Twitter e il pavoneggiamento editoriale

Mi sono iscritto su Twitter. Se non ce l’hai, sei out, mi dicevano i miei amici. Il brutto è venuto dopo, quando si è trattato di stabilire cosa fare, solo e disperato in una landa deserta di silenzio. È questa la prima sensazione. Sei lì che guardi le nuvolette azzurrine con la barra nera in alto e la scritta twitter con l’uccellino dopo la erre finale. Hai riempito il profilo, messo la tua foto migliore, quella in cui sembri un figheiro con l’occhio languido che sussurra: “Twittatemi!” prima di bagnarsi le labbra con la lingua; bene, e mo’?!
Non disperare, ben 2 sono le cose possibili:
– Trovi il modo di farti seguire da un consistente numero di persone e cominci a sparare minchiate a raffiche condensate di una quindicina al minuto.
– Se pensi di non avere molto di interessante da dire, ma tanta voglia di assorbire quanta più informazione dal mondo, non ti resta che followare (che in Twittese moderno sta per seguire) il mondo intero.
Così, io e la mia fedele @ (chiocciola) attaccata al culo ci siamo messi in cerca. In un paio di ore abbiamo followato praticamente chiunque. Da Daria Bignardi a Fiorello, da Ivan Cotroneo a Michelle Hunziker, da Salvo Sottile a Gerry Scotti, Valentino Rossi, Elena Santarelli, Pamela Prati. Merda Secca? C’è un utente che si chiama così? Bene noi (sempre io e la fedele chiocciola, che per posizione, forma e consistenza potrebbe essere scambiata per una palletta di cacca, ma è una chiocciola) ti seguiremo Merda! Per non parlare delle case editrici. Ci sono tutte e forse di più. Credo che molte, al di fuori di Twitter, non esistano nemmeno, però lì si sentono pompate da tutti quei follow. 4mila poveri disgraziati che si convincono che basti followare le case editrici e chiamarle in causa con la chiocciolina, in tal caso riuscendo persino a farsi ri-followare, perché un giorno qualcuno li contatti, gli faccia scrivere una roba di un centinaio di fogli di Word per candidarli al premio Calvino, farglielo vincere e pubblicarli. Se le cose andranno come devono andare, loro si riveleranno ognuno il nuovo caso letterario dell’anno, vincitore del Premio Strega e Campiello, un milione di copie fama e ricchezza. No, non funziona così. Dietro quelle chiocciole abitano quasi sempre poveri disgraziati. La differenza fra loro e quei 4mila sta nel compito che hanno: diffondere news e creare attorno al profilo, e quindi alla casa editrice, attenzione e seguito. Ammettendo che riusciate a beccare un editor coi contro-balloons, pensate che non siano sufficienti i 300 manoscritti a settimana che riceve mediamente e i 15 libri che sta editando in contemporanea? Smettete di adularli e inzuppare con la bava il dorso delle loro scarpe lucide, perché non riceverete nulla in cambio.
Quando poi sono cominciati a comparire nella mia Home tweet del tipo:

Ho appena dato il 5 a @MioNonno_editore che chiacchierava con @MerdaSecca del suo ultimo libro ‘Quando la merda si fa secca’ davanti a un orange juice sulla terrazza del #Gran #Palace #Mirror #Ritz @Paris_Hilton #Hotel a 6+3 stelle di platino di Londra.

beh non sono proprio più riuscito a sopportare e ho fatto piazza pulita. Li ho rimossi tutti, ma proprio tutti. Che mi frega di tanto pavoneggiarsi? Il mercato dei libri fa meno fatturato di quello dei lombrichi vivi, la gente preferirebbe donare un organo senza anestesia che leggere un romanzo. Eppure credersela e far partecipi tutti delle proprie piccole insignificanti glorie quotidiane non passa mai di moda. Guai che qualcuno non venga a sapere che a Borgo San Ceppo, vicino alla fontanella delle suore, hai incontrato Ralph Cicciobello, attualmente 39esimo nella classifica dei libri sui bambolotti più venduti. O che ha telefonato in redazione quel tale aspirante autore, magari il primo dopo mesi in cui nessuno ti ha cagato, e lì giù a prenderlo per il culo su cielo, terra e social network che Dio t’ha donato. Cari editori, tiratevela di meno, perché le cose vanno maluccio. Piuttosto, cercate la passione persa per strada e, sulla strada, zaino in spalla, cercate gli occhi di chi sa accendervi con le parole gli interruttori dell’anima e pubblicatelo. Soltanto lui, pure se non è amico di un vostro amico, né il nipote. E smettetela di rompere le palle ai vostri followers con tweet che si capisce a un miglio che li avete scritti per far rosicare.
Usatelo in modo diverso ‘sto Twitter, che devo dire, mi garba. A proposito, se qualcuno vuole followarmi per farmi sentire un po’ meno solo e per scambiare 4mila chiacchiere con me, lo faccia (cliccando qui) ché io sono contentissimo.