto sfruttarli meglio, questo sì. Persi sicuramente, visto che se ne sono andati nello scarico del cesso di un fast-food dove tutto è unto e puzzolente, pure le persone, e dove un “grazie” mica me lo ricordo.
Col senno di poi gli “avrei potuto” della vita si moltiplicano. Certo non posso rimproverarmi per non aver smesso di alimentare il sogno, soprattutto alla luce del fatto che è ancora qua, sul mio tavolo, e non dentro a un cassetto. Rinnovato e più forte di prima.

A Informatica non ci si laurea senza un progetto, e i progetti sono software composti da pagine di righe di codice che, se fossero scritte in caratteri cinesi, ci capirei qualcosa di più. Negli anni ho studiato poco e male, e ora sudo sangue per farmi entrare in testa regole e linguaggi di programmazione che neanche Dan Brown. Non chiedetemi come ho fatto a finire gli esami; non lo so.
Quando si ha un obiettivo davanti, bisognerebbe raccogliere le energie dentro di sè e lasciarle interagire con gli stimoli che arrivano dall’esterno, affinché formino una forza positiva potente che spinge in quella direzione. Invece, dagli ultimi esami alla tesi ho fatto passare altro tempo, troppo. Un buco nero di anni che hanno risucchiato pure le poche abilità che per sola testardaggine ero riuscito a maturare.

Dopo le prime due istruzioni di diecimila, mi rendo conto che neanche alla fine di oggi avrò idea di cosa quel foglio elettronico voglia dirmi. Ma stavolta è diverso. Stavolta posso! L’umore… ci siete?
– Oggi sei dell’umore giusto. Ricordatelo, Matteo! – parlo da solo riassestandomi sulla sedia, poi esclamo: – Vediamo un po’ di capirci qualcosa!
Non chiudo subito la schermata, come faccio sempre dopo un momentino (di ore) di sconforto, no no. Io spazierò nello spazio spaziale! Certo, come no. Col senno di poi, ecco che mi viene da dire: AHAHAH!!!
Mi piaccio quando mi predispongo al successo (che non arriva comunque, sia ben chiaro), pure se ciò che mi aspetta ha dell’impossibile, per me.
E allora muovo il mouse gasatissimo. Eseguo azioni disperate e totalmente a casaccio. Perdo il controllo sul mostro luminoso pur non avendolo mai avuto. Congiungo i palmi delle mani, come mi hanno insegnato le suore alle elementari quando ci si appresta a recitare l’Ave Maria, e imploro il buon Dio di far capitare qualcosa sul monitor. Un lampo, un’immagine chiarificatrice, un clic fortunoso che dissipi la nebbia e mi permetta di procedere di almeno un altro passetto. Niente!
Finora, il fenomeno miracoloso si è verificato solo a Medjugorie e nel salotto di Villa Madre, il giorno che ho capito che stavo sbagliando tutto il database, e ho dovuto ricominciare quasi da capo. Pure se all’indietro, è una delle tante forme del procedere.

La fase successiva alle preghiere è lo sconforto. In me si manifesta con un silenzio perso nel vuoto.
Raggiungo la cucina. Madre è rientrata dopo otto ore di lavoro, dopo quarant’anni di ore di lavoro, per la precisione, e si è messa a fare i piatti. Mi vede scuotere la testa. Non ho un pensiero definito, ma tanti pensieri di disfatta, mentre mastico lentamente i cereali collosi di una barretta Kellogg’s. Mi sento stanco, io che non ho fatto niente. Mi vergogno di sentirmici. Madre chiude l’acqua, si asciuga le mani. Si volta e mi dice:
– Lo sai quanti anni c’ha messo tuo nonno per diventare un bravo costruttore?

Non ho capito se si riferiva alla laurea, o alla scrittura che non le è mai andata giù. Ma aveva a che fare col persistere. Torno in camera con un mezzo sorriso, che poi si fa pieno.
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L’immagine ritrae il gonfiatore di palloncini verdi per i comizi politici della Lega. Uno dei tanti laureati italiani che, per sbarcare il lunario, s’è dovuto inventare un mestiere. L’ho prelevata da Panorama.it senza chiedere il permesso.

Caro autore, se paghi il doppio ti recensisco gratis!

Un paio di mesi fa ricevo un messaggio privato su Facebook da un certo Salvatore. Questo messaggio, per la precisione:

Ciao,
piacere sono Salvatore, direttore del sito:
www.consiglialibro.altervista.org
Ho visto che hai scritto un libro e vorrei pubblicizzarlo e recensirlo sul mio sito.
Contattami per info.

Appena leggo la parola pubblicizzarlo, vengo raggiunto da una folata di puzza di bruciato che neanche Madre quando si dimentica le costolette fra le fiamme del barbecue in giardino mentre, al secondo piano di Villa Madre, cerca di raggiungere la condizione del sottovuoto per entrare nei jeans. Comunque gli rispondo cordialmente di farmi avere tutte le info che desidera.
Ebbene, mi arriva una vera e propria proposta commerciale in stampatello, che incollo quaggiù senza cambiare una virgola, come se di virgole ce ne fosse qualcuna, né uno spazio, e neppure aggiungere quel sacrosanto apostrofo mancante fra “un” e “ottima” che Salvatore dev’essersi dimenticato:

PER LA RECENSIONE E PUBBLICIZZAZIONE
DEL LIBRO SUL MIO SITO E’ GRADITA UNA PICCOLISSIMA DONAZIONE DI 10 EURO PER AIUTARMI CON LE SPESE DEL SITO, MA IN CAMBIO AVRESTI UN OTTIMA PUBBLICITA’ VISTO CHE IN UN MESE DI VITA
IL MIO SITO HA OTTENUTO PIU’ DI 25MILA VISITE
E 40MILA PAGINE VISITATE

OPPURE

PER 20 EURO TI ORGANIZZO RECENSIONE + INTERVISTA
E TI ASSICURO CHE VIENE UNA COSA MOLTO CARINA

LO SO CHE CHIEDO UNA PICCOLA DONAZIONE
MA IO OFFRO UNA COSA CHE ALTRI NON POSSONO OFFRIRTI
UNA GRANDE VISIBILITA’,VISTO CHE IL MIO SITO HA RAGGIUNTO LE 25MILA VISITE IN POCO PIU’ DI UN MESE

E SE EFFETTUI LA DONAZIONE DI 20 EURO PER RECENSIONE PIU’ INTERVISTA
TI CREO UN BOOKTRAILER COMPLETAMENTE GRATIS
E RECENSISCO UN ALTRO TUO LIBRO SEMPRE GRATIS

Da dove vogliamo cominciare? Dalla piccola differenza che intercorre fra una recensione e una pubblicità? (La devo spiegare per forza?)
Non ho nulla contro le pubblicità, anzi! Ma dev’essere chiaro a chiunque che l’una è una pubblicità e l’altra una recensione. Non si può travestire una pubblicità da recensione, non è mica Carnevale! Non è corretto signori, state ingannando il lettore. Gli state facendo credere che qualcuno ha letto quei libri lì, tutti entusiasticamente recensiti, quando invece quelle parole sono state comprate per 10 euro, e tanto valgono. Pochissimo cioè, se paragonate alle inestimabili impressioni di un addetto ai lavori, di un critico, ancor meglio di un lettore comune che ha letto, apprezzato o meno il libro, e vuol condividere il proprio parere nella rete. Gratis!
Non so neanche se chiamarla pubblicità, quella che viene proposta sul sito del signor Salvatore. Una pubblicità dovrebbe favorire la diffusione del prodotto, incrementarne l’interesse e magari le vendite. Queste fanno l’effetto contrario, almeno su di me. Io non comprerei mai un libro recensito con cinque stelline su un sito che recensisce tutti i libri con cinque stelline e nemmeno uno con quattro, per dire. E che fa le stesse domande a tutti gli autori intervistati, altro elemento che mi fa pensare che quei libri non siano stati neanche sfogliati.
Ditemi voi quale vantaggio può portare all’autore finire su questo portale!

Passiamo al mistero della donazione gradita.
Intanto, cosa significa gradita? Se l’autore si rifiuta di pagare, avrà comunque la sua recensione? Mi pare di capire di no. Ecco un altro mucchio di “subdolume”! La donazione, signor Salvatore, non è gradita, ma obbligatoria.
Tratta di “letteratura”… beh, impari a usare le parole con onestà, e cioè per il significato che hanno!
Questa piccola donazione, che diventa di euro 20, se un autore si prende il pacchetto pubblicità controproducente + intervista robotica, occorrerebbe al signor Salvatore per contribuire alle spese del portale. Quindi neanche a ripagarle tutte.
Bene, nella home sono segnalate le ultime sei pubblicità controproducenti e tre interviste robotiche, che fa la bellezza di 60 + 30 = 90 euro. Moltiplichiamolo per i dodici mesi dell’anno. Viene una cifra ben superiore ai 1000 euro (immagino che sia parecchio di più, vista la gran quantità di banner possibili e immaginabili sparsi per il sito).
Rilascia ricevuta? Le tasse le paga?
Io per MatteoGrimaldi.com pago 50 euro di dominio più qualcosina d’altro per la gestione e il supporto che il web designer mi dà ogni volta che ho un problema, oppure voglio fare qualche modifica. Comunque non supero mai i 100 euro l’anno.
Ma quanto cavolo costa ‘sto sito di libri?!
Anche fosse (e non è), non si capisce per quale logica le spese del sito le debbano pagare gli autori dei libri recensiti. Non è mica obbligatorio aprire un sito di recensioni, voglio dire. Se lo apri, lo paghi tu!

Sempre dalla proposta commerciale del signor Salvatore, gli autori paganti avranno una recensione e un booktrailer gratis. C’è qualcosa che non va, non trovate? Mi sa tanto di: Ehi, hai vinto un soggiorno all inclusive in una località del mondo a tua scelta, pagato da te. Io pago e lui mi dice che in cambio ho delle cose gratis. Molto curiosa l’idea di gratuità radicata nella testa del signor Salvatore.

Sul numero di visite che vanta non ho elementi, né c’è un contatore visibile sul sito, o almeno io non l’ho trovato.
Strano! Farebbe la sua bella scena. E poi sarebbe funzionale all’obiettivo del portale (diffondere la cultura? Ma no! Cosa andate a pensare!? Forse accumulare tanti altri 10 e 20 “euris” dagli autori che, notando un numero visite sul contatore così alto, si affiderebbero con slancio alla “promozione” proposta loro dal signor Salvatore tramite messaggio privato su Facebook). E invece nessun contatore a testimoniare tali numeri strabilianti, di quelli che Beppe Grillo impallidirebbe.
Non sarà mica che il signor Salvatore ha un po’ gonfiato le visite per convincermi ad accettare?

Cari autori che ricevete proposte di questo tipo, “una cosa carina”, per usare le parole del signor Salvatore, fatela veramente: lasciate perdere!!!
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Nei commenti trovate un’interessante analisi sulle effettive visite del sito di cui sopra, illustrata da La Content, dati alla mano.
Ringrazio il mio amico Andrea Valent per avermi inconsapevolmente ispirato il titolo di questo articolo.
Ho prelevato l’immagine in alto a sinistra da PredazzoBlog.it, spero che nessuno se ne dispiaccia.

4 chiacchiere (contate) con… Claudio Volpe

Buondì,

a grande richiesta (si dice così) tornano le mie interviste agli scrittori su Sololibri.net. Ripartiamo con Claudio Volpe, un giovanissimo del ’90 che non ha perso tempo.
E’ tornato da poco in libreria col suo nuovo romanzo “Stringimi prima che arrivi la notte”, pubblicato da Anordest Edizioni e candidato al Premio Strega da Renato Minore e Cesare Milanese.
Ci aveva già provato col suo libro d’esordio “Il vuoto intorno”, grazie al sostegno di Dacia Maraini e Paolo Ruffilli.

Io e tutto lo staff di Sololibri.net gli facciamo un grande in bocca al lupo per l’avventura che lo aspetta, e lo ringraziamo per essere stato ospite di “4 chiacchiere (contate) con…”.

Per leggere la bella intervista, scoprire qualcosa in più su di lui e sulla sua scrittura, CLIC.

Ebbene, ho finito il romanzo

Sono vivo. Lo dico per rassicurare chi si stava preoccupando per la mia lunga assenza dal blog.
In questo mese e mezzo di sparizione – mio Dio che sei nei cieli (sempre se ci sei) perdonami, se puoi! – ho scritto come un pazzo. Se tutte le mattine all’alba la gazzella si domanda se correrà o no più veloce del leone, col cuore le auguro di sì, io mi svegliavo con l’interrogativo: Oggi scriverò la tesi oppure il romanzo?
Dopo aver passato dalle sei alle dieci ore davanti al monitor del computer, e considerando come aggravante la comparsa, fastidiosa alla vista, di gruppi di pixel bruciati, che pare una campagna inglese degli anni ottanta disseminata di cerchi nel grano di origine extraterrestre, spero che comprenderete la scelta di seppellirmi nel letto a leggere “I miserabili”, invece che restare ancora al computer, ancora a scrivere, però sul blog. Proprio non ce l’ho fatta.

Ebbene, ho finito di scrivere il romanzo. E’ stato un lavoro lungo (troppo) e appassionante.
Non sono mancati i momenti di abbattimento, quelli che ti fanno venir voglia di gettare tutto nel cestino di Windows e iscriverti a un corso per parrucchieri fai da te. Al di là del risultato finale, di cui sono molto soddisfatto, per me conta più di ogni altra cosa la sensazione di aver appreso come una spugna, di essere cresciuto come autore, di essermi messo in gioco e a servizio del mio romanzo in un percorso di riscrittura non sempre facile.
E’ ancora presto per tutto. Per parlarvi del libro, della storia, dei personaggi, per sapere se e quando uscirà e con quale editore, ma l’entusiasmo che sento mi fa ben sperare. Insomma, oggi sono felice, e volevo dirvelo.

E’ riuscito il sole su L’Aquila e questa è un’altra bella notizia per ripartire.
Il 6 aprile è passato anche quest’anno riaccendendo le luci sul dolore della mia città. Io ho spento la tivù e scritto un piccolo pensiero che ho condiviso su Facebook.

E’ il 5 aprile. Sta calando l’oscurità. Non è possibile impedire alla mente di tornare indietro. Era una serata normalissima. Ero tranquillo. La notte fra il 5 e il 6 aprile del 2009 è un buco nero cristallino e limpido. Ogni fotogramma resta impresso, marchiato a fuoco da una violenza senza paragoni. Ogni momento, movimento, procedeva lentissimo, a rallentatore, per meglio godere della brutalità del boato, degli sbalzi, del tremore fuori e dentro la pelle.
Ricordare per gli aquilani è naturale, come se si potesse dimenticare. Ricordare per gli altri un po’ meno.
Ho scelto come immagine del profilo un’aquila pronta a volare. Le immagini che ritraggono le bare, i numeri di morte, i crolli, le fiaccolate, sono giuste, importanti, toccanti, necessarie. Ma dimenticano la vita che pulsa ancora, il desiderio e la necessità di una rinascita che non sia fatta soltanto di parole, ma di ricostruzione.
Bisogna risollevarsi da terra, togliersi di dosso questi benedetti calcinacci del ricordo e vestirsi di nuova energia, vita, progettualità. Stare in piedi con gli occhi all’orizzonte, e poi guardare in alto e provare a fare un salto.
Perché a noi aquilani mancano i buoni regnanti, ma non certo le ali.